Discussione:Rarenodia

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Per la precisione. Rarenodia Venturi, 1975 è differente morfologicamente da Phymatoceras per vari caratteri, sia morfologici che strutturali. E' vero che si trovano negli stessi strati del "Rosso Ammonitico" (Toarciano) umbro-marchigiano però: i Rarenodia hanno area ventrale acuta (mentre i Phymatoceras l'hanno larga subplanata), le coste, in Rarenodia, rectiradiate, sono poco rilevate così come i tubercoli ombelicali, i Phymatoceras hanno coste robuste terminanti bruscamente e anche leggermente flessuose e i tubercoli ombelicali sono bolliformi. I Rarenodia hanno carena a sezione triangolare settata ( o definita cava) con pavimento calcitico; mentre i Phymatoceras l'hanno a sezione laminare e non hanno il pavimento calcitico spesso come quello dei Rarenodia. Le suture settali dei due generi hanno differenze ancora più cospicue: i Rarenodia hanno lobi più lunghi e con rami frastagliati e tronchi più stretti e il lobo E ha branche molto divergenti; in Phymatoceras il lobo E non ha branche lunghe divergenti e le suture hanno i lobi U2 e U3 più piccoli. Inoltre i Phymatoceras hanno camera di abitazione lunga meno di un giro mentre i Rarenodia hanno camera di abitazione lunga più di un giro, anzi raggiunge quasi un giro e mezzo; i Rarenodia raggiungono anche taglie maggiori perchè generalmente i Phymatoceras raggiungono al massimo diam. di 20 cm, mentre i Rarenodia sicuramente hanno diam. che può raggiungere 40 cm. Forse da ciò si può capire quanto sia errato mettere Rarenodia in sinonimia con Phymatoceras, anche se in tassonomia per la complessiotà dell'argomento si lascia generalmente la libertà agli Autori di comportarsi. In questo caso però le differenze Rarenodia - Phymatoceras sono così eclatanti che non è possibile ignorarle. Però rimane sempre il fatto che i Rarenodia bisogna conoscerli e gli Autori nordeuropei non hanno esemplari del genere nelle loro collezioni, perchè sono mediterranei; da ciò rimane a loro difficile valutare giustamente i caratteri morfologici. Per es. Howarth non ha alcun esemplare di Rarenodia nel Museo di Storia Naturale di Londra, dove lavora, e forse per questo tende a sottovalutarne l'importanza. Malgrado ciò non si capisce perchè gli autori inglesi recentemente trascurino le suture settali come caratteri utili al riconoscimento dei taxa. Nel caso dei Rarenodia, ad es., le suture settali sono molto importanti per la definizione del genere. Alla presente voce: Rarenodia, compare all'inizio l'osservazione: NON CITA LE FONTI NECESSARIE e non si capisce il perchè. Gli articoli paleontologici da riviste specifiche e i libri citati non sono ritenuti sufficienti? Per la mia opinione invece .. si; ho omesso altri miei articoli in bibliografia per non essere considerato troppo fazioso. Se ci si riferisce all'articolo di Moyne e Nejge (2004) prego l'amministratore di guardare anche la voce Hammatoceratidae dove è citato. Per il resto non so proprio a cosa si riferisce. Il primo articolo su ammoniti Rarenodia (1975) era indispensabile citarlo, l'altra citazione del libro mio e di altri del 2010 anch'essa era necessaria. Piuttosto andrebbe considerato che Rarenodia è implicata sull'origine degli Hammatoceratidae mediterranea e quindi di fondamentale importanza.Questo commento senza la firma utente è stato inserito da F.Venturi (discussioni · contributi) 08:38, 23 feb 2019‎ (CET).[rispondi]

Il ruolo del genere Rarenodia nelle prime fasi dell'evoluzione degli Hammatoceratidae è evidenziato nella figura posta nel sito Internet: viaggioefossiliappennino.org. La sua origine è pure rivelata dalla presenza del genere inedito Ophimatoceras (parte alta della zona a H. undicosta) da cui i Rarenodia sono derivati. Per lo studio cladistico di Moyne e Nejge (2004) i Rarenodia sarebbero un ramo che non ha dato discendenza, ma che ha realizzato vari caratteri di Hammatoceratidae. Per il nostro studio, esposto nel sito internet già nominato, i Rarenodia non si sarebbero estinti prematuramente, ma avrebbero dato origine ad un ramo rarenodino che forse ha dato origine anche ai veri Hammatoceras del gr. insigne e forse anche a vari hammatoceratini dell'Aaleniano; ciò sulla base della presenza della carena cava pavimentata, che è assente in molti Hammatoceratini del Toarciano superiore italiano e in tutti gli Erycitini, a partire dai Cagliceras Questo commento senza la firma utente è stato inserito da F.Venturi (discussioni · contributi) 13.46 4/3/2019 (CEST). Nel Template Rarenodia appare come appartenente alla sottofamiglia "incertae sedis", però in realtà dai dati stratigrafici dovrebbe provenire fileticamente da forme affini a Phymatoceratidae, loro precursori. In effetti i Rarenodia non rappresentano soltanto un genere ma anche una sottofamiglia a se stante, che può essere nominata Rarenodinae, ancora inedita; questa sarebbe rappresentata da tre generi: Eorarenodia (zona a "H." undicosta), Rarenodia (zona a H. bifrons) e Neorarenodia (zona a M. gradatus), più ci sarebbero probabilmente altri generi derivati del Toarciano superiore e dell'Aaleniano. I tre generi menzionati del Toarciano sono distinguibili per la sutura settale, meno frastagliata nelle forme primitive; però negli esemplari giganti di Rarenodia le suture settali sono molto frastagliate e hanno quindi un carattere importante dei veri Hammatoceratidae.--F.Venturi (msg) 16:52, 25 set 2019 (CEST)Federico Venturi ora 16.52 del giorno 25/9/2019 Nella voce sono stati aggiunti dati tassonomici da Venturi 1994 (Origine ed evoluzione di ammoniti Hammatoceratidae nel Toarciano umbro-marchigiano). Nell'articolo era stata documentata l'ampia distribuzione stratigrafica del genere nel Toarciano, che dovrebbe valere per la Tetide occidentale.--F.Venturi (msg) 08:39, 4 feb 2020 (CET)--F.Venturi (msg) 08:39, 4 feb 2020 (CET)--F.Venturi (msg) 08:39, 4 feb 2020 (CET)[rispondi]