Discussione:Educatore professionale socio sanitario

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La sezione "L'Educatore Professionale in un Ambulatorio per le Patologie da Dipendenza" è tratta direttamente da (mi pare) un saggio, per cui andrebbe riscritta utilizzando un tono enciclopedico.--Trixt (msg) 01:27, 19 giu 2008 (CEST)[rispondi]

equipollenza tra scienze dell'educazione ed educatore professionale[modifica wikitesto]

la laurea in scienze dell'educazione è equipoll al titolo triennale di educatore professionale?chi mi risponde velocemente, per favore? grazie


Wikipedia non è un tutor!
Scrivere un'enciclopedia non significa dovere rispondere alle domande più varie: quello che sappiamo l'abbiamo già scritto, e lo puoi trovare facendo una ricerca direttamente sull'enciclopedia. Probabilmente ti conviene utilizzare un motore di ricerca per trovare la risposta alla tua domanda; se poi ritieni possa essere interessante per l'enciclopedia, prima o poi potresti contribuire aggiungendola!
Se però vuoi proprio tentare la sorte, puoi affidarti al nostro Oracolo; ma nemmeno lui risponde a qualsiasi domanda. Grazie.

--79.19.116.71 (msg) 19:25, 23 nov 2010 (CET)[rispondi]


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i nuovi pedagogisti si formano in questo modo: dopo la scola secondaria di I grado frequentano: o il liceo delle Scienze Umane (5 anni) che ha 2 indirizzi: 1. classico (ex liceo psico-socio-pedagogico); 2. opzione economico-sociale(ex liceo delle scienze sociali) oppure l' Istituto professionale (5 anni)macro settore servizi indirizzo Servizi Socio-Sanitari, o altro istituto secondario di II grado (5 anni): Dopo il Liceo o l' Istituto professionale o Altro istituto secondario di II grado intraprendono gli Studi c/o il Dipartimento di Scienze Umane (ex Facoltà riforma Gelmini 240/10) che ha vari corsi di Laurea: Laurea di I livello (3 anni): classe L-19 indirizzi: (educatore sociale o Formatore continuo o Educatore nido (che abilita direttamente ad insegnare negli asili nido)); poi proseguono con una Laurea di II livello o Laurea Magistrale (3+2= 5 anni): in una delle 4 classi: LM 50 indirizzi: Progettisti e dirigenti educativi; LM 57 indirizzi: Formatori continui, Educatore degli adulti e pedagogisti clinici; LM 85 indirizzi scienze pedagogiche(insegnanti licei e professionali)e consulenti pedagogici; LM 93 indirizzo: Fomatori e-learnig e media comunication. Chi vuole insegnare la materia Scienze Umane ex 36/A oggi A-217 c/o il Liceo delle Scienze Umane o c/o l'Istituto Professionale,le materie scienze umane e sociali nel primo biennio e nel secondo triennio la materia psicologia generale ed applicata deve, dopo una delle la Lauree Magistrali, precedentemente dette, fare un anno di TFA (Tirocinio Formativo Attivo). La materia Filosofia e storia ex 37/A oggi A-117 non è più possibile insegnarla, ma tra un po verrà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale l'accorpamento della A-217 e A- 117 in un unico codice A-17 Materia Scienze Umane Filosofia e Storia.

Diverso è per chi vuole insegnare nelle scuole d' Infanzia o primarie: quindi per Formatori d' infanzia e per Formatori di primaria il percorso di Studi sarà:

dopo la scuola secondaria di I grado frequentano gli studi c/o  il Liceo delle Scienze Umane o Istituto Professionale, o altro Istituto secondario di II grado 

in seguito intraprendono gli studi C/o il Dipartimento di Scienze Umane (ex Facoltà riforma Gelmini 240/10) corso di Laurea Magistrale o di II livello (5 anni a ciclo unico) in Scienze della Formazione primaria classe LM 85 BIS che ha 2 indirizzi: 1. infanzia: per insegnare nelle scuole d'infanzia, Formatori d'Infanzia; 2. primaria: per insegnare nella scuola primaria, Formatori Primaria. Essi abilitano direttamente all'insegnamento nelle scuole d'infanzia e primarie secondo l'indirizzo precedentemente intrapreso.

Chi vuole diventare Educatore Sanitario Specializzato segue invece questo percorso di Studi: dopo la scuola secondaria di I grado frequentano il Liceo delle Scienze Umane o l'Istituto professionale o qualunque altro Istituto secondario di II grado in seguito si intraprendono gli Studi c/o il Dipartimento di Medicina (EX Facoltà Riforma Gelmini 240/10)che ha vari corsi di Laurea: Laurea di I livello (3 anni): classe L SNT/2 indrizzo educatore professionale sanitario poi proseguono con una Laurea di II livello o Laurea Magistrale (3+2= 5 anni) classe: LM SNT/2 indirizzo Educatore Professionale Sanitario Specializzato

Sono previsti oltre a master di I livello dopo le Lauree 3 anni suddette e master II livello dopo le lauree magistrali suddette, anche corsi di perfezionamento e scuole di specializzazione, invece gli ECM ( solo per gli educatori sanitari ed educatori sanitari specializzati).

cito alcuni dei più importanti Master in : pedagogista clinico, Pedagogista giuridico, reflector, armonizzatore familiare, mediatore relazionale e coniugale, mediatore familiare, counselor, operatore olistico, trainer, coaching, criminologo, psico-pedagogista(solo per chi ha la doppia laurea in psic e ped,)costellatore familiare (solo per chi ha la doppia laurea in psic e ped), ed altri master.

Trasferimento testo dalla voce[modifica wikitesto]

Trasferisco qui di seguito il lungo "saggio", non formattato ed esposto in stile non enciclopedico, presente in voce. IMHO, per la sua struttura, è troppo eterogeneo per essere mantenuto nella voce enciclopedica; in alternativa, sarebbe necessario un grossissimo lavoro di revisione testuale, riduzione, wikifi/formattazione ed "enciclopedizzazione" dello stesso (uso questa formattazione per tenerlo visibile). --Veneziano- dai, parliamone! 12:48, 12 gen 2011 (CET)[rispondi]

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L'Educatore Professionale in un Ambulatorio per le Patologie da Dipendenza

Introduzione

L'oggetto di questo spazio di riflessione è collegato all'attività che si svolge in un Servizio Ambulatoriale per le Dipendenze (Ser.T), dove l'equipe multiprofessionale che vi opera può essere intesa come un insieme organizzato di persone che segue delle condotte professionali al fine di raggiungere una serie di determinati obiettivi e sotto-obiettivi prevedibili; obiettivo primario di fondo: occuparsi, ovvero prendersi cura in modo sufficientemente buono, per un certo periodo di tempo od in forma continuata, di persone con una dipendenza da alcune sostanze psicoattive o da comportamenti patologici. In tale ambito, individui, scopi e oggetti di lavoro s' incontrano con una certa regolarità nel tempo e nello spazio, tramite reti di rapporto sociale e di comunicazione, che si possono connotare come complesse. S'incontrano si sfiorano, si sovrappongono, s'intersecano e si coniugano stili di pensiero, culture professionali e non, concezioni dell'organizzazione, dimensioni di comunicazione con valenza regolativa, di conoscenza, di scambio, donazione. A scopo esemplificativo-descrittivo si possono evidenziare alcuni punti nodali o elementi di complessificazione presenti nella vita dei Ser.D, elementi che possono incidere nel comporsi/scomporsi delle relazioni lavorative tra le persone:

  • l'assetto organizzativo stabile, raggiunto non molti anni fa dai Ser.D;
  • similarità e differenze nella storia e sviluppo dei singoli Servizi Ambulatoriali;
  • la presenza e combinazione di differenti professionalità nell'equipe;
  • il necessario carattere sperimentale del lavoro;
  • l'assenza di una teoria complessiva, riconosciuta come esaustiva, sulle patologie da dipendenza;
  • altri elementi che possono caratterizzare il rapporto con l'utenza che affluisce agli ambulatori.

Il "posto" dell'Educatore Professionale in un Ser.T

La professione dell'Educatore non è ancora giunta ad un pieno riconoscimento sociale e giuridico (vedi l'assenza di un albo professionale). Nei Ser.T la presenza dell'Educatore Professionale è stata legislativamente definita solo di recente ( D.M.S. 1990, n.444 )e sicuramente l'Educatore di Comunità svolge un ruolo e ha delle funzioni che lo differenziano dal collega che lavora in ambito ambulatoriale. Quest'ultimo ha fatto ingresso in ambiti operativi, quali le equipe territoriali per le tossicodipendenze, dove altre professionalità culturalmente ed operativamente già consolidate si erano ritagliate spazi, tempi e modalità lavorative. In questo senso ha dovuto far conoscere le proprie caratteristiche distintive e concordare gli spazi d'intervento. Ha giovato, sotto questo aspetto, che rimarcasse sia gli elementi distintivi, sia la distanza/vicinanza dalle altre professioni; altrettanto opportuno è stato riconoscere, come cardine di riferimento formativo, la propria matrice culturale, la pedagogia (distinguendola dalla didattica, che è la metodologia dell'insegnamento) sullo sfondo costituito dalle scienze umane. Personalmente ritengo che ogni professionalità dovrebbe utilizzare il suo patrimonio culturale (e lessicale) senza atteggiamenti fondamentalisti, giungendo a realizzarsi in uno stile personale, per fornire una lettura differenziata e multidisciplinare della realtà lavorativa.

L'accompagnamento educativo

"Cosa fai, ti metti a fare l'autista!?"; questo commento, che a prima vista potrebbe connotarsi come offensivo, ovvero essere letto come l'interpretazione di un eccesso di disponibilità da parte di un operatore non addetto ad una certa mansione, degradante rispetto alle caratteristiche proprie della professione in quanto non reperibile in nessun ipotetico mansionario, si rivela in realtà descrivere una delle modalità caratterizzanti il lavoro educativo: la guida, il trasporto, l'accompagnamenmto, che si concretizzano sul piano di realtà o che diventano metafora ed espressione di un processo esposto a modificazioni di significato. Mi soffermerei su questa funzione apparentemente poco significativa dell'azione educativa, perché si parla anche dell'educatore come di colui che applica una o più tecniche in ambiti specifici (applica e trasmette un sapere), oppure come colui che ordina (mette in forma) ciò che è disordinato, scioglie quello che è ingarbugliato, dona senso a ciò che apparentemente non ne possiede e nel migliore dei casi formula delle ipotesi. Accompagnare, quindi, come stare accanto per un certo percorso, aiutando la persona che si ha al fianco a percorrere la strada, da un punto all'altro dell'Ambulatorio, da un collega all'altro, da un pezzo di percorso all'altro, dall'Ambulatorio al territorio, dalla riduzione degli elementi di rischio all'avvio di un processo di cambiamento. Ma al posto dell'altro termine della relazione educativa, vi può essere anche un'organizzazione nella quale poter esercitare la capacità di risolvere i problemi, contenere ed accettare la parziale incertezza, partecipare alla crescita, accompagnare i processi, promuovere opportunità, mettere in comunicazione-relazione situazioni, operatori e istituzioni: il primo livello dell'organizzazione dell'equipe (accoglienza, valutazione) comunica con il secondo livello (trattamento base, trattamento integrato), in un processo in cui si scambiano, si trasmettono, si ricevono e si elaborano i contenuti. Mettere in relazione è anche gettare un ponte fra due rive, due generi, due o più aspetti lavorativi, tra operatori di più servizi, tra modalità operative differenti. Tornando alla relazione duale tra operatore ed utente di un servizio, l'altro polo del rapporto/processo, da assoggettato ad un moto di transumanza o di traduzione, diviene soggetto compartecipe di un progetto sottoposto alla relativizzazione storica del qui ed ora. Caratteristiche dell'accompagnamento possono essere la disponibilità, l'imprevedibilità, la possibilità, la progettualità nel momento in cui si crea un'ipotesi di percorso, un itinerario in cui emozioni, pensieri, formulazioni, azioni, si coniugano. A partire dal guidare (senso forte dell'accompagnamento, che implica un indirizzare verso un posto che già in anticipo si conosce, dando un'idea di sostegno dichiarato) si passa al camminare accanto, al trasportare da qui a là, al traghettare, trasferire, congiungere il vecchio con il nuovo, il già visto con la possibilità del cambiamento. Ma perché l'accompagnamento, da momento o serie di momenti d'interazione, si trasformi in qualcosa di più incisivo, occorre che si caratterizzi come relazione educativa significativa e si fondi sulla continuità dell'intervento. Il che, indubbiamente, implica una scelta da parte dei due termini della relazione; relazione che si caratterizza come non pienamente simmetrica (ovvero completamente paritaria) in quanto l'operatore è un professionista, ovvero una persona preparata per esercitare determinate azioni, ma neppure come pienamente asimmetrica, in quanto ciò metterebbe l'operatore in posizione autoritaria, impositiva, con scarse possibilità di riuscire a porsi in utile rapporto con l'altra persona che necessita di un aiuto. Generalizzando a scopo divulgativo,si possono evidenziare alcune caratteristiche abbastanza comuni alla popolazione tossicodipendente che frequenta tali servizi. I clienti si possono definire come "pazienti impazienti" (con un gioco di parole) che vorrebbero smettere subito, o in fretta, perché non riescono a valutare i loro limiti, le risorse potenziali o disponibili in quel momento. Soprattutto all'inizio del loro rapporto con il Servizio, ricordano a volte con difficoltà il nome degli operatori che li seguono, il giorno o l'ora in cui è stato concordato un determinato appuntamento. Il lavoro educativo può puntare, quindi, anche all'obiettivo di portare la persona alla comprensione del significato del rispetto delle persone, degli impegni presi, della correttezza nei rapporti (come ad esempio avvisare telefonicamente quando non ci si può presentare ad un appuntamento concordato). Questo può essere fatto nel momento ritenuto giusto, ovvero quando la persona, che si trova in una determinata fase del percorso, è in grado di sopportare la frustrazione che l'azione ri-educativa può comportare. Molti tossicodipendenti sono soggetti con doppia diagnosi e/o portatori di una disgregazione che agisce a livello neurologico, psichico, familiare, economico, sociale e relazionale. È importante, quindi, portare la persona a nutrire una certa fiducia negli operatori, aiutandola a sperimentare rapporti interpersonali autentici ed adeguati, gestendo le eventuali tendenze alla menzogna e alla manipolazione.

Il lavoro è in generale diretto alla persona ed i progetti (poiché con la stessa persona si possono formulare più progetti) sono concordati sia con l'interessato che con gli altri operatori referenti e vengono verificati durante il loro svogimento, in quanto spesso il loro andamento, anche se storicizzabile, non è lineare (interruzioni, cambi di direzione, modifiche degli obiettivi). Non sempre, infatti, vi è un andamento lineare progressivo negli accadimenti progettuali. questo è un indicatore del fatto che il progetto viene sempre concertato, e quindi condiviso, anche - e soprattutto - dal cliente, seguendo le sue continue evoluzioni/involuzioni. La costante analisi della situazione in itinere permette agli educatori di individuare ed organizzare gli interventi necessari in una determinata fase del percorso della persona presso l'Ambulatorio. È indispensabile, per il raggiungimento di un obiettivo, stabilire un rapporto continuativo con la persona che si sta seguendo. si lavora per il raggiungimento di obiettivi definendo i luoghi ed i tempi necessari a tale scopo ed utilizzando le seguenti azioni:

Seguono alcune parole chiave che appartengono al patrimonio educativo e attraverso le quali si può leggere l'attività educativa nel suo svolgersi quotidiano.

L'intenzionalità. Tutto il lavoro, il pensiero, il comportamento, il linguaggio, non sono mai affidati al caso o ad un'attitudine irriflessiva fatta di automatismi, ma sono caratterizzati da scelte (e quindi da un'assunzione di responsabilità). L'educatore fornisce un'indicazione, dà delle direttive, propone una lettura differente, rappresenta un modello di comportamento, fornisce una valutazione, accompagna da .. a. Tutto questo riguarda sia il lavoro diretto con il pubblico, sia il lavoro per il Servizio o al servizio di altri colleghi, nei termini della necessità o meno di un aiuto richiesto in determinate situazioni.

La concretezza è l'elemento che caratterizza le attività educative: di conseguenza le riflessioni, i progetti, le proposte, le strategie, le attività sono improntate a questo principio, che potrebbe essere anche definito " principio della fattibilità " . La persona non viene considerata astrattamente, ma calata in un determinato contesto sociale e relazionale. Faccio un esempio: quando un educatore non è sicuro, in una determinata fase del percorso di una persona, di riuscire ad individuare uno o più obiettivi di lavoro 'evolutivi' in un progetto concordato, ritiene comunque già importante il riuscire a mantenere un rapporto più o meno continuativo tra la persona che si sta seguendo ed il Servizio, il più a lungo possibile, con un effetto "preventivo" e di tutela diretto alla persona della quale ci si sta occupando.

Il progetto rientra nelle modalità di lavoro dell'educatore. Nella formulazione di un programma, quando si utilizza questo metodo di lavoro, occorre avere una chiara visione del problema/problemi, ovvero di quegli aspetti critici sui quali gli operatori referenti reputano utile lavorare in quel momento. Nel progetto devono essere altresì identificate le risorse umane che vi intervengono, ovvero quelle persone che verranno coinvolte direttamente od indirettamente, anche in fasi successive del percorso. Occorre quindi, concordare quali siano le altre possibili risorse attivabili, il modello di interazione da utilizzare e le valutazioni in itinere e a conclusione del progetto. Nel rapporto con la persona, uno degli obiettivi che l'educatore persegue è accompagnare la stessa a pensare alle proprie problematiche, ovvero ad una presa di coscienza del proprio disagio. Ne consegue un approfondimento anamnestico, un ascolto maieutico che ha valore di ricerca di uno o più elementi che possono aver concorso al nascere dello stato di malessere. Accanto a questo lavoro si colloca la spinta a giungere ad un sano protagonismo, l'acquisizione della sicurezza di poter superare le difficoltà, che può essere raggiunta anche con l'individuazione degli aspetti positivi del proprio modo di essere, valorizzandoli (pedagogia della valorizzazione) e attivando un percorso/processo evolutivo che gli permetta di sperimentare con spirito di collaborazione cosa significhi essere protagonista della propria vita. L'obiettivo generale di fondo, di ogni progetto, è quello di far giungere la persona ad una quasi stabile condizione di vita, senza che vi sia il ricorso a sostanze o comportamenti patologici. Non necessariamente, però, questo è sempre e comunque un obiettivo prioritario. In una logica di mantenimento dell'individuo, infatti, è più importante mirare alla stabilizzazione della persona ( riduzione del danno ) tenendola il più lontano possibile da situazioni di grave rischio, che possono compromettere senza rimedio la salute, se non addirittura la vita (ad es. situazioni di grave emarginazione, devianza, squilibrio psico-patologico, ecc.).

Gli interventi educativi hanno carattere preventivo (come ad es. gli interventi in ambito scolastico), si svolgono durante il trattamento ed hanno quindi un taglio più clinico (l'accompagnamento ad una Comunità terapeutica), oppure valorizzano gli aspetti riabilitativi (la fase del reinserimento sociale).

Collocando l'intervento educativo in ambito trattamentale, il lavoro intrspettivo va unito, quindi, ad un certo tipo di esperienza che la persona seguita viene condotta a provare nel rapporto diretto con l'operatore. Si sottolinea il presente (qui ed ora) collegato/contrapposto al passato (prima ed allora). Vi è un addestramento alla responsabilità, un passaggio progressivo attraverso stadi di apprendimento, dove sono utilizzati anche momenti di auto aiuto. Fondamentale è altresì che la persona sperimenti nella relazione educativa rapporti interpersonali autentici ed adeguati. Durante il percorso, il tossicodipendente viene aiutato a compiere una serie di riflessioni sull'andamento del suo rapporto con il Servizio per quanto riguarda l'accettazione delle regole, l'organizzazione della vita di relazione, la capacità di rapportarsi con se stesso e con gli altri e la capacità di gestire la quotidianità. Partendo dallo sperimentare una iniziale e necessaria dipendenza, che progressivamente si trasforma in autonomia, viene aiutato a riconoscere il valore del corpo e della mente, del dare senso o significato all'esperienza, in un più ampio discorso di valorizzazione, di recupero delle potenzialità presenti, di spinta al cambiamento e di promozione della crescita globale di sé, laddove è possibile.

Uno degli strumenti utilizzati in questo processo è il colloquio, che può variare dalla semplice consulenza, al colloquio informativo, a quello di contenimento, di accompagnamento, oppure strutturato. Vi sono, inoltre, colloqui finalizzati ad un preciso obiettivo previsto fin dall'inizio, come quelli di sostegno per la ricerca di un'attività lavorativa o avvio di una borsa-lavoro, con successivo monitoraggio dell'inserimento nel suo complesso. A questi si affiancano altri tipi d' intervento, come gruppi d'informazione, di educazione alla salute o propedeutici all'ingresso in Comunità. Laboratori d'arte, scrittura e video sono stati avviati, parzialmente in ambito ambulatoriale, ed hanno raggiunto discreti risultati. Al di fuori dell'Ambulatorio si è sperimentato il classico " stare " con la persona, seguendola nel fare (nel senso di supporto nel disbrigo di piccoli compiti quotidiani), e nell'imparare ad essere. Altra modalità d'intervento che spesso viene utilizzata è l'"accompagnamento" anche fisico a Centri Crisi od in Comunità, posti in ambito regionale. Questa è una fase, del 'progetto terapeutico di avvio alle Comunità terapeutiche', che comprende successivamente il monitoraggio della situazione, inteso come verifica degli obiettivi che si è concordato, anche con gli Operatori di Comunità, la persona debba raggiungere.

Da una ricerca condotta negli anni '90 dagli educatori e diretta alle altre figure professionali nel Ser.D, sono emersi aspetti interessanti relativi alla professionalità, quali la vicinanza e in alcuni casi la sovrapposizione con le professioni dell'Assistente Sociale e dello Psicologo, la versatilità, la flessibilità, la ricerca del rapporto con ciò che è esterno all'Ambulatorio, la conoscenza delle risorse, la necessità di lavorare di più sulla quotidianità e sulla prossimità con le persone che, dato l'alto numero dei casi in carico, sono spesso seguite con le altre modalità.

Si ribadisce, infine, l'importanza di adottare nel lavoro l'etica del rispetto. L'importanza del rispetto della persona durante il percorso di accompagnamento trattamentale è il principio che mette in collegamento trasversale i codici deontologici di tutte le professionalità coinvolte: un percorso, quindi, che inevitabilmente si muove sempre tra consenso e controllo, a volte necessario, della persona sottoposta ad intervento educativo.

formazione pedagogisti formatori d'infanzia e primaria e educatori sanitari specializzatti[modifica wikitesto]

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i nuovi pedagogisti si formano in questo modo: dopo la scola secondaria di I grado frequentano: o il liceo delle Scienze Umane (5 anni) che ha 2 indirizzi: 1. classico (ex liceo psico-socio-pedagogico); 2. opzione economico-sociale(ex liceo delle scienze sociali) oppure l' Istituto professionale (5 anni)macro settore servizi indirizzo Servizi Socio-Sanitari, o altro istituto secondario di II grado (5 anni): Dopo il Liceo o l' Istituto professionale o Altro istituto secondario di II grado intraprendono gli Studi c/o il Dipartimento di Scienze Umane (ex Facoltà riforma Gelmini 240/10) che ha vari corsi di Laurea: Laurea di I livello (3 anni): classe L-19 indirizzi: (educatore sociale o Formatore continuo o Educatore nido (che abilita direttamente ad insegnare negli asili nido)); poi proseguono con una Laurea di II livello o Laurea Magistrale (3+2= 5 anni): in una delle 4 classi: LM 50 indirizzi: Progettisti e dirigenti educativi; LM 57 indirizzi: Formatori continui, Educatore degli adulti e pedagogisti clinici; LM 85 indirizzi scienze pedagogiche(insegnanti licei e professionali)e consulenti pedagogici; LM 93 indirizzo: Fomatori e-learnig e media comunication. Chi vuole insegnare la materia Scienze Umane ex 36/A oggi A-217 c/o il Liceo delle Scienze Umane o c/o l'Istituto Professionale,le materie scienze umane e sociali nel primo biennio e nel secondo triennio la materia psicologia generale ed applicata deve, dopo una delle la Lauree Magistrali, precedentemente dette, fare un anno di TFA (Tirocinio Formativo Attivo). La materia Filosofia e storia ex 37/A oggi A-117 non è più possibile insegnarla, ma tra un po verrà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale l'accorpamento della A-217 e A- 117 in un unico codice A-17 Materia Scienze Umane Filosofia e Storia.

Diverso è per chi vuole insegnare nelle scuole d' Infanzia o primarie: quindi per Formatori d' infanzia e per Formatori di primaria il percorso di Studi sarà:

dopo la scuola secondaria di I grado frequentano gli studi c/o  il Liceo delle Scienze Umane o Istituto Professionale, o altro Istituto secondario di II grado 

in seguito intraprendono gli studi C/o il Dipartimento di Scienze Umane (ex Facoltà riforma Gelmini 240/10) corso di Laurea Magistrale o di II livello (5 anni a ciclo unico) in Scienze della Formazione primaria classe LM 85 BIS che ha 2 indirizzi: 1. infanzia: per insegnare nelle scuole d'infanzia, Formatori d'Infanzia; 2. primaria: per insegnare nella scuola primaria, Formatori Primaria. Essi abilitano direttamente all'insegnamento nelle scuole d'infanzia e primarie secondo l'indirizzo precedentemente intrapreso.

Chi vuole diventare Educatore Sanitario Specializzato segue invece questo percorso di Studi: dopo la scuola secondaria di I grado frequentano il Liceo delle Scienze Umane o l'Istituto professionale o qualunque altro Istituto secondario di II grado in seguito si intraprendono gli Studi c/o il Dipartimento di Medicina (EX Facoltà Riforma Gelmini 240/10)che ha vari corsi di Laurea: Laurea di I livello (3 anni): classe L SNT/2 indrizzo educatore professionale sanitario poi proseguono con una Laurea di II livello o Laurea Magistrale (3+2= 5 anni) classe: LM SNT/2 indirizzo Educatore Professionale Sanitario Specializzato

Sono previsti oltre a master di I livello dopo le Lauree 3 anni suddette e master II livello dopo le lauree magistrali suddette, anche corsi di perfezionamento e scuole di specializzazione, invece gli ECM ( solo per gli educatori sanitari ed educatori sanitari specializzati).

cito alcuni dei più importanti Master in : pedagogista clinico, Pedagogista giuridico, reflector, armonizzatore familiare, mediatore relazionale e coniugale, mediatore familiare, counselor, operatore olistico, trainer, coaching, criminologo, psico-pedagogista(solo per chi ha la doppia laurea in psic e ped,)costellatore familiare (solo per chi ha la doppia laurea in psic e ped), ed altri master.

Collegamenti esterni modificati[modifica wikitesto]

Gentili utenti,

ho appena modificato 1 collegamento esterno sulla pagina Educatore professionale. Per cortesia controllate la mia modifica. Se avete qualche domanda o se fosse necessario far sì che il bot ignori i link o l'intera pagina, date un'occhiata a queste FAQ. Ho effettuato le seguenti modifiche:

Fate riferimento alle FAQ per informazioni su come correggere gli errori del bot.

Saluti.—InternetArchiveBot (Segnala un errore) 06:53, 29 mag 2019 (CEST)[rispondi]

Titolo voce[modifica wikitesto]

Ora che la Pdc è conclusa, credo che ci sia da valutare l'eventualità di spostare la voce a Educatore professionale socio sanitario, e di creare una disambigua per Educatore professionale. --Agilix (msg) 11:32, 25 dic 2020 (CET)[rispondi]

Ringrazio Agilix ma sarei piuttosto propenso al contrario cioè creare un redirect da Educatore professionale socio sanitario a questa voce, infatti la denominazione Educatore professionaleè normalmente utilizzata anche in testi normativi molto recenti come il DM 13 marzo 2018 dove appunto ancora si parla di “Educatore professionale”, tanto da istituire l'"Albo della professione sanitaria di Educatore professionale" (art. 1) e l'espressione “Educatore professionale” è normalmente utilizzata nei titoli dei libri in bibliografia. Con l'occasione Buon Natale e buone feste a tutti !--Zibibbo Antonio (msg) 19:26, 25 dic 2020 (CET)[rispondi]
Ringrazio e ricambio gli auguri :-). Il titolo della voce di wikipedia non deve necessariamente seguire i testi normativi, ma deve "dare la priorità a cosa la maggior parte della popolazione italofona riconoscerebbe facilmente" (cito da WP:TITOLO). Secondo me "Educatore professionale" è un titolo ambiguo, perchè esiste anche l'Educatore professionale socio pedagogico, pertanto preferirei dedicare questo titolo a una pagina di disambiguazione, modifica che credo farebbe chiarezza. Comunque, in attesa di altri pareri, creo il redirect. --Agilix (msg) 19:47, 25 dic 2020 (CET)[rispondi]
Effettivamente allo stato attuale i Corsi di Laurea in Educazione professionale si chiamano ancora con tale nome. Nei più recenti documenti ufficiali del Senato appare il nome di socio-sanitario, ma non esiste nessun "passaggio" a questo nome. Per cui ringrazio Agilix e rimaniamo sulle regole di Wikipedia: concordo con la sua opinione. Oppure: è infattibile spostare a Educatore professionale (socio sanitario)? Avrebbe senso? --Sax123 (msg) 09:41, 26 dic 2020 (CET)[rispondi]
Intanto ringrazio Sax123 per i miglioramenti in voce e lo pregherei di dare un'occhiata alla bibliografia, sarebbe infatti il caso di togliere i testi che si riferiscono all'EP socio-pedagogico (dopo di cui possiamo wikificare i testi pertinenti). Il mio dubbio è che persino l'Associazione di categoria degli EP si chiama semplicemente Educatori professionali, termine che ritorna in ogni testo in bibliografia e che mi induce a supporre che il nome prevalentemente usato sia proprio questo. Uno spostamento si può anche fare ma non vorrei correre il rischio di farlo ad una denominazione non prevalente--Zibibbo Antonio (msg) 13:58, 26 dic 2020 (CET)[rispondi]
In effetti Educatore professionale (socio sanitario)sarebbe coerente con Aiuto:Disambiguazione ma questo implicherebbe anche lo spostamento a Educatore professionale (socio pedagogico) della relativa voce (metto un avviso nella talk di quella voce)--Zibibbo Antonio (msg) 14:06, 26 dic 2020 (CET)[rispondi]
La nostra regola e la ratio che la sottende e' chiara: "dare la priorità a cosa la maggior parte della popolazione italofona riconoscerebbe facilmente" . Dove il riferimento e' soltanto Educatori professionali, questo avviene soltanto in quanto ci si trova gia' entro un contesto tale che evita possibili fraintendimenti o confusioni. In un contesto generalista, come un'enciclopedia, anche un insegnante e' legittimamente un Educatore professionale e se in una voce con questo titolo fosse aggiunto un capitolo sugli insegnanti dei diversi gradi scolastici sarebbe difficile contestare tale inserimento, trattandosi sempre di un Educatore professionale, salvo voler correre il rischio di essere additati al ludibrio della rete ed esposti all'ira degli insegnanti a cui negheremmo di essere educatori e professionali.--Bramfab (msg) 15:20, 26 dic 2020 (CET)[rispondi]
Non è proprio esatto: nessun insegnante accetterebbe mai di essere definito un Educatore professionale ma semmai un Educatore (e lo dico da ex insegnante) il termine "Educatore professionale" ha un senso molto più delimitato nell'uso italiano e si riferisce ad alcune categorie professionali come quelle di cui si sta discutendo ora--Zibibbo Antonio (msg) 16:39, 26 dic 2020 (CET)[rispondi]
Conosco insegnanti che ci tengono a specificar che sono professionali, per distinguersi dai tanti "insegnanti" di cui ormai pullula il nostro panorama, in ogni caso come tu stesso scrivi per capire di più ci si deve riferire ad alcune categorie professionali, ovvero serve l'esplicitazione del suo contesto, per riconoscere facilmente di quale educatore si tratta.--Bramfab (msg) 17:17, 26 dic 2020 (CET)[rispondi]
Volentieri [@ Zibibbo Antonio], appena ho un attimo di tempo faccio una ricerca su quei testi che non conosco e verifico. Per il resto del discorso, perdonatemi, ma il fatto che molti insegnanti si ritengano professionali è irrilevante ai fini della discussione, in quanto stiamo discutendo di una professione sanitaria riconosciuta dalla legge che si differenza dall'insegnamento per i contesti in cui opera (educazione formale vs educazione non formale). Qui vi rientra anche il discorso dell'abuso di professione, ma direi che questa non è la sede di tale discussione. Quindi, restando della mia opinione e vista la coerenza con la pagina di aiuto, direi di spostare questa voce a Educatore professionale (socio sanitario), manterrei il titolo del socio pedagogico così com'è visto che la professione è nata con quel nome e questa voce la farei diventare una disambigua. --Sax123 (msg) 08:41, 28 dic 2020 (CET)[rispondi]
Attenzione però Sax123 che se EP socio pedagogico non cambia titolo non mi sembra possibile fare di Educatore professionale una disambigua, mi sembra infatti che non sarebbero rispettate le previsioni di Aiuto:Disambiguazione e quindi il primo utente che lo ritenesse potrebbe mandare la disambigua in cancellazione e saremmo punto e a capo. Se infatti l'EP socio pedagogico è nato con questo nome non c'è ambiguità e quindi non è possibile fare una disambigua (!) a questo punto mi sembrerebbe migliore mantenere la situazione attuale con redirect di EP socio sanitario a EP (uff) --Zibibbo Antonio (msg) 08:50, 28 dic 2020 (CET)[rispondi]
Ottimo direi, le regole sono regole :-D! Allora direi di lasciare la situazione così com'è. --Sax123 (msg) 10:05, 28 dic 2020 (CET)[rispondi]

No, la prima regola è chiara dare priorità a quello che la maggior parte della popolazione italofona riconoscerebbe più facilmente --Bramfab (msg) 12:11, 28 dic 2020 (CET)[rispondi]

La popolazione italofona, però, non corrisponde con gli insegnanti. Se per verificare ciò dobbiamo basarci sulle fonti, allora è corretto applicare quanto proposto da Zibibbo Antonio. --Sax123 (msg) 14:35, 28 dic 2020 (CET)[rispondi]
Indeciso è vero che gli EP socio sanitari si definiscono semplicemente "Educatori professionali", ma è anche vero che ci sono anche gli EP socio pedagogici, e l'attuale situazione IMHO confonde le idee. Io continuo a preferire l'idea di una disambigua. Speriamo che arrivino altri pareri... ho già segnalato a dp:connettività, ora segnalo anche a dp:istruzione e dp:medicina. --Agilix (msg) 14:55, 28 dic 2020 (CET)[rispondi]
Quello che un italiofono medio capirebbe leggendo educatore professionale è un bel niente, questo termine è usato solo in certi contesti. Per WP:TITOLO che deve essere chiaro prima di tutto e WP:BS, spostare a educatore professionale socio sanitario, che è chiaro e corretto. Questa voce la rendiamo una disambigua--Pierpao (listening) 15:18, 28 dic 2020 (CET)[rispondi]
Se volete si può vedere anche in questo modo: Educatore professionale potrebbe essere anche un redirect valido per educatore professionale socio pedagogico, e quindi come tale ambiguo. Quindi volendo si può anche aggiungere Aiuto:Disambiguazione--Pierpao (listening) 15:29, 28 dic 2020 (CET)[rispondi]
Ringrazio tutti i partecipanti per l'apporto di idee. Personalmente trovo accettabile qualunque soluzione che non ponga a rischio di cancellazione un'eventuale disambigua Educatore professionale perchè non rispondente alle regole--Zibibbo Antonio (msg) 15:45, 28 dic 2020 (CET)[rispondi]
Facciamo in modo che non sia cancellabile: inserendo nella pagina di discussione un rinvio a questa con in aggiunta l'indicazione di evitare avvitamenti burocratici e l'indicazione <!-- disambigua da non cancellare, vedi discussione --> nel corpo della disambigua.--Bramfab (msg) 15:56, 28 dic 2020 (CET)[rispondi]
Non capisco il punto: una volta creata la disambigua non è cancellabile se non per palesi violazioni o per decisione della comunità. Quindi, se anche [@ Zibibbo Antonio] è favorevole, procederei a spostare questa pagina e a creare la disambigua. --Agilix (msg) 18:26, 28 dic 2020 (CET)[rispondi]
✔ Fatto. Ho spostato la pagina, corretto i collegamenti in entrata e inserito nella disambigua l'annotazione suggerita. Secondo me è superflua, ma male non fa. --Agilix (msg) 10:35, 29 dic 2020 (CET)[rispondi]

Ritengo sia stato fatto un ottimo lavoro ed anche un utile servizio di chiarificazione. Buon Anno Educatore84 (msg) 00:16, 3 gen 2021 (CET)[rispondi]