Comma Johanneum

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Riproduzione testuale stilizzata del Codex Montfortianus o Minuscolo 61 (1495-1521 d.C.): un minuscolo tardo medievale greco influenzato dal latino contenente il Comma Giovanneo

Il Comma Johanneum (in italiano Comma giovanneo) è una serie di parole, che per i più costituisce un'aggiunta interpolata nel passo della Prima lettera di Giovanni 5,7-8[1]. In ambito greco è stato tramandato in una decina di manoscritti minuscoli medievali tardivi (X-XVIII secolo), come lettura variante successiva presente a margine (XII-XIX secolo) o in testi influenzati dal latino (XIV-XVIII secolo); e in un codice antico (IV secolo) presente come segno diacritico dalla dubbia autenticità.

È riconosciuta come glossa interpolata nel testo da molte confessioni religiose[2]. Oggi è presente solo in alcune traduzioni[3].

La moderna critica testuale[4] giunge alla conclusione che il Comma non è scrittura originale[5], poiché ci sono elementi interni e esterni al testo che non permettono di considerarlo tale. Le sue conclusioni stabiliscono che sia un'aggiunta di origine latina posteriore al testo, nata da interpretazione teologica.

Al contrario una minoranza invece assume la sua difesa, soprattutto su base ideologica[6], ma anche sulla base di qualche dato che si discosta da tali conclusioni, affermando che la sua eliminazione dal testo sarebbe avvenuta per errore[7] e/o per l'intervento censorio di correnti anti-trinitarie.

Testo[modifica | modifica wikitesto]

Il Comma (in scuro) è qui presentato secondo la versione greca di Erasmo da Rotterdam:

«ὅτι τρεῖς εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες ἐν τῷ οὐρανῷ, ὁ Πατήρ, ὁ Λόγος καὶ τὸ Πνεῦμα ῞Αγιον[8], καὶ οὗτοι οἱ τρεῖς ἕν εἰσι·[9] καὶ τρεῖς εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες ἐν τῇ γῇ, τὸ Πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ καὶ τὸ αἷμα, καὶ οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἕν εἰσιν.»

Codex Toletanus (X secolo)-folio 357r, colonna 1, rigo 6/12-: un manoscritto latino con le due testimonianze a posizioni invertite

In latino si trova nella Vulgata Clementina revisione della Vulgata di San Girolamo:

«Quoniam tres sunt, qui testimonium dant in cælo: Pater, Verbum, et Spiritus Sanctus: et hi tres unum sunt. Et tres sunt, qui testimonium dant in terra: spiritus, et aqua, et sanguis: et hi tres unum sunt.»

e in italiano si tradurrebbe:

«Perché tre sono quelli che danno testimonianza (nel cielo: Il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo, e questi tre sono uno; e tre sono quelli che testimoniano sulla terra): lo Spirito, l'acqua e il sangue, e questi tre sono concordi.»

Il Comma nei vari manoscritti superstiti e nelle opere patristiche latine[15] si presenta in varie forme: nell'opera di Vittore di Vita cambiano alcune parole del Comma[16], ad altri greci mancano gli articoli determinativi o formulazione diversa delle parole[17], in altri ancora proprio la struttura del testo del Comma è inversa dove i testimoni terrestri vengono prima di quelli celesti[18] o con aggiunte ulteriori e varie modifiche[19]. Ci sono anche delle possibili allusioni nella patristica greca e parziali citazioni dalla patristica spuria[20].

Attestazioni e contro-attestazioni[modifica | modifica wikitesto]

Il comma è presente:

  • In greco nel Codex Vaticanus (325-375) come Umlaut[21]/distigma[22][23], (alla cui autenticità molti studiosi non credono visto che è ripassato molte volte rispetto ad altri casi nel Codex[senza fonte]) presente al lato sinistro della colonna centrale 1 Gv 5,7:···τρεῖς εἰσιν οἱ μαρτυροῦ (traduzione:···tre sono i testimoni...); che ha in parallelo al rigo nella colonna di sinistra scritto 1 Gv 4,20: τὸν ἀδελφὸν αὐτοῦ (traduzione: di suo/dello stesso fratello). Secondo altri studiosi ci sarebbe un'altra teoria volta a screditare i Distigma/Umlauts, che li vogliono aggiunti da Juan Ginés de Sepúlveda, XVI secolo[24]) confrontando il testo della Vulgata, il greco e il testo di Erasmo, ma tale teoria cozza con l'analisi spettrometrica fatta da Payne e Canart che avvalora l'antichità di alcune di queste; 5 manoscritti nel testo[25] e 5 manoscritti comma a margine[26][27]. Erroneamente da alcuni vengono considerati anche altri manoscritti[28] come aventi il comma[29].
  • In latino i manoscritti con il comma sono numerosi[30][31][32][33][34][35][36][37][38][39][40][41][42]. Esistono però manoscritti in latino col Comma con la stessa struttura a tre proposizioni di alcuni manoscritti greci (ms629 e ms61)[43].
  • in copto: come segno (un cerchio) in un papiro[44]. Esiste un segno, che è possibile indichi il Comma, tale segno è posto tra Ecclesiaste 8,12: ϨⲀⲐⲎ ⲘⲪ̅Ϯ̅- Davanti/Prima Dio; e 1 Gv 5, 6-7: ⲠⲈⲠ̅Ⲙ̅Ⲁ̅ ⲞⲨ[ⲘⲈⲒ Ⲡ]Ⲉ ⲞⲨⲀⲚ Ⲅ̅ ⲈⲖ-Lo Spirito è Verità sono/questi tre fanno...; dove appunto manca ϪⲈ: perché/poiché; e inoltre è presente uno spazio tra Ⲡ]Ⲉ e ⲞⲨⲀⲚ che da risalto a tale mancanza. Ciò sembrerebbe confermare tale interpretazione, ma studi approfonditi sulla questione non sono ancora stati fatti. Da notare che invece per altri tale segno serve a segnalare solo la mancanza della causale[45].
  • per alcuni in siriaco (dal V secolo[46]) esiste una prova di taglio del testo poiché il traduttore (ma forse al contrario una propria iniziativa traduttiva) inizia la frase con una congiunzione invece della causale; tale caratteristica viene poi assorbita dall'arabo.

Di contro il Comma non è presente:

  • in poco più di 500 manoscritti in greco, che hanno 1 Gv 5, 7-8 o da cui si può dedurre il testo[47] di cui in particolare alcuni hanno l'interpretazione teologica trinitaria nelle note[48].
  • in latino ci sono altrettanti manoscritti che non presentano il Comma nel testo[49][50][51][52].
  • nel testo dei manoscritti in lingua copta, armena, georgiana, etiopica, araba, slava, gotica e siriaca non è presente in nessuna forma. Viene infatti introdotto in alcuni di essi solo a partire dal XIV-XV secolo dal latino. In armeno: introdotto da Oskan nell'edizione a stampa del 1666-1668 [53], altri congetturano che fosse già circolante nel 1270/1295[54] e nel 1307[55], ma potrebbe essere solo frutto di interpolazione successiva[56]. Per il siriaco il comma viene introdotto nel testo da Tremellius[57].
Codex Sangallensis 63 (IX secolo), manoscritto latino con Comma Giovanneo: tre[s] sunt pat[er] & uerbu[m] & sps [=spiritus] scs [=sanctus] & tres unum sunt: aggiunto a fondo pagina

Critica testuale: elementi esterni per cui il Comma non è scrittura[modifica | modifica wikitesto]

Nei manoscritti biblici[modifica | modifica wikitesto]

In greco la maggioranza dei manoscritti non ha il Comma (circa il 97,7%, circa 10, legati al latino o con margine postumo, contro poco più di 500 manoscritti); il testo non si trova nelle tradizioni manoscritte copta, armena, georgiana, etiopica, araba, slava, gotica e siriaca (se non per ritraduzioni del tardo medioevo, dal XIV secolo in poi, che hanno come base il latino), il testo appare solo in qualche manoscritto latino dal VI-VII secolo in poi con una sempre maggior diffusione dal tardo medioevo in poi.

Nei lezionari[modifica | modifica wikitesto]

In greco non appare in nessun lezionario manoscritto conosciuto.

Nella patristica[modifica | modifica wikitesto]

Il testo completo appare per la prima volta alla fine del IV secolo in latino ad opera di Priscilliano[58] in forma eterodossa e ad opera di Idazio di Merida[59]/Vigilio[60]. A parte per il Sinodo di Cartagine 484, non compare mai in nessuna diatriba o concilio o sinodo e nessun riferimento di questo passo nelle diatribe trinitarie dei primi secoli fino al medioevo. Il verso non viene citato in greco per un periodo di 1100-1300 anni, a seconda se si valuti come citazione il Concilio Lateranense IV del 1215 (il cui testo greco degli atti è tradotto dal latino) o la sua presenza dovuta alle ritraduzioni di Manuel Kalekas (inizio XV secolo) dei principi della fede cattolica[61] dalla Vulgata e in una citazione attribuita a un manoscritto di Joseph Bryennios (fine XIV secolo inizio XV secolo)[62], anche questa con molte caratteristiche testuali della Vulgata.

Critica testuale: elementi interni per cui il Comma non è scrittura[modifica | modifica wikitesto]

Grammatica, sintassi e senso del testo[modifica | modifica wikitesto]

Tra i motivi grammaticali e sintattico testuali per cui la critica testuale ritiene che il Comma non faccia parte della prima lettera di Giovanni sono che:

1) l'inserto rende il testo costituito da un numero eccessivo di dipendenti rompendo lo stile della Koiné fatto di concetti brevi e poche dipendenti;

2) Il comma risulta fuori contesto poiché da una descrizione di Dio costituita da un rapporto Padre e Figlio si passa all'improvviso all'inserimento di un terzo (lo Spirito Santo) senza nessun elemento prima che ne indichi l'introduzione per poi ritornare subito al rapporto tra Dio Padre e Figlio;

3) i vari attori che costituiscono la testimonianza vengono presentati in un certo ordine (acqua, sangue) ma con la forte enfasi sulla testimonianza dello Spirito e dello Spirito che è verità siccome questa primeggia come testimonianza di Dio che è maggiore, fa sì che l'ordine degli attori nel verso di riferimento venga cambiato mettendo al primo posto lo Spirito e confermando che il Comma nel discorso è un'intrusione;

4) i cosiddetti testimoni celesti come appaiono nel Comma non sono mai presentati nel testo nelle vicinanze del verso della testimonianza come invece vengono ampiamente presentati i tre testimoni spirito acqua e sangue prima del verso di riferimento;

5) Grammatica del testo breve: il testo si presenta con una parte al maschile τρεις...οι μαρτυρουντες/οι τρεις-tre...quelli che rendono testimonianza/questi tre- chiamato in gergo da alcuni modificatore del genere (aggettivi/pronomi/in questo caso participi) che identifica un gruppo di sostantivi con un altro genere, in questo caso i neutri: τὸ Πνεῦμα, τὸ ὕδωρ, τὸ αἷμα, lo Spirito, l'acqua, il sangue. Normalmente chi ritiene il Comma un'interpolazione giunge a differenti soluzioni in risposta a questa irregolarità, che hanno come punto in comune l'argomentazione che l'irregolarità (che per altri non c'è) non giustifichi l'esistenza e l'inserimento del Comma oltre a neppure risolvere il problema. Queste argomentazioni sono: non c'è nessuna irregolarità perché il modificatore di genere della frase, il participio maschile sostantivato (οι μαρτυρουντες) e il numerale (τρεις) non devono per forza essere neutri, ma possono essere benissimo essere di altri generi, in questo caso maschile, poiché fungono da soggetto della frase, mentre i sostantivi neutri (Spirito, acqua, sangue) in apposizione verrebbero così modificati nel genere maschile. Un'altra opinione è che l'irregolarità grammaticale in questo caso esiste, ma esistono comunque altri punti in cui gli autori sacri usano un greco con irregolarità grammaticali; ancora un'altra: il modificatore di genere è al maschile per intendere la personificazione dei tre testimoni nella frase e sottolinearne il valore giuridico; e infine: il modificatore è al maschile, perché già allora si intendeva il senso interpretativo della Divinità.

Origini[modifica | modifica wikitesto]

Gli studiosi Bruce Metzger, Richard Porson, Edward Gibbon, Grantley McDonald, Isaac Newton, Milton Quarterly, Raymond Brown e tanti altri ritengono che il Comma non sia autografo di Giovanni. Si ritiene si sia sviluppato nella zona tra Spagna e Africa del Nord(III-IV secolo); sia per i primi forti riferimenti teologici e citazioni attinenti al comma da parte di autori patristici di quelle regioni (Tertulliano[63], Cipriano[64] il quale riteneva il primo suo maestro[65]: anche se non è unanime ritenere i suoi riferimenti un ragionamento teologico[66]; Priscilliano[67], Vittore di Vita[68], ecc[69]), che per la provenienza occidentale[70] dei primi manoscritti latini(VI-X secolo) col Comma. Perciò siccome vari autori patristici hanno interpretato il verso in chiave trinitaria (Origene[71], Eucherio[72], Agostino[73], Schotti Anonimo[74] e altri); gli studiosi, per lo più, ritengono che gli autori patristici latini, e forse anche greci, siano arrivati a una variante[75] nata da un'interpretazione[76], presente in alcune opere patristiche e che questa interpretazione fu messa in forma di glossa in alcuni manoscritti a margine e da lì infine sia entrata nel testo per opera di qualche copista, per errore o in modo deliberato per contrastare correnti eretiche[77].

Vulgata, assenza nella versione greca e nelle altre traduzioni[modifica | modifica wikitesto]

Della Vulgata di Girolamo: le edizioni, ritenute, più antiche e migliori[78] non hanno il Comma[79]. Gli studiosi perciò ipotizzano che il Comma abbia origine, come corruzione della vetus latina o itala, la cui diffusione si deve ad autori differenti da Girolamo (Peregrino[80] o Rufino il Siro o Pelagio[81]), il quale o i quali hanno sfruttato la fama di Girolamo per la sua diffusione e accettazione del Comma come testo autentico[82]; altri hanno utilizzato la fama di Agostino[83]; altri falsari ancora hanno cercato di mostrare un utilizzo ancora più antico del Comma[84]. Per quanto riguarda Alcuino(IX secolo) e le sue edizioni rivedute della Vulgata è dibattuto se abbia o no messo il Comma[85]. Un suo vero utilizzo ufficiale si ha solo a partire dal 1215 col Concilio Lateranense IV[86]. Fino al XIV secolo, non esiste nessuna versione conosciuta del Comma in altre tradizioni o lingue antiche a parte il latino, epoca in cui cominciano a apparire delle versioni in greco. Le versioni(XIII-XV secolo) in tedesco[87], francese[88], italiano[89], inglese[90], ecc; che siano manoscritti o stampati sono tutte traduzioni dal latino.

Medioevo, rinascimento, età moderna: numerose aggiunte del Comma[modifica | modifica wikitesto]

Per il medioevo e in parte in età moderna si può vedere un'azione di interpolazione di varie opere patristiche soprattutto in opere latine, in particolare tra XII e XVI secolo, volto a aumentare gli scrittori che citano o fanno riferimento al comma. Esempi eclatanti sono le stesse opere in periodi diversi di Eucherio[91] o Pseudo-Agostino[92] e altri. Per quanto riguarda invece le opere di autori greci abbiamo le versioni manoscritte senza Comma mentre le edizioni stampate si vede spesso comparire il Comma esempi come: Origene[93] , Cirillo di Alessandria[94] e Euthymius Zigabenus[95]; e non di meno la questione dei lezionari, in quanto al momento non è stato trovato un lezionario manoscritto greco col Comma,[96] ma questo compare nella versione stampata denominata Apostolos[97] del 1602. Viene anche aggiunto a margine in alcuni manoscritti greci[98] tra XV-XIX secolo. Per non parlare di veri e propri falsi, caso curioso è quello di un noto falsario Costantino Simonidis(1860)[99] e del cosiddetto ritrovamento delle lettere di Giovanni del I secolo, ovviamente un falso.

Dai primi apparati fino all'età moderna con l'eliminazione del Comma dalle Bibbie moderne[modifica | modifica wikitesto]

Nel XV-XVI secolo inizia uno studio più sistematico e scientifico per stabilire l'autentico testo biblico con l'ausilio di vari manoscritti vengono fatti vari tentativi per fare un testo sacro più corretto; degni di nota le opere, con il Comma, del Manetti[100], Ximenes[101], Erasmo (a partire dalla terza edizione col Comma)[102], Stephanus[103]: i quali però non esenti da errori o decisioni e metodologie traduttive poco chiare. Dal XVI-XVII secolo comincia da parte di vari studiosi uno studio approfondito per capire se il Comma fosse veramente scrittura o no; in questo periodo appaiono una marea di opere tra studiosi in difesa o accusa del verso (soprattutto dagli anglofoni) a seconda che l'autore sia pro[104] o contro[105] il Comma. I primi apparati moderni che eliminano il Comma dal testo principale affermando in modo indiretto che non è scrittura sono tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo[106]. Fino ad arrivare ai più recenti apparati che affermano che non è scrittura di Giovanni, ma interpretazione. Nelle Bibbie cattoliche prima del Concilio Vaticano II veniva messo ancora nel testo[107], ma dopo il Concilio è stato tolto dal testo e in alcune di esse messo come nota e con affermazioni sulla sua spurietà[108]

Posizione minoritaria: elementi esterni per cui il Comma è scrittura autentica[modifica | modifica wikitesto]

Manoscritti biblici[modifica | modifica wikitesto]

In greco in un manoscritto antico, Codex Vaticanus (IV secolo), c'è un segno diacritico volto a indicare il Comma; nel copto fayumico Papyrus Michigan 3520 (IV secolo), testo legato al greco, mancanza della causale e un segno che si sospetta volto a indicare il Comma: testi entrambi con origine egizia e indipendente dal latino, i 10 minuscoli tardo-medioevali con varie versioni del comma; in latino vari testi derivanti dalla Vetus latina che hanno il Comma già nel testo dal VI-VII secolo (con qualche eccezione a margine). in siriaco e arabo: non hanno il comma, ma hanno una strana struttura sintattica del testo la quale inizia con una congiunzione invece che con una causale. Presunto manoscritto di Bryennios, di cui Eugenio Bulgaris riporta la citazione[109]. Da rilevare l'errore sul numero di manoscritti col Comma (in realtà solo una a stampa: Poliglotta Complutense) riportati da Stephanus dovuto sia a errori nell'edizione a stampa che a errori di studiosi[110] che rimandano al testo critico di Stephanus. Presuppongono anche che un tempo i manoscritti fossero in numero molto maggiore e perciò che ci fossero più manoscritti col Comma[111].

Lezionari[modifica | modifica wikitesto]

In greco Apostolos (V secolo-stampa 1602-)[112]; lezionario 60[113](1021) e lezionario 173[114] (X secolo): secondo fonti non verificate sarebbe presente il Comma, ma altri sostenitori del Comma negano categoricamente la sua presenza in tali lezionari. In latino, l'Ordo Romanus[115] della metà dell'VIII secolo: Durandus testimonierebbe il suo utilizzo negli uffici divini.

Patristica[modifica | modifica wikitesto]

I padri latini citavano abbastanza frequentemente il comma, anche se non pochi parlano di interpretazione del verso corto. Secondo la tesi di alcuni appartenenti alla minoranza pro comma i pochi riferimenti patristici da parte dei greci al comma sarebbero dovuti al proliferare prima di un'eresia sabellianesimo/patripassianismo che interpretava il verso in maniera eretica[116][117] e poi all'intervento censorio dell'arianesimo[118] reso possibile in seguito alle persecuzioni imperiali in cui furono bruciati non pochi testi sacri[119](Per altri la scomparsa del Comma è da imputare a Origene e/o Luciano[120]). A detta di tale tesi avrebbe fatto desistere molti padri greci dall'utilizzare tale verso, se non alcuni facendone un uso più implicito, nascosto o in maniera più teologica[121][122] per non incorrere nell'accusa di eresia o che gli eretici non usassero tale verso per avvalorare le loro contro-teologie eretiche.

Posizione minoritaria: elementi interni per cui il Comma è autentico[modifica | modifica wikitesto]

Sintassi, grammatica del testo e correlazioni testuali[modifica | modifica wikitesto]

Tra le principali ragioni di una minoranza, per la difesa del Comma vengono addotte queste:

1) secondo la legge Ebraica una testimonianza per essere valida ha bisogno di 2-3 testimoni tale supposto prerequisito viene rispettato solo col Comma all'interno del testo

2) I testimoni celesti sono presenti tutti e tre nel discorso e inseriti già prima tra il capitoli 3, 4 e 5: (Dio che genera il Figlio, Gesù Cristo mandato come Salvatore, lo Spirito di Dio, dallo Spirito che ci ha dato) prima del verso anche se non presentati in modo diretto come quelli terrestri

3) Il concetto della testimonianza delle Tre persone Divine non è un concetto nuovo nell'economia di Giovanni ma questo è presentato già nel suo vangelo Gv 3, 11; Gv 8, 18; Gv 15,26 anche se in discorsi separati

4) la ripetizione sarebbe confermata anche da elementi all'interno del testo in atti la presenza dell'articolo in το εν presupporrebbe la reiterata presenza di εν che comproverebbe il Comma inoltre anche la variante del versetto 9 con ἥν-la quale- indicherebbe il riferimento al comma invece del semplice ὅτι-che- preferito dalle moderne traduzioni[senza fonte][123].

5) La grammatica irregolare del verso: τρεις...οι μαρτυρουντες (maschile): τὸ Πνεῦμα, τὸ ὕδωρ, τὸ αἷμα (tutti neutri) ...οι τρεις (maschile); per alcuni questa caratteristica costituisce un problema. Problema sollevato in questo particolare caso anche da Eugenius Bulgaris,[124] il quale afferma che questa caratteristica non si verifica mai in altri luoghi nel nuovo testamento; fa notare infatti che normalmente i modificatori del genere in altri posti sono solo al neutro, che identificano gruppi di nomi al maschile o al femminile; mentre, non si sono mai visti gruppi di sostantivi neutri con un modificatore del genere (aggettivi, pronomi, participi identificanti l'insieme dei sostantivi) maschile o femminile; questo ha alimentato perciò la convinzione per alcuni che mancasse una parte di testo, appunto il Comma, il quale giustificasse l'uso del maschile nel modificatore di genere. Alcuni tra i principali studiosi patristici che ne hanno fatto menzione sono: Gregorio Nazianzeno[125], Zigabenus[126] e Bulgaris[127]Ma anche i latini potrebbero esserne stati a conoscenza: Priscilliano[128], Eucherio[129], Facundus[130]). La tesi è questa: la frase sarebbe corretta senza il Comma solo con i termini τρια εισι τα μαρτυρουντα...τα τρια[131] ovvero tutta al neutro. Ma siccome i termini οι τρεις e οι μαρτυρουντες sono al maschile ciò comproverebbe che i primi due testimoni del Comma Πατερ - Padre e Λογος - Parola (termini maschili) trasferirebbero il loro genere anche ai testimoni del verso successivo poiché Spirito fa da collante tra le due testimonianze per una presunta legge chiamata, legge di attrazione[132]; Secondo ulteriori tesi oltre alle ragioni grammaticali per l'esistenza del Comma ci sarebbero prima ancora ragioni stilistiche, l'autore utilizza molto lo stile della ripetizione anche in altri punti della lettera, dove «l'uso del maschile è giustificato sul modello del parallelismo sintattico ovvero un modello parallelo completamente uguale nella struttura»[133].

Origini[modifica | modifica wikitesto]

Ci sono stati e ci sono vari studiosi (Roberto Bellarmino, Francesco Bernardo Maria de Rubeis, C. Forster, John Gill, David Martin, Edward F. Hills e altri) che affermano il Comma come scrittura, anche se oggi tale posizione è riscontrabile solo in una minoranza protestante e cattolica. Secondo tali ricostruzioni storiche uno di questi eventi, per altri una correlazione di questi, causò la scomparsa del Comma dai manoscritti greci: salto del testo per errore dei copisti (omoteleuto)[134], revisioni delle scritture di alcuni[135], eliminazione di varie copie in seguito a persecuzioni imperiali[136] e riscrittura di nuove copie da parte di ariani[137] o gnostici[138]. Quelli convinti dell'eliminazione ariana ritengono promotori di questa eliminazione Costantino e Costanzo II[139].

Altra tesi minoritaria per certi versi complottista e senza prove ripresa da Giovanni Calvino[140] vedrebbe i Valdesi: secondo loro, presunti discendenti nati da presunti missionari di Antiochia stanziati nel Nord Italia i quali avrebbero assunto vari nomi: Novati, Grigioni poi diventati Vauldois e Insabbiati[141]; i quali avrebbero difeso delle bibbie latine e/o tradotte col Comma dal 157 al 1400/1600, le quali si troverebbero nascoste nelle biblioteche di Cambridge e Trinity College di Dublino[142]. In realtà secondo le fonti e i più accreditati studi i Valdesi nascono nel XII secolo[143] e al massimo è possibile che qualcuno di loro sia venuto, da allora, in possesso di bibbie latine e abbia fatto delle traduzioni in Vaulois[144] niente di più.

Presunte prove antichità del Comma. Riferimenti e presunti tali dei Padri greci medievali, visione medievale della questione del Comma: questione ariana; situazione fino a oggi[modifica | modifica wikitesto]

Prove che porterebbero a pensare all'antichità del Comma non solo in latino, in cui secondo loro l'autentica lettura si sarebbe preservata, ma anche in greco sono: i segni diacritici presenti in antichi manoscritti egiziani[145], varie denunce di alterazione del testo della prima lettera di Giovanni[146][147][148], presunte allusioni al Comma da padri della chiesa d'oriente[149][150][151][152](Questa tesi[153] però è avversata dalla quasi totalità degli studiosi[154]). Nel medioevo si diffuse la convinzione che il Comma fosse stato eliminato dagli ariani e perciò andava difeso contro l'eresia ariana (e sabelliana), ritenuta responsabile di qualche modifica del testo[155][156][157] di cui si hanno echi anche molti secoli dopo la fine dell'arianesimo: emblematico il caso di Erasmo[158] accusato di neo-arianesimo[159] colpevole di non aver messo il Comma nelle sue prime edizioni greche del nuovo testamento.

Pochi ancora oggi considerano le opere del nuovo testamento di Erasmo, Ximenes (Stunica), Stephanus importanti per lo studio delle origini del Comma e i manoscritti tardo-medievali con l'inserto come dimostrazione della sua autenticità. Da notare verso gli ultimi anni del XX secolo un tentativo di ri-conteggio dei manoscritti col comma di alcuni che si dimostrò erroneo, contando 20 manoscritti col Comma; i quali utilizzarono due o più differenti sistemi di catalogazione dei manoscritti senza tenere conto che questi differenti catalogazioni in realtà indicavano gli stessi minuscoli[160] già conosciuti(esclusi alcuni che non avevano nemmeno la lettera di Giovanni). La difesa del Comma oggi è portata avanti per lo più dai sostenitori della Bibbia di Re Giacomo, come difesa del loro testo.


Interpretazione, citazioni, riferimenti inerenti al Comma[modifica | modifica wikitesto]

Codex Sinaiticus(330-350 d.C.) 1 Giovanni 5:7–9. senza Comma Giovanneo.il testo in evidenza recita: "... tre sono quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue".

Ci sono alcuni riferimenti che i Padri della Chiesa hanno fatto sul Comma soprattutto nella Chiesa latina, non tutti però sono accertati o considerati riferimenti in modo unanime dagli studiosi, infatti non pochi dei riferimenti degli autori patristici sono considerati tali solo da una minoranza degli studiosi, visto la natura allusiva di alcuni riferimenti e il possibile carattere teologico del Comma non si è sempre in grado di capire se alcuni autori stiano facendo un semplice discorso teologico o stiano realmente riferendosi al Comma.

Considerata anche la natura frammentaria di tali citazioni o presunti riferimenti lungo la storia nonché la sua localizzazione per lo più latina soprattutto nel periodo più antico della Chiesa, la quasi unanimità degli studiosi protende per un'origine interpretativa del Comma. Di cui le forme più arcaiche accertate di interpretazione riconducibili a tale verso per spiegare il Dio Trino e Uno in tal senso sarebbero le interpretazioni dei sunti 1 Gv 5, 8 (verso corto): οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἕν εἰσιν (di Origene[161]) e ET TRES UNUM SUNT (di Cipriano[162]). Seguiti un secolo e mezzo dopo da Eucherio che menziona l'interpretazione, di altri probabilmente più anziani, dei testimoni presi singolarmente. La versione più arcaica di questa interpretazione è: acqua=Padre, sangue=Cristo, Spirito=Spirito Santo[163]. Secondo il verso da lui riportato con questo ordine di 1 Gv 5, 7: tria sunt quae testimonium perhibent: aqua, sanguis, spiritus[164]. L'origine della formulazione è probabilmente da ricollegare al verso 1 Gv 5, 6 o a una sua variante: Οὗτός ἐστιν ὁ ἐλθὼν δια/δι’ ὕδατος καὶ αἵματος καὶ πνεύματος[165] (trad: Questi è Colui che é venuto -con/per/attraverso- acqua e sangue e spirito) che si trova dai manoscritti di inizio IV secolo in poi e si riscontra un po' in tutte le tradizioni delle varie Chiese antiche. Tra gli autori che fanno uso o a cui è riconducibile un'interpretazione trinitaria del verso 1 Gv 5, 7-8 corto ci sono: Origene[166] (185-254), Cipriano[167] (210-258) da Tertulliano[168] (155-230), Potamio di Lisbona[169] (...-360), Eucherio di Lione[170] (380-450), Agostino[171] (354-430), Facundus[172] (VI secolo), Schotti Anonimi[173] (VII secolo), Crisostomo (344-407) e varie note marginali sul verso corto[174], altri autori.

Codex Ottobonianus 298 (Gregory-Aland 629 1362-1363 d.C.) minuscolo diglotto latino/greco con il Comma Giovanneo: Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza in cielo: Padre, Parola e Spirito Santo e questi tre sono uno e tre sono quelli che rendono testimonianza sulla terra: lo Spirito, l'acqua e il sangue.

Una minoranza invece porta un elenco di autori patristici[175] come testimoni della conoscenza del Comma (ci sono però casi in cui gli stessi autori e riferimenti che studiosi considerano interpretazione vengano considerati da questi riferimenti; o dei casi dove più probabilmente si sia imbattuti in affermazioni teologiche sulla Divinità vengono da questi considerati riferimenti al verso contestato) alcuni autori di questo elenco sono: tra i latini Tertulliano[176] (155-230), Cipriano[177] (210-258), Idacius Clarus/Vigilio[178] (IV-V secolo), Isacco ex Giudeo[179] (IV-V secolo), Priscilliano[180] (340-385), Febadio di Agen[181] (IV secolo), Agostino[182] (354-430), Eucherio di Lione[183] (380-450), Cassiodoro[184] (485-585), Fulgenzio di Ruspe[185] (462-527), Isidoro di Siviglia[186] (560-636) e altri.

Tra i greci: Clemente d'Alessandria[187] (150-215), Origene[188] (II-IV secolo), Eusebio di Cesarea[189] (265-340), Basilio Magno[190] (329-379), Gregorio Nazianzeno[191] (329-390), Cesario di Nazianzo[192] (331-369), Atanasio[193] (296–373), Giovanni Crisostomo[194] (349-407), Zaccaria Scolastico[195] (465 – 553), Andrea di Creta[196] (660 - 740), Eutimio Zigabeno[197] (XI-XII secolo) e altri.

Ci sono alcuni siriaci antichi che vengono messi in relazione al Comma: Efrem il Siro[198](306-373), Melezio di Antiochia[199](...-381), Giacobbe di Edessa[200](640-708) e altri.

Possibile che anche Maometto[201] (570-632) conoscesse il Comma e l'abbia usato per formulare una sua sura del Corano.

Infine ci sono casi con varie problematiche, in cui non è possibile oggettivamente parlando stabilire il reale riferimento al Comma (anche se alcuni autori lo fanno ugualmente presentandole come forti prove). Esempi: Atenagora[202] (133-190), Ireneo[203] (130-202), Diodoro di Tarso[204] (330-394) e molti altri

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ 1 Giovanni 5,7-8, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  2. ^ I cattolici di fatto (anche se l'argomento è ancora aperto alle indagini dal 1927 da papa Pio XI con la condizione di rispettare la decisione ultima della Chiesa su tale argomento: Enchiridion Biblicum. Documenta Ecclesiastica Sacrum Scripturam Spectantia, Romae, apud Librariam Vaticanam 1927, pp. 46–47; Il ”Comma Giovanneo„ e la recente dichiarazione del Santo Uffizio pp. 650-651; Dizionario Biblico: Comma Giovanneo ) , altre confessioni cristiane dalle radici antiche, molte correnti protestanti: riconoscendo come corrette le conclusioni, sulla radice interpolativa di questo passo, fatte dalla moderna critica testuale non lo inseriscono più nel loro testo biblico; gli ortodossi anche se presente nel loro testo (Testo ufficiale Chiesa ortodossa: ΕΠΙΣΤΟΛΗ Α’ ΙΩΑΝΝΟΥ), per intervento del Santo Sinodo (Documentazione commissione dell'epoca p. 61), la ritengono interpolata, ma facente comunque parte della tradizione; mentre i Valdesi e altre confessioni protestanti e non dipendenti dalla Bibbia di Re Giacomo lo considerano autentico: 1 John 5:7 (Johannine Comma) - "These Three Are One" nota 7
  3. ^ Alcune di queste sono: Nuova Diodati, la Reina Valera, King James/New King James,Versione georgiana, 2015 (verso testimoni celesti); la Bibbia di Gerusalemme della CEI non lo mette nel testo ma nelle note al verso di riferimento:

    «Nella volgata dei vv. 7-8 risulta sovraccarico a causa di un inciso detto comma giovanneo (riportato sotto tra parentesi) assente nei mss. greci antichi, nelle versioni antiche e nei migliori mss. della stessa volgata; sembra trattarsi di una glossa marginale introdotta in seguito nel testo: perché tre sono quelli che danno testimonianza (nel cielo: Il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo, e questi tre sono uno; e tre sono quelli che testimoniano sulla terra): lo Spirito, l'acqua e il sangue, e questi tre sono concordi»

  4. ^ Anche se attualmente presenta qualche imprecisione questa è la posizione standard della critica testuale esposta da Bruce Metzger che commenta la Prima lettera di Giovanni 5:7,8 in questo modo: Dopo μαρτυροῦντες il Textus Receptus aggiunge quanto segue: ἐν τῷ οὐρανῷ, ὁ Πατήρ, ὁ Λόγος, καὶ τὸ Ἅγιον Πνεῦμα· καὶ οὗτοι οἱ τρεῖς ἔν εἰσι. καὶ τρεῖς εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες ἐν τῇ γῇ. Che queste parole siano spurie e non abbiano diritto di stare nel Nuovo Testamento, è certo alla luce delle seguenti considerazioni: (A) Evidenze esterne (1) Questo brano è assente da ogni manoscritto greco conosciuto eccetto otto, e questi contengono il brano in quella che appare una traduzione da una recensione posteriore della Vulgata latina: quattro degli otto manoscritti contengono il brano come una lezione variante scritta in margine come aggiunta posteriore al manoscritto. Gli otto manoscritti sono i seguenti:
    • 61: codex Montfortianus, che risale alla prima parte del XVI secolo.
    • 88: una lezione variante aggiunta da una mano del XVI secolo al codice del XIV secolo Regius di Napoli.
    • 221: una lezione variante aggiunta ad un manoscritto del X secolo nella Biblioteca Bodleiana di Oxford.
    • 429: una lezione variante aggiunta ad un manoscritto del XVI secolo nella Herzog August Bibliothek di Wolfenbüttel.
    • 629: (Codex Ottobonianus), un manoscritto del XIV o XV secolo nella Biblioteca Vaticana.
    • 636: una lezione variante aggiunta ad un manoscritto del XVI secolo a Napoli.
    • 918: un manoscritto del XVI secolo all'Escorial, vicino a Madrid, Spagna.
    • 2318: un manoscritto del XVIII secolo influenzato dalla Vulgata clementina a Bucarest, Romania.
    (2) Il brano non è assolutamente mai citato dalla patristica greca che, se l'avesse conosciuto, lo avrebbe certamente utilizzato nelle controversie in favore della Trinità (contro i Sabelliani e gli Ariani). La sua prima apparizione in greco è una versione greca degli Atti (latini) del Concilio lateranense del 1215. (3) Il brano è assente dai manoscritti di tutte le versioni antiche (siriaca, copta, armena, etiope, araba e paleoslava), eccetto che quella latina, e non si trova (a) in quella latina antica nella sua prima forma (Tertulliano, Cipriano, Agostino, né (b) nella Vulgata com'è stata pubblicata da San Girolamo (codex Fuldensis - copiato nel 541-46 e nel codice Amiatinus (copiato prima del 716) o (c) com'è stato riveduto da Alcuino (prima versione del codice Vallicelliano del IX secolo). La ricorrenza più antica di una citazione di questo brano come parte del testo attuale dell'Epistola è in un trattato latino del IV secolo intitolato Liber Apologeticus (Cap. 4), attribuito o all'eretico spagnolo Priscilliano (morto nel 385) o al suo seguace il vescovo Instantius. Probabilmente la glossa sorse quando il brano originale era inteso rappresentare la Trinità (quando menziona i tre testimoni: lo Spirito, l'acqua e il sangue), interpretazione questa che può essere stata scritta dapprima come nota marginale che poi è stata inserita nel testo. Nel V secolo la glossa è citata dai Padri latini del Nord Africa e dell'Italia come parte del testo dell'Epistola, e dal VI secolo in poi si trova sempre più frequentemente nei manoscritti della Vetus Latina e della Vulgata. In queste vi sono persino alcune differenze (per esempio altre intrusioni nel testo latino di 1 Giovanni, come in 2:17; 4:3; 5:6,20). (B) Probabilità interne (1) Al riguardo della probabilità di trascrizione, se questo testo fosse originale, non vi sarebbe ragione che fosse poi omesso, o accidentalmente o intenzionalmente, dai copisti di centinaia di manoscritti e dai traduttori di versioni antiche. (2) Al riguardo della probabilità intrinseca, il brano si presenta pure come una goffa interruzione del senso.
  5. ^ NA28 nota 101
  6. ^ Molti di questi lo fanno per la difesa a priori di un determinato testo a cui sono legati e perché si trova in questo testo (Bibbia di Re Giacomo)
  7. ^ Avviene alcune volte che gli scribi sia per stanchezza sia per svista saltino parti del testo simili (Homeoteleuton) come in questo caso dove la struttura del testo si ripete: omoteleuto. Thomas Smith (1690) affermava che i copisti avessero saltato parte del testo sui testimoni, e James Snapp (che non ritiene comunque autografo il Comma) spiega nel dettaglio come questo potrebbe essere avvenuto:
  8. ^ A parte ms629 (diglotta latino/greco 1362-1363)-folio 105v, colonna 2,rigo 18-19- i primi utilizzi accertati di fraseologia simile in greco risultano essere: ἐν τῷ οὐρανῷ, ὁ Πατήρ, ὁ Λόγος καὶ τὸ ῞Αγιον Πνεῦμα (documenti Quarto Concilio Lateranense 1215 ritraduzione probabile dal latino) e Ὅτι τρεῖς εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες ὁ Πατήρ, ὁ Λόγος καὶ τὸ Πνεῦμα τὸ ῞Αγιον (De principiis fidei PG 152, 516B; da ritraduzioni di Manuel Kalekas-fine XIV secolo, inizio XV secolo- dal latino)
  9. ^ la fraseologia:καὶ οὗτοι οἱ τρεῖς ἕν εἰσι· (presa da ms61 f 439r rigo 16) come presente negli ultimi apparati di Erasmus dal 1522 in poi non appare mai né nei manoscritti (a parte ms429marg, ms88marg, ms221marg, ms918, ms2473, ms2318 manoscritti greci influenzati dal nuovo testamento greco di Erasmo poiché o redatti dopo tale opera o il margine postumo dopo con alcuni che affermano esattamente la fonte erasmiana), né nei manoscritti lezionari greci del nuovo testamento, né nei testi patristici se non per alcune edizioni a stampa del testo greco aggiunto senza supporto manoscritto (o con presunto supporto manoscritto non rintracciabile), es. Zigabenus, Panoplia Dogmatica 12 :Vat.gr. 404 f71v-75- rigo 19/contro l'aggiunta in testi stampati PG 130, 872B/ e Cirillo d'Alessandria, Thesaurus: Cod.graec. 051 (XVI secolo) f211r rigo 13-14/contro l'aggiunta nella versione latina del testo di Peltanus: pp. 122-123. Versioni di questo che più si avvicinano a questa formulazione sono: εν τρια (Gregorio PG 36 144A)/τα τρια εν (Zigabenus, Panoplia PG 130, 248D) e versioni neutre e non simili a queste; οἱ τρεῖς τὸ ἕν εἰσιν/εἰσι (ms 62-XIV secolo- f30r rigo 1, lezionario 162-XII secolo- f187v-immagine:GA_Lect_162_0187b.jpg- col 1 rigo 11-12, Pseudo Atanasio Disputatio contra Arium:manoscritto Burney Ms46/1 folio 73r rigo 1-XI secolo/XII secolo-, Cirillo d'Alessandria Thesaurus--versioni manoscritte: Deutschland München Bayerische Staatsbibliothek (BSB) Cod.graec. 331 -Thesaurus, Cirillo di Alessandria--IX secolo- folio 159v rigo 9/10;Bibliothèque nationale de France (BnF) Coisl. 248-XI secolo- f172r(vista 175) 2° pagina, rigo 30/31--) il quale vari studiosi sospettano nato da errore copistico saltando l'εἰς: presente come riferimento per la Trinità o in relazione alla versione corta del verso, senza mai un esplicito riferimento a ἐν τῷ οὐρανῷ, ὁ Πατήρ, ὁ Λόγος καὶ τὸ Πνεῦμα ῞Αγιον in cielo: il Padre, la Parola e lo Spirito Santo; particolarmente simile anche καὶ οἱ τρεῖς ἕν εἰσιν ms254(XIV secolo) folio 237-GA_254_0120a.JPG- rigo 39/40, ms1409(XIV secolo) f106r: col verso corto, presente anche in altri manoscritti (per un elenco più ampio dei manoscritti con questa lettura vedi KJV Today paragrafo sulla corruzione di 1 Giovanni 5, 8 e fonti); καὶ τοῦτοι οἱ τρεῖς ἕν εἰσι (Quarto Concilio Lateranense 1215, versione greca in Mansi vol 22 col. 984B) qui si in riferimento a Ὅτι τρεῖς εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες ἐν οὐρανῷ ὁ πατὴρ, λόγος, καὶ πνεῦμα ἅγιον· Poiché tre sono che rendono testimonianza in cielo il Padre, Parola, e Spirito Santo, senza però portare manoscritti greci dove presente, ma più probabilmente solo una ritraduzione dalla versione latina del Concilio; Eugenius Bulgaris (Sulla Santa Trinità, 1768, vol 1, p. 241) riferisce di aver visto un manoscritto greco che era stato di Briennos (XIV-XV secolo) e ne dà una trascrizione: Καὶ οὗτός ἐστιν ὁ ἐλθὼν, δι’ ὕδατος καὶ αἵματος καὶ Πνεύματος ἁγίου, Ἰησοῦς Χριστός· οὐκ ἐν τῷ ὕδατι μόνον, ἀλλ’ ἐν τῷ ὕδατι καὶ τῷ αἵματι. Καὶ τὸ Πνεῦμά ἐστι τὸ μαρτυροῦν, ὅτι ὁ Χριστὸς ἐστιν ἡ ἀλήθεια· ὅτι τρεῖς εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες εν τῷ οὐρανῷ, ὁ πατήρ ὁ λόγος καὶ τὸ Πνεῦμα τὸ ἅγιον· καὶ οὗτοι οἱ τρεῖς ἕν εἰσι. καὶ τρεῖς εἰσὶν οἱ μαρτυροῦντες ἐν τῇ γῇ, τὸ Πνεῦμα τὸ ὕδωρ καὶ τὸ αἷμα.-e questi é Colui che é venuto con acqua, sangue e Spirito Santo, Gesù Cristo, non con l'acqua soltanto, ma con l'acqua, il sangue, e lo Spirito che rende testimonianza perché/che il Cristo è la Verità. Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza in cielo: il Padre, la Parola e il Santo Spirito e questi stessi tre sono uno e tre sono quelli che rendono testimonianza sulla terra: lo Spirito, l'acqua e il sangue.-
  10. ^ Novum Instrumentun Omne, Quarta edizione, I Giovanni, cap V, p. 507 colonna 1 rigo 39-42
  11. ^ Poliglotta Complutense Digitale volume 4, pp. 412-413, riga 49-1
  12. ^ Textus Receptus John 5
  13. ^ Gv 5,7-8 nel testo della Vulgata Sixto-Clementina. In alternativa testo Vulgata Clementina(1592) in pdf
  14. ^ Varie versioni italiane con e senza il Comma di 1 Giovanni 5, 7-8
  15. ^ Per una raccolta della maggior parte delle varianti latine di patristica e manoscritti latini vedi anche: 26.1. Epistulae Catholicae (Walter Thiele, 1959–1969) pp. 360-366
  16. ^ Vittore di Vita riporta in Historia persecutionis Africanae Provinciae 2, 82; ne tramanda una parte un po' differente nel verbo:

    «tres sunt qui testimonium perhibent in caelo:Pater, Verbum et Spiritus Sanctus et hi tres unum sunt»

    o in alcune opere al posto di Verbum c'è Filius e altre varie piccole differenze nella formulazione vedi anche: *NA28 nota 101
  17. ^ per esempio Testo 177 minuscolo presenta testo a margine con numerazione del verso dunque aggiunta posteriore al 1551 dove manca l'articolo per Padre, Logos e Spirito Santo: οτι τρεις εισιν οι μαρτυρουντες εν ουρανω: πατηρ, λογος, και πνευμα αγιον, και οι τρεις εις το εν εισιν per approfondimenti vedi:177mg:The Comma Johanneum in an Overlooked Manuscript Archiviato il 25 luglio 2010 in Internet Archive. oppure nel Codex Monfortianus mancano gli articoli per tutti i testimoni (in Spirito, acqua, sangue / Padre, Logos e Spirito Santo) e c'è scritto Spirito Santo invece di solo Spirito; il termine Spirito Santo (πνευμα αγιον) si presenta al contrario in questi minuscoli rispetto al testo di Erasmo (αγιον πνευμα):

    «"δι' ὕδατος καὶ αἵματος καὶ πνεύματος ἁγίου"»

    «per l'acqua e il sangue e lo Spirito Santo»

    «...πατηρ, λογος, και πνευμα αγιον...»

    «... Padre, Logos e Spirito Santo...»

    Vedi UBS3, p. 823. Per questo testo si veda: Textual variants in the First Epistle of John. Bart D. Ehrman identified this reading as Orthodox corrupt reading; Bart D. Ehrman, The Orthodox Corruption of Scripture, Oxford University Press, Oxford 1993, p. 60.

  18. ^ Nel Codex Wizanburgensis (750) anche chiamato Codex Guelferbytanus 99 Weissenburgensis si presenta così:

    «quia tres sunt qui testimonium dant spiritus et aqua et sanguis. et tres unum sunt. Sicut etiam in caelum tres sunt pater. verbum. et spiritus. et tres unum sunt»

    vedi: Wizanburgensis revisited

  19. ^ In Priscilliano (384), Liber Apologeticus I, 4 si presenta così:

    «Tria sunt quae testimonium dicunt in terra acqua caro et sanguis et haec tria in unum sunt, et tria sunt quae testimonium dicent in caelo pater verbum et spiritus e haec tria unum sunt in Christo Iesu»

  20. ^ Ipotizzando che i padri greci dei primi secoli si siano realmente riferiti al Comma: Gregorio Nazianzeno Oratio 31, 9-20 e 45, 4.30: Gregorio Nazianzeno alluderebbe in vari modi al fatto che le Tre Persone Divine non abbiano gli articoli (Oratio 31, 13; Oratio 45, 4) e che il testo delle due testimonianze sia simile, ma non uguale (Oratio 31, 19-20). Dall'altra ci sarebbero riferimenti e citazioni di Pseudo-Atanasio(350-VI secolo) :Quaestiones Aliae 4(PG 28, 775D-778A e 779BC-780BC): qui c'è un riferimento alle Tre persone divine senza gli articoli; e in Disputatio Contra Arium cap 44 (PG 28, 499AB-500AB): con presente una citazione testuale del finale(και οἱ τρεῖς τὸ ἕν εἰσι·-Burney MS46 XI/XII sec. f73r rigo 1-) il testo risultante sarebbe questo:
    (EL)

    «οτι τρεῖς εισιν οι μαρτυρουντες εν τω ουρανω Πατὴρ καὶ Λόγος καὶ ἅγιον Πνεῦµα καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἕν εἰσι· και τρεῖς εισιν οι μαρτυρουντες ἐν τῇ γῇ το Πνευμα και το υδωρ και το αιμα και οι τρεις εις τὸ ἕν εἰσιν»

    (IT)

    «Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza in cielo:[un] Padre, [una] Parola e [uno] Spirito Santo e questi tre sono -l'uno/uno- e tre sono quelli che rendono testimonianza in terra: lo Spirito, l'acqua e il sangue e questi tre sono concordi in uno»

    o questa forma:
    (EL)

    «οτι τρεῖς εισιν οι μαρτυρουντες εν τω ουρανω Πατὴρ καὶ Λόγος καὶ ἅγιον Πνεῦµα καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἕν εἰσι· και τρεῖς εισιν οι μαρτυρουντες το Πνευμα και το υδωρ και το αιμα και οι τρεις εις τὸ ἕν εἰσιν»

    (IT)

    «Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza in cielo:[un] Padre, [una] Parola e [uno] Spirito Santo e questi tre sono -l'uno/uno- e tre sono quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue e questi tre sono concordi in uno»

    o ancora seguendo l'ordine e la struttura della formulazione dei testi latini più arcaici anche questa:
    (EL)

    «οτι τρεῖς εισιν οι μαρτυρουντες το Πνευμα και το υδωρ και το αιμα και οι τρεις εις τὸ ἕν εἰσιν -και/ὡς- τρεῖς εισιν οι μαρτυρουντες εν τω ουρανω Πατὴρ καὶ Λόγος καὶ ἅγιον Πνεῦµα καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἕν εἰσιν»

    (IT)

    «Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue e questi tre sono concordi in uno - e/come- tre sono quelli che rendono testimonianza in cielo: [un] Padre, [una] Parola e [uno] Spirito Santo e questi tre sono -l'uno/uno-»

    Visto sia le forzature interpretative in queste opere per ricondurle al Comma che la paternità non originale di alcune di queste opere gli studiosi, in genere, non credono al fatto che sia mai esistito un manoscritto greco con il Comma in età antica
  21. ^ Umlauts
  22. ^ distigma
  23. ^ p. 1441 a sinistra della colonna centrale, rigo 37
  24. ^ (Dubbi e teoria alternativa di Curt Niccum Peter Head e altri sui distigma
  25. ^ Ms 629 (1362-1363) folio 105v, colonna 2,rigo 17-23 :il quale ha i testimoni celesti senza articolo (sostantivati soli, p. 162 o anche articolo indeterminativo), mentre i terrestri con gli articoli. Ms61 (1495-1521) folio 439r (immagine 881), rigo 14-17, Ms918 (1573-1578) folio 390r (primo con Spirito è la Verità invece del latino Cristo è la Verità), Ms2473 (1634) folio 301r. Ms2318 (XVIII secolo) folio 394r
  26. ^ Ms88 (XII secolo/margine XV-XVI secolo) folio 54r(immagine 56), Ms636 (XV secolo/margine XVI secolo) folio 74r, Ms221 (X secolo/margine XII secolo-dopo il 1854) folio 150r, Ms429 (XIV secolo/margine dopo il 1522) folio 177r, Ms177 (XI secolo/margine 1551-1785) folio 74r.
  27. ^ Per approfondire vedi anche: Elijah Hixson, Manoscritti greci col Comma
  28. ^ Ms635-marg. (XI secolo) folio 99v rigo 21-23 (a margine altra scritta diversa dal comma, forse interpretazione teologica, ma semicancellata e con seconda parte poco chiara), omega 110 (solo una copia manoscritta della Poliglotta Complutense), ms634marg. (1394) folio 91v rigo 5-7 (niente a margine), Ms535 (XII secolo: sia secondo numerazione di Gregory o numerazione di Scrivener identificante minuscoli senza la lettera di Giovanni; probabilmente intendendo invece il ms547|XI secolo| Scrivener Ms534 f339v marg rigo 1, che ha a margine un simbolo a croce aggiunto all'inizio di 1 Gv 5, 7 da penna diversa e postuma che più per identificare il Comma serva a indicare lettura per Lezionario o utile per Scrutatio)
  29. ^ ms33(IX secolo) folio 94v (immagine 190) rigo 42 a sinistra (non è possibile stabilire se avesse il Comma a margine).
  30. ^ Frisingensia Fragmenta o Codex Frisingensis, 1 John 4,16- 5,9 rigo 27-30 (VI secolo/VII secolo).
  31. ^ Codex Legionensis, León, Archivo Catedralicio, Ms. 15- (VII secolo-X)
  32. ^ Ms 8-folio 131, Verona, Biblioteca Capitolare X (VII-VIII secolo)
  33. ^ Codex Wizanburgensis: Comma folio 117v, rigo 10-12 (750)
  34. ^ Bibbia la Cava o Codex Cavensis (Cod. 1)-276v, 1ª colonna, rigo 34-36 (IX secolo).
  35. ^ Codex Ulmensis (IX secolo)
  36. ^ Codex Sangallesis 907 (VIII-IX secolo)
  37. ^ Biblioteca Vallicelliana, ms Codex Vallicellanus B vi (801), (vedi Raising the ghost of Arius, Dissertation McDonald p. 39)
  38. ^ Codex Sangallesis 63, folio 277 fine 1ª colonna a margine (IX secolo/X secolo)
  39. ^ Codex Toletanus (X secolo), folio 357r-imag. 710, colonna 1, rigo 6/12.
  40. ^ Biblia de Rosas, folio 149 colonna 3 comma a margine (XI secolo)
  41. ^ Codex Perpinianensis, f. 436 2ª colonna rigo 21-24 (XII secolo).
  42. ^ Bibbia Porta folio 476v, colonna 1, rigo 16-18 (fine XIII secolo).
  43. ^ vedi:Bibbia di Luigi IX-folio 636v, colonna 1, rigo 35-39 (1260-1275) e il Pat lat 45 (circa metà XV secolo) di Manetti folio 153r rigo 16-19
  44. ^ Papyrus Michigan 3520 (IV secolo) folio 24r/57r. il testo base per questo tipo di manoscritti è il greco vedi studi appositi: Askeland, pp. 208/210 e note
  45. ^ Vedi manoscritto copto di esempio dove è presente la causale manoscritto VIII/IX secolo-folio 14 r, 2 colonna, rigo 6-13. Vedi anche trascrizione del papiro Michigan con traduzione in tedesco: Schenke, Hans-Martin / Kasser, Rodolphe, Papyrus Michigan 3520 und 6868(a) (Texte und Untersuchungen 151), 2003, pp. 86, 152
  46. ^ Ms14470 e ms14473 e successivi: manoscritti di esempio:BnF, Syr.361(VII/VIII secolo) 1 Gv 5, 7-8 corto: f169r/169v colonna sinistra/colonna destra, rigo 31/rigo 3 e MS 5 Saint Catherine 1 Gv 5,8(5,7) (VI secolo/parte epistolare postuma): immagine 158 pagina destra(f154v) colonna destra rigo 15/17. Vedi anche apparato del siriacotesto Peshitta è risultato di revisione della vetus siriaca con correzioni dal greco pp. 13/15-), e da cui dipende l'arabo (Sinai Arabic Codex 151-867- ha la stessa caratteristica), c'è un indizio di un taglio del testo presentando una congiunzione invece di una causale in 1 Gv 5, 7 (nella Peshitta numerato 1 Gv 5,8:ܘܐܝܬܝܗܘܢ-e sono- ܬ݁ܠܳܬ݂ܳܐ-tre- ܣܳܗܕ݁ܺܝܢ-testimoni/danno testimonianza- ܪܽܘܚܳܐ-Spirito- ܘܡܰܝܳܐ-e acqua- ܘܕܡܐ-e sangue- ܘܬܠܬܝܗܘܢ-e tre sono- ܒ݁ܚܰܕ݂-in uno- ܐܢܘܢ-questi-). Questo punto di vista è dubbio infatti potrebbe trattarsi di semplice decisione del traduttore comunque si veda l'utilizzo che la Peshitta fa di congiunzione (waw)+verbo essere quasi mai sostituisce οτι greco + verbo essere all'inizio di una frase(vedi tabella dal lemma 20 al 29)(esempio: greco Apocalisse 3, 16:ουτως οτι χλιαρος ει και ου ζεστος ουτε ψυχρος μελλω σε εμεσαι εκ του στοματος μου ; Peshitta Ap 3, 16:ܘܐܝܬܝܟ-E sei- ܦܫܘܪܐ-tiepido- ܘܠܳܐ-e né- ܩܰܪܺܝܪܳܐ-caldo- ܘܠܳܐ-e né- ܚܡܝܡܐ-freddo- ܥܬ݂ܺܝܕ݂-preparò- ܐܢܐ-io- ܠܰܡܬ݂ܳܒ݂ܽܘܬ݂ܳܟ݂-a vomitarti- ܡܢ-dalla- ܦ݁ܽܘܡܝ-bocca-; italiano: Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca.)
  47. ^ Vedi 1 Gv 5, 7 e manoscritti greci
  48. ^ Ms635 folio 99v nota interpretativa(XI secolo), ms465 folio 61v, 1 colonna, rigo 13/16 sinistra note interpretative trinitarie (XII secolo) e ms62 folio 30r, rigo 1 note sopra e a destra interpretazione trinitaria (XIV secolo)
  49. ^ Codex Fuldensis-folio 463r rigo 10/13 (541-546).
  50. ^ Codex Amiatinus, folio 1014r (immagine 2026), 2ª colonna, rigo 17/19 (700-716)
  51. ^ Codex Ardmachanus (Libro di Armagh) folio 156v, colonna destra, riga 24-25 (807-808)
  52. ^ Vulgata Add. Ms 10546 (830-840) folio 407r, col 1, rigo 39-40 e altri
  53. ^ Library of Congress, 1ª edizione pag693-immagine 1334- 1 colonna, 1 Gv 5:7-8;/ usando come base Ms180 (1295) e aggiungendo versi dalla vulgata-S. Peter Cowe, p. 254
  54. ^ lettera del vescovo Gregorio
  55. ^ Sinodo di Sis
  56. ^ interpolazione successiva; manoscritti armeni col comma sono molto tardi
  57. ^ Tremellius:Nuovo testamento Siriaco e 1569, folio 681r-immagine 1388-, margine destro
  58. ^ Liber Apologeticus I, 4
  59. ^ Con attribuzione dubbia: Roberto Bellarmino, Disputationum Roberti Bellarmini politiani cardinalis Liber II, pp. 88-89 e 133
  60. ^ Contra Marivadum I, 5 (PL62, 359B)
  61. ^ PG 152:515B/516B
  62. ^ Riguardo la Trinità, Eugenius Bulgaris, 1768, vol 1, p. 241
  63. ^ Tertulliano (circa 200 d.C.)Adversus Praxean. 25, 1 (PL 2, 188A); De Pudicitia 21, 16 (PL 2, 1026B);Adversus Praxean, Gv 10,30:Io e il Padre siamo uno a cui potrebbe unire il verso di 1 Gv 5, 8:... che i tre sono uno, non 1....per l'unità della sostanza, non per l'unicità del numero/De Pudicitia nel quale è la Trinità dell'unica Divinità; in alcune opere potrebbe essere citato in altre forse vi allude teologicamente allargandolo così allo Spirito Santo il tutto come ragionamento teologico sulla Trinità
  64. ^ Cipriano circa 250 d.C.)De catholicae Ecclesiae I, 6 folio 81r rigo 5-6: riprende solo il ragionamento teologico di Tertulliano; Secondo molti studiosi rinomati Cipriano cita Gv. 10, 30 unicamente con il solo sunto e tre sono uno: in latino, di solito, i finali della doppia testimonianza di 1 Gv 5, 7 e 1 Gv 5, 8 sono uguali.vedi:The Comma Johanneum and Cyprian; Textual Commentary, p. 648;The Comma Johanneum, p. 2
  65. ^ Girolamo fa menzione del fatto che Cipriano chiamasse Tertulliano suo maestro vedi Girolamo, lettera 84, 2
  66. ^ Vari studiosi rinomati su questa linea di pensiero(ovvero il Comma come interpolazione teologica latina) pensano però che al contrario Cipriano stia citando il Comma e che fosse già presente al tempo di Cipriano nei manoscritti latini. Vedi:Scrivener p. 405; Ezio Gallicet p. 206 nota 12; Walter Thiele: McDonald p. 27
  67. ^ Priscilliano(circa 385 d.C.)Liber Apologeticus I, 4: prima citazione eterodossa del comma, forse in nome di una visione di Cristo unico Dio; Primo Concilio di Braga e forse riferimenti anche nel secondo concilio di Braga:McDonald pagg 35, 37 e note.Priscilliano è il vero autore dell'interpolazione per Kunstle (Teoria del Kunstle pp. 159-163) e anche altri hanno teorizzato l'origine eretica dell'inserto ma senza prove[senza fonte]-:McDonald p. 36, Newton, Two Notable Corruptionis...folio 121r
  68. ^ Vittore di Vita (V secolo)Historia persecutionis Africanae provinciae 2, 82 o 3, 11 racconta di un utilizzo del Comma in un Concilio/sinodo: concilio di Cartagine 484, contro i vandali ariani di Unerico
  69. ^ Ci sono anche vari simboli di fede che richiamano il Comma, di incerta origine: McDonald p. 37 e note 47, 48; pp. 40, 41 e note 53, 55
  70. ^ manoscritti spagnolo/tedesco/francese/italiano come: Frisingensia Fragmenta, León palimpsest, Codex Wizanburgensis, Codex Cavensis, Codex Theodulphianus, 2 Codex Sangallensis, Codex Vercellensis e altri sempre di quelle zone
  71. ^ Origene/Pseudo-Origene-III o IV secolo-, Catena 122-123-, 2: 'PG 12, 1633D-1634D'/manoscritto catena con: εἰς 'folio 236v-482 von 567-, rigo 34-35 scritta a margine'/Tommaso d'Aquino:Sulla Trinità 84536, pars 2 q. 3 a. 4 co. 2.
  72. ^ Eucherio (V secolo), De questionibus difficilioribus Novi Testamenti, Instructione I, 2 'In Epistola Ioannis'¬CSEL 10 p. 138 rigo 3/8
  73. ^ ,Agostino, Contra Maximinum 2, 22, 3
  74. ^ vedi James Snapp e Shane Angland su Schotti Anonimo 35r (immagine 71) rigo 19-35v (immagine 72) rigo 11
  75. ^ Walter Thiele congettura in base ai suoi studi sulle linee di trasmissione del testo della Vetus latina che il Comma, come interpolazione, era prima nel greco (magari un manoscritto greco particolarmente corrotto poi perso o rimosso dai greci) molto prima di Priscilliano, circa II-III secolo e poi assorbito dal latino. Vedi: "Beobachtungen zum Comma Iohanneum -I Joh 5 7 f.-1959-" pp. 61-73; e Raising of the Ghost of Arius(2011), pagg 26-27
  76. ^ per i latini vedi Fuldensis folio 433v/434r rigo 35/1, per i greci vedi: ms465 folio 61v, 1ª colonna, rigo 13/16 note a sinistra per approfondire vedi anche:qui. Eucherio interpreta: acqua=Padre, sangue=Cristo, Spirito=Spirito Santo; Agostino interpreta Spirito=Padre, sangue=Cristo, acqua=Spirito. Da notare in modo particolare lo stesso modo di interpretare tra la glossa del manoscritto greco e l'interpretazione data da Eucherio
  77. ^ McDonald p. 52 e Pavlos D. Vasileiadis p. 87-. Infine da sottolineare posizioni fortemente minoritarie e poggianti su tesi complottiste ritengono i versi che hanno un forte accento trinitario-1 Giovanni 5, 7; Matteo 28, 19/20 e altri- sarebbero frutto di un'elaborazione postuma della Chiesa cattolica, di solito affermando che sarebbero stati elaborati al Concilio di Nicea o aggiunti per ingerenza di Costantino. Queste posizioni svalutano o ritengono interpolate tutte le fonti patristiche ante-nicene che vanno a favore di questi versi: E. Christopher Reyes, In His Name
  78. ^ Codex Fuldensis folio 463r rigo 10/13, Codex Amiatinus folio 1014r(immagine 2026) 2ª colonna rigo 17/19
  79. ^ Girolamo sembra preferire una traduzione più a senso che letterale, visto che i primi papiri (III/VIII secolo) e codici (IV/IX secolo) accessibili a Girolamo nascono senza gli accenti e gli spiriti aggiunti solo successivamente, potrebbe aver visto la possibilità di una doppia traduzione o senso del testo: και οι τρεις εις το εν εἰσιν sia come accordo che come unità: e i tre sono concordi/e i tre sono un uno, da cui abbia deciso un più neutro latino: ET TRES UNUM SUNT/ET HI TRES UNUM SUNT. Da notare però la presenza di -και οι τρεις το εν εἰσιν/και οἱ τρεῖς ἕν εἰσιν- che è presente in alcuni manoscritti medioevali greci, lezionari e testi patristici senza l'εἱς. Per il verso 1 Gv 5, 8:και οι τρεις το εν εἰσιν presente in questa forma vedi: ms 62 (XIV secolo) f30r rigo 1, ms 456 (X secolo) f146r rigo 8/9 e lezionario 162 (XII secolo) f187v-immagine:GA_Lect_162_0187b.jpg- col 1 rigo 11-12 e anche Deutschland München Bayerische Staatsbibliothek (BSB) Cod.graec. 331 -Thesaurus, Cirillo di Alessandria- (IX secolo) folio 159v rigo 9/10; il Migne invece riporta in PG 75, 615B-616B...και οι τρεις εις το εν εἰσιν... come è presente probabilmente in Vaticano, Vat.gr. 588 (XVI secolo) immag 257 rigo 10/11-; oppure per la versione 1 Gv 5, 8 in questa maniera: και οἱ τρεῖς ἕν εἰσιν vedi: ms 254(XIV secolo) folio 237-GA_254_0120a.JPG- rigo 39/40 e vari altri casi: il quale può essere anche un semplice errore copistico. L'utilizzo invece di una traduzione più letterale: ET HI TRES IN UNUM SUNT e forme simili è rarissima e a parte pochissime eccezioni si riscontra solo in autori pre-Vulgata e in un caso anche con differenziazione della formulazione nel testo col Comma (es. Pseudo-Cyprianus, De rebaptismate 15 (III secolo): Reg.lat. 324 (XVII secolo) cap 15:f7v rigo 15(PL 3, 1200A): quia tres testimonium perhibent, Spiritus et aqua et sanguis. Et isti tres in unum sunt; Priscilliano, Apologeticus I, 4 (IV secolo): Universitätsbibliothek di Würzburg, M.p.th.q.3(V secolo), f4r (immagine 9), rigo 9-16: tria sunt quae testimonium dicunt in terra aqua caro et sanguis et haec tria in unum sunt et tria sunt quae testimonium dicunt in caelo pater uerbum et Spiritus et haec tria unum sunt...; Nicetas Stethatus, Libellus contra latinos III (XI secolo)(PL 143, 975C):Vat. lat. 3843(XVI secolo) f51v rigo 21:Johannes contestificatur in eo verbo: Tres sunt, qui testimonium dant, Spiritus, aqua et sanguis et hi tres in uno sunt, videlicet in corpore Christi. in conclusione: possibile presenza di questa forma in alcuni manoscritti di vetus latina
  80. ^ Brown, Appendix to his of john epistles: estratto dell'opera
  81. ^ Eric W. Scherbenske, Canonizing Paul: Ancient Editorial Practice and the Corpus Paulinum, Oxford University Press, 2013, p. 183. H. A. G. Houghton, The Latin New Testament, Oxford University Press, 2016, p. 36
  82. ^ In alcuni manoscritti sono presenti dei prologhi pro-Comma, ma per vari motivi sono ritenuti dei falsi (Prologo alle lettere cattoliche di Pseudo Girolamo-Vincenzo di Lerino-Girolamo -con varie varianti e stranezze-:
    • cita l'ordine delle lettere canoniche stabilito dopo Leone I (460) infatti da Damaso (382) fino a Leone era seguito l'ordine del De explanatione fidei;
    • Parla al plurale con espressioni del tipo abbiamo appena corretto o nostra edizione quando invece Girolamo nelle lettere autografe parla sempre al singolare, quasi ci fossero più correttori al lavoro;
    • Nei manoscritti col Prologo nel testo della Vulgata della lettera di Giovanni non si trova la doppia testimonianza sino al VIII-IX secolo col Codex Theodulphianus-prologo folio 305r- e il Comma-folio 308r, 1ª colonna, rigo 33/35- dove appaiono entrambi;
    • Il testo del Prologo varia a seconda del Codex in cui si trova, quelli più recenti hanno ponentes-ponendo- al posto di potentes-potente-, ommittentes-omettendo- al posto di committentes-unite- e ancora, quelli più antichi, hanno anche una i minuscola seguita da una I maiuscola, forse volta a proseguire il discorso e non a interromperlo The Fathers Monarchy:Ps-Jerome Prologue to the Catholic or Canonical Epistles, ma il significato in sé del prologo non sembra cambiare
  83. ^ Pseudo-Agostino, Codex Speculum-Audi Israhel-CSEL 12,325-326 (V secolo, per altri VII-IX secolo)
  84. ^ Pseudo-Isidoro mercatore, Incipit lettera di Papa Igino-PL 130,109B e ms.Vat.Lat.630 pt.1 f32v, col 2, rigo 29-30-sec. IX terzo quarto-: celebre falso di autori del IX secolo il quale attribuisce un utilizzo del Comma a Papa Igino (...-142/149)
  85. ^ Il Metzger (Metzger pp. 648-245) sul Codex Vallicellanus afferma che il comma nel codex non è di prima mano ma successiva; non è presente in alcune versioni rivedute come: Vulgata Add. Ms 10546(830-840) folio 407r, col 1, rigo 39-40. Il McDonald (McDonald-pagg40/41-) afferma invece che lo inserisce e sarebbe provato dall'esegesi sul simbolo hæc tria unum e la sua presenza nel Codex Vallicellanus
  86. ^ Quarto Concilio Lateranense documenti conciliari in diglotta greca/latina che si presenta in una forma greca grammaticale/sintattica discutibile:Ὅτι τρεῖς εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες ἐν οὐρανῷ ὁ πατὴρ, λόγος, καὶ πνεῦμα ἅγιον· καὶ τοῦτοι οἱ τρεῖς ἕν εἰσι(vedi nella versione Mansi vol 22 col. 984B) aggiungendo che si trova in alcuni codici-senza specificare se si riferisca al verso 7 o 8, citato anche questo, e se siano codici latini o greci. Di conseguenza gli studiosi ritengono sia solo una traduzione dal latino:G. M. Perrella Comma Giovanneo p. 652 e nota 13
  87. ^ tedesco-folio 347r(684),2ª colonna, rigo 24/27-
  88. ^ francese-folio 266v,1ª colonna, rigo 2/5-
  89. ^ italiano-folio L2v(Immagine 844),1ª colonna, rigo 27/29-
  90. ^ inglese-folio 368v(immagine 744),2ª colonna, rigo 53/55-
  91. ^ Eucherio, Formularum Spiritualis Intelligentiae Ad Uranium, XI, III; manoscritto IX/X secolo: folio 18r, rigo 4-5=no comma a differenza di un manoscritto del XII secolo:folio 72v, col 1, rigo 34-39=si comma;Testi stampati:CSEL, vol 10, Formulae Spir.Intelligentiae De Numeris, III, p. 59 (versione corta: considerata autentica senza comma; oppure Formularum Spiritualis Intelligentiae Ad Uranium, XI, III (PL 50, col 770A) versione lunga: considerata interpolata col comma
  92. ^ Speculum Audi Israel sembra avere due forme: Paris, BnF lat. 9380(IX secolo) f339r colonna 2 rigo 29(CSEL 12, 314) e f339v colonna 2 rigo 18(CSEL 12, 326) la cosiddetta versione ridotta, senza Comma (et hi tres unum sunt); e la versione lunga; Paris BnF lat. 15082 (XII secolo) f157r (vista 156), p. 2, rigo 18-21(CSEL 12, 314) e f159v(vista 159), pagina 1, rigo 1(CSEL 12, 326) versione col Comma (Tres sunt qui testimonium dicunt in caelo, pater, verbum et spiritus et hii tres unum sunt). Il testo stampato del Liber de divinis Scripturis sive Speculum Audi Israhel, CSEL 12, 314(cap II) e 326 (cap III) segue quello lungo
  93. ^ Origene(Catena Salmo 122, 2 PG 12 col 1633D-1634D) il trascrittore dell'edizione a stampa ha tolto l'εις-548 colonna 2 rigo 22/23- dalla citazione Catena 122,2-f236v--482 von 567-- rigo 34/35 della scritta a margine- di Origene, a sua discrezione, probabilmente per farla sembrare una citazione del Comma
  94. ^ Cirillo di Alessandria, Thesaurus 34 ex epistola Johannis; versioni manoscritte: Deutschland München Bayerische Staatsbibliothek (BSB) Cod.graec. 331 -Thesaurus, Cirillo di Alessandria--IX secolo- folio 159v rigo 9/10; Bibliothèque nationale de France (BnF) Coisl. 248-XI secolo- f172r(vista 175) 2° pagina, rigo 30/31--); Cod.graec. 051(XVI secolo) f211r rigo 13-14; anche se hanno la particolare forma οἱ τρεῖς τὸ ἕν εἰσιν il quale potrebbe essere un errore copistico saltando l'εἰς, o presente come riferimento per la Trinità in relazione alla versione corta del verso. Contro l'aggiunta dell'intero Comma nella versione latina del testo da parte di Umanisti come Peltanus:pag 122-123 o Jodocus Coccius:Thesaurus catholicus in quo controversiae fidei p.725; i quali affermavano di usare manoscritti greci per le loro rese latine. Il Migne (PG 75 615B-616B) invece non mette il Comma, ma aggiunge erroneamente l'εἰς al verso corto, mentre lo toglie in un'altra versione PG 76 1287A 1288A
  95. ^ Euthymius Zigabenus, Panoplia Dogmatica XII, 29; manoscritto add ms11871 del XII secolo:folio 178v rigo 1/2; manoscritto vat.gr. 404 del XIV secolo: f71v/75 rigo 19; manoscritto vaticano bav.pal.gr. 345 del XV/XVI secolo: f286v rigo 24/26; e molti altri tutti quanti senza comma. Al contrario della stampa del XVIII secolo:1ª edizione stampata greca folio 112r(239 von 378) 1ª colonna, rigo 2-4 o del Migne PG130 871B-872B tutti e due col comma
  96. ^ Al momento non è stato trovato nessuno lezionario greco col Comma, a parte la particolare forma και οι τρεις το εν εἰσιν nel lezionario 162(XII secolo) f187v-immagine:GA_Lect_162_0187b.jpg- col 1 rigo 11-12
  97. ^ Charles Butler, pp. 281-282occ
  98. ^ Ms88 (XII secolo/margine XV-XVI secolo) folio 54r(immagine 56), Ms636 (XV secolo/margine XVI secolo) folio 74r, Ms221 (X secolo/margine XII secolo-dopo il 1854) folio 150r, Ms429 (XIV secolo/margine dopo il 1522) folio 177r, Ms177 (XI secolo/margine 1551-1785) folio 74r
  99. ^ Costantino in un articolo presentò questo suo papiro(M11169b) (twitter con foto)-folio 1(immagine 10 o 16) rigo 27/30-, mai pubblicato, delle lettere di Giovanni, che lui affermava essere copia del I secolo, il quale sembrerebbe contenere il comma (fa notare Tommy Wasserman), ovviamente gli studiosi dell'epoca pensarono subito a un falso visto i suoi precedenti, non era la prima volta infatti che spacciava un'opera fatta da lui come un ritrovamento, il tutto per guadagnare soldi e fama
  100. ^ circa 1450-folio153r rigo 16/19:testo di base greco e latino, ha il comma, preferendo greco e solo in alcuni casi dalle motivazioni non chiare il latino forse influenzato dal Valla. Vedi: James Snapp Jr e Annet den Haan pagg 8(738)-9(739)
  101. ^ 1514-Volume 4 immagini 412-413 rigo 49/1- ha il Comma, ma i manoscritti di riferimento non sono del tutto chiari (An Introduction to the Textual Criticism of the New Testament; with Analysis. pp. 714-715). Il o I presunti manoscritti Rodiani di Alcalà introvabili presuntamente andati distrutti(An Account of the Printed Text of the Greek New Testament, pp. 14-16 resoconto della vicenda) potrebbero non essere mai esistiti, ma la questione rimane poco chiara
  102. ^ Erasmo -ediz. 1516, p. 183 rigo 18-20/1519, pp. 522-523 rigo 40-1/1522, p. 522 rigo 22-25 1527-p. 507 colonna 1 rigo 39-42 1535-p. 398 rigo 30-32:traduzioni greco/latino che però nei punti dove non aveva manoscritti di riferimento in greco ha usato il latino ritraducendolo in greco e creando nuove varianti. Prime due edizioni senza il Comma solo con la comparsa del ms61, di cui nutriva dei dubbi di datazione ma visto il prologo di Girolamo e la Poliglotta Complutense, mette il comma nel testo. Da qui nascerà il falso mito del manoscritto fatto su ordinazione e della scommessa mai avvenuta sviluppatosi circa nel XVIII secolo vedi David Martin e Richard Porson; il quale ha tratto in inganno molti studiosi lungo i secoli successivi come Metzger, che visti gli studi di D. H. De Jonge: Putting to rest old canard about Erasmus, ha dovuto correggere l'affermazione errata su Erasmo: Metzger, The Text of The New Testament, 3ª edizione, p. 291, nota 2/o 4ª edizione pag 146 nota 22-
  103. ^ Stephanus apparato 1550 vari studiosi come David Martin e John Gill Archiviato il 29 dicembre 2022 in Internet Archive. hanno interpretato erroneamente i segni a margine, di cui in alcune edizioni alcuni segni sono messi nei posti sbagliati, e sono giunti alla conclusione sbagliata che Stephanus per il suo apparato avesse vari manoscritti contenenti il Comma. In realtà lui indica solo la Poliglotta Complutense come contenente il comma, mentre per gli altri contrassegnati da uncinetto sono mancanti. La posizione dell'uncinetto è sbagliata in quanto fa credere che ιγ' e α' abbiano il comma (vedi:Stephanus ed 1550 1 Gv 5); in realtà, solo α' ha il Comma, infatti secondo le attuali identificazioni: δ'-ms 5- --folio 74v rigo 13-15 no Comma; ε'-ms 6- --folio 127v rigo 25-27 no Comma; ζ'-ms 8. Il manoscritto odierno non ha le lettere solo i vangeli; θ -ms38- --vista 208,folio204v, rigo 14-16 no Comma con scritta a margine destro di difficile lettura; ι' -ms2298- --folio 154r rigo 1-4 no Comma; ια' minuscolo che non è stato ancor identificato; ιγ' -ms398- --folio 109r, rigo 5-7 no Comma; solo α'--e a stampa:Poliglotta Complutense volume 4, pp. 412-413, riga 49-1
  104. ^ Opere pro autenticità degne di nota:Roberto Bellarmino, Disputationum Roberti Bellarmini, pp. 85-92, Travis, Letters to Gibbon, David Martin, The genuineness of the text of the first Epistle of saint John V. 7
  105. ^ Opere contro l'autenticità degne di nota:Porson, Letters to Travis, Isaac Newton, Two Notable Corruptions of Scripture, Adam Clarke, Commentary on the Bible 1 John 5, 7 Archiviato il 19 febbraio 2022 in Internet Archive.
  106. ^ vedi:Apparato Nestle 1904
  107. ^ Vedi: Tintori, 1932 e Ricciotti, 1940
  108. ^ Vedi Bibbia di Gerusalemme, 2008, p. 2914 e La Bibbia Nuovissima edizione dai testi originali san Paolo, decima ed., 1994, p. 1875
  109. ^ trascrizione: Καὶ οὗτός ἐστιν ὁ ἐλθὼν, δι’ ὕδατος καὶ αἵματος καὶ Πνεύματος ἁγίου, Ἰησοῦς Χριστός· οὐκ ἐν τῷ ὕδατι μόνον, ἀλλ’ ἐν τῷ ὕδατι καὶ τῷ αἵματι. Καὶ τὸ Πνεῦμά ἐστι τὸ μαρτυροῦν, ὅτι ὁ Χριστὸς ἐστιν ἡ ἀλήθεια· ὅτι τρεῖς εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες εν τῷ οὐρανῷ, ὁ πατήρ ὁ λόγος καὶ τὸ Πνεῦμα τὸ ἅγιον· καὶ οὗτοι οἱ τρεῖς ἕν εἰσι. καὶ τρεῖς εἰσὶν οἱ μαρτυροῦντες ἐν τῇ γῇ, τὸ Πνεῦμα τὸ ὕδωρ καὶ τὸ αἷμα.-e questi è Colui che è venuto con acqua, sangue e Spirito Santo, Gesù Cristo, non con l'acqua soltanto, ma con l'acqua, il sangue, e lo Spirito che rende testimonianza perché/che il Cristo è la Verità. Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza in cielo: il Padre, la Parola e il Santo Spirito e questi stessi tre sono uno e tre sono quelli che rendono testimonianza sulla terra: lo Spirito, l'acqua e il sangue.-
  110. ^ Un esempio è John Gill che nella sua Expositio del Nuovo Testamento al verso di riferimento affermava nei commenti che Stephanus avesse consultato 9 manoscritti col Comma; interpretando erroneamente i simboli a lato del testo critico dello Stephanus. Vedi:An Exposition of the New Testament Volume 2 p. 907 2° colonna
  111. ^ Ecco una scheda che calcola in modo sommario il numero di manoscritti persi:Distruzione di manoscritti
  112. ^ Il comma nella Chiesa ortodossa è letto il giovedì della seconda settimana aspettando il grande Digiuno o Quaresima (The Orthodox Study Bible: Ancient Christianity Speaks to Today's World p. 1767) di cui si ritiene non presente nei lezionari manoscritti, ma il Comma è aggiunto con l'edizione a stampa (Porson, p. 227)
  113. ^ Lezionario 60 le cui citazioni della prima lettera di Giovanni arrivano sino a 1 Giovanni 2:2-3:identificazioni nel sito INTF
  114. ^ Lezionario 173
  115. ^ Letto alla prima domenica dopo Pasqua Rationale Divinorum Officiorum, p. 599
  116. ^ Nella confutazione al Sabellianismo che fa Eusebio di Cesarea(Contra Marcellum e Ecclesiastica Theologia vedi anche:estratto da Eusebio, "Teologia ecclesiastica" III, 4-6) usa un'espressione simil-Comma, per esporre la visione di Dio Sabelliana (Eusebio di Cesarea, De Ecclesiastica Theologia 3.3-3.4; vedi Migne Patrologia Graeca Vol 24: pagg 1001 D-1004 A, vedi anche testo greco:Scaife Viewer; in alcune edizioni però manca ἓν: Heuriskomena panta:6), al punto da far dire a Eusebio che era un'espressione tipica sabelliana. Ecclesiastica Theogogia III, cap. IV:

    «τὸ δὲ αὐτὸν εἶναι τοῦ ἐν αὐτῷ λόγου Πατέρα, καὶ Υἱὸν αὐτοῦ τὸν ἐν αὐτῷ λόγον, τῆς Σαβελλίου κακοδοξίας ἦν γνώρισμα.Ὠς αὖ πάλιν καὶ τὸ λέγειν τὰ τρία [nota 36:Nimirum unum atque eumdem Deum...] εἶναι, τὸν Πατέρα καὶ τὸν Υἱὸν καὶ τὸ ἅγιον Πνεῦμα· Σαβελλίου γὰρ καὶ τοῦτο. Ὂ δη καὶ αὐτὸ Μάρκελλος ὧδέ πη ἀπεφαίνετο γράφων· Ἀδύνατον γὰρ τρεῖς ὑποστάσεις οὔσας ἑνοῦσθαι μονάδι. εἰ μὴ πρότερον ἡ τριὰς τὴν ἀρχὴν ἀπὸ μονάδος ἔχοι.»

    latino:

    «(nota:35 Sabellius enim Filium et Patrem, diversis ner minibus, eamdem personam delirabat.)Sed dicere ipsum esse Patrem Verbi ejus, quod in ipso erat, et Filium ejus esse, quod in ipso erat Verbum, planissimum est indicium Sabelliana pravitatis. Quemadmodum et dicere tria esse (Nimirum unum atque eumdem Deum), Patrem, et Filium et Spiritum sanctum, Sabellii est : quod Marcellus scriptis suis censuit : Impossibile siquidem tres, quæ sunt hypostases, unitati aduniri, si non in primis a monade Trinitas exordiatur.»

    traduzione:

    «Ma [nota 35:il detto] che Egli è [nota 35:sia] il Padre del Verbo in sé, e/[nota 35:che] il Figlio di Lui, il Verbo in sé, è segno della blasfemia di Sabellio. E ancora allo stesso modo, l'affermazione che i tre sono [seguendo la nota 36:lo stesso uno]:il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo è anche di Sabellio: che lo stesso Marcello pensa quando scrive: “È impossibile che tre ipostasi esistenti siano unite in una monade a meno che prima la triade non abbia avuto inizio da una monade»

  117. ^ Gregorio Nazianzeno (Oratio 31, PG 36 143A 144A) afferma che i sabelliani hanno una concezione errata della Trinità come Unità:

    «· οὐ γὰρ Υἱὸς ὁ Πατήρ. Ἀλλ ̓ οὐκ ἐλλείψεως ταῦτά ποθεν, οὐδὲ τῆς κατὰ τὴν οὐσίαν ὑφέσεως· αὐτὸ δὲ τὸ, Μὴ γεγενῆσθαι, καὶ τὸ γεγενῆσθαι, καὶ τὸ ἐκπορεύεσθαι, τὸν μὲν Πατέρα, τὸν δὲ Υἱὸν, τὸ δε, τοῦθ᾽ ὅπερ λέγεται, Πνεῦμα ἄγιον πρησηγόρευσεν, ἵνα τὸ ἀσύγχυτον σώζηται τῶν τριῶν ὑπου στάσεων ἐν τῇ μιᾷ φύσει τε καὶ ἀξίᾳ τῆς θεότητος..Οὔτε γὰρ ὁ Υἱὸς Πατὴρ (εἷς γὰρ Πατὴρ), ἀλλ ̓ ὅπερ ὁ Πατήρ· οὔτε τὸ Πνεῦμα Υἱὸς, ὅτι ἐκ τοῦ Θεοῦ (εἷς γὰρ ὁ Μονογενής), ἀλλ' ὅπερ ὁ Υἱός· ἓν τὰ τρία τῇ θεότητι, καὶ τὸ ἓν τρία ταῖς ἰδιότησιν· ἵνα μήτε τὸ ἓν Σαβέλλιον ᾖ, μήτε τὰ τρία τῆς πονηρᾶς νῦν διαιρέσεως.»

    latino:

    «Nec enim Pater Filius est. Sed hac defectumn procul dubio undequaque non arguunt, nec essentiæ submissionem : quin potius ex his verbis : Quod genitus non sit, et quod genitus, et quod procedat, hoc effectum est, ut alius Pater, alius Filius, alius Spiritus sanctus appelletur, atque ita inconfusa trium personarum distinctio in una divinitatis natura et dignitate conservetur. Neque enim Filius est Pater (unus enim est Pater), sed est id quod Pater : nec Spiritus est Filius, quia ex Deo est (unus enim Unigenitus), sed est id quod Filius tria hæc unum, si divinitatem spectes, et unum tria, si proprietatum rationem habeas; ut nec unum Sabellio faveat, nec tria pestiferæ divisioni, quæ hac tempestate vigel.»

    italiano:

    «Né infatti il Padre è Figlio. Ma ciò non per mancanza di qualcosa né subordinazione nei riguardi all'Essenza; ma per il fatto stesso di essere Ingenerato o Generato, o Procedente, uno il Padre, altro il Figlio, e altro ancora, quello di cui si argomenta, lo Spirito Santo: affinché l'inconfusa distinzione delle Tre Persone possa essere preservate nell'unica natura e dignità della Divinità. Ma Infatti né il Figlio è Padre (perché il Padre è uno) ma è ciò che è il Padre; né lo Spirito è Figlio perché è da Dio (perché l'Unigenito è Uno) ma Egli è ciò che è il Figlio. I Tre sono Uno, per la Divinità e l'Uno è Tre per le proprietà; sicché né l'uno è sabelliano, né tre dell'empia divisione attuale (riferimento alla dottrina di Marcione o Marco il Mago).»

  118. ^ Quello che viene considerato il più probabile autore di riscrittura della Lettera di Giovanni è Eusebio di Cesarea sia per opporsi ai Sabelliani (Eusebio di Cesarea, De Ecclesiastica Theologia 3.3-3.4; vedi Migne Patrologia Graeca Vol 24: pagg 1001 C-1004 A) e/o per aiutare Ario(A. Clemente, Il libro nero delle eresie, pp. 180 e sgg.) di cui condivideva per un certo periodo la genuinità del credo (Girolamo, lettera 84, 2) forse di fede semi-ariana; fu ingaggiato da Costantino per fare 50 Bibbie in greco (Vita di Costantino, libro IV, 36-37). Inoltre come ulteriore prova Eusebio di Cesarea era solito citare Matteo 28,19 in modo diverso, facendo intendere che fosse il vero finale di Matteo dall'ebraico: Andate e fate discepoli di genti di tutte le nazioni nel mio nome(Demonstratio Evangelica, Libro III, cap 6, 132, p. 152; Libro III, cap 7, 136, p. 157; Libro III, Cap 7, 138, p. 159 e altre citazioni compresa l'Orazione in lode all'imperatore Costantino, capitolo 16, sezione 8) invece dell'ortodosso: Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo....
  119. ^ La distruzione di Diocleziano e la produzione di Costantino
  120. ^ Origene (Girolamo a Agostino, Lettera 75, 19 (404 d.C.) ) e Luciano (Lettera di Girolamo a Papa Damaso: Prefazione di Girolamo ai Quattro Vangeli-Migne PL 29 Col.525-), maestro di Ario, avrebbero fatto delle revisioni con l'eliminazione del Comma: Estratto di Metzger, sulla recensione Luciana; Griesbach Dissertatio Critica de Codicibus Quatuor Evangeliorum Origenianis (1771) il cui parere vedi: qui, Comma Giovanneo Tesi che sarebbe corroborata per quanto riguarda Luciano dal fatto della correlazione tra presunte varianti lucianee riportate da scribi con la sigla και λ(intendendo και Λουκιανος) che si trova anteposto alle letture marginali in diversi manoscritti, così come dalla lettera lomadh ( ל ): e perciò alcune di queste lezioni sarebbero presenti nel testo siriaco, il qual testo al verso di riferimento 1 Gv 5, 7 (per i siriaci 1 Gv 5, 8) ha una congiunzione invece di una causale, indicando un taglio del testo
  121. ^ Forster pp. 87,106-110 in particolare 108
  122. ^ Ecco alcuni degli esempi considerati sospetti in Gregorio Nazianzeno, Pseudo-Basilio/Didimo il Cieco, Pseudo-Atanasio, Pseudo-Crisostomo, ma ce ne sono molti altri. Ecco alcuni esempi: Gregorio Nazianzeno Oratio 45, 30

    «ΛΟΓΟΣ ΜΕ', Λ'-...Εἰ δὲ καταλύσαιμεν ἀξίως τοῦ πόθου, καὶ δεχθείημεν ταῖς οὐρανίαις σκηναῖς, τάχα σοι καὶ αὐτόθι θύσομεν δεκτὰ ἐπὶ τὸ ἅγιόν σου θυσιαστήριον, ὦ Πάτερ, καὶ Λόγε, καὶ Πνεῦμα τὸ ἅγιον· ὅτι σοὶ πρέπει πᾶσα δόξα, τιμή, καὶ κράτος, εἰς τοὺς αἰῶνας τῶν αἰώνων. ’Αμήν»

    latino

    «Oratio XLV, XXX-...Quod si, qualem expetimus, vitæ finem nanciscamur, atque in coelestia tabernacula recipiamur, illic quoque tibi fortasse super altari tuo sancto grata sacrificia offeremus, ο Pater, et Verbum, et Spiritus sancte: in saecula saeculorum. Amen.»

    italiano

    «-Orazione 45, cap 30-....Ma se dobbiamo essere liberati, secondo il nostro desiderio, ed essere ricevuti nel Tabernacolo celeste, anche lì può essere che ti offriremo sacrifici graditi sul tuo altare, al Padre, alla Parola e allo Spirito Santo; poiché a te appartiene ogni gloria, onore e potenza, nei secoli dei secoli. Amen.»

    Basilio/Didimo il Cieco, Adversus Eunomium V

    «-Διά τι μή και το Πνεύμα υιός του Υιού-...Εἴρηται ταῦτα, καὶ ἔστι καλῶς, ὥς ἐστι τοῖς ἀπεριέργως πιστεύουσιν εἰς Θεὸν καὶ Λόγον καὶ Πνεῦμα, μίαν οὖσαν θεότητα, τὴν καὶ μόνην προσκυνητήν. Καὶ μηδαμοῦ παρείσδυσις γένηται πλήθους, ἀλλ' ἕκαστον ἐπὶ τῆς Τριάδος ἓν ὂν ἐπιγινώσκηται, εἷς Πατὴρ, εἷς Υἱὸς, ἓν Πνεῦμα ἅγιον»

    latino

    «-Cur et Spiritus filius Filii non dicatur-...Haec dicta sunt, et sunt recte dicta, sicuti sunt, iis qui, sine curiosa investigatione, credunt in Deum et Verbum et Spiritum, unam deitatem, quae et sola adoranda est. Et ut nusquam introducatur multitudo, sed unumquodque in Trinitatem unum esse cognoscatur, unus Pater, unus Filius, unus Spiritus Sanctus»

    italiano

    «-Perché lo Spirito non viene chiamato figlio del Figlio-...Queste cose sono dette, e sono buone [rette], affinché per coloro -semplicemente/senza ricerca- credono in Dio e nella Parola e nello Spirito, una e la stessa Divinità, l'unica adorata. E non ci sono una moltitudine di intrusi[persone], ma ciascuno della Trinità è uno: un [solo] Padre, un [solo] Figlio, un [solo] Spirito Santo»

    Pseudo-Atanasio, Quaestiones Aliae, Quaestio IV

    «Βλέπε συνετῶς· Ὥσπερ ἡ ἀκτὶς τοῦ ἡλίου καταβαίνει ἐξ οὐρανοῦ πρὸς τὴν γῆν, καὶ οὔτε τοῦ ἡλιακοῦ δίσκου χωρίζεται, οὔτε ἐκ τοῦ οὐρανοῦ λείπει, οὔτε ἀπὸ τῆς γῆς, ἀλλ’ ἔστι καὶ ἐν τῷ ἡλιακῷ δίσκῳ, καὶ ἐν τῷ οὐρανῷ, καὶ ἐν τῇ γῇ, καὶ πανταχοῦ, καὶ οὔτε τῶν ἄνω λείπει, οὔτε τῶν κάτω· οὕτω καὶ ὁ Υἱὸς καὶ Λόγος τοῦ Θεοῦ κατῆλθε πρὸς τὴν γῆν, καὶ οὔτε ἐκ τοῦ Πατρὸς ἔλειπε, οὔτε ἐκ τῶν οὐρανῶν, οὔτε ἐκ τῆς γῆς· ἀλλ’ ἦν καὶ ἐν τοῖς κόλποις τοῦ Πατρὸς ἀχώριστος, καὶ ἄνω καὶ κάτω, καὶ πανταχοῦ· καὶ οὐδ’ ἔκ τινος ἔλειπε. Καὶ ὥσπερ τὸ ἡλιακὸν φῶς ἐστι καὶ ἐν τῷ δίσκῳ τῷ ἡλιακῷ καὶ ἐν τῇ ἀκτῖνι, καὶ ἐν τῷ οὐρανῷ, καὶ ἐν τῇ γῇ, καὶ εἰσέρχεται ἐν ταῖς οἰκίαις καὶ πανταχοῦ, καὶ φωτίζει·...Ὥσπερ ἡ ψυχή μου μία ἐστὶν, ἀλλὰ καὶ τρισυπόστατος, ψυχὴ, λόγος, καὶ πνοή·οὕτω καὶ ὁ Θεὸς εἷς ἐστιν, ἀλλ’ ἔστι καὶ τρισυπόστατος, Πατὴρ, Λόγος, καὶ Πνεῦμα ἅγιον....Ως γάρ ψυχή, λόγος, και πνοή τρία πρόσωπα, και μία φύσις ψυχής, και ου τρείς ψυχαί· οὕτω Πατὴρ, Λόγος καὶ Πνεῦμα ἅγιον, τρία πρόσωπα, καὶ εἷς τῇ φύσει Θεὸς, καὶ οὐ τρεῖς θεοί...»

    latino

    «...Perpende diligenter, quemadmodum radius solis descendit ex caelo ad terram, neque ab orbe solari separatur, nec a caelo abest, neque a terra, sed est in orbe solari, et in caelo, et in terra, et ubique; sed neque in superioribus deficit, neque in inferioribus ; sic etiam Filius et Verbum Dei descendit ad terram, et neque Patrem dereliquit, neque caelum, neque terram : sed erat in gremio Patris inseparabilis, et supra, et infra et ubique : neque usquam desideratus est. Et quemadmodum lumen solare est et in orbe solari, et in radio, et in caelo, et in terra, et ingreditur domos, et ubique et illuminat;...Sicut anima mea una est, sed constat tribus hypostasibus, anima, ratione, et spiritu : ita Deus unus est, sed constat tribus hypostasibus, Patre, et Filio [lett:Verbo], et Spiritu sancto...Quemadmodum enim anima, ratio et spiritus tres sunt personæ, et una natura anima, et non tres animae: ita Pater, et Filius [lett:Verbum], et Spiritus Sanctus, tres persone, et unus natura Deus, et non tres Dii....»

    italiano

    «...Considera saggiamente: come il raggio del sole discende dal cielo sulla terra, e non è separato dal disco del sole, né è assente dal cielo, né dalla terra, ma è anche nel disco del sole, e nel cielo, e sulla terra, e dappertutto, e né è assente di sopra, né di sotto; così come il Figlio e la Parola di Dio discese sulla terra, e né fu assente dal Padre, né dai cieli, né dalla terra; ma era anche nello stesso seno del Padre, inseparabile, sia sopra che sotto, e dovunque, e non era assente da nulla. E come la luce solare è sia nel disco del sole che nel raggio, e nel cielo, e sulla terra, ed entra nelle case e ovunque, e illumina...Come comprendi che l'anima mia è una, ma anche tri-ipostatica: anima, ragione e spirito così anche Dio è uno, ma è anche tri-ipostatico: Padre, Parola e Spirito Santo....Come infatti anima, parola e respiro sono tre elementi [distinti della persona], e una natura dell'anima, e non tre anime quindi Padre, Parola e Spirito Santo, tre persone, e uno per natura, Dio, e non tre dèi...»

    Giovanni Crisostomo, Adversus Judaeos, Omelia 1 (Oratio VIII), 3

    «Ἠκούσατε τῶν σεραφεὶμ πάλιν ἐκπληττομένων καὶ μετὰ φρίκης κραζόντων, "Αγιος, ἅγιος, ἅγιος Κύριος σαβαώθ· πλήρης πᾶσα ἡ γῆ τῆς δόξης αὐτοῦ. Προσέθηκα καὶ τὰ χερουβὶμ βοῶντα· Εὐλογημένη ἡ δόξα αὐτοῦ ἐκ τοῦ τόπου αὐτοῦ. Κάτω τρεῖς μάρτυρες, ἄνω τρεῖς μάρτυρες, τὸ ἀπρόσιτον τῆς τοῦ Θεοῦ δόξης δηλοῦντες»

    latino

    «Audiistis Seraphim rursus cum stupore et horrore clamitare, Sanctus, sanctus, sanctus Dominus exercituum: plena est omnis terra gloria ejus. Addidi et Cherubim clamantes, Benedicta gloria Domini de loco ejus. Tres in terris, totidem in cælis testes, ad Dei majestatem perveniri haud posse ostenderant»

    italiano

    «Avete ascoltato ancora i Serafini che con stupore e tremore acclamano: "Santo, Santo, Santo il Signore degli eserciti; tutta la terra è piena della Sua Gloria. Anch'io mi sono unito ai cherubini e gridano: benedetta è la Sua gloria dal luogo della sua dimora!. In terra (lett: in basso) sono tre testimoni, in cielo (lett: in alto) sono tre testimoni, che dichiarano l'inaccessibilità della Gloria di Dio»

  123. ^ na28 1 Gv 5,9 p. 22 nota 104
  124. ^ Opinione Bulgaris
  125. ^ Gregorio Nazianzeno, Orazione 31, 19:PG 36, 154D-155D: in apparenza non sembra dare rilevanza al caso e sembra ridicolizzare chi gli dà rilevanza; ma non è chiara la sua posizione sulla questione poiché poco dopo fa ragionamenti sulle connumerazioni e le denominazioni di esse oppure in riferimento alle elencazioni dei nomi
  126. ^ Zigabenus (Panoplia Dogmatica XII, 29:PG 130, 833D-834D: usa questa parte del testo di Gregorio per una difesa ortodossa della Trinità
  127. ^ Opinione Bulgaris: quest'ultimo sembra riprendere queste argomentazioni di Gregorio e svilupparle in favore del Comma
  128. ^ Priscilliano in un suo trattato fa una citazione tutta al genere neutro. Vedi: Liber Apologeticus, I, 4:

    «...sicut Johannes ait: tria sunt quae testimonium dicunt in terra aqua caro et sanguis et haec tria in unum sunt, et tria sunt quae testimonium dicunt in caelo pater uerbum et Spiritus et haec tria unum sunt in Christo Iesu.»

  129. ^ Eucherio stranamente usa la forma neutra ...tria sunt quae testimonium perhibent, aqua sanguis spiritus... Nell'instructorium I, In epistula Joannis (PL 50, 810D) invece della forma maschile tres sunt qui testimonium dant, spiritus aqua sanguis...
  130. ^ Facundus, (PL67, 536AB) il quale dà una spiegazione interpretativa per la Divinità, si sofferma sul fatto che i tre termini sono accumunati da un termine di genere maschile che li mette in correlazione: Tres sunt personae qui testificantur in terra, spiritus, aqua, et sanguis, et hi tres unum sunt...Qui sunt hi tres, qui in terra testificari,...?...hi tres, Pater, et Filius, et Spiritus sanctus sunt, tamenetsi non invenitur unum nomen, quod de omnibus communiter masculino genere praedicetur, sicut communiter de illis personae praedicantur genere feminino...
  131. ^ Caso di esempio dove Origene facendo riferimento alla frase in oggetto usa il neutro e non il maschile: ...τῇ ἐπιστολῇ ὁ μαθητὴς Ἰωάννης τὸ πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ καὶ τὸ αἷμα ἀνέγραψεν τὰ τρία... Dal Commento del Vangelo di Giovanni VI, 26(PG 14 275B-276B); oppure l'utilizzo del neutro sempre sul verso di riferimento di Andrea Caesarensis, Commento all'Apocalisse LIV, XVII, 9(PG 106 381B-382B): καὶ κατὰ τὸν Θεολόγον, Τρεῖς μαρτυροῦσι τῷ Χριστῷ· τὸ αἷμα, καὶ τὸ ὕδωρ, καὶ τὸ πνεῦμα· καὶ τὰ τρία ἔν εἰσι
  132. ^ C. H. Pappas, In Defense of the Authenticity of 1 John 5:7, p. 45; R. L. Dabney, Discussions, Volume 1, p. 378
  133. ^ Opinione di Georgios Babiniotis autore di vari dizionari di greco. Tra i parallelismi stilistici da notare nell'Ottobonianus (ms629) il parallelo della mancanza e utilizzo degli articoli come viene presentato nel ms629, 1Gv 5,6-8: δι’ ὕδατος καὶ αἵματος...ἀλλ’ ἐν τῷ ὕδατι καὶ ἐν τῷ αἵματι-con acqua e sangue...ma con l'acqua e il sangue-; Πατήρ καὶ Λόγος καὶ ῞Αγιον Πνεῦμα ...τὸ πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ καὶ τὸ αἷμα-Padre, Parola e Spirito Santo...lo Spirito, l'acqua e il sangue-
  134. ^ Avviene alcune volte che gli scribi sia per stanchezza sia per svista saltino parti del testo simili (Homeoteleuton), come in questo caso dove la struttura del testo si ripete: omoteleuto. Thomas Smith (1690) affermava che i copisti avessero saltato parte del testo sui testimoni, e James Snapp (che non ritiene comunque autografo il Comma) spiega nel dettaglio come questo potrebbe essere avvenuto. Vedi: James Snapp Jr, Cyprian and the Comma Johanneum; Joseph M. Levine, The Autonomy of History: Truth and Method from Erasmus to Gibbon, p. 188 nota 13; Grantley R. McDonald, Raising of the Ghost of Arius, 2011, p. 197
  135. ^ Origene (Girolamo a Agostino, Lettera 75, 19-404 d.C.) e Luciano (Lettera di Girolamo a Papa Damaso: Prefazione di Girolamo ai Quattro Vangeli-Migne PL 29 Col.525-), maestro di Ario, avrebbero fatto delle revisioni con l'eliminazione del Comma. Tesi che sarebbe corroborata per quanto riguarda Luciano dal fatto della correlazione tra presunte varianti lucianee riportate da scribi con la sigla και λ(intendendo και Λουκιανος) che si trova anteposto alle letture marginali in diversi manoscritti, così come dalla lettera lomadh ( ל ): e perciò alcune di queste lezioni sarebbero presenti nel testo siriaco, il qual testo al verso di riferimento 1 Gv 5, 7 (per i siriaci 1 Gv 5, 8) ha una congiunzione invece di una causale indicando un taglio del testo. Vedi:
  136. ^ in particolare Diocleziano 303-313:La distruzione di Diocleziano e la produzione di Costantino
  137. ^ Alcuni colpevolizzano gli ariani poiché modificavano alcune parti del testo secondo la testimonianza di Socrate Scolastico, (Storia della Chiesa, Libro VII, 32) un passaggio, 1 Gv 4, 3, è stato tolto per far apparire Gesù come solo uomo e ciò sarebbe opera di ariani. Per alcuni in particolare il responsabile sarebbe Eusebio di Cesarea. Da notare nella confutazione al Sabellianismo che fa Eusebio di Cesarea (Contra Marcellum e Ecclesiastica Theologia vedi anche:estratto da Eusebio, "Teologia ecclesiastica" III, 4-6) usa un'espressione simil-Comma, per esporre la visione di Dio Sabelliana (Eusebio di Cesarea, De Ecclesiastica Theologia 3.3-3.4; vedi Migne Patrologia Graeca Vol 24: pp. 1001 D-1004 A, vedi anche testo greco:Scaife Viewer; in alcune edizioni però manca ἓν:Heuriskomena panta:6) al punto da far dire a Eusebio che era un'espressione tipica sabelliana. Ecclesiastica Theogogia III, cap IV:

    «τὸ δὲ αὐτὸν εἶναι τοῦ ἐν αὐτῷ λόγου Πατέρα, καὶ Υἱὸν αὐτοῦ τὸν ἐν αὐτῷ λόγον, τῆς Σαβελλίου κακοδοξίας ἦν γνώρισμα.Ὠς αὖ πάλιν καὶ τὸ λέγειν τὰ τρία [nota 36:Nimirum unum atque eumdem Deum...] εἶναι, τὸν Πατέρα καὶ τὸν Υἱὸν καὶ τὸ ἅγιον Πνεῦμα· Σαβελλίου γὰρ καὶ τοῦτο. Ὂ δη καὶ αὐτὸ Μάρκελλος ὧδέ πη ἀπεφαίνετο γράφων· Ἀδύνατον γὰρ τρεῖς ὑποστάσεις οὔσας ἑνοῦσθαι μονάδι. εἰ μὴ πρότερον ἡ τριὰς τὴν ἀρχὴν ἀπὸ μονάδος ἔχοι.»

    latino:

    «(nota:35 Sabellius enim Filium et Patrem, diversis ner minibus, eamdem personam delirabat.) Sed dicere ipsum esse Patrem Verbi ejus, quod in ipso erat, et Filium ejus esse, quod in ipso erat Verbum, planissimum est indicium Sabelliana pravitatis. Quemadmodum et dicere tria esse (Nimirum unum atque eumdem Deum), Patrem, et Filium et Spiritum sanctum, Sabellii est : quod Marcellus scriptis suis censuit : Impossibile siquidem tres, quæ sunt hypostases, unitati aduniri, si non in primis a monade Trinitas exordiatur.»

    traduzione:

    «Ma [nota 35:il detto] che Egli è [nota 35:sia] il Padre del Verbo in sé, e/[nota 35:che] il Figlio di Lui, il Verbo in sé, è segno della blasfemia di Sabellio. E ancora allo stesso modo, l'affermazione che i tre sono [seguendo la nota 36:lo stesso uno]:il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo è anche di Sabellio: che lo stesso Marcello pensa quando scrive: “È impossibile che tre ipostasi esistenti siano unite in una monade a meno che prima la triade non abbia avuto inizio da una monade»

    Eusebio di Cesarea, (De Ecclesiastica Theologia 3.3-3.4; vedi Migne Patrologia Graeca Vol 24: pp. 1001 C-1004 A) il quale simpatizzò per Ario (A. Clemente, Il libro nero delle eresie, pp. 180 e sgg.) di cui condivideva per un certo periodo la genuinità del credo (Girolamo, lettera 84), la cui posizione teologica della visione di Dio è poco chiara alle volte sembra ortodossa, altre tendente all'arianesimo/semiarianesimo (Frederick Nolan, An Inquiry into the integrity of the Greek Vulgate, pp. 279, 305; The Dublin Review Jan. 1884, pp. 197-200); fu ingaggiato da Costantino per fare 50 Bibbie in greco (Vita di Costantino, libro IV, 36-37) e da questa commissione abbia riscritto nuove copie senza il Comma

  138. ^ Frederick Nolan, An Inquiry into the integrity of the Greek Vulgate, 1815, pp. 278-279
  139. ^ Costantino che verso la fine della sua vita si era avvicinato all'arianesimo, avvantaggiando vescovi ariani, e infine verrà battezzato in questa fede alla morte. Costanzo II, ariano che cercò di imporre questo credo in alcuni sinodi ed eleggendo in posizioni importanti ecclesiastici ariani.
    • G. Filoramo, D. Menozzi, L'Antichità, in Storia del Cristianesimo, p. 299;
    • Richard Patrick, Crossland Hanson, The Search for the Christian Doctrine of God: The Arian Controversy, 318-381, Continuum International Publishing Group, 2005;
    • Arnold Hugh Martin Jones, The Later Roman Empire, 284-602: A Social Economic and Administrative Survey, Baltimore, Johns Hopkins University Press, 1986
    • Et in Arcadia Ego: Morte di Costantino I
  140. ^ Answers of your Bible, C. W. Daniels, 2011
  141. ^ Questa tesi crea dei Valdesi ante litteram facendoli derivare da Helvidius o Vigilanzio o altri eretici/eterodossi del IV secolo o ancora da missionari di Antiochia o Giudea. Vedi una di queste presunte ricostruzioni storiche: Translation War Vol. 1: Antioch, Syria Text Line
  142. ^ Bible Truth, Chick Pubblication, G.A. Riplinger, p. 381, Documenti e riferimenti a manoscritti sui Valdesi e le loro opere
  143. ^ Storia del valdismo dal sito Censur, dalla Treccani e dalla Treccani
  144. ^ manoscritto n° 8 di Carpentras
  145. ^ Papyrus Michigan 3520 folio 24r/57r; e nel Codex Vaticanus p 1441 sinistra colonna centrale rigo 37; entrambi del IV secolo e forse entrambi della zona egiziana
  146. ^ Socrate Scolastico, Storia della Chiesa, Libro VII, 32(PG 67 809D-811A): parla di un episodio in cui un passaggio 1 Gv 4, 3 è stato tolto per far apparire Gesù come solo uomo e questo sarebbe successo, secondo loro, anche nei riguardi di 1 Gv 5, 7-8, perché un passaggio che esprime la divinità di Cristo
  147. ^ Pseudo-Girolamo, Prologo alle lettere cattoliche: in un primo momento l'accusa a traduttori infedeli che avrebbero tolto il Comma è stato creduto, ma quando gli studi sulla sua spurietà hanno trovato forti appigli ha perso di validità probatoria, dapprima considerato falso del IX secolo (The_Dublin_Review Volume 90 p. 428) riacquistò momentaneamente validità con la presenza nel Codex Fuldensis (folio 433v/434r rigo 31/7) 542-546 pubblicato nel 1868. Oggi è considerata una prova valida da pochi sulla base di:
    • l'Omelia 69 di Girolamo potrebbe riferirsi al Comma, ma ci sono tantissimi dubbi in proposito, lo stesso Joseph Denk non ne sembra convinto-Grantley McDonalds, The Ghost of Arius,2011, p. 55 nota 80-;
  148. ^ Pascasio Radberto, PL120, 1023BC: parla di alcuni codici emendati col Comma
  149. ^ Clemente Alessandrino/Pseudo Clemente Alessandrino:Eclogae Propheticae 13,1 (PG 9, 703D-704D); Origene/Pseudo Origene: Commento al Vangelo di Matteo tomo XII, 43(PG 13, 1083AC-1084AC);
  150. ^ In alcuni padri cappadoci degli studiosi riscontrano allusioni al Comma, esempi: Gregorio Nazianzeno: Orazione 31, 9 e 45, 30; Cesario di Nazianzo/Pseudo-Cesario/Cesario vescovo di Arles: Dialogo I, III(PG 38, 859D-860D); Basilio il Grande/Didimo il Cieco: Adversus Eunomium, Libro V, 2 e 3 (PG 29, 753-754B e 755-756B)
  151. ^ Atanasio/Pseudo-Atanasio:Disputatio Contra Arium cap 44 (PG 28, 499AB-500AB): alcuni hanno considerato come prova di utilizzo del Comma questo unicum Disputatio contra Arium caratterizzato però da molti problemi: L'opera è di difficile datazione non certo di Atanasio e non un racconto storico, poiché ci sono molte incongruenze storiche infatti il presunto autore è troppo giovane all'epoca in cui è ambientato; caratteristiche che portano gli studiosi moderni a non considerarlo un resoconto realmente accaduto, ma opera di finzione tipico di quel periodo cristiano è non di meno di epoca successiva: Alberto Rigolio, Christians in Conversation, pp. 25-115; Considerazioni su opere di Atanasio e pseudo-Atanasio; Pseudo Atanasio, Quaestiones Aliae 4(PG 28, 775D-778A e 779BC-780BC)
  152. ^ Efrem il Siro, Rhytm of the Twenty-Eighth, 7, pp. 196/197 e note
  153. ^ Forster e altri pensano che da parte di vari autori greci medievali ci sia un fenomeno di allusione nei riguardi del Comma, più o meno velato a seconda dei casi. In particolare alcuni espongono la tesi secondo cui alcune formule in contesti che trattano la divinità: εν τρια, τρια ἐν, ἐν εκ τριων e altre, di alcuni padri greci, sarebbero forme solenni per indicare il Comma, vedi Forster pp. 87,106-110 in particolare 108 e New criticisms on the celebrated text, 1 John V. 7, pp. 74-76 in particolare 76; La Testimonianza di Dio è più Grande
  154. ^ In particolare sembra secondo studi recenti che i padri cappadoci derivino le considerazioni tre ipostasi (τρεῖς ὑποστάσεις), un'essenza(οὐσία)/una stessa sostanza(ὁμοούσιος) divina da Origene; vedi Ilaria Ramelli, Origene: una teologia trinitaria anti-subordinazionista. Origene perciò sarebbe il padre della maggior parte della teologia orientale, eresie escluse; dunque i vari autori greci medievali farebbero solo discorsi teologici affini e non è riscontrabile nessuna reale citazione
  155. ^ Esempi sono: Fulgenzio, De Trinitate Liber Unus ad Felicem Notarium, IV(PL 65, 500CD)
  156. ^ il Margine nel Codex Cavensis-276v, colonna sinistra, rigo 35; dove lo scriba a margine del Comma scrive in latino: Lascia che Ario e gli altri ascoltino questo
  157. ^ Tommaso d'Aquino, esposizione del secondo Decretale, dove afferma che gli ariani abbiano modificato in qualche modo il verso utilizzato anche come nota fondo pagina nella Poliglotta Complutense 1514/1520-volume 4, p. 412-)
  158. ^ alcuni hanno teorizzato che il Codex, per cui fu inserito il Comma, conosciuto al tempo come Codex Britannicus non sia l'attuale Codex Mortfortianus-ms61-[senza fonte]
  159. ^ Life of Erasmus, Volume 2, p. 105
  160. ^ ricerca sulla questione pp. 1,2
  161. ^ Origene (185-254)/Ps-Origene(IV secolo):Catena Salmo 122-123-, 2 (manoscritto catena Salmo 122-123,2 pp. 482, 567 rigo a margine 34-35
  162. ^ Cipriano Unità della Chiesa I, 6 folio 81r rigo 6
  163. ^ CSEL 10, p. 138 rigo 3-8:De questionibus difficilioribus Novi Testamenti,Instructione I, 2
  164. ^ CSEL 10, Formulae Spir.Intelligentiae De Numeris X, III, p. 59 e manoscritto Vat lat 552, folio 18r, rigo 4-5
  165. ^ δια/δι’ ὕδατος καὶ αἵματος καὶ πνεύματος-per acqua e sangue e spirito-: Codex Sinaiticus (IV secolo) 1 Gv 5, 6/f324r colonna 1 rigo 4-6;Codex Alexandrinus (V secolo) sezione Nuovo Testamento, 109r, 2ª colonna, riga 39-40;ms6(XIII sec) f127v rigo 22-23; ms33(IX sec)-f94v rigo 40/41-;ms93(X-XI sec)-f117r rigo 7/8-; ecc. o anche: δι’ ὕδατος καὶ αἵματος καὶ πνεύματος ἁγίου-per acqua e sangue e Spirito Santo-: ms326(X sec)-f70v rigo 9/10-, ms1409(XIV secolo)-f106r-;viene seguita questa lettura anche in altre lingue(c'è qualche versione in latino, siriaco, etiopico, slavo, copto, cirillico) per esempio in versioni in latino Codex toletanus (X secolo)-356v/709 357r/710 col 3 rigo 63/col 1 rigo 1-:Hic est, qui venit per aquam et sanguinem et spiritum...-Questo è chi è venuto con acqua, sangue e spirito- e in alcune versioni in copto-Borg.cop.109(VIII/IX sec) f14r colonna 1 rigo 26/29- è resa: ⲡⲁⲓ ⲡⲉⲛⲧⲁϥⲉⲓ ϩⲓⲧⲛ̅ⲟⲩⲙⲟⲟⲩ ⲙⲛ̅ⲟⲩⲥⲛⲟϥ ⲙⲛ̅ⲟⲩⲡⲛ̅ⲁ-Questi è venuto con acqua e sangue e spirito-(vedi Bibbia Horner 1 Gv 5, 6). per altre varianti simili vedi Na28 nota 96
  166. ^ Origene(185-254)/Ps-Origene(IV secolo):Catena Salmo 122-123-, 2(testo differente in PG 12 col 1633D-1634D; testo di seguito dal manoscritto catena Salmo 122-123,2 pagina 482 von 567 rigo a margine 32-35):

    «...∆οῦλοι κυρίων Πατρὸς καὶ Υἱοῦ πνεῦμα καὶ σῶμα· παιδίσκη δὲ κυρίας τοῦ ἁγίου Πνεύματος ἡ ψυχή. Τὰ δὲ τρία Κύριος ὁ Θεὸς ἡμῶν ἐστιν· οἱ γὰρ τρεῖς εἰς τὸ ἕν εἰσιν.»

    Traduzione letterale:

    «...I servi dei loro Signori: il Padre e il Figlio, sono lo spirito e il corpo; e la serva/ancella della Signora: lo Spirito Santo è l'anima; e i tre sono il Signore Dio nostro, perché i tre sono in uno»

  167. ^ Cipriano, de Unitate Ecclesiae I, 6(testo leggermente differente in PL 4, 503B-504A; Testo sottostante da Manoscritto Unità della Chiesa folio81r rigo 3-9):

    «Qui alibi praeter Ecclesiam colligit Christi Ecclesiam spargit. Dicit Dominus: Ego et Pater unum sumus. Et iterum de Patre et Filio et Spiritu sancto scriptum est: Et tres unum sunt. Et quisquam credit hanc unitatem de divina firmitate venientem, sacramentis coelestibus cohaerentem, scindi in Ecclesia posse et voluntatum collidentium divortio separari?»

    traduzione letterale:

    «... Chi raccoglie altrove fuori della Chiesa, disperde la Chiesa di Cristo. Il Signore dice: Io e il Padre siamo uno. E ancora del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo è scritto: E i tre sono uno. E qualcuno crede che questa unità proveniente dalla fermezza divina, coerente con i sacramenti/misteri celesti, possa essere scissa nella Chiesa e separata dalle volontà divorziate che si contrastano?»

  168. ^ Tertulliano Advesus Praxeas 25, 1 (Testo leggermente differente PL 2, 188A; testo di seguito da trascrizione del manoscritto):

    «ita connexus patris in filio et filii in paracleto tres efficit cohaerentes alterum ex altero. qui tres unum sunt, non unus, quomodo dictum est, Ego et pater unum sumus, ad substantiae unitatem non ad numeri singularitatem.»

    traduzione letterale:

    «così la connessione, del Padre nel Figlio e del Figlio nel Paraclito, [che] i tre producono coerente l'uno all'altro. I tre che sono uno (:una essenza), non 1 (:una persona); nel modo in cui è detto: io e il Padre siamo uno, per l'unità della sostanza, non per l'unicità del numero.»

    Di quest'opera ci sono vari manoscritti:Project Tertullian sezione manoscritti. De Pudicitia 21,16 (per errore di numerazione capitoli PL 2, 1026B):

    «Nam et ipsa ecclesia proprie et principaliter ipse est spiritus, in quo est trinitas unius diuinitatis, Pater et Filius et Spiritus sanctus. Illam ecclesiam congregat quam Dominus in tribus posuit.»

    traduzione letterale:

    «Lo Spirito stesso in verità propriamente e principalmente è nella stessa Chiesa, in ciò è la Trinità dell'Unica Divinità — Padre, Figlio e Spirito Santo. -Raduna quella Chiesa la quale il Signore in tre ha stabilito/Raduna quella Chiesa la quale [anche] in tre il Signore stabilisce.»

    di questo non esiste nessun manoscritto poiché distrutti solo pezzi dell' opera: Project Tertullian sezione manoscritti
  169. ^ Potamio di Lisbona, Epistula de Substantia Patris et Filii et Spiritus Sancti cap 1, 10 e 19(PL suppl 1 200-216):

    «Soleo fratres soleo ut ipsi dicitis et ego non nescio secreta legis intrare; medullas dogmatis aurire; viscerum venas adtingere, et interna parabolarum membra palpare. Sed inter haec, circumeundi pernicitate deposita, qua vibratu animi per ambitum prophetiae vatumque praesagantium sensus velocitate pendenti rapidus exercebar, cum substantiae vim quaererem materiamque inlustrarem, dicendi limitem, evagandi metam qua circumveherer offendi...Nunc ergo, si placet, quia de Trinitatis fonte prorupimus, et venas substantiae unde fons scaturit et profluit curiosi iudicis relegamus. Nam sic Salvator intonuit: Ego et Pater unum sumus (Gv. 10, 30). -Ut et Johannes: Et tres, inquit, unum sunt/Et Johannes ait: Et tres unum sunt- (1 Gv. 5,8)...Haec est una substantia, haec invisibilis et aeterna maiestas, haec indiscissae Trinitatis unitas sempiterna. Ut Johannes ait: Et tres unum sunt (1 Gv. 5,8). Et tria tabernacula Petrus exorat (Marc. 9,4), et tribus testibus verbum omne consistit (Matt. 18,16).»

    traduzione:

    «Sono solito, fratelli, sono solito, come dite e non lo ignoro, entrare nei segreti della Legge; -far risplendere/scrutare- -il midollo/le viscere- del dogma; -toccare le vene/entrare nelle vene- delle viscere e -palpare/sondare- la parte interna/i più nascosti significati- delle parabole . Ma in queste cose, girando/tergiversando sul deposito (depositum fidei) in modo pernicioso, perduta la rapidità con cui mi -muovevo/destreggiavo- velocemente con mente reattiva per l'ambito della profezia e degli oracoli, quando cercato il significato della sostanza(essenza divina) e chiarità -la materia/la natura-, limitato dal linguaggio, girando intorno all'argomento divagando inciampai...Ora dunque, se siete d'accordo, poiché siamo sgorgati dalla "sorgente" della Trinità, e come acuti ricercatori esaminiamo le venature della sostanza(essenza divina), da dove la "sorgente" sgorga e fluisce. Perché così il Salvatore ha proclamato: "Io e il Padre siamo uno" (Gv 10,30). -Così anche Giovanni: E i tre, disse, sono uno/E Giovanni dice: E i tre sono uno-(1 Gv. 5,8)...Questa [cosa] è una sostanza questa invisibile ed eterna maestà, questa unità della indiscussa Trinità sempiterna. Così, Giovanni dice: E i tre sono uno (1 Gv. 5,8); E per tre tende Pietro supplica (Mc 9,4); e da tre testimoni ogni parola è confermata (Mt 18,16)»

    manoscritto: Madrid, Universidad Complutense, Biblioteca Histórica (olim Biblioteca de la Universidad Central) 134 (XIII secolo) f90r(immagine 180), col.1, rigo 1-12 (cap 1); f91r (immagine 182), col.1, rigo 18-23(cap 10); Potamio in vari trattati e/o epistole riutilizza la proposizione tres unum sunt, da cui sembra riprendere citazioni già usate da Cipriano (De catholicae ecclesiae I, 6:Gv 10, 30; 1 Gv 5, 8) con citazioni già usate da Tertulliano (De Baptismo VI, 2:Matt 18, 16) facendo ragionamenti e collegamenti biblici simili a quelli di Origene(Commento al Vangelo di Matteo di Origene tomo XII, 43: Tre tende che chiede Pietro riferendolo però alle tre persone divine: Mt 17,4) usando però Marco (Mc 9, 4). Gli studiosi sono propensi a ritenere da parte di Potamio, visto il contesto dell'opera, tutto ciò uno sviluppo interpretativo con l'ausilio del verso corto di 1 Gv 5, 8. vedi anche:Instrumenta Patristica et Mediaevalia..., vol 32 , Conti. M.: testi e analisi opere di Potamio vescovo; Altri invece affermano di un riferimento al Comma Giovanneo tra i più forti.
  170. ^ Eucherio, De questionibus difficilioribus Novi Testamenti,Instructione I, 2 'In Epistola Ioannis'¬CSEL 10 pag 138 rigo 3/8(PL 50, 810D-811A):

    «plures tamen hic ipsam interpretatione mystica intellegunt trinitatem, eo quod perfecta ipsa perhibeat testimonium Christo: aqua patrem indicans...sanguine Christum demonstrans...spiritu uero sanctum spiritum manifestans...»

    traduzione letterale:

    «ma i più, con un'interpretazione mistica, comprendono la Trinità stessa, che dà perfetta testimonianza in Cristo: l'acqua indica il Padre...il sangue mostra Cristo...lo Spirito in realtà rivela lo Spirito Santo...»

    manoscritto: Suisse, Saint-Gall, Stiftsbibliothek, Cod. Sang. 189(VIII secolo) immagine 123(127 sur 197), rigo 9-18
  171. ^ Agostino, Contra Maximinum II, 22, 3(PL 42, 794-795):

    «...in Epistola Ioannis apostoli, ubi ait: Tres sunt testes; spiritus, et aqua, et sanguis; et tres unum sunt... Si vero ea, quae his significata sunt, velimus inquirere, non absurde occurrit ipsa Trinitas, qui unus, solus, verus, summus est Deus, Pater et Filius et Spiritus Sanctus, de quibus verissime dici potuit: Tres sunt testes, et tres unum sunt ; ut nomine spiritus significatum accipiamus Deum Patrem... Nomine autem sanguinis, Filium; quia: Verbum caro factum est. Et nomine aquae Spiritum Sanctum...»

    traduzione letterale:

    «...nella lettera dell'apostolo Giovanni, dove dice: Ci sono tre testimoni; spirito, acqua e sangue; e tre sono uno... Se in realtà su essa, volessimo indagare, che si intendono con queste, non è assurdo incontrare la stessa Trinità, che è uno, unico, vero, sommo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, di cui si potrebbe veramente dire: Ci sono tre testimoni, e tre sono uno; così col nome spirito compendiamo il significato Dio Padre... E col nome del sangue, il Figlio; perché il Verbo si è fatto carne. E col nome dell'acqua lo Spirito Santo...»

    Vedi manoscritto Bodleian Library MS. Laud Misc. 175 (XII secolo): f75v rigo 13-31
  172. ^ Facundus, Pro defensione trium capitulorum, Liber I, Caput III (PL 67, 535CD-536AC):

    «Nam et Joannes apostolus in Epistola sua de Patre et Filio et Spiritu sancto sic dicit: Tres sunt qui testimonium dant in terra, spiritus, aqua, et sanguis, et hi tres unum sunt...in spiritu significans Patrem...In aqua vero Spiritum sanctum significans...In sanguine vero Filium significans...Qui sunt hi tres, qui in terra testificari,...?...hi tres, Pater, et Filius, et Spiritus sanctus sunt, tamenetsi non invenitur unum nomen, quod de omnibus communiter masculino genere praedicetur, sicut communiter de illis personae praedicantur genere feminino...Quod tamen Joannis apostoli testimonium beatus Cyprianus Carthaginiensis antistes et martyr in epistola sive libro quem de Trinitate scripsit, de Patre et Filio et Spiritu sancto dictum intelligit. Ait enim: Dicit Dominus, Ego et Pater unum sumus; et iterum de Patre et Filio et Spiritu sancto scriptum est, et hi tres unum sunt

    traduzione letterale:

    «Perché l'apostolo Giovanni nella sua Epistola del Padre, Figlio e Spirito Santo così dice: Tre sono quelli che danno testimonianza sulla terra, spirito, acqua e sangue, e questi tre sono uno...per spirito significando il Padre...Per acqua in realtà significando lo Spirito Santo... Per sangue in realtà significando il Figlio...Chi sono questi tre che sono sulla terra per testimoniare...?...Questi tre sono il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, sebbene non si trovi un nome che sia comunemente predicato per tutti nel genere maschile, così quelle persone sono comunemente predicate col genere femminile...Nondimeno quel beato Cipriano, vescovo e martire di Cartagine, comprende detta testimonianza dell'apostolo Giovanni nella lettera o libro che scrisse sulla Trinità: del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Perché dice, dice il Signore: Io e il Padre siamo uno; e ancora del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo è scritto: e questi tre sono uno

    Facundus accenna al maschile del verso interpretandolo come persone e cita anche gli stessi passi di Cipriano Unità della Chiesa I, 6 intendendoli come interpretazione alla Trinità da parte di Cipriano. Manoscritti: Verona Biblioteca Capitolare LIII (51)(secondo metà VI secolo) e Vat. lat. 572 (XV secolo) f4v-5r rigo 18-18

  173. ^ Schotti Anonimi (VII secolo), 35r (imagine 71) rigo 19-35v (imagine 72) rigo 11 di cui indica due interpretazioni (Ricercatore: Anglandicus) del testo 1 Gv 5, 7-8 una di queste:

    «...aqua ideo dicens Patrem...; sanguis ideo Christus... Spiritus ideo Spiritus Sanctus...»

    Traduzione:

    «acqua dunque indicando Padre...; sangue dunque Cristo....Spirito dunque Spirito Santo...»

  174. ^ Varie note marginali, tra cui alcune attribuite a Crisostomo, dicono:

    «...Αλλ' ό Λογος τοῦ -θῦ-[θεοῦ] σαρκηώμενος ὤν και ειναι μαρτυρησεν ὁ -Πηρ- • -Πμα- γάρ φησιν ο -Θς- • ο μοι -ως δες(βλέπου?)/ωςδες- και επι του [-αιρου-/-ουρου-: più probabile -στρου-[σωτηρου?] termine abbreviato non chiaro] · ο τε ενομασαν και υφον την ειναι ο τε και το αιμα αυτου το εκ της πλευρας αυτου μεθ' υδατοσ ἔστ '(α+simbolo:ζωή? più probabile una forma di αξιοσ: αξάζον) εν επι την γην · ὡς του κοσμου καθαρσιον...»

    . Traduzione non sicura più a senso:

    «...Ma la Parola di Dio si è incarnata realmente e dice che rende testimonianza il Padre. Lo Spirito infatti indica Dio. -il mio così/comprendi del mio- e sul [Salvatore:termine abbreviato non chiaro]. per questo è chiamato [così] e espressioni di questo; e il suo sangue dal suo fianco per mezzo d'acqua è [simbolo:vita? più probabile: meritorio/meritevole] sulla terra. per purificazione del mondo...»

    vedi per esempio varie tipologie dello stesso commento anche con elementi in meno o in più:ms018(IX secolo) folio 57v colonna destra rigo 10-12;ms307(X secolo) f244v(vista259) rigo 4-10 del commento; ms454 (X secolo) f70r rigo 8 del commento; ms605(X secolo):f119v, rigo 3 dal basso del commento; e ms832(X secolo) f228r colonna 1, rigo 17-18. C'è anche un altro tipo di note marginali, che ricorda l'interpretazione data da Eucherio, in riferimento al verso 1 Gv 5, 7:

    «ὅτι τρεῖς εἰσι· τοῦτέστι.[τοῦτ'ἔστι] τὸ -Πμα-[Πνεῦμα] τὸ ῞Αγιον καὶ ὁ -Πηρ-[Πατήρ]. καὶ --αἵτος-[αἵματος] εἶναι (αὐ)τοῦ/trascrizione secondo Newton:ἀυτὸς ἑαντου[ἑαυτοῦ]-...»

    traduzione:

    «Poiché tre sono, cioè lo Spirito Santo e il Padre e -sangue di quello di cui parla (di Cristo)/Newton: Lui stesso-...»

    e per 1 Gv 5, 8 questa o frasi simili:

    «καὶ οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἕν εἰσι· τοῦτέστι.[τοῦτ'ἔστι] μία -Θεόσ/trascrizione secondo Newton:θεότης- εἷς -Θσ-[Θεόσ]»

    traduzione:

    «e i tre sono in uno, cioè una Divinità un Dio»

    vedi varie note marginali simili in:ms635 folio 99v nota interpretativa(XI secolo) forse con margine postumo, ms465 folio 61v, 1 colonna, rigo 13/16 sinistra note interpretative trinitarie(XII secolo) e ms62 folio 30r, rigo 1 note sopra e a destra interpretazione trinitaria (XIV secolo). Per queste e altre trascrizioni di note marginali simili e altre considerazioni vedi anche Newton, two Notable Corruptions... inserzione di f4v. Per i marginalia interpretativi e per elementi presenti nei marginalia esplicativi (...επι την γην:sulla terra; ό Λογος τοῦ -θῦ-: la Parola di Dio) la critica testuale è propensa a ritenere che ci sia stato un assorbimento di un commento simile nel testo biblico dovuto a errore o di proposito da parte di alcuni copiatori e da lì sia nato il Comma in latino
  175. ^ Per un elenco sufficientemente completo in tal senso vedi: The Witness of God is Greater, Mike Ferrando
  176. ^ Per Tertulliano alcuni riferimenti al verso sarebbero in Adversus Praxeas 25, 1 (Testo leggermente differente PL 2, 188A; testo di seguito da trascrizione del manoscritto):

    «ita connexus patris in filio et filii in paracleto tres efficit cohaerentes alterum ex altero -trascrizione manoscritto:. Qui tres unum sunt/Migne: qui tres unum sint-, non unus, quomodo dictum est, Ego et pater unum sumus, ad substantiae unitatem non ad numeri singularitatem.»

    traduzione letterale:

    «così la connessione, del Padre nel Figlio e del Figlio nel Paraclito, [che] i tre producono coerente l'uno all'altro -trascrizione manoscritto:. Di modo che i tre sono uno/Migne:, affinché i tre siano uno(:una essenza)-, non 1(:una persona); nel modo in cui è detto: io e il Padre siamo uno, per l'unità della sostanza, non per l'unicità del numero.»

    Di quest'opera ci sono vari manoscritti:Project Tertullian sezione manoscritti. De Pudicitia 21,16 (per errore di numerazione capitoli [1], 1026B):

    «Nam et ipsa ecclesia proprie et principaliter ipse est spiritus, in quo est trinitas unius diuinitatis, Pater et Filius et Spiritus sanctus. Illam ecclesiam congregat quam Dominus in tribus posuit.»

    traduzione letterale:

    «Lo Spirito stesso in verità propriamente e principalmente è nella stessa Chiesa, in ciò è la Trinità dell'Unica Divinità — Padre, Figlio e Spirito Santo. -Raduna quella Chiesa la quale il Signore in tre ha stabilito/Raduna quella Chiesa la quale [anche] in tre il Signore stabilisce.»

    di questo non esiste nessun manoscritto poiché distrutti solo pezzi dell' opera: Project Tertullian sezione manoscritti. Tertulliano, De Baptismo VI, 2(Project Tertullian:de Baptismo):

    «...quam fides impetrat obsignata in patre et filio et spiritu sancto. nam si in tribus testibus stabit omne verbum, dei quarto magis donum?...cum autem sub tribus et testatio fidei et sponsio salutis pigneretur, necessario adicitur ecclesiae mentio, quoniam ubi tres, id est pater et filius et spiritus sanctus; ibi ecclesia quae trium corpus est.»

    traduzione:

    «che la fede ottiene sotto sigillo nel Padre, Figlio e Spirito Santo, poiché se in tre testimoni ogni parola è stabilità, il dono di Dio è per la quarta volta?...e quando sotto i tre ci si vincola sia per l'attestazione di fede che per la garanzia di salvezza, si aggiunge necessariamente la menzione della chiesa, poiché dove ve ne sono tre, cioè il Padre, e il Figlio e lo Spirito Santo; là è la chiesa, che è il corpo di tre»

    vedi manoscritto TROYES, Bibliothèque municipale, Codex Trecensis 523(0523)(XII secolo) f196v(immagine 200), 1 colonna, rigo 8-12 e f196v(immagine 200), 1 colonna, rigo 16-22.
  177. ^ Cipriano, De catholicae Ecclesiae unitate I, 6(testo leggermente differente in PL 4, 503B-504A; vedi anche la versione del manoscritto(f81r rigo 4-6):

    «Dicit Dominus: Ego et Pater unum sumus. Et iterum de Patre et Filio et Spiritu sancto scriptum est: -manoscritto: Et tres unum sunt/Migne: Et hi tres unum sunt-.»

    traduzione:

    «Il Signore dice:' 'Io e il Padre siamo uno. E ancora del Padre, Figlio e Spirito Santo è scritto: -manoscritto: E i tre sono uno/Migne:E questi tre sono uno-.»

    Epistola 72(73)-Epistola 10- Ad Jubaianum 12(PL 3, col 1162C-1163A):

    «Si peccatorum remissam consecutus est, et sanctificatus est, et templum Dei factus est, si sanctificatus est si templum Dei factus est, quaero cujus Dei? Si creatoris, non potuit, quia in eum non credidit. Si Christi, nec hujus fieri potuit templum, qui negat Deum Christum. Si Spiritus sancti, cum tres unum sint, quomodo Spiritus sanctus placatus esse ei potest qui aut Filii aut Patris inimicus est?»

    Traduzione:

    «Se ha conseguito la remissione dei peccati, ed è stato santificato, ed è divenuto tempio di Dio, se è santificato, se è reso tempio di Dio, Chiedo quale Dio? Se del Creatore, è Impossibile; perché non credeva in Lui. Se di Cristo, nemmeno poteva essere fatto tempio di Cristo, perché rinnegava la divinità di Cristo. Se dello Spirito Santo, così che tre siano uno: in quale modo lo Spirito Santo può riconciliare a Lui il nemico o del Figlio o del Padre?»

     ; Pseudo-Cipriano/Erasmo, De duplici Martyrio IV(PL 4, 963D-964AB):

    «... Commemorat et Joannes evangelista triplex in terra testimonium, Spiritus, aqua et sanguis... Quamquam hi tres unum sunt: unus enim Deus est, qui per Spiritum, aquam et sanguinem declarat hominum generi virtutem ac bonitatem suam...»

    Traduzione:

    «...E Giovanni Evangelista menziona la triplice testimonianza sulla terra, lo Spirito, l'acqua e il sangue...Eppure questi tre sono uno: perché c'è un solo Dio, che mediante lo Spirito, l'acqua e il sangue dichiara al genere umano la sua virtù e bontà...»

    Per alcuni questi passaggi implicherebbero la conoscenza del Comma da parte dell'autore, ma ci sono delle forti obiezioni di altri, infatti ci sono vari anacronismi; oltre ciò l'opera non è di Cipriano, ma secondo studi vari sarebbe in realtà un falso di Erasmo:Storia della letteratura latina cristiana, Volume 1 p. 540. Cipriano/Ps-Cipriano(III-IV secolo), De centesima, sexagesima tricesima (PL Supp 1, 65), da manoscritto:

    «-INCIPIT DE SEXIGESIMA-...-manoscritto: utrumque/Reitzenstein ed 1914:utique- qui se disposuerit ad per sequendum opus illorum angelorum sex percipiet fructus tam preclaros tres Patrem et Filium et Spiritum Sanctum....-SEXIGESIMA; INCIPIT TRECESIMA-...qui ergo Deum per sanctimonium accipiendum didicisti, et promissum eius observa, qui dixit: Si quis non renatus fuerit ex aqua et spiritu sancto, non intrabit in regnum caelorum. qui ergo in regnum caelorum cupies pervenire, illum spiritum renovationis tuae lascive vivendo noli expellere ipse est enim gradus ascensionis in caelum, ipse est enim portus ipse introitus vitae, a quo in redemptione tua a mundi contagione tribus testimoniis spiritaliter sis religatus. trinitas ergo ista per decem verba adolescit, ut trecesima merces compleatur...lex enim domini dura est et amara, -solo nell'ed 1914:<sed>- amaritudinem facit, ut dulcedinem ostendat. nam et per Johannem demonstravit, cum Spiritum librum angelo sigilla solventi traderet dicens: accipe librum et devora eum. et amaritudinem faciat ventri tuo sed in ore tuo erit dulce tamquam mel. hoc est: per os trium testium probari, id est: per os Patris et Filii et Spiritus Sancti, confiteri, quod mel tribus litteris constet scribi. Nam et fel quidem legimus tribus litteris statui; haec est amaritudo quod ventri angelus sentiebat...»

    Traduzione:

    «-INCIPIT DE SEXIGESIMA-...-manoscritto: entrambi/Reitzenstein ed 1914: così- chi si è disposto a perseguire l'opera di quei sei angeli, vedrà dei frutti [come] i tanto -preziosi/illustri- tre, il Padre e il Figlio e lo Spirito santo....-SEXIGESIMA; INCIPIT TRECESIMA-...che quindi hanno imparato a accettare Dio attraverso il santo ammonimento, e ad osservare la sua promessa, che diceva: Se uno non rinasce dall'acqua e dallo Spirito Santo, non entrerà nel regno dei cieli; chi quindi desidera raggiungere il regno dei cieli, non scacci quello spirito del tuo rinnovamento vivendo lascivamente, perché è il requisito dell'ascensione al cielo, è infatti porto di entrata alla vita, al quale, nella tua redenzione dalla contaminazione del mondo, sei stato spiritualmente legato da tre testimoni. perciò questa trinità cresce attraverso dieci parole. in modo che il 30 della ricompensa si compia... perché la legge del Signore è dura e amara, -solo nell'edizione 1914:<ma>- fa amarezza per mostrare dolcezza. Perché è dimostrato attraverso Giovanni, quando lo Spirito consegnava il libro all'angelo per rompere il sigillo dicendo: Prendi il libro e divoralo, e farà amarezza nel tuo ventre, ma nella tua bocca sarà dolce come miele. Questo significa: essere provato per bocca di tre testimoni, cioè per bocca del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo: per confessare. Perché miele (latino: mel) consta scritto di tre lettere. Poiché fiele (latino: fel) che anche leggiamo stabilito da tre lettere: questo è l'amaro che nel suo ventre l'angelo sentiva...»

    . manoscritto vari estratti: [2] f48v(96), rigo 12/14; [3] f49v(98)/f50r(99), rigo 18/5;Würzburg, Universitätsbibliothek, M.p.th.f. 33 (833-842) f51v (102), rigo 6/11; C'è molta diatriba tra gli studiosi dal XX secolo sull'origine di quest'opera che viene collocata tra Nord Africa e in particolare l'ambiente giudeo-cristiano di Cartagine, alcuni parlano di influenza degli scritti di Cipriano, altri di varie correnti eretiche gnostico-encratiti, altri ancora di un discepolo di Priscilliano come autore. L'autore utilizzando l'episodio dell'angelo e il libro divorato (Apocalisse 10, 9-10) visto l'accenno a per bocca di tre testimoni(Deuteronomio 19, 15 e vari punti del nuovo testamento dove viene ripresa tale Legge):Del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo che ripete rispecchiandoli nelle tre lettere delle parole mel (il dolce nella bocca forse da riferirsi ai testimoni celesti) e fel (l'amaro nel ventre forse da riferirsi ai testimoni terreni e i tre elementi identificanti la sofferenza di Cristo: simboli della Trinità) potrebbe conoscere e fare riferimento obliquo alla doppia testimonianza di 1 Gv 5, 7-8. Da notare che l'autore del De Centesima ha inventato(nel testo latino-vulgato di Apocalisse 10, 9-10 non è presente Fel; questo potrebbe però essere stato presente nella Vetus Latina perché viene usato da qualche autore-Vetus Latina 26.2 Apocalypsis Iohannis 6. Roger Gryson- p. 415 seconda colonna riferimenti verso 9) il termine Fel per identificare con un liquido l'amaro(possibile anche per richiamare l'episodio del Golgota di Matteo 27, 34) come per Mel che serve a identificare il dolce il tutto per creare un dualismo di termini con tre lettere. Cipriano/Pseudo-Cipriano (III secolo) De Rebaptismate cap 15(PL 3, 1200A), cap 19 (PL 3, 1204B) da manoscritto:

    «...quia tres testimonium perhibent, Spiritus et aqua et sanguis. -manoscritto:Et isti tres in unum sunt/ Migne: Et isti tres unum sunt-...quia tres testimonium perhibent, Spiritus et aqua et sanguis. Et isti tres unum sunt...»

    traduzione:

    «...perché tre rendono testimonianza, lo Spirito, l'acqua e il sangue. -manoscritto: E questi tre sono -concordi/in uno-/Migne: E questi tre sono uno-...perché tre rendono testimonianza, lo Spirito e l'acqua e il sangue. E questi tre sono uno...»

    Manoscritti Vaticani: Mirabile Reg.lat. 324 (XVII secolo) cap 15:f7v rigo 15(PL 3, 1200A) e cap 19 (PL 3, 1204B):f9r rigo 18. In quest'opera non c'è riferimento al Comma, ma la collocazione storica, secondo alcuni, nel periodo di Cipriano e la presenza di una doppia traduzione del verso corto, di cui una più letterale secondo il testo greco, ha fatto ritenere ad alcuni che Cipriano conoscesse la differenza tra il finale dei testimoni celesti e terrestri e che in De ecclesia Unitate I, 6 si riferisse certamente solo ai testimoni celesti; Purtroppo tale traduzione letterale latina si trova molto raramente nei manoscritti, perciò non può essere preso come sicuro dato in tal senso.

  178. ^ Idacius Clarus o Vigilio di Tapso o altro autore sotto questo pseudonimo, Contra Marivadum Arianum, PL 62, col 0359B:

    «Et Joannes evangelista ait: In principio erat Verbum, et Verbum erat apud Deum, et Deus erat Verbum. Item ipse ad Parthos: Tres sunt, inquit, qui testimonium perhibent in terra, aqua, sanguis et caro, et tres in nobis sunt. Et tres sunt qui testimonium perhibent in coelo, Pater, Verbum, et Spiritus, et ii tres unum sunt

    Traduzione:

    «E l'evangelista Giovanni dice: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Così stesso disse ai Parti: tre sono che rendono testimonianza sulla terra, acqua, sangue e carne, e i tre sono in noi. E tre sono che rendono testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno

    Vigilio di Tapso (V secolo) o Ps-Atanasio(350-VI secolo) o Eusebio di Vercelli(283–371) o altro autore(opera, secondo alcuni, probabilmente scritta da più mani nel corso del tempo), De Trinitate Libri Duodecim(PL 62, 243D, 246B, 297B):

    «...sicut et in hoc exemplo veritatis, in quo nomina personarum evidenter sunt ostensa, et unitum nomen divinitatis clause est declaratum, dicente Joanne evangelista in Epistola sua: Tres sunt qui testimonium dicunt in coelo, Pater, et Verbum, et Spiritus, et in Christo Jesu unum sunt; non tamen unus est, quia non est in his una persona. Nam unum quod dixit de utrisque, quid aliud intelligitur, quam quod Deus Pater divinitatis natura, idem ipse dicatur et Dominus, idem ipse sit et Spiritus;...Jam audisti superius evangelistam Joannem in Epistola sua tam absolute testantem: Tres sunt qui testimonium dant in coelo, Pater, Verbum et Spiritus sanctus: et in Christo Jesu unum sunt. Utique sine dubio in Trinitate divinitatis per omnia unum sunt, et in nominibus personarum tres sunt....Ignoras, quia Pater Deus unus est, et Filius unus Deus est, et Spiritus sanctus unus Deus est? Unitum nomen est, quia una est eorum substantia. Unde et Joannes in Epistola sua ait: Tres sunt qui testimonium dicunt in coelo, Pater, Verbum et Spiritus: et in Christo Jesu unum sunt; non tamen unus est, quia non est eorum una persona. Nunquid aliud sentiendum est, quam Pater verus unus qui genuit, idem non sit qui et genitus ab ipso est; et Filius unus qui non genuit, Pater non sit; et Spiritus sanctus, qui nec Pater, nec Filius, alter sit in persona, praeterea qui nec genuit, nec natus referatur....»

    traduzione:

    «...proprio come in questo esempio di verità, in cui i nomi delle persone sono chiaramente indicati, e il nome unito della divinità è chiarito in una clausola, come dice l'evangelista Giovanni nella sua Epistola: Sono tre che portano testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e in Cristo Gesù sono uno [una cosa]; ma non è uno, perché non c'è una persona in loro. Ma per uno [una cosa] di cui ha parlato per tutti; cos'altro si intende se non che Dio Padre, nella natura della divinità, è detto essere lo stesso per il Signore, e lo stesso sia per lo Spirito... Avete già sentito sopra l'evangelista Giovanni nella sua Epistola testimoniare in modo così assoluto: Sono tre che danno testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo, e sono uno in Cristo Gesù. Certamente non c'è dubbio che nella Trinità della Divinità ce n'è una in tutti, e ce ne sono tre nei nomi delle persone...Ignori che il Padre è un solo Dio, e il Figlio è un solo Dio, e lo Spirito Santo è un solo Dio? Il nome è unito, perché la loro sostanza è una. Onde anche Giovanni dice nella sua epistola: Sono tre che rendono testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e in Cristo Gesù sono uno; eppure non è uno, perché non c'è una persona di loro. Si deve ritenere che l'unico vero Padre che generò non è lo stesso che fu anche generato da lui? e l'unico Figlio che non genera non è il Padre; e lo Spirito Santo, che non è né il Padre né il Figlio in persona...»

    Sul De Trinitate(Comma presente in varie forme: vedi De Trinitate di Pseudo Atanasio (in italiano), Lorenzo Dattrino, pp. 53-54 nota 41 o vedi Migne PL 62 col 237-354) I, 50; I,55; I, 69; VII, 10; seconda redazione: V,46-47; VII, 19. Manoscritto: Saint-Mihiel, Bibliothèque Municipale. Bibliothèque de l'Abbaye bénédictine, Z 28 (IX secolo)-PG61, 243D in f5r(4 sur 159), rigo 16/28-; e PG61, 246B in f7r (da 6 a 159) rigo 19/25-. Vedi anche la citazione di un Atanasio e di altri in latino del comma in un documento in BnF:Latin 13174(X secolo) folio 139v, rigo 7-10

  179. ^ Isacco ex Giudeo (IV-V secolo) o altro autore sconosciuto (V-VI secolo) scrive un'Expositio fidei catholicae XIV, 305 (Caspari o CCSL 9:347):

    «...Pater est ingenitus, ilius vero sine initio genitus a patre est, Spiritus autem Sanctus -processet/Caspari: procedit a patre et accipit de Filio sicut evangelista testatur, quia scriptum est: Tres sunt qui dicunt testimonium in cælo: Pater, Verbum et Spiritus, et hæc tria unum sunt in Christo Iesu. Non tamen dixit: unus est in Christo Iesu.»

    traduzione:

    «il Padre è ingenerato, dunque il Figlio è generato dal Padre senza principio, invece lo Spirito Santo procede dal Padre e concesso dal Figlio, come testimonia l'evangelista, perché sta scritto: Tre sono che danno testimonianza in cielo: il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno (lat. unum) in Cristo Gesù. Tuttavia, non ha detto: è uno (lat. unus) in Cristo Gesù»

    dove è presente una forma del comma maschile/neutro da alcuni datato tra 370-375 per i riferimenti a Damaso e Urbino, ma da altri tra V e VI secolo manoscritto ambrosiano ms I 101 sup. Vedi per un'analisi delle problematiche generali sul frammento: datazione (dal II/IV secolo oppure VI-VIII secolo), origini(greco o latino), problematiche epigrafiche(raccolta di opere o falso del VII-VIII secolo): The Muratorian Fragment as a Late Antique Fake? e anche The Muratorian Fragment: Text, Translation, Commentary (in particolare p. 132 nota 234)
  180. ^ Priscilliano oppure Instantius, Liber Apologeticus, I, 4:

    «...sicut Johannes ait: tria sunt quae testimonium dicunt in terra aqua caro et sanguis et haec tria in unum sunt, et tria sunt quae testimonium dicunt in caelo pater uerbum et Spiritus et haec tria unum sunt in Christo Iesu.»

    traduzione:

    «come Giovanni dice: tre sono che portano testimonianza sulla terra, acqua, carne e sangue, e questi tre sono in uno, e tre sono che portano testimonianza in cielo: il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno in Cristo Gesù.»

    Manoscritto: Universitätsbibliothek di Würzburg, M.p.th.q.3(V secolo), f4r(immagine 9), rigo 9-16; per info manoscritto vedi anche saggio pdf:Maria Veronese, M. Gerión, 39(2) 2021: 485-501. Leone Magno però accusa Priscilliano e i suoi seguaci di usare testi apocrifi col nome di apostoli e corrompere alcuni passi delle scritture. L'accusa di Leone I Epistola XV però risulta essere troppo vaga e non si può determinare se si riferisca anche al Comma alla differente lettura priscillianea dei testimoni terrestri che ha carne invece di Spirito e alla lettura in Cristo Gesù o semplicemente ad altre letture che non hanno nulla a che fare col Comma. Oltre tutto a parte l'utilizzo di testi apocrifi da parte dei Priscilliani (es. Atti di Tommaso e altri) la supposta alterazione delle scritture da parte di Priscilliano non trova sufficienti riscontri nelle sue poche opere sopravvissute. Leone I Epistola XV:Ad Turribius Asturincensem Episcopum, cap XV (PL 54 col688ABC):

    «De qua re quinti decimi capituli sermo conqueritur, et praesumptionem diabolicam merito detestatur: quia et nos istud veracium testium relatione comperimus, et multos corruptissimos eorum[(dei Priscilliani)] codices, qui canonici titularentur, invenimus... ut falsati codices, et a sincera veritate discordes, in nullo usu lectionis habeantur. Apocryphae autem scripturae, quae sub nominibus apostolorum multarum habent seminarium falsitatum, non solum interdicendae, sed etiam penitus auferendae sunt, atque ignibus concremandae...Unde si quis episcoporum, vel apocrypha haberi per domos non prohibuerit, vel sub canonicorum nomine eos codices in Ecclesia permiserit legi, qui Priscilliani adulterina sunt emendatione vitiati, haereticum se noverit judicandum...»

    Traduzione

    «E su questo argomento si lamentano sotto il quindicesimo capo, ed esprimono un meritato orrore della loro presunzione diabolica: perché anche noi lo abbiamo accertato dai resoconti di testimoni veraci, e abbiamo trovato molte delle lor o[(dei Priscilliani)] copie molto corrotte, sebbene siano titolate canoniche... per evitare che nella lettura vengano usate copie falsificate che non sono in sintonia con la pura Verità. E le scritture apocrife, che, sotto il nome di Apostoli, sono vivaio di molte falsità, non solo sono da evitare, ma che vanno portate via e ridotte in cenere nel fuoco...Perciò se qualche vescovo o non ha proibito il possesso di scritti apocrifi nelle case degli uomini, o sotto nome di canonico ha fatto leggere in chiesa quelle copie che sono viziate dalle alterazioni spurie di Priscilliano, sappia che deve essere considerato eretico»

    Da notare che Leone Magno nella lettera a Flaviano vescovo di Costantinopoli non usa il Comma. Riguardo alla lettera le particolarità del testo greco(ἐπειδὴ invece di ὅτι, la mancanza di εἰς in καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἔν εἰσι-come presente in pochi manoscritti del nuovo testamento- e altre particolarità), in questo particolare caso, sono dovute al fatto che il testo originale era in latino e poi tradotto in greco. Leone Magno Epistola XXVIII: Ad Flavianum Episcopum Constantinopolitanum Contra Eutychis Perfidiam et Haeresim, cap V (PL 54 col 775C latino/778AB greco) utilizzata come lettera di apertura degli atti del Concilio di Calcedonia-451-: in latino(vedi anche:Vat.lat. 544-XII secolo- f120v col 1 rigo 8/10)

    «...quoniam -Manoscritto:Christus/Migne:Spiritus- est veritas. Quia tres sunt, qui testimonium dant, Spiritus, aqua, et sanguis, et tres unum sunt. Spiritus utique sanctificationis, et sanguis redemptionis, et aqua baptismatis: quae tria unum sunt...»

    in greco(vedi anche:Deutschland München Bayerische Staatsbibliothek (BSB) Cod.graec. 207-XIV secolo- f193v rigo 13-14):

    «...ἐπειδὴ τὸ πνεῦμά ἐστιν ἡ ἀλήθεια. Τρεῖς γάρ εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες, τὸ πνεῦμα, καὶ τὸ ὕδωρ, καὶ τὸ αἷμα καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἔν εἰσι, τὸ πνεῦμα δηλονότι τοῦ ἁγιασμοῦ, καὶ τὸ αἷμα τῆς λυτρώσεως, καὶ τὸ ὕδωρ τοῦ βαπτίσματος· ἅπερ τρία ἕν ἐστι...»

    traduzione(vedi anche Intratext):

    «...Poiché lo Spirito è verità. Poiché sono tre che rendono testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue. E questi tre sono una cosa sola. Naturalmente si deve intendere dello spirito di santificazione, del sangue della redenzione, dell'acqua del battesimo: tre cose che sono una stessa cosa...»

    Mentre alcuni sulla base di queste lettere e trovando affinità tra la teologia di Priscilliano(Dio: tre potenze in Gesù Cristo Dio universale; alle volte somiglia al sabellianismo e manicheismo, altre volte ha connotati ortodossi; mettendo particolare enfasi sull'astinenza e celibato e non è chiaro se ha o non ha connotazioni astrologiche-magiche, di cui Priscilliano era accusato) e la sua formulazione del Comma giungono alla conclusione che l'intero Comma sia stato creato da Priscilliano, teoria avanzata per prima da Karl Kunstle, che però molti altri non appoggiano (Priscillianus, Liber Apologeticus II, sez. 45 p. 37:-f45r|91 rigo 15/f45v|92 rigo 8-; sez. 47-48 p. 39:-f47v|96 rigo 16/f48r|97 rigo 1-):

    «Cuius symboli iter custodientes omnes hereses doctrinas instituta uel dogmata, quae sibi altercationem non ingenia, sed studia fecerunt, catholico ore damnamus, baptizantes, sicut scribtum est, in nomine patris et fili et spiritus sancti; non dicit autem 'in nominibus' tamquam in multis, sed in uno, quia unus deus trina potestate uenerabilis omnia et in omnibus Christiis est...Nobis enim Christus deus dei filius passus in carnem secundum fidem symboli baptizatis et electis ad sacerdotium in nomine patris et fili et spiritus sancti tota fides, tota uita, tota ueneratio est...»

    traduzione

    «Conserviamo la via del simbolo da tutte le eresie, dottrine, istituzioni e dogmi che hanno argomenti riprovevoli, ma con intelligenza o devozione li condanniamo con la nostra bocca cattolica, battezzando, come è scritto, 'nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo'; infatti non si dice 'nei nomi' come in molti, ma in uno, perché un Dio è venerabile con la sua triplice potenza, tutto è e Cristo è in tutto...Infatti per noi Cristo, Dio, Figlio di Dio, passato nella carne secondo il simbolo della fede, battezzato ed eletto al sacerdozio nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, è tutta la fede, tutta la vita, è tutta la venerazione...»

  181. ^ Febadio di Agen, Liber contra Arianos XXII(secondo altre suddivisioni XIII oppure cap 27), 5-6(PL 20 col 30AB):

    «Sicut alius a Filio Spiritus, sicut a Patre Filius. Sic tertia in Spiritu, ut in Filio secunda persona: unus tamen Deus omnia, -trascrizione manoscritto Leyde: quia tres unum sunt/Migne:tres unum sunt-. Hoc credimus, hoc tenemus, quia hoc accepimus a prophetis: hoc nobis Evangelia locuta sunt: hoc apostoli tradiderunt: hoc martyres passione confessi sunt: in hoc mentibus fidei etiam haeremus, contra quod etiam si angelus de coelo annuntiaverit, anathema sit»

    traduzione

    «Come altro [persona] è lo Spirito dal Figlio, tanto il Figlio è [altro] dal Padre. Come lo Spirito è la terza, così il Figlio è la seconda persona [della Divinità]: eppure un Dio è in tutte, -trascrizione manoscritto Leyde: perché i tre sono uno [trad diff. i tre che sono uno]/Migne: tre sono uno-. Questo crediamo, questo manteniamo perché questo abbiamo ricevuto dai profeti: questo ci hanno detto i Vangeli: questo gli Apostoli tramandarono: questo hanno confessato i martiri nella passione[sofferenza]:in questo aderiamo anche con le menti di fede, anche se un angelo annunziasse dal cielo contro questa [fede], sia anatema.»

    L'unico manoscritto è il Leiden, Bibliotheek der Universiteit, Voss. lat. 2° 58 (IX secolo), contra arianos fol. 117r-124v; Di cui la trascrizione (Le livre de Saint-Phébade contre les Ariens p. 67, vista98) del manoscritto con una riproduzione della pagina del manoscritto dell'estratto di riferimento(Le livre de Saint-Phébade contre les Ariens vista 96), anche se in bassa qualità che conferma la lettura quia tres unum sunt al posto della lettura tres unum sunt del Migne. Infatti anche se l'immagine è in bassa risoluzione con molte parti annerite si comprende questo:

    «/rigo 8\:secunda persona, est et tertia in Spiritu sancto. Denique Dominus: Petam, inquit, a Patre meo et alium advocatum dabit vobis. Sic alius a Filio Spiritus sicut a /rigo 9\:Patre Filius. Sic tertia in Spiritu, ut in Filio secunda persona: unus tamen Deus omnia, quia tres unum sunt. Hoc credimus, /rigo 10\:hoc tenemus, quia hoc accepimus a prophetis: hoc nobis Evangelia locuta sunt: hoc apostoli tradiderunt: hoc martyres /rigo 11\:passione confessi sunt: in hoc mentibus fidei etiam haeremus, contra quod etiam si angelus de coelo annuntiaverit, /rigo 12\:anathema sit...»

    La posizione degli studiosi in genere è ritenere questo un riferimento al solo verso corto 1 Gv 5, 8 o una semplice espressione teologica per esprimere il concetto di Trinità e che non ha a che fare con una vera citazione. Altri invece affermano questo come un chiaro riferimento al Comma e al suo finale.

  182. ^ Agostino(354-430), De civitate Dei contra Paganos V, 11(PL41, 153):

    «Deus itaque summus et verum cum Verbo suo et Spiritu sancto, quae tria unum sunt, Deus unus omnipotens, creator et factor omnis animae atque omnis corporis, cuius sunt participatione felices, quicumque sunt veritate, non uanitate felices, qui fecit hominem rationale animal ex anima et corpore, qui eum peccantem nec inpunitum esse permisit nec sine misericordia dereliquit»

    traduzione:

    «Dunque il Dio sommo e vero con il Verbo suo e lo Spirito Santo, -letterale: i quali tre sono uno/che sono uno in tre-, [è] un Dio onnipotente, creatore e fattore -letterale: di ogni anima/(dell’universo spirituale)- e -letterale: di ogni corpo/(sensibile, fisico)-: di cui sono felici partecipanti [in Lui] , quelli che sono nella verità, non felici nella vanità; che fece l’uomo [come] animale razionale composto di anima e di corpo, che non permise -a lui peccatore/al trasgressore- né di esserlo impunemente, né di lasciarlo senza misericordia.»

    Manoscritto tra i più antichi:Vat. Lat. 426(IX secolo) f78v rigo 20-24;

    Alcuni ritengono la citazione di sopra un'allusione al Comma da parte di Agostino, ma visto sia Contra Maximinum II, 22, 3(PL 42, 794-795) in cui parla di interpretazione teologica del verso 1 Gv 5, 7 corto che il Regensburg Epistolae rhetoricae-Monaco.Bayerische Staatsbibliothek clm 14596(XI/XII secolo)-folio 18r rigo 2/5- scoperto dal Fickermann:

    «Replicationem illam in epistola lohannis: et tres sunt qui testimonium dant, pater et verbum et spiritus beatus Hieronimus ratam esse astruit; beatus vero Augustinus ex apostoli sententia et ex grece linguae auctoritate demendam esse prescribit.»

    traduzione:

    «San Girolamo sosteneva che la ripetizione verbale [replicatio] nella [prima] Epistola di Giovanni E tre sono quelli che rendono testimonianza, il Padre, il Verbo e lo Spirito fu stabilito come certo. Al contrario, sant'Agostino prescrisse che fosse rimosso, sulla base del significato dell'Apostolo e dell'autorità della lingua greca.»

    : concludono che Agostino abbia stabilito, dopo studi personali sul testo greco del Nuovo Testamento, che il Comma non fosse scrittura. Agostino, Tractatus in Ioannis evangelium XXXVI.10(PL 35, 1669):

    «...In ore duorum vel trium testium stabit omne verbum: nisi quia hoc modo per mysterium Trinitas commendata est, in qua est perpetua stabilitas veritatis? Vis habere bonam causam? Habeto duos vel tres testes, Patrem et Filium et Spiritum sanctum...»

    traduzione:

    «...Sulla bocca di due o tre testimoni si stabilirà ogni parola: perché infatti tal maniera fu prescritta attraverso il mistero della Trinità, dove è stabilità la perpetua verità? Vuoi avere una buona causa? Fate(producete) due o tre testimoni, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo...»

    Utilizzato da Agostino in correlazione di episodi dell'antico testamento per lo più. manoscritto tra i più antichi: Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 207(circa IX secolo) f46v rigo 2-4 e margine.

    Pseudo Agostino o Anonimo(V secolo/VII secolo), Liber de divinis Scripturis sive Speculum Audi Israhel, CSEL 12, 314(cap II) e 326 (cap III):

    «Item illic: Quoniam tres sunt qui testimonium dicunt in terra, spiritus, aqua et sanguis: et hii tres unum sunt in christo iesu. et tres sunt qui testimonium dicunt in caelo, pater, uerbum et spiritus: et hii tres unum sunt...Item iohannes in epistula I: Spiritus est qui testimonium reddit, quia spiritus est ueritas. Item illic: Tres sunt qui testimonium dicunt in caelo, pater, uerbum et spiritus, et hii tres unum sunt...»

    traduzione:

    «Anche lì: Perché tre sono che rendono testimonianza sulla terra, spirito, acqua e sangue; e questi tre sono uno in Cristo Gesù. e tre sono che rendono testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno... Allo stesso modo, Giovanni nella prima lettera: È lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Anche lì: Ci sono tre che rendono testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno»

    In generale due tipologie di manoscritti: Paris, BnF lat. 9380(IX secolo) f339r colonna 2 rigo 29(CSEL 12, 314) e f339v colonna 2 rigo 18(CSEL 12, 326) la cosiddetta versione ridotta, senza Comma(et hi tres unum sunt); Paris BnF lat. 15082 (XII secolo) f157r (vista 156), p. 2, rigo 18-21 (CSEL 12, 314) e f159v (vista 159), pagina 1, rigo 1(CSEL 12, 326) versione col Comma (Tres sunt qui testimonium dicunt in caelo, pater, verbum et spiritus et hii tres unum sunt)

  183. ^ Eucherio di Lione(380-450),CSEL, vol 10, Formulae Spir.Intelligentiae De Numeris, III, p. 59 (versione corta: considerata autentica) oppure Formularum Spiritualis Intelligentiae Ad Uranium, XI, III (PL 50, col 770A) (versione lunga: considerata interpolata). Qua c'è un problema in quanto vi sono fonti con la doppia testimonianza e fonti con una sola; le più antiche dal VI secolo (fonte qui, manoscritto di esempio IX-X secolo: Vat lat 552, folio 18r, rigo 4-5) in poi hanno il Caput De Numeris corto:

    «III. ad trinitatem; in Iohannis epistula: tria sunt quae testimonium perhibent: aqua sanguis spiritus»

    traduzione:

    «III. Sulla Trinità nella lettera di Giovanni: tre sono che portano testimonianza: l'acqua, il sangue e spirito»

    e una versione corta del caput De Terrenis dell'opera. La versione lunga, anche conosciuta come seconda redazione(manoscritto esempio del XII secolo:MS-B-49) invece ha il Caput De Terrenis (vedi anche PL 50, 747D;manoscritto f57v, col 2, rigo 26-28) con notevoli aggiunte tra cui questa:

    «ut ait Ioannes Evangelista: Tres sunt, qui testimonium dant in terra, spiritus, aqua, et sanguis»

    traduzione:

    «come dice l'evangelista Giovanni: Tre sono che danno testimonianza sulla terra, spirito, acqua e sangue»

    e il Caput De Numeris più lungo (PL 50 col 770A;vedi anche manoscritto con qualche elemento ulteriore:manoscritto folio 72v, col 1, rigo 34-39):

    «III. Ad Trinitatem; in Ioannis Epistola: Tres sunt qui testimonium dant in coelo, Pater, Verbum, et Spiritus sanctus, et tres sunt qui testimonium dant in terra, spiritus, aqua et sanguis (I Ioan. V, 7) . Et in Gen.: Tres propagines (Gen. XL, 10)»

    traduzione:

    «III. Sulla Trinità Nell'Epistola di Giovanni: Tre sono che danno testimoninza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo, e tre sono che danno testimonianza sulla terra, lo spirito, l'acqua e il sangue (1 Gv 5, 7). E nella Genesi: Tre tralci (Gen. XL, 10)»

    Gli studiosi pensano che sia interpolato anche per il testo presente in: De questionibus difficilioribus Novi Testamenti,Instructione I, 2 'In Epistola Ioannis'(CSEL 10, pag 138, rigo 3-8) di Eucherio:

    «plures tamen hic ipsam interpretatione mystica intellegunt trinitatem, eo quod perfecta ipsa perhibeat testimonium Christo: aqua patrem indicans...sanguine Christum demonstrans...spiritu uero sanctum spiritum manifestans»

    traduzione:

    «ma i più, con un'interpretazione mistica, comprendono la Trinità stessa, che dà perfetta testimonianza in Cristo: l'acqua indica il Padre...il sangue mostra Cristo...lo Spirito in realtà rivela lo Spirito Santo»

  184. ^ Cassiodoro(485-585), Complexiones Canonicarum Epistolarum Septem:Epistola S. Joannis ad Parthos, X, V, 1(PL 70, 1373A):

    «Omnis qui credit quia Jesus est Christus, ex Deo natus est, et reliqua...sed potius vincunt saeculum, quando in illum credunt qui condidit mundum. Cui rei testificantur in terra tria mysteria: aqua, sanguis et spiritus, quae in passione Domini leguntur impleta: in coelo autem Pater, et Filius, et Spiritus sanctus; et hi tres unus est Deus.»

    traduzione:

    «Chi crede che Gesù è il Cristo è nato da Dio e il resto...ma piuttosto vincono -il secolo/il mondo-, quando credono in Colui che ha creato il mondo. A tal fine rendono testimonianza sulla terra, i tre misteri: l'acqua, il sangue e lo spirito, che vengono detti compiuti nella passione del Signore:in cielo -invece/in realtà- il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; e questi tre sono un solo Dio.»

    Mentre alcuni hanno ritenuto questa una citazione al Comma visto l'ordine dei testimoni terreni e i due punti potrebbe anche semplicemente trattarsi di spiegazione interpretativa.

    Manoscritto:Verona, Biblioteca capitolare, XXXIX(37)(VII-VIII secolo)

  185. ^ Fulgenzio di Ruspe, -Responsio contra Arianos/Responsio contra Aranos Liber Duo-, objectio 10, responsio (PL 65, 224B):

    «...In Patre ergo et Filio et Spiritu sancto unitatem substantiae accipimus, personas confundere non audemus. Beatus enim Joannes apostolus testatur, dicens: Tres sunt qui testimonium perhibent in coelo, Pater, Verbum, et Spiritus; et tres unum sunt (I Joan. V, 7). Quod etiam beatissimus martyr Cyprianus, in epistola de Unitate Ecclesiae confitetur, dicens: Qui pacem Christi et concordiam rumpit, adversus Christum facit; qui alibi praeter Ecclesiam colligit, Christi Ecclesiam spargit. Atque ut unam Ecclesiam unius Dei esse monstraret, haec confestim testimonia de Scripturis inseruit. Dicit Dominus: Ego et Pater unum sumus. Et iterum: De Patre et Filio et Spiritu sancto scriptum est: Et tres unum sunt...»

    traduzione:

    «Quindi, nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo, accettiamo l'unità della sostanza, non osiamo confondere le persone. Perché il beato Giovanni Apostolo, testimonia dicendo: Tre sono quelli che portano testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito; e i tre sono uno (1 Giovanni 5:7). Che anche il beato Cipriano martire confessa nella sua Lettera sull'unità della Chiesa, dicendo: Colui che rompe la pace e la concordia di Cristo si fa nemico Cristo; chi raccoglie altrove fuori della Chiesa, disperde la Chiesa di Cristo. E per mostrare che c'è una Chiesa di un [solo] Dio, inserisce subito queste testimonianze delle Scritture. Il Signore dice: Io e il Padre siamo uno. E ancora: del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo è scritto: e i tre sono uno»

    Fulgenzio ritiene che Cipriano si stia riferendo al Comma nella sua opera Unità della Chiesa I, 6. Manoscritto: Bodleian Library, MS. Laud Misc. 92 (825–855) f65v rigo 2-12. Fulgenzio di Ruspe, -Pro fide Catholica/Responsio contra Arianos- 8(PL 65, 0715BC):

    «...Ter audio Deum, et unum praedicat metuendum. In Epistola Joannis: Tres sunt in coelo qui testimonium reddunt, Pater, Verbum, et Spiritus: et tres unum sunt (I Joan. V, 7). Quid dicam de patriarcha Abraham? qui cum trium speciem virorum videret, unum in eis Deum cognovit, cum dicit: Dominator Domine (Gen. XVIII, 3)...»

    traduzione:

    «Tre volte ascolto Dio, e predica una cosa -da temere/rilevante-. Nell'Epistola di Giovanni: Tre sono in cielo che rendono testimonianza, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e i tre sono uno (1 Giovanni 5:7). Cosa devo dire del patriarca Abramo? il quale, vedendo apparire tre uomini, conobbe in mezzo a loro un solo Dio, quando dice: -O Sovrano, o Signore/Mio Signore- (Gn 18,3)»

    Manoscritto: Genève, Bibliothèque de Genève ms lat.15 f66r col 1 rigo 16-23.

    Fulgenzio di Ruspe, De Trinitate ad Felicem IV(PL 65, 500D):

    «En habes in brevi alium esse Patrem, alium Filium, alium Spiritum sanctum: alium et alium in persona, non aliud et aliud in natura; et idcirco Ego, inquit, et Pater unum sumus (Joan. X, 30). Unum, ad naturam referre nos docet, Sumus, ad personas. Similiter et illud: Tres sunt, inquit, qui testimonium dicunt in coelo, Pater, Verbum, et Spiritus, et hi tres unum sunt (I Joan. V, 7). Audiat Sabellius sumus, audiat tres, et credat esse tres personas, et non sacrilego corde blasphemet, dicendo ipsum sibi esse Patrem, ipsum sibi Filium, ipsum sibi Spiritum sanctum: tanquam modo quodam seipsum gignat, aut modo quodam a seipso ipse procedat; cum hoc etiam in naturis creatis minime invenire possit, ut aliquid seipsum gignere valeat. Audiat scilicet et Arius, Unum, et non differentis Filium dicat esse naturae, cum natura diversa unum dici nequeat. Filius itaque clamat, Ego et Pater unum sumus (Joan. X, 30); et: Qui me videt, videt et Patrem (Joan. XIV, 9). Et Apostolus de eo: Qui cum in forma Dei, inquit, esset, non rapinam arbitratus est esse se aequalem Deo (Philip. II, 6)...»

    traduzione:

    «In breve, considera che c'è un Padre, un altro Figlio, un altro ancora Spirito Santo, [differenti] l'uno e l'altro in persona, non [differenti] l'uno e l'altro in natura; e intorno a ciò, dice: Io e il Padre siamo uno (Gv 10,30); cioè: l'Uno, ci istruisce per riferirsi alla natura, il Siamo, [è] per le persone. Allo stesso modo dice: Tre sono che testimoniano in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito, e questi tre sono uno (1 Gv 5,7). Ascolti Sabellio, il Siamo, ascolti tre e creda che ci sono tre persone, e non bestemmi con cuore sacrilego, dicendo che lo stesso sia [in persona] il Padre, (lo stesso) il Figlio e (lo stesso) lo Spirito Santo: come se generasse sé stesso, o come se Lui procedesse da sé stesso; benché ciò (la vera relazione tra persone divine) possa essere scoperto anche nelle nature create, affinché Lui stesso (lo Spirito Santo) abbia potenza per generare qualcosa. Ascolti naturalmente anche Ario, l'Uno, e dica che il Figlio non è di differente natura, poiché una natura diversa non può essere chiamata una. Il Figlio dunque proclama: Io e il Padre siamo uno (Gv 10,30); e: Chi vede me vede anche il Padre (Gv 14,9). E l'apostolo disse di Lui: Il quale essendo nella forma di Dio, non credette, che fosse una rapina quel suo essere uguale a Dio (Fil 2,6)»

    Manoscritti vedi Mirabile web: Oxford, Corpus Christi College, 139 (XII secolo) ff. 101r-110r

    Oxford, Merton College, 16 parte I(XIV secolo) ff. 247v-249v

  186. ^ Isidoro di Siviglia/Ps-Isidoro(VI-VII secolo), Testimonia divinae Scripturae et Patrum, II De distinctione personarum Patris, Filii, et Spiritus sancti. 1(PL 83, 1203C):

    «In Epistola Joannis. Quoniam tres sunt qui testimonium dant in terra, Spiritus, aqua, et Sanguis; et tres unum sunt in Christo Jesu; et tres sunt, qui testimonium dicunt in coelo, Pater, Verbum, et Spiritus, et tres unum sunt. In Epistola II. Quoniam multi fallaces prodierunt in hunc mundum, qui non confitentur, Dominum nostrum Jesum in carne venisse, hi sunt fallaces, et antichristi sunt.»

    traduzione:

    «Nell'epistola di Giovanni. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza sulla terra, lo Spirito, l'acqua e il Sangue; e i tre sono uno in Cristo Gesù; e tre sono quelli che testimoniano in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo e i tre sono uno. Nella II Epistola. Perché molti -ingannatori/falsi profeti- girano in questo mondo, i quali non confessano il nostro Signore Gesù venuto nella carne, sono -ingannatori/falsi profeti- e sono anticristi.»

    Manoscritto: München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 14096(VIII secolo) f63r rigo 8-17

  187. ^ Clemente Alessandrino(150-215)/Ps-Clemente Alessandrino o Teodoro che ne riprende suoi estratti, Eclogae Propheticae 13,1(PG 9, 703D-704D):

    «ΙΓ'. "Πᾶν ῥῆμα ἵσταται ἐπὶ δύο καὶ τριῶν μαρτύρων", ἐπὶ Πατρὸς καὶ Υἱοῦ καὶ ἁγίου Πνεύματος, ἐφ' ὧν μαρτύρων καὶ βοηθῶν αἱ ἐντολαὶ λεγόμεναι φυλάσσεσθαι ὀφείλουσιν.»

    latino:

    «XIII. Omne verbum firmatur in duobus vel tribus testibus: hoc est, in Patris, in Filio, ac Spiritu sancto; quibus testibus et adjutoribus quae mandata vocantur, observari debent.»

    traduzione:

    «13. Ogni parola è stabilità su due o tre testimoni.Sul Padre, Figlio e Spirito Santo; Sulla cui testimonianza e assistenza le prescrizioni legiferate devono essere osservate.»

    .Unico manoscritto:Italia, Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Plut 05.03-X secolo- folio 380r rigo 11-14. Alcuni ritengono questo un riferimento al Comma. Invece gli studiosi tendono a ritenerlo un riferimento solo a Deuteronomio 19, 15/Matteo 18, 16-Matteo 28, 19; e a rifiutare il riferimento al Comma: sia perché alcuni mettono in dubbio la paternità di questi estratti o altri li ritengono dei materiali preparatori di Clemente(per vedere i problemi delle fonti di quest'opera e gli studi sulle origini vedere: 'NUOVI' FRAMMENTI DELLE "IPOTIPOSI" DI CLEMENTE ALESSANDRINO) sia in forza di una porzione di opera(degli appunti) di Clemente Alessandrino, Adumbrationes Clementis Alexandrini in epistolas canonicas, frammento I, sezione 3,23-28(PG 9, 738CD):

    «Iste est, inquit, qui venit per aquam et sanguinem; -et iterum/et it erum- , quia tres sunt, qui testificantur, spiritus, quod est vita, et aqua, quod est rigeneratio ac fides, et sanguis, quod est cognitio, et hi tres unum sunt. In salvatore quippe istae sunt virtutes salutiferae, et vita ipsa in ipso Filio eius exsistit»

    traduzione:

    «Egli [Giovanni] dice: Questo è Colui che venne con l'acqua e il sangue; e ancora, poiché tre sono che rendono testimonianza, lo Spirito, che è vita, e l'acqua, che è rigenerazione e fede, e il sangue, che è conoscenza; E questi tre sono uno. Perché nel Salvatore sono quelle virtù salvifiche, e la vita stessa esiste nel Suo stesso Figlio»

    Siccome però l'opera va col titolo Adumbrationes (schizzi) e ex interpretationes (dall'interpretazione) di Cassiodoro e in più nel prologo c'è un'ammissione di censure ortodosse dell'opera (PG 9, 729-730) di cui ci sono altre versioni del prologo(vedi anche -01.08.03/04- in latino e traduzione inglese):

    «Haec Commentariola...Cassiodorus transtulisse videtur;...ubi ait:Clementem Alexandrinus Epistolam S. Petri primam, S. Joannis primam et secundam et Jacobi(rectius Judae), Attico sermone declarasse. Addit porro, quod si quidem Clemens ibi multa quidem subtiliter, sed aliqua incaute locutus est, se ita trasferri fecisse in Latinum, ut, exclusis quibusdam offendiculis, purificata doctrina eius securior potuisset hauriri. Nimirum se profitetur, non tam interpretis, quam censoris jure usum;...»

    traduzione:

    «Questo commento...Cassiodoro sembra tradurre;...dove dice: Clemente d'Alessandria ha chiarito l'epistola di S. Pietro prima, S. Giovanni: la prima e la seconda, e Giacomo (più giustamente di Giuda), nel discorso Attico. Aggiunge inoltre, che se invero Clemente ha parlato di molte cose sottilmente, ma altre incautamente, di modo che se facendo la traduzione in latino, escluse alcune [cose] offensive, così la sua dottrina avrebbe potuto essere purificata con sicurezza. Sicuramente [lui(Cassiodoro)] si professa non tanto come interprete, ma come censore giudizioso;...»

    Alcuni manoscritti del prologo e/o del frammento: Codex Laudunensis 96 (VIII/XI secolo), Codex Berolinensis latinus 45 (XIII secolo), Codex Vaticanus 6154(XVI secolo) 1 Gv 5,6-8:folio 205r (immagine 213) rigo 3-9. Alcuni pro-Comma hanno speculato che il Comma fosse stato tagliato da Cassiodoro con l'espressione -et iterum/et it erum-; altri studiosi, che ci fossero riflessioni poco ortodosse, magari tendenti allo gnosticismo, invece la maggior parte semplicemente che et iterum fosse lì per giustificare il salto nel testo biblico, perciò in realtà nessun taglio del commento in quel punto è stato fatto. Vedi:

  188. ^ Origene (185–254)o Pseudo-Origene(IV secolo) in Scholia Psalmos 122-123-, 2(PG 12 col 1633D-1634D):

    «...∆οῦλοι κυρίων Πατρὸς καὶ Υἱοῦ πνεῦμα καὶ σῶμα· παιδίσκη δὲ κυρίας τοῦ ἁγίου Πνεύματος ἡ ψυχή. Τὰ δὲ τρία Κύριος ὁ Θεὸς ἡμῶν ἐστιν· οἱ γὰρ τρεῖς -manoscritto:εἰς τὸ ἕν/Migne dal Cordler:τὸ ἕν- εἰσιν.»

    Traduzione letterale:

    «...I servi dei loro Signori: il Padre e il Figlio, sono lo spirito e il corpo; e la serva/ancella della Signora: lo Spirito Santo è l'anima; e i tre sono il Signore Dio nostro, perché i tre sono -in uno/uno-»

    vari sostenitori del Comma hanno considerato questo un riferimento allusivo al Comma poiché nei testi patristici(PG 12 col 1633D-1634D) l'allegoria alla Trinità termina con:οἱ γὰρ τρεῖς τὸ ἕν εἰσιν (perché questi tre sono Uno); però nell'unico manoscritto (Folio 236v-482 von 567-, rigo 34-35 della scritta a margine) esistente dello scholium termina con: οἱ γὰρ τρεῖς εἰς τὸ ἕν εἰσιν (perché questi tre sono in uno) che fa apparire il pensiero di Origene più come una reinterpretazione letterale del finale del verso considerato canonico per applicarlo alle tre persone Divine, secondo alcuni la differenza è data dal fatto che venne usato un manoscritto differente con la variante dell'unità per il testo di Cordler, sulla base delle lievi differenze che ci sono tra il testo stampato di Cordler e il testo del manoscritto(vedi qui pagg 588-591 di contro in alcuni testi stampati dove vengono elencati i manoscritti usati per la trascrizione del Cordler viene detto: i punti in cui c è differenza coi manoscritti il Cordler ha esercitato il proprio giudizio: introduzione alla catena dei salmi pag 20) infatti al momento una prova decisiva in favore di tale tesi non c'è. Al contrario nel commento al Vangelo di Giovanni VI, 26 di Origene quando fa riferimento all'epistola di Giovanni non ci sono elementi della formulazione del comma, ma sembra far riferimento alla formulazione corta e al suo finale: Bayerischen Staatsbibliothek München Cod.graec. 191 [or Codex Monacensis XIII secolo-Folio 169r, rigo 24/25 o vedi PG 14, Col. 275B-276B):

    «...Τούτῳ τε συμφώνως ἐν τῇ ἐπιστολῇ ὁ μαθητὴς Ἰωάννης τὸ πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ καὶ τὸ αἷμα ἀνέγραψεν τὰ τρία εἰς ἓν γινόμενα...»

    latino:

    «...Huic consona discipulus Joannes scripsit in Epistola, dicens, spiritus, aquam et sanguinem tria esse quae facta fuerint unum...»

    traduzione:

    «...In accordo anche a quello nell'Epistola, il discepolo Giovanni: lo Spirito, l'acqua e il sangue; dice: i tre -lett:[hanno] il risultato in uno/diventano uno-...»

    ; un altro caso in cui viene utilizzata la formulazione del finale dei tre testimoni terrestri è il Commento al Vangelo di Matteo di Origene tomo XII, 43-PG 13, col 1083B-1084B o manoscritto folio 37v rigo 22- o traduzione italiana qui pp. 390-392:

    «...Ἰησοῦν μόνον, καὶ οὐδένα ἄλλον. ἓν -manoscritto:γὰρ- μόνον γέγονε Μωσῆς ὁ νόμος -manus:κοὶ/migne:καὶ- Ἠλίας ἡ προφητεία Ἰησοῦ τῷ εὐαγγελίῳ, καὶ οὐχ ὥσπερ ἠσαν πρότερον τρεῖς, οὕτω μεμενήκασιν, ἀλλὰ γεγόνασιν οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἔν...»

    latino:

    «...Jesus solum, nec quem quam aliud viderunt. Moses qui lex est, et Elias, hoc est, prophetae, unum et idem facti sunt ac Jesus, id est Evangelium; nec ut prius tres erant, ita permanserunt, sed tres unu facti sunt...»

    traduzione:

    «...Gesù solo, e nessun altro. Mosè, la Legge, ed Elia, il Profeta, -sono infatti/sono- diventati -lett: uno solo/una cosa sola- -lett: col Vangelo di Gesù/con Gesù, con il Vangelo-, e non come erano prima tre, così -permasero/rimasero-, ma i tre sono diventati -lett: uno/una sola cosa-...»

    dove nel commento alla trasfigurazione sul monte (Tomo XII, cap 42-43) applica per spiegarla i versi di 1 Giovanni 5,7-9, e qualcuno ha pensato anche a un riferimento ai testimoni celesti (motivato da espressioni del tipo: Πέτρος μέν οὖν λέγων· ποιήσωμεν ὧδε τρεῖς σκηνάς, ἀφ’ ἑαυτοῦ μίαν καὶ ἀπὸ τοῦ υἱοῦ μίαν καὶ ἀπὸ τοῦ ἁγίου πνεύματος μίαν · φωτεινὴ γὰρ Πατρός, υἱοῦ καὶ ἁγίου πνεύματος νεφέλη ἐπισκιάζει τοὺς Ἰησοῦ γνησίους μαθητάς·...-Per cui Pietro, quando dice: Facciamo qui tre tende, [intende dire che] una [tenda viene] da Lui Stesso (dal Padre), una dal Figlio, e una dallo Spirito Santo. La nube luminosa del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, infatti, avvolge continuamente con la sua ombra i veri discepoli di Gesù....-; oppure: [migne:και] τὴν περὶ αὐτοῦ μαρτυρίαν τοῦ θεοῦ προσλαβόντες, ὡς μὴ φέροντες τὰς τοῦ Λόγου αὐγὰς ἐταπεινώθησαν ὑπὸ τὴν κραταιὰν χεῖρα τοῦ θεοῦ-...e [(i tre apostoli)] accolsero la testimonianza di Dio sul suo conto, ma siccome non sopportavano i raggi del Verbo, furono umiliati sotto la potente mano di Dio...-) e dove nella formulazione del finale (1 Gv 5, 8) usa sì la struttura dell'accordo (εἰς τὸ ἕν/εἰς ἕν), ma con un verbo/termine per indicare unità(commento evangelo di Matteo:γεγόνασιν/Commento Evangelo di Giovanni:γινόμενα). C'è però chi fa notare che in tutti questi casi Origene usa la formulazione οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἕν/τὰ τρια εἰς ἕν...(i testimoni sono al genere neutro) per loro chiaro sintomo che il testo di Origene aveva solo i testimoni terreni. Inoltre, Tommaso D'Aquino riferisce una frase in correlazione a Origene: i tre, che danno testimonianza in cielo(Tommaso d'Aquino,The Trinity and The Unicity of The Intellect, Tradotto da Rose Emmanuela Brennan, 2009, The Trinity, articolo 4 Domanda 3 p. 93) o opera in latino [84536 Sulla Trinità, parte 2 q. 3a. 4 co. 2]:

    «Origenes autem Platonicis documentis insistens arbitratus est hoc modo in fide nostra ponendum esse tres, qui testimonium dant in caelo (1 Ioh). ultimo, sicut Platonici tres principales substantias posuerunt...»

    traduzione:

    «Origene, però, insistendo sugli insegnamenti dei platonici, in questo modo rendendo salda nella nostra fede che tre [sono], che danno testimonianza in cielo(1 Gv). infine, poiché i platonici affermavano tre principali sostanze...»

    ; ma non si comprende se questa sia solo una citazione biblica che mette in correlazione col riutilizzo degli insegnamenti platonici che Origene riteneva di riutilizzare in correlazione alla fede o sia anche una vera e propria citazione di un pensiero di Origene.
  189. ^ Eusebio di Cesarea(265-340), De Ecclesiastica Theologia 3.4; vedi Migne Patrologia Graeca Vol 24: pp. 1003 A-1004 A(Heuriskomena panta:6; manoscritto Trinity College, O.4.41, XVII secolo, f130v rigo 6-13):

    «τὸ δὲ αὐτὸν εἶναι τοῦ ἐν αὐτῷ λόγου Πατέρα, καὶ Υἱὸν αὐτοῦ τὸν ἐν αὐτῷ λόγον, τῆς Σαβελλίου κακοδοξίας ἦν γνώρισμα.Ὠς αὖ πάλιν καὶ τὸ λέγειν τὰ τρία [nota 36:Nimirum unum atque eumdem Deum...] εἶναι, τὸν Πατέρα καὶ τὸν Υἱὸν καὶ τὸ ἅγιον Πνεῦμα· Σαβελλίου γὰρ καὶ τοῦτο. Ὂ δη καὶ αὐτὸ Μάρκελλος ὧδέ πη ἀπεφαίνετο γράφων· Ἀδύνατον γὰρ τρεῖς ὑποστάσεις οὔσας ἑνοῦσθαι μονάδι. εἰ μὴ πρότερον ἡ τριὰς τὴν ἀρχὴν ἀπὸ μονάδος ἔχοι.»

    sarebbe da tradurre con:

    «Ma [nota 35:il detto] che Egli è [nota 35:sia] il Padre del Verbo in sé, e/[nota 35:che] il Figlio di Lui, il Verbo in sé, è segno della blasfemia di Sabellio. E ancora allo stesso modo, l'affermazione che i tre sono [seguendo la nota 36:lo stesso uno]:il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo è anche di Sabellio: che lo stesso Marcello pensa quando scrive: “È impossibile che tre ipostasi esistenti siano unite in una monade a meno che prima la triade non abbia avuto inizio da una monade»

    Siccome però il testo greco risulta criptico il Migne aggiunge la nota 36 utilizzando la spiegazione del sabellianesimo nella lettera 64 di Basilio. Così il Klostermann sembra congetturare ἓν per ovviare al problema nel testo greco (Klostermann,De ecclesiastica theologia con apparato, 1902;Klostermann,Scaife Viewer, 1906):

    «τὸ δὲ αὐτὸν εἶναι τοῦ ἐν αὐτῷ λόγου Πατέρα, καὶ Υἱὸν αὐτοῦ τὸν ἐν αὐτῷ λόγον, τῆς Σαβελλίου κακοδοξίας ἦν γνώρισμα, ὡς αὖ πάλιν καὶ τὸ λέγειν τὰ τρία <ἓν> εἶναι, τὸν πατέρα καὶ 1906:[ὅπως]/1902:[τὸν] υἱὸν καὶ τὸ ἅγιον πνεῦμα, Σαβελλίου γὰρ καὶ τοῦτο. 1906:[ὃ δὴ καὶ τουτο]. ο δη καὶ συνιεὶς τὰς αὐτὸ Μάρκελλος ὧδέ πη γράφων ἀπεφαίνετο 1906:[γραφάς] ἀδύνατον γὰρ τρεῖς ὑποστάσεις οὔσας ἑνοῦσθαι μονάδι. 1906:[ὡρίζετο μιαν ειναι] 1902/1906:εἰ μὴ πρότερον ἡ τριὰς τὴν ἀρχὴν ἀπὸ μονάδος ἔχοι.»

    traduzione

    «Ma [nota 35:il detto] che Egli è [nota 35:sia] il Padre del Verbo in sé, e/[nota 35:che] il Figlio di Lui, il Verbo in sé, è segno della blasfemia di Sabellio, e così ancora a sua volta l'affermazione che i tre sono <uno>: il Padre, e [come]/il Figlio e lo Spirito Santo, è anche di Sabellio. Marcello espresse questa stessa opinione e da qualche parte scrisse: È impossibile che tre ipostasi esistenti siano unite in una monade. [Viene stabilita la monade:] se non che prima la triade non abbia avuto inizio da una monade.»

    Altri pensano che ἓν sia semplicemente sottinteso nel contesto poiché pare essere una ricapitolazione della teologia sabelliana (una monade-persona Dio in tre manifestazioni/maschere dello stesso) dove questa concezione eretica di trinità/unità viene espressa in vari modi, contrariamente all'ortodossia(tre persone tutte e tre Dio completo ma altresì un solo Dio sostanza divina); in quest'opera Eusebio accusa Marcello di Ancira di eresia sabelliana fallendo visto che verrà riconosciuta la sua ortodossia(Dizionario patristica e Teodoreto di Cirro, Historia Ecclesiastica libro II, 6, 1). Vedi anche traduzione italiana dell'editore Franzo Migliori, Teologia ecclesiastica p. 190, 1998.Questo discorso, secondo alcuni, pone Eusebio (ricordando la sua commissione imperiale di 50 bibbie in greco: Vita di Costantino, libro IV, 36-37) come uno dei possibili responsabili principali dell'eliminazione del Comma, poiché poteva avallare l'eresia sabelliana. Come ulteriore prova argomentano che Eusebio di Cesarea era solito citare Matteo 28,19 in modo diverso: Andate e ammaestrate tutte le genti nel Mio Nome...(Demonstratio Evangelica, Libro III, cap 6, 132, p. 152; Libro III, cap 7, 136, p. 157-in particolare l'analisi fatta in questo punto, della versione breve, porta questi studiosi a ritenere che Eusebio la ritenesse autentica scrittura a discapito della versione battesimale-; Libro III, Cap 7, 138, p. 159 e altre citazioni compresa l'Orazione in lode all'imperatore Costantino, capitolo 16, sezione 8) invece dell'ortodosso: Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo....

    Ci sono invece studiosi che affermano non esserci nessuna fonte che dimostri la manomissione da parte di Eusebio di Cesarea di edizioni delle sacre scritture, ma il tutto è una teoria cospirativa che sfrutta le convinzioni eretiche sabelliane come capro espiatorio e delle dubbie interpretazioni di alcune lettere a Costantino, il tutto per spiegare un'ipotetica scomparsa del Comma. Mettono anche in luce che Eusebio di Cesarea non citava un verso diverso di Matteo, ma citava anche il verso Matteo 28, 19 completo (Contra Marcellum I.1.9[PG 24, 715C-716B]; I.1. 36[rif.PG24, 716D-718B]; Theologia III. 5.22[PG 24, 1013A-1014A]; Socrate Scolastico, Storia della Chiesa I, 8-riferisce che Eusebio pronuncia un Credo con la formula battesimale trinitaria-; Teofania 4.8 e altri); il motivo per cui delle volte non lo cita nel modo conosciuto è perché era solito abbreviare le citazioni, armonizzare le citazione con gli altri vangeli o usarle in modo che si adattassero di più all'argomento trattato:

  190. ^ Basilio/Pseudo-Basilio/Didimo il cieco o altro autore (si intende autore-350-IV Secolo per le conclusioni sul vero autore libri IV e V di Adversus Eunomium: scritti abbozzati di Basilio e le scoperte archeologiche a riguardo vedi Didimo il cieco dello Spirito, 1998, p. 10- e Eunomio apologia, Basilio di Cesarea contro Eunomio-2007 pp. 73-79), Adversus Eunomium, Libro V, Cur et Spiritus filius Filii non dicatur (PG 29 col 733C-734D); Quod si quis Spiritum ex Deo non dicat, ne Verbum quidem, 3(PG 29 col 746D-748AB); Quod non ab equivocatione identitas sed a natura divina unitas cognoscitur, 2 e 3(PG 29 col 753-754B e 755-756B): greco

    «-Διά τι μή και το Πνεύμα υιός του Υιού-...Εἴρηται ταῦτα, καὶ ἔστι καλῶς, ὥς ἐστι τοῖς ἀπεριέργως πιστεύουσιν εἰς Θεὸν καὶ Λόγον καὶ Πνεῦμα, μίαν οὖσαν θεότητα, τὴν καὶ μόνην προσκυνητήν. Καὶ μηδαμοῦ παρείσδυσις γένηται πλήθους, ἀλλ' ἕκαστον ἐπὶ τῆς Τριάδος ἓν ὂν ἐπιγινώσκηται, εἷς Πατὴρ, εἷς Υἱὸς, ἓν Πνεῦμα ἅγιον...-εἰ μὴ τὸ Πνεῦμα ἐκ Θεοῦ λέγοι τις, οὐδὲ τὸν Λόγον.-cap 3...Καὶ ὅτε λέγεται τὸ παιδίον ἅγιον ἐκ Πνεύματος ἁγίου γεγεννῆσθαι, οὐ χωρὶς τοῦ λόγου Πνεῦμα παραγεγονὸς εἰς τὴν τοῦ βρέφους ὑπόστασιν ὑποληψόμεθα, καί τοι λέγοντος τοῦ Ἰωάννου ὅτι, Ὁ Λόγος σὰρξ ἐγένετο, καὶ τῷ Λόγῳ τῆς σαρκώσεως ἐπιγραφομένης. Ἀλλὰ διὰ πάντων δῆλον, ὅτι καὶ ἐν τῷ Λόγῳ τὸ Πνεῦμα, καὶ ὁ Λόγος ἐν τῷ Πνεύματι, τῆς ἑνώσεως τῆς κατὰ τὴν θειότητα μὴ διαιρουμένης.Τριάδα μὲν γὰρ ἡ τῶν τριῶν ὀνομάτων παράληψις ἐξαριθμεῖ, καὶ παρίστησι, τῆς δὲ Τριάδος ἔχει τὴν ἕνωσιν ἡ καθ' ἓν ὄνομα δήλωσις· ὡς τό· Ἐξ αὐτοῦ, καὶ δι' αὐτοῦ, καὶ ἐν αὐτῷ τὰ πάντα, συνήγαγεν εἰς ἓν ὄνομα τό τε τοῦ Πατρὸς ἰδίωμα καὶ τοῦ Υἱοῦ καὶ τοῦ ἁγίου Πνεύματος. Εἷς γὰρ Θεὸς, ἐξ οὗ τὰ πάντα· καὶ εἷς Κύριος Ἰησοῦς Χριστὸς, δι' οὗ τὰ πάντα· ἓν δὲ Πνεῦμα ἅγιον, ἐν ᾧ τὰ πάντα...-Ὅτι οὐκ ἀπὸ ὁμωνυμίας ταυτότης, ἀλλ' ἀπὸ φύσεως θείας ἑνότης γνωρίζεται.-cap 2...ὲχθροὶ Κυριου....καὶ χάριτι υἱοποιηθέντα λέγουσι, καὶ τὸν κτίστην κτίσμα, καὶ τὸν ποιητὴν ποίημα, καὶ τὸν ἀεὶ ὄντα ἐν Πατρί ποτε μὴ ὄντα, καὶ τὸν ἐξ ὄντος Θεοῦ Υἱὸν λέγοντες ἐκ μὴ ὄντων γεγονέναι. Οὐ μόνον δὲ κατὰ τοῦ Θεοῦ καὶ Υἱοῦ ψεύδονται θεομαχοῦντες καὶ χριστομαχοῦντες, ἀλλὰ καὶ πνευματομαχοῦντες οὐ παύονται, τὸ Πνεῦμα τοῦ Θεοῦ κυριολογεῖν μὴ βουλόμενοι, σκληρῷ τραχήλῳ καὶ ἀπεριτμήτῳ καρδίᾳ ταῖς θείαις Γραφαῖς ἐναντιούμενοι. Τί δὲ ἐναντιοῦσαι τῇ καλῇ ταύτῃ πίστει καὶ σωζούσῃ ὁμολογίᾳ· Θεὸς, Λόγος, Πνεῦμα· Πατὴρ, Υἱὸς, καὶ Πνεῦμα; Οὐ ξένος ὁ Υἱὸς, οὐδὲ ἀλλότριον τὸ Πνεῦμα τοῦ Θεοῦ καὶ Υἱοῦ, οὐ τόποις μεμερισμένα, οὐκ αἰῶσι παραλαμβανόμενα, οὐ διαστήμασι μετρούμενα. Οὐκ ἐνέλιπεν Υἱός ποτε Πατρὶ, οὐδὲ Υἱῷ Πνεῦμα· ἀλλ' ἄτρεπτος καὶ ἀναλλοίωτος ἡ αὐτὴ Τριὰς ἀεί. Οὐ Πατὴρ ὁ Υἱὸς, ἀλλὰ Πατὴρ Υἱοῦ γεννήτωρ, ὡς νοῦς λόγου πατὴρ, ὡς δύναμις δυνατοῦ, ὡς σοφὸς σοφίαν γεγεννηκὼς, ὡς ὑπόστασις ἴδιον χαρακτῆρα. Ὁ δὲ Υἱὸς ἀεὶ Υἱὸς, ὡς μορφὴ Θεοῦ ὑπάρχων ἀεὶ, ὡς εἰκὼν Θεοῦ φυσικὴ ὁ Υἱός. cap 3. Ἀλλὰ καὶ τὸ Πνεῦμα εἰκὼν τοῦ Υἱοῦ εἴρηται, καὶ δάκτυλος Θεοῦ, καὶ Θεοῦ πνεῦμα, καὶ ῥῆμα καὶ πνεῦμα στόματος, καὶ ἀγαθὸν πνεῦμα, καὶ εὐθὲς, καὶ ἡγεμονικὸν, καὶ πνεῦμα δυνάμεως, καὶ Κύριος καὶ Θεὸς εἴρηται τὸ τοῦ Θεοῦ πνεῦμα, ὡς καὶ ὁ Λόγος...Ὤστε ή δυάς ὲν δυάδι δεδηλωμένη,ἣ και τριὰς ἐν τριάδι ὡσαύτως, ἐν τῷ αὐτῷ Ἀποστόλῳ σαφῶς μαρτυρήσει καὶ τοῖς προφήταις, ὅτι μὴ τὴν δυάδα ἀναιροῦσι, μᾶλλον δὲ Τριάδα τὴν Μονάδα κηρύσσοντες, ἀλλ', ἑνότητα θεότητος εἰδότες, ἐν ἑνὶ προσόπῳ τὰ τρία κηρύσσουσι...»

    latino

    «-Cur et Spiritus filius Filii non dicatur-...Haec dicta sunt, et sunt recte dicta, sicuti sunt, iis qui, sine curiosa investigatione, credunt in Deum et Verbum et Spiritum, unam deitatem, quae et sola adoranda est.Et ut nusquam introducatur multitudo, sed unumquodque in Trinitatem unum esse cognoscatur, unus Pater, unus Filius, unus Spiritus Sanctus...-Quod si quis Spiritum ex Deo non dicat, ne Verbum quidem- cap 3...Et cum puer sanctus ex sancto Spiritu conceptus esse dicitur, non sine Verbo Spiritum ad formandum infantem accessisse suspicamur, praesertim cum Joannes dicat: Verbum caro factum est, cumque Verbo ascribatur incarnatio. Verum per omnia palam est Spiritum et in Verbo esse, et Verbum in Spiritum, cum unio secundum deitate non dividatur. Nam trium nominum acceptio Trinitatem enumerat, ac declarat: sed declaratio quae per unum nomen fit, unionem Trinitatis habet: hunc ad modum illud: Ex ipso, et per ipsum, et in ipso omnia, in unum nomen et Patris et Filii et Spiritus sancti proprietatem collegit. Unus enim Deus est ex quo omnia, et unus Dominus Jesus Christus, per quem omnia; unus itidem Spiritus sanctus, in quo omnia...-Quod non ab equivocatione identitas sed a natura divina unitas cognoscitur- cap 2...Inimici Domini...adoptione atque gratia filium factum fuisse dicunt, et creatorem creaturam, et factorem facturam, et eum qui semper est in Patre, aliquando non fuisse, et Filium qui est ex Deo qui est, factum ex nihilo fuisse affirmantes. Non solum autem adversus Deum ac Filium mentiuntur, Deo repugnantes et Christo, sed etiam adversus Spiritum pugnare non intermittunt: quippe Dei Spiritum Dominum vocare nolunt, cervice dura et incircumciso corde Scripturis divinis adversantes. Cur autem adversaris bonae huic fidei, et salvanti confessioni: Deus, Verbum, Spiritus: Pater, Filius et Spiritus? non alienus est Filius, neque alienus Spiritus a Deo et Filio: non locis divisi, non saeculis circumscripti non intervallis dimensi. Non defuit unquam Filius Patri, nec Filio Spiritus: sed immutabilis et inalterabilis est eadem Trinitas semper. Non Pater est Filius, sed Pater Filii genitor: ut mens verbi pater, ut potentia potentis, ut sapiens qui sapientia genuit, ut hypostasis proprium charactera. Filius autem semper est Filius, ut forma Dei semper exsistens, ut naturalis Dei imago Filius.cap3. Sed Spiritus imago dictus est Filii, et digitus Dei, et Dei spiritus, et verbum et spiritus oris, et spiritus bonus, et rectus, et principalis, et spiritus potentiae, et Dominus et Deus dictus est Dei spiritus, sicut et Verbum...Quare indicata in dualitate dualitas, aut etiam trinitas in trinitate, perinde in eodem Apostolo atque in prophetis aperte testificabitur, eos non dualitatem, imo nec Trinitatem tollere, cum unitatem praedicant: sed eos, deitatis cognita unitate, tres in una persona praedicare...»

    Traduzione (solo testo greco)

    «...-Perché lo Spirito non viene chiamato figlio del Figlio-...Queste cose sono dette, e sono buone[rette], affinché per coloro -semplicemente/senza ricerca- credono in Dio e nella Parola e nello Spirito, una e la stessa Divinità, l'unica adorata. E non ci sono una moltitudine di intrusi[persone], ma ciascuno della Trinità è uno: un [solo] Padre, un [solo] Figlio, un [solo] Spirito Santo...-Se loro dicono che lo Spirito non viene da Dio, nemmeno la Parola-cap 3...E quando leggiamo che il Santo pargolo è concepito di Spirito Santo, siamo convinti che lo Spirito formi l'essere del bambino non separatamente dalla Parola; e [secondo] le parole di Giovanni che la Parola si fece carne, quando alla Parola è ascritta l'incarnazione. Ma tutte queste cose sono manifeste perché lo Spirito è nella Parola e la Parola è nello Spirito non essendo divisa l'unità secondo la Divinità. Infatti invero l'utilizzo dei tre nomi enumera e mostra la Trinità: ma la dichiarazione secondo un nome [al singolare] è l'Unità della Trinità: come ciò: Da Lui, per mezzo di Lui e in Lui ogni cosa ha riunito in un Nome l'idioma del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Perché c'è un solo Dio, dal quale è ogni cosa; e un solo Signore Gesù Cristo, per mezzo del quale è ogni cosa; ma un solo Spirito Santo, in cui è ogni cosa...-Perché, [Dio] è riconosciuto, non per omonima (:una sola) identità, ma per natura Divina Unica-cap 2...i nemici del Signore...dicono che (Cristo) fu adottato [come] figlio e per grazia, il Creatore è creatura, il Fattore è fatto, e -Chi/Colui che- è da sempre nel Padre un tempo non lo era; dicendo che il Figlio di Dio fosse esistito [dal tempo in cui] -non esisteva/era nulla-. Non solo dunque mentono contro Dio e il Figlio, avversari di Dio e avversari di Cristo ma per finire anche avversari dello Spirito: Non volendo -invocare/chiamare- lo Spirito di Dio [come] Signore, di dura cervice e cuore incirconciso opponendosi alle Divine Scritture. Ma perché ti opponi a questa buona fede e confessione salvifica: Dio, Parola, Spirito- Padre, Figlio e Spirito?; non [è] estraneo il Figlio, e non [è] alieno lo Spirito di Dio e [del] Figlio: non separati [di] luogo, non limitati di età, né misurabili con valori. Il Figlio non è mai stato assente al Padre, e non lo Spirito al Figlio. Ma immutabile e inalterabile è la stessa Trinità sempre. Il Figlio non [è] il Padre, Ma il Padre [è] -generatore/genitore- del Figlio: come intelligenza [è] padre della Parola, come potenza della potenza, come sapienza -generatore di sapienza/[che] genera della sapienza-, come ipostasi dello specifico(stesso) carattere. Ma il Figlio [è] sempre il Figlio, come immagine del Dio sempre in essere, come riflesso fisico di Dio è il Figlio. cap 3. Ma lo Spirito è anche chiamato immagine del Figlio, dito di Dio, Spirito di Dio, parola, soffio della bocca, spirito buono, retto, regale, spirito di potenza, Signore e Dio è chiamato lo Spirito di Dio; come anche è chiamata la Parola...Pertanto il duo è dichiarato nella dualità e allo stesso modo il trio nella Trinità, nello stesso Apostolo (contesto del testo: Paolo lettera ai Romani/altri invece al di là del contesto ritengono sottinteso in realtà come riferimento: Giovanni e la prima lettera) chiaramente testimonia e nei profeti: che non aboliscono i due, ma piuttosto predicano [della] Trinità l'Unità (la Monade), anzi risaputa l'unità della Divinità, predicano in una persona [ognuno] i tre (lett. neutro: le tre cose)...»

    Alcuni studiosi (tra cui Forster), in realtà una minoranza, ritenevano e ritengono che: l'autore (Basilio o qualcun altro), sembra mettere in continua correlazione le scritture nella loro forma testuale analizzandole Matteo 28, 19 e Giovanni 5, 7 (Comma) senza però mai mettere dei riferimenti precisi sul secondo. In realtà non si riesce a capire se sia una cosa voluta dall'autore o frutto di un caso tale correlazione. Inoltre utilizza in questi passi dell'opera varie lettere e vangeli (Atti, Matteo, Luca, Giovanni, Lettera ai Romani ecc.), ma mai la prima lettera di Giovanni in modo diretto; tuttavia la terminologia usata e le correlazioni fatte dall'autore in vari punti come: il fatto che usi terminologie come enumerare la Trinità in riferimento a Matteo 28, 19, dove di fatto non vengono enumerate, ma elencate le persone divine, come invece di fatto è in alcune versioni del Comma, il fatto che sviluppi terminologia parallela tra Dio, Verbo, Spirito in contrapposizione a Padre, Figlio, Spirito preferendo molto spesso il termine Spirito a Spirito Santo e le metta in correlazione sembrando fare un confronto tra la terminologia di Matteo 28, 19 e 1 Giovanni 5, 7. Persino il Porson, noto per le sue posizioni avverse in riferimento alla conoscenza del Comma da parte dei greci antichi, ha ritenuto un passaggio in particolare quasi una citazione del verso: πιστεύουσιν εἰς Θεὸν καὶ Λόγον καὶ Πνεῦμα, μίαν οὖσαν θεότητα, τὴν καὶ μόνην προσκυνητήν-credono in Dio e nella Parola e nello Spirito, una e la stessa Divinità, l'unica adorata-. Questi e altri elementi(i quali potrebbero comunque essere accidentali) hanno fatto credere ad alcuni che l'autore volesse alludere più volte al Comma Giovanneo senza farne un uso diretto.

    Manoscritti: in greco Bodleian Library MS. Barocci 228 (X/XI secolo), f200r rigo 9-33 (PG 29 753B-754B), f200v/f201r rigo 35/5 (PG 29 755-756B); Libreria Vaticana Digitale Vat.gr.408 (seconda metà X secolo): immagine 334 (f326v) rigo 10-17 (PG 29 733C), immagine 339 (f331v) rigo 9-26 (PG 29 col 746D-748AB), immagine 341/342 (f334r/f334v) rigo 10/10(PG 29 753B-754B), immagine 342/343(f335r/f335v) rigo 26/rigo 3 (PG 29 755-756B). In latino Urb.lat.518 (XV secolo): f83v 18-23 (PG 29 733C),f87r/f87v rigo 18/rigo1 (PG 29 col 746D-748AB), f89r/f89v rigo 22/rigo 16(PG 29 753B-754B),f90r rigo 21-26(PG 29 755-756B).

    Per alcune considerazioni su questo argomento vedi:

  191. ^ Gregorio Nazianzeno, Oratio 31: De Spiritu Sancto IX, XIX (PG 36 143A-144A e 153CD-154CD); Oratio 39: In sancta Lumina XI (PG 36 345D-347A); Oratio 45: In Sanctum Pascha XXX (PG 36 663C-664C). Questi sono i riferimenti che maggiormente vengono considerati per questo autore a favore del Comma, riferimento al sunto del Comma al neutro (per il Forster forma solenne per riferirsi al Comma), alla grammatica del testo (di cui però l'autore sembra dare scarsa rilevanza e anzi la utilizza contro il suo interlocutore) e un'allusione al Comma: greco

    «cap Θ'...Οὔτε γὰρ ὁ Υἱὸς Πατὴρ (εἷς γὰρ Πατὴρ), ἀλλ' ὅπερ ὁ Πατήρ· οὔτε τὸ Πνεῦμα Υἱὸς, ὅτι ἐκ τοῦ Θεοῦ (εἷς γὰρ ὁ Μονογενής), ἀλλ' ὅπερ ὁ Υἱός· ἓν τὰ τρία τῇ θεότητι, καὶ τὸ ἓν τρία ταῖς ἰδιότησιν·...cap ΙΘ'. ̓Αλλ ̓ ἐμοὶ, φησίν, ἐκεῖνα συναριθμούμενα λέγεται, καὶ τῆς αὐτῆς οὐσίας, οἷς συνεκφωνεῖται καταλλήλως, καὶ τὰ ὀνόματα· οἶον, ἄνθρωποι τρεῖς, καὶ θεοὶ τρεῖς, οὐχὶ τρία τάδε, καὶ τάδε. Τίς γὰρ ἡ ἀντίδοσις; τοῦτο νομοθετοῦντός ἐστι τοῖς ὀνόμασιν, οὐκ ἀληθεύοντος. Ἐπεὶ κἀμοὶ Πέτρος, καὶ Παῦλος, καὶ Ἰωάννης, οὐ τρεῖς, οὐδὲ ὁμοούσιοι. ἕως ἂν μὴ τρεῖς Πέτροι, καὶ τρεῖς Παῦλοι, καὶ Ἰωάνναι το σοῦτοι λέγονται. "Ο γὰρ σὺ τετήρηκας ἐπὶ τῶν γενικωτέρων όνομάτων, τοῦτο καὶ ἡμεῖς ἀπαιτήσομεν ἐπὶ τῶν εἰδικωτέρων κατὰ τὴν σὴν ἀνάπλασιν· ἢ ἀδικήσεις, μὴ διδοὺς ὅπερ εἴληφας. Τί δαὶ ὁ Ἰωάννης; Τρεῖς εἶναι τοὺς μαρτυροῦντας λέγων ἐν ταῖς Καθολικαῖς, τὸ Πνεῦμα, τὸ ὕδωρ, τὸ αἷμα, ἆρά σοι ληρεῖν φαίνεται; Πρῶτον μὲν, ὅτι τὰ μὴ ὁμοούσια συναριθμῆσαι τετόλμηκεν, ὃ τοῖς ὁμοουσίοις σὺ δίδως. (Τίς γὰρ ἂν εἴποι ταῦτα μιᾶς οὐσίας;) Δεύτερον δὲ, ὅτι μὴ καταλλήλως ἔχων ἀπήντησεν· ἀλλὰ τὸ τρεῖς ἀῤῥενικῶς προθεὶς, τὰ τρία οὐδετέρως ἐπήνεγκε, παρὰ τοὺς σοὺς, καὶ τῆς σῆς γραμματικῆς ὄρους καὶ νόμους....-ΛΟΓΟΣ ΙΖ', ΙΑ'-...Ἓν γὰρ ἐν τρισὶν ἡ θεότης, καὶ τὰ τρία ἕν. τὰ ἐν οἷς ἡ θεότης, ἢ, τό γε ἀκριβέστερον εἰπεῖν, ἂ ἡ θεότης. ...-ΛΟΓΟΣ ΜΕ', Λ'-...Εἰ δὲ καταλύσαιμεν ἀξίως τοῦ πόθου, καὶ δεχθείημεν ταῖς οὐρανίαις σκηναῖς, τάχα σοι καὶ αὐτόθι θύσομεν δεκτὰ ἐπὶ τὸ ἅγιόν σου θυσιαστήριον, ὦ Πάτερ, καὶ Λόγε, καὶ Πνεῦμα τὸ ἅγιον· ὅτι σοὶ πρέπει πᾶσα δόξα, τιμή, καὶ κράτος, εἰς τοὺς αἰῶνας τῶν αἰώνων. ’Αμήν.»

    latino

    «cap IX...Neque enim Filius est Pater (unus enim est Pater), sed est id quod Pater : nec Spiritus est Filius, quia ex Deo est (unus enim Unigenitus), sed est id quod Filius tria hæc unum, si divinitatem specles, et unum tria, si proprietatum rationem habeas...cap XIX. At, inquis, ea connumerari dicuntur, ejusdemque essentiæ esse, quibus nomina ipsa respondent, cum efferuntur: ut homines tres, et dii tres, non autem tria hæc, aut illa, Quæ enim est hæc relata responsio? Nimirum hoc jam hominis est legem nominibus præscribentis, non verum dicere instituentis. Alioqui mihi quoque pari eadem ratione Petrus, et Paulus, et Joannes non tres erunt, nec consubstantiales, quandiu non tres Petri, aut tres Pauli, aut totidem Joannes non dicentur. Quod enim tu in generalibus nominibus retinuisti, hoc nos quoque juxta commentum tuum in specialibus postulamus. Injuste enim feceris, nisi, quod accepisti, dederis. Quid Joannes? Cum in Catholicis epistolis suis tres esse ait, qui testimonium dant, Spiritum, aquam, et sanguinem, videturne tibi delirare? Primum, quia res substantia diversas connumerare ausus est, quod tu consubstantialibus tantum tribuis. Quis enim hæc unius ejusdemque substantiæ esse dixerit? Alterum, quia modo minime congruenti voces sequentes subjunxerit; sed cum tres masculino genere proposuisset, tria neutro genere subjunxit, contra quam tuæ, atque ipsius etiam grammaticæ leges ferant....-Oratio XXXIX, XI--...Unum enim in tribus, divinitas est, et tria unum; ea, inquam, in quibus, divinitas est, vel, ut magis proprie dicam, quæ, divinitas est....-Oratio XLV, XXX-...Quod si, qualem expetimus, vitæ finem nanciscamur, atque in coelestia tabernacula recipiamur, illic quoque tibi fortasse super altari tuo sancto grata sacrificia offeremus, ο Pater, et Verbum, et Spiritus sancte: in saecula saeculorum. Amen.»

    italiano

    «cap 9...Il Figlio, infatti, non è il Padre, poiché il Padre è uno solo, ma è ciò che è il Padre; lo Spirito non è il Figlio perché proviene da Dio (uno solo, infatti è l’Unigenito), ma è ciò che è il Figlio. I Tre sono Uno per la divinità, e l’Uno è Tre per le proprietà...cap 19. Ma [costui afferma] si dice che sono connumerate e della stessa sostanza quelle cose per le quali si pronunziano insieme e scambievolmente i nomi: come quando si dice ‘tre uomini’, e ‘tre dèi’, non ‘tre di queste cose e tre di queste altre’. Che cos’è questa tua replica? Ciò che fai è tipico di colui che pone leggi ai nomi, non di chi dice la verità. Poiché anche per me Pietro, Paolo e Giovanni non sono tre, né della stessa sostanza, finché non si parli di ‘tre Pietri’, o ‘tre Paoli’, o Giovanni’. Questa regola a cui tu ti sei attenuto a proposito dei nomi di genere, noi la richiederemo anche a proposito di quelli di specie, conformandoci alla tua invenzione. Altrimenti, sarai ingiusto a non concedere a noi ciò che tu hai assunto. E che dire di Giovanni, che nelle sue Epistole Cattoliche afferma: Sono tre quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l’acqua, il sangue? O forse ti sembra fuori di senno? Innanzitutto, infatti, ha avuto il coraggio di contare insieme realtà non consustanziali, cosa che tu ammetti di fare solo con quelle che sono della stessa sostanza (chi potrebbe dire, infatti, che queste realtà sono della stessa sostanza?); poi ha risposto senza mettere le parole in rapporto reciproco, ma dopo avere posto ‘tre’ al maschile, ha aggiunto al neutro le tre cose, violando le norme e le regole della tua grammatica...-Orazione 39, cap 11-...Perché uno nei tre è la Divinità, e i tre sono uno, questo uno in cui è la Divinità, o per parlare più accuratamente, che è la Divinità.... -Orazione 45, cap 30-....Ma se dobbiamo essere liberati, secondo il nostro desiderio, ed essere ricevuti nel Tabernacolo celeste, anche lì può essere che ti offriremo sacrifici graditi sul tuo altare, al Padre, alla Parola e allo Spirito Santo; poiché a te appartiene ogni gloria, onore e potenza, nei secoli dei secoli. Amen.»

    In particolare per l'orazione 31 Constantine Tischendorf (Gk. Test., Ed. Viii., Ad. Loc.) ritiene la citazione: Sono tre quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l’acqua, il sangue un'apparente citazione volta a nascondere l'allusione alla doppia testimonianza (vedi nota 3723),mentre il Porson pp. 237-238 ritiene che non c'è riferimento al Comma nelle orazioni di Gregorio. Per l'orazione 45 nonostante degli studi(Sulle interpolazioni della XLV Orazione di San Gregorio Nazianzeno) che denotano interpolazioni volti a unire varie argomenti dell'orazione (prese da altre orazioni) in modo un po' artificioso queste non sembrano interessare la parte presa in esame nell'orazione. Ritrattando dell'orazione 31 potrebbero esserci altri richiami (sempre se non siano elementi accidentali del discorso) al Comma (PG 36 Col 153C-156A): greco

    «... Αλλ ̓ ἐμοὶ, φησίν, ἐκεῖνα συναριθμούμενα λέγεται, καὶ τῆς αὐτῆς οὐσίας, οἷς συνεκφωνεῖται καταλλήλως, καὶ τὰ ὀνόματα· οἶον, ἄνθρωποι τρεῖς, καὶ θεοὶ τρεῖς, οὐχὶ τρία τάδε, καὶ τάδε. Τίς γὰρ ἡ ἀντίδοσις; τοῦτο νομοθετοῦντός ἐστι τοῖς ὀνόμασιν, οὐκ ἀληθεύοντος. Ἐπεὶ κἀμοὶ Πέτρος, καὶ Παῦλος, καὶ Ἰωάννης, οὐ τρεῖς, οὐδὲ ὁμοούσιοι. ἕως ἂν μὴ τρεῖς Πέτροι, καὶ τρεῖς Παῦλοι, καὶ Ἰωάνναι το σοῦτοι λέγονται....Τι δαί σοι ο καρκίνος, τό τε ζῶον, τό τε όργανον, ό τε αστήρ; τι δαι ο κύων, ό τε χερσαίος, και ο ένυδρος, και ο ουράνιος; ου τρεις λέγεσθαί σοι δοκούσι καρκίνου και κύνες; Πάντως γε. Αρα ούν παρά τουτο και ομοούσιοι; Τις φήσει των νούν εχόντων; "Οράς όπως σου διαπέπτωχεν και περί της συναριθμήσεως λόγος, τοσούτοις εληλεγμένος;.Ει γαρ μήτε τά ομοούσια πάντως συναριθμειται, καί συναριθμειται τά μή ομωύσια, ἥ τε τῶν ονομντων συεκφωνησις επ' αμφοιν, τι σοι πλεον ὧν εδογμάτισας ;»

    latino

    «...At, inquis, ea connumerari dicuntur, ejusdemque essentiæ esse, quibus nomina ipsa respondent, cum efferuntur: ut homines tres, et dii tres, non autem tria hæc, aut illa, Quæ enim est hæc relata responsio? Nimirum hoc jam hominis est legem nominibus præscribentis, non verum dicere instituentis. Alioqui mihi quoque pari eadem ratione Petrus, et Paulus, et Joannes non tres erunt, nec consubstantiales, quandiu non tres Petri, aut tres Pauli, aut totidem Joannes non dicentur....Jam, quid tibi cancer, qui et animal est, et organum, et sidus ? Quid canis, qui terrestris est, et marinus, et coelestis ? Nonne tres cancri, aut canes tibi dici videntur ? Ita profecto. An ergo proinde quoque consubstantiales sunt ? Quis sanus hoc dixerit? Videsne quomodo tibi hoc connumerationis argumentum, lot tantisque rationibus confutatum, corruerit? Nam cum nec consubstantialia semper connumerentur, et quæ disparis essentiæ sunt, interdum connumerentur, et tamen in utrisque nomina simul efferri perspiciamus, ex tuis dogmatibus quid tibi accessit?»

    italiano

    «Ma [costui afferma] si dice che sono connumerate e della stessa sostanza quelle cose per le quali si pronunziano insieme e scambievolmente i nomi: come quando si dice ‘tre uomini’, e ‘tre dèi’, non ‘tre di queste cose e tre di queste altre’. Che cos’è questa tua replica? Ciò che fai è tipico di colui che pone leggi ai nomi, non di chi dice la verità. Poiché anche per me Pietro, Paolo e Giovanni non sono tre, né della stessa sostanza, finché non si parli di ‘tre Pietri’, o ‘tre Paoli’, o Giovanni’....Che ne pensi, allora, della parola 'cancro', che indica l'animale, lo strumento e la costellazione? Cosa pensi della parola 'cane', che indica l'animale della terra e quello dell'acqua e quello del cielo (la costellazione)? Non ti pare che si parli di tre cancri e di tre cani? Sicuramente sì. Allora, per questo sono anche consustanziali? Quali persone di buon senso potranno dirlo? Vedi come ti è venuto a cadere il discorso sulla connumerazione, confutato con queste argomentazioni? Se le cose consustanziali non vengono contate insieme -in ogni caso/sempre-, e se vengono connumerate anche quelle non consustanziali, e se comunque -si riferisce a entrambe la relativa denominazione/sono coenunciati dei nomi(delle denominazioni) in modo simile su entrambi-, che cosa ti resta delle dottrine che hai stabilito?»

    Dove tutto questo discorso potrebbe essere visto come allusione alla ripetizione di οἱ μαρτυροῦντες(come sostantivo: i testimoni) nel Comma sia per cose non consustanziali che per cose consustanziali. Come contro-argomentazione però bisogna anche dire che Elia Cretese (XI-XII secolo) commentando l'orazione 31 non sembra fare nessun riferimento al Comma neppure in forma allusiva (BnF grec 975A oratio 31 26v oppure Svizzera Basel A. N. I. 08 Oratio 31 f148r-186r). Per informazioni sui manoscritti dei commenti di Elia Cretese sulle Orazioni vedi Elias of Crete's commentary of Gregory Nazianzus, Caroline Macè – Patrick Andrist. Manoscritti: Oratio 31, IX (PG 36 143A-144A) con commento: Basel, Universitätsbibliothek, A. N. I. 08(fine XII/inizio XIII secolo) f157r e XIX (153C-156A) con commento: Basel, Universitätsbibliothek, A. N. I. 08(fine XII/inizio XIII secolo) 166r/f167r rigo 23/38; Oratio 39, XI(PG 36 col 345D-347A): British Library MS 22732(X secolo) f234v colonna 2 rigo 5-11; Oratio 45, XXX(PG 36 663C-664C):British Library MS 22732(X secolo) folio 309v, colonna 1-2, rigo 22-10.
  192. ^ Cesario di Nazianzo/Pseudo-Cesario(IV-VI secolo)/Cesario vescovo di Arles (470-542): Dialogo I, interrogatio III(PG 38, 859D-860D):

    «Καὶ οὔτε αἱ τρεῖς ὑποστάσεις εἰς τοσαύτας φύσεις τέμνουσι τὴν μίαν τὴς θεότητος οὐσίαν, οὔτε ἡ μία οὐσία εἰς ἓν πρόσωπον καὶ μίαν ὑπόστασιν συνελείφθη, καὶ συναιπεῖται τὴν τρίστομον καὶ τρισαένναον κρήνην τῆς θεότητος· φῶς τοίνυν ὁ Πατὴρ, φῶς ὁ Υἱὸς, φῶς τὸ θεῖον Πνεῦμα· ἀλλ’ οἱ τρεῖς ἓν ὑπάρχουσιν φῶς...»

    latino

    «Atque tres hypostases deitatis unam essentiam in totidem naturas non dividunt: ita unitas essentiæ fontem illum deitatis tribus ostiis æternum fluentem, in unam sive personam sive hypostasin neque commiscet neque contrahit. Ergo et Pater lumen est, et Filius est lumen, et Spiritus itidem sanctus et nihilo tamen minus hi tres unum lumen exsistunt...»

    italiano

    «E né le tre ipostasi in queste nature confluiscono in un'unica essenza della Divinità, né l'unica essenza in una persona e unica ipostasi è compresa: anzi è implicita la tri-sorgente e tri-eterna fonte della Divinità. Pertanto il Padre è luce, il Figlio è luce, lo Spirito Divino è luce. Ma i tre sono uno [che] esistono come una luce...»

    Alcuni hanno ritenuto e ritengono che questo passaggio sia un riferimento al Comma Giovanneo Forster pagg 92-93; vedi anche manoscritto: British Library, MS 21061(XV secolo) f173v rigo 14-20. Però in Dialogo II, interrogatio CXIII(PG 38 col 995BC-996BC vedi anche ed. di Elias Ehinger questio 51 responsio p. 114 rigo 8):

    «Τρίμορφος δὲ ἡ ἴρις, τὸ μὲν ἐμυθρόν, τὸ δὲ ἀερῶδες, τὸ δὲ ποάζον ὑπάρχουσα χλοανὴ, τὴν εἰρήνην, καὶ σοφίαν, καὶ δύναμιν, καὶ Λόγον, καὶ Θεὸν τῶν ὅλων, ἐν αἵματι, καὶ ὕδατι, καὶ πνεύματι, κόσμῳ ἐπιφοιτᾷν προμηνύουσα, ὕδατι μὲν τοῦ βαπτίσματος πᾶσαν κτίσιν διὰ τῶν Ἰορδάνου ῥείθμων τοῦ αἴσχους ἀποκλύζοντα, Πνεύματι δὲ θείῳ τοὺς νοητοὺς καταποντοῦντα γίγαντας. Μετὰ δὲ τὸν περίγειον τῶν εἰδώλων καὶ δαιμόνων καταπνιγμὸν καὶ ἀπόκλυσιν, τὸ δι' αἵματος σημεῖον σωτηρίας ἡμῖν δια δοται, τῆς ἀληθοῦς ἔρεως καὶ εἰρήνης τοῦ Θεοῦ καὶ Λόγου, ὥσπερ ἐπὶ τύπῳ διὰ σαρκὸς ἐκταθέντος, ἐναργὲς σημεῖον ἔρεως καὶ ἀφοβίας κατακλυσμοῦ δαιμόνων ἡμῖν γενόμενος, ἐκ τῆς ἐκείνων καταιγίδος ἡμᾶς ἐπισπασάμενος, φάσκων· ̔́Οταν ὑψωθῶ ἀπὸ τῆς γῆς (ἐπὶ σταυρῷ δηλονότι), πάντας ἑλκύσω πρὸς ἐμαυτόν. Καὶ πάλιν φησίν· Ἰδοὺ δέδωκα ὑμῖν ἐξοὐσίαν· πατεῖν· ἐπάνω ὄψεων καὶ σκορπίων· καὶ ἐπὶ πᾶσαν δύναμιν τοῦ ἐχθροῦ· καὶ τρεῖς ὑπάρχειν τού του μάρτυρας, φησὶν ὁ ὑψηλὸς Ἰωάννης, τὸ αἷμα, καὶ τὸ ὕδωρ, καὶ τὸ πνεῦμα, καὶ οἱ τρεῖς ἔν εισιν...»

    latino

    «Est autem iris triformis. Nam partim quidem rubra, partim caerulea, partim instar herbæ viridis est; et pacem, et sapientiam, et potentiam, et Verbum, et Deum universitatis rerum omnium, in sanguine et aqua et spiritu in mundum venire significans: baptismi quidem aqua omnem creaturam per Jordanis fluxus a turpitudine abluentem; Spiritu autem sancto eos qui mente intelliguntur submergentem gigantes. Ceterum post terrestrem idolorum et dæmonum suffocationem et diluvium, sanguine signum salutis nobis dautum est, veræ illius conciliationis et pacis Dei ac Verbi velut ante in figura, sic nunc carne extenti, ut qui sit evidens signum propitiationis et securitatis a dæmonum diluvio nobis factus, ex illorum procella nos ad se trahens, cum inquit: Postquam exaltatus fuero a terra, in cruce videlicet, omnes traham ad meipsum. Et iterum inquit: Ecce dedi vobis potestatem calcandi super serpentes et scorpiones, et super omnem potestatem inimici. Tres item huius testes esse inquit eximius ille Iohannes, sanguines et aquam et Spiritum, et hos tres unum esse»

    italiano

    «Ora è arcobaleno triforma. l'uno scarlatto, l'altro ceruleo, l'altro ancora verdeggiante come erba viva; [prefigurando] la pace, la sapienza e la potenza e la Parola e Dio Universale[lett. di tutti] nel sangue, acqua e spirito a significare la venuta nel mondo: così dall'acqua del battesimo attraverso cui ogni creatura si purifica della deformità[del peccato] nei flutti del Giordano; Ma per lo Spirito di Dio coloro che sono intesi come giganti sono affogati. Ma dopo la morte degli idoli e demoni soffocati e devastati, attraverso il sangue ci viene dato il segno della salvezza, della vera conciliazione e pace di Dio e della Parola: come prima figura estesa nella carne segno forte di conciliazione e impavidità di devastazione dei demoni venuto a noi che ci trascina verso Lui dalla tempesta, quando afferma: quando sarò elevato da terra (sulla croce ovviamente) tutti trarrò a me. E chiarisce ancora: Ecco vi ho dato autorità: calpestare serpenti e scorpioni; e sopra tutte le potenze del nemico. E di questo l'esimio Giovanni chiarisce che tre erano testimoni: il sangue, l'acqua e lo spirito e questi tre -siano/lett: sono- uno»

    fa varie interpretazioni sulla nuova alleanza(ma non su Dio) e su cosa rappresentino i tre elementi del verso corto però utilizzando una forma particolare del verso con sangue, acqua, spirito e che utilizza και οι τρεῖς έν εἰσιν senza εἰς perciò è possibile che interpreti il verso o che abbia un testo particolare. Manoscritto:British Library, MS 21061(XV secolo) f232v rigo 1-21. Come ulteriore dato la paternità è dibattuta: l'opera viene infatti considerata di altro autore, forse con lo stesso nome Cesario, per via delle incongruenze storiche; l'autore viene fatto risalire al VI secolo.
  193. ^ Atanasio(296–373) o Pseudo-Atanasio (350-VI secolo), Quaestiones Aliae, Questio IV (PG 28 col 775D-778A e 779BC-780BC), dove l'autore per esplicare il Tre e Uno della Divinità usa il paragone con il disco solare, i suoi raggi e la luce che arriva a noi tutt'uno e tutto allo stesso tempo e dappertutto e è sempre il sole (oppure l'anima della persona: anima, ragione, spirito) usando però espressioni che secondo alcuni riconducono al Comma, mentre per altri sono solo spiegazioni teologiche: greco

    «Βλέπε συνετῶς· Ὥσπερ ἡ ἀκτὶς τοῦ ἡλίου καταβαίνει ἐξ οὐρανοῦ πρὸς τὴν γῆν, καὶ οὔτε τοῦ ἡλιακοῦ δίσκου χωρίζεται, οὔτε ἐκ τοῦ οὐρανοῦ λείπει, οὔτε ἀπὸ τῆς γῆς, ἀλλ’ ἔστι καὶ ἐν τῷ ἡλιακῷ δίσκῳ, καὶ ἐν τῷ οὐρανῷ, καὶ ἐν τῇ γῇ, καὶ πανταχοῦ, καὶ οὔτε τῶν ἄνω λείπει, οὔτε τῶν κάτω· οὕτω καὶ ὁ Υἱὸς καὶ Λόγος τοῦ Θεοῦ κατῆλθε πρὸς τὴν γῆν, καὶ οὔτε ἐκ τοῦ Πατρὸς ἔλειπε, οὔτε ἐκ τῶν οὐρανῶν, οὔτε ἐκ τῆς γῆς· ἀλλ’ ἦν καὶ ἐν τοῖς κόλποις τοῦ Πατρὸς ἀχώριστος, καὶ ἄνω καὶ κάτω, καὶ πανταχοῦ· καὶ οὐδ’ ἔκ τινος ἔλειπε. Καὶ ὥσπερ τὸ ἡλιακὸν φῶς ἐστι καὶ ἐν τῷ δίσκῳ τῷ ἡλιακῷ καὶ ἐν τῇ ἀκτῖνι, καὶ ἐν τῷ οὐρανῷ, καὶ ἐν τῇ γῇ, καὶ εἰσέρχεται ἐν ταῖς οἰκίαις καὶ πανταχοῦ, καὶ φωτίζει·...Ὥσπερ ἡ ψυχή μου μία ἐστὶν, ἀλλὰ καὶ τρισυπόστατος, ψυχὴ, λόγος, καὶ πνοή·οὕτω καὶ ὁ Θεὸς εἷς ἐστιν, ἀλλ’ ἔστι καὶ τρισυπόστατος, Πατὴρ, Λόγος, καὶ Πνεῦμα ἅγιον....Ως γάρ ψυχή, λόγος, και πνοή τρία πρόσωπα, και μία φύσις ψυχής, και ου τρείς ψυχαί· οὕτω Πατὴρ, Λόγος καὶ Πνεῦμα ἅγιον, τρία πρόσωπα, καὶ εἷς τῇ φύσει Θεὸς, καὶ οὐ τρεῖς θεοί...»

    latino

    «...Perpende diligenter, quemadmodum radius solis descendit ex caelo ad terram, neque ab orbe solari separatur, nec a caelo abest, neque a terra, sed est in orbe solari, et in caelo, et in terra, et ubique; sed neque in superioribus deficit, neque in inferioribus ; sic etiam Filius et Verbum Dei descendit ad terram, et neque Patrem dereliquit, neque caelum, neque terram : sed erat in gremio Patris inseparabilis, et supra, et infra et ubique : neque usquam desideratus est. Et quemadmodum lumen solare est et in orbe solari, et in radio, et in caelo, et in terra, et ingreditur domos, et ubique et illuminat;...Sicut anima mea una est, sed constat tribus hypostasibus, anima, ratione, et spiritu : ita Deus unus est, sed constat tribus hypostasibus, Patre, et Filio[lett:Verbo], et Spiritu sancto...Quemadmodum enim anima, ratio et spiritus tres sunt personæ, et una natura anima, et non tres animae: ita Pater, et Filius[lett:Verbum], et Spiritus Sanctus, tres persone, et unus natura Deus, et non tres Dii....»

    italiano

    «...Considera saggiamente: come il raggio del sole discende dal cielo sulla terra, e non è separato dal disco del sole, né è assente dal cielo, né dalla terra, ma è anche nel disco del sole, e nel cielo, e sulla terra, e dappertutto, e né è assente di sopra, né di sotto; così come il Figlio e la Parola di Dio discese sulla terra, e né fu assente dal Padre, né dai cieli, né dalla terra; ma era anche nello stesso seno del Padre, inseparabile, sia sopra che sotto, e dovunque, e non era assente da nulla. E come la luce solare è sia nel disco del sole che nel raggio, e nel cielo, e sulla terra, ed entra nelle case e ovunque, e illumina...Come comprendi che l'anima mia è una, ma anche tri-ipostatica: anima, ragione e spirito così anche Dio è uno, ma è anche tri-ipostatico: Padre, Parola e Spirito Santo....Come infatti anima, parola e respiro sono tre elementi [distinti della persona] , e una natura dell'anima, e non tre anime quindi Padre, Parola e Spirito Santo, tre persone, e uno per natura, Dio, e non tre dèi...»

    Manoscritto: BnF grec 1195 (XIV-XV secolo) f545v (vista 560 p. sinistra) rigo 18-29 (PG28 775D-778A) e f546v (vista 561 p. sinistra) 16-18 (PG28 779BC-780BC)e 22-23 (probabile errore del copista che salta un rigo dell'opera -l'ultima citazione- e ha adattato il testo vedi testo corretto in BL, MS 5643 (XVI secolo) f185v rigo 18-19). Atanasio/Pseudo-Atanasio, Disputatio Contra Arium 44(PG 28 col 499AB- 500AB): greco

    «...Τί δὲ καὶ τὸ τῆς ἀφέσεως τῶν ἁμαρτιῶν παρεκτικὸν, καὶ ζωοποιὸν, καὶ ἁγιαστικὸν λουτρὸν, οὗ χωρὶς οὐδεὶς ὄψεται τὴν βασιλείαν τῶν οὐρανῶν, οὐκ ἐν τῇ τρισμακαρίᾳ ὀνομασίᾳ δίδοται τοῖς πιστοῖς; Πρὸς δὲ τούτοις πᾶσιν Ἰωάννης φάσκει· Καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἕν εἰσιν

    latino

    «Quid vero loquar de vivifico et sanctificante ac peccatorum remissionem præbente lavacro, sine quo nemo videbit regnum cælorum? Annon in ter beatissima nomenclatura fidelibus datur ? Adde his omnibus quod ait Joannes : Et hi tres unum sunt»

    italiano

    «Allora non [è] anche per la remissione dei peccati procurata dall'abluzione vivificante e santificante senza il quale nessuno vedrà il regno dei cieli nella tri-beatissima nomenclatura data ai fedeli? Riguardo a tutto questo Giovanni chiarisce: E i/questi tre sono uno»

    Caratteristica del finale che potrebbe comunque derivare da errore copistico del manoscritto di riferimento da parte dell'autore o da interpretazione teologica. Opera che infine presenta vari problemi storiografici tra questi: non è confermata da nessun autore una disputa tra ortodossi contro ariani nel Concilio di Nicea e Atanasio era probabilmente diacono all'epoca, un ruolo troppo basso nella gerarchia ecclesiastica per essere parte attiva nella contesa; secondo un altro punto di vista tali considerazioni potrebbero essere ininfluenti poiché potrebbe trattarsi di un autore entusiasta della figura di Atanasio, che racconta un episodio di fantasia solo per esaltarne il personaggio e alcuni aspetti teologici. Manoscritto: manoscritto Burney Ms46/1 (XI secolo/XII secolo) folio 72v/73r rigo 32-35/1.Atanasio, Pseudo-Atanasio, Synopsis Scripturae Sacrae Liber VI, 55(PG 28 409CD-410CD): greco

    «Εξηγείται οὖν ἐπί διαφορᾶς φόβου και αγάπης, και τέκνων Θεοῦ και τέκνων διαβόλου, και περί αμαρτίας θανατικής, και μη θανατικής, και διαφοράς πνευμάτων. Και λοιπόν διαιρεί, ποίον μεν πνεύμα εκ τοῦ Θεοῦ έστι, ποίον δε της πλάνης, και πότε μεν γινωσκόμεθα τέκνα Θεοῦ, πότε δε διαβόλου και περί ποίας αμαρτίας οφείλομεν εύχεσθαι· και ὅτι ὁ μή αγαπών τον πλησίον ουκ έστιν άξιος της κλήσεως, ουδε δύναται λέγεσθαι του Χριστού. Και την ενότητα δε του Yίου προς τον Πατέρα δείκνυσι· και ότι ο αρνούμενος τον Υιόν ουδε τον Πατέρα έχει. Διακρίνει δε εν τη Ἐπιστολή ταύτη, λέγων και το ίδιον του Αντιχρίστου: είναι δε τούτο το λέγειν μή είναι τον Ιησουν αυτόν τον Χριστόν, ίνα, ώς μη όντος εκείνου, εαυτόν είπη είναι ο ψεύστης.»

    latino

    «Disserit itaque de differentia timoris et dilectionis, filiorum Dei et filiorum diaboli, de peccato mortali, et non mortali, de differentia spirituum. Discernit demum, quisnam spiritus ex Deo, quis vero seductionis sit, et quando cognoscamur filii Dei, quando vero diaboli. Item pro quo peccato orare debeamus. Et quod vocatione indignus sit, nec Christi esse dici possit, qui proximum non diligit.Unitatem etiam Filii cum Patre ostendit, et quod qui Filium negat, nec Patrem habeat. Discernit quoque in hac Epistola, quodnam sit proprium Antichristi, nempe hoc, si dicat Jesum non esse Christum, ita ut quasi ille non sit, seipsum mendax ille dicat esse Christum.»

    italiano

    «Viene quindi spiegato riguardo alla differenza tra timore e amore, tra figli di Dio e figli del diavolo, riguardo al peccato mortale e non mortale e sulla differenza di spiriti. E quindi -distingue/discerne-, quale spirito è da Dio, e quale è di -errore/seduzione-, e talvolta diventiamo figli di Dio, e talvolta del diavolo, e per quale peccato dobbiamo pregare; e che chi non ama il suo prossimo non è degno della vocazione, non si può dire di Cristo.- E/Quando- è mostrata l'Unità -anche/dunque- del Figlio con il Padre, e chi nega il Figlio non ha il Padre. E -lo distingue/discerne- nell'Epistola dicendo che colui che è chiamato anticristo è chi dice che Gesù non è il Cristo; Di modo che possa dire [di sé] quello che non è [ovvero cristo], additando quello che lui stesso è [ovvero] bugiardo [a Gesù Cristo].»

    l'opera è una ricapitolazione degli argomenti principali dei vari libri della Bibbia, in cui nella lettera di Giovanni il riferimento usato in favore del Comma è considerato tale solo da pochi studiosi: sia perché tale allusione dipende da come si traduce o si vuole leggere il testo in questione, sia perché l'autore con un certo grado di sicurezza non è Atanasio mentre per Forster ha lo stile di Atanasio mettendo come prova vari paralleli tra varie opere di Atanasio/Ps-Atanasio(Forster pagg 55-59) mentre Theodore Zahn (ricapitolazione degli argomenti principali contro autenticità dell'opera: “Synopsis Scripturae Sacrae” of ps.Athanasius di Roger Pearse) fa notare che l'autore o gli autori si contraddicono, prima dicendo che si può leggere le opere apocrife poi vietandolo; l'autore non sembra conoscere o interessato al Pastore di Erma, di cui Atanasio era estimatore e vari errori sui libri, si è anche ipotizzato che in realtà siano varie fonti o opere amalgamate insieme. Elenco Manoscritti: Pinakes, Athanasius Alexandrinus Synopsis Scripturae Sacrae.
  194. ^ Giovanni Crisostomo, Adversus Judaeos, Omelia 1 (Oratio VIII), 3(PG 48, 844 latino/greco): greco

    «Ἠκούσατε τῶν σεραφεὶμ πάλιν ἐκπληττομένων καὶ μετὰ φρίκης κραζόντων, "Αγιος, ἅγιος, ἅγιος Κύριος σαβαώθ· πλήρης πᾶσα ἡ γῆ τῆς δόξης αὐτοῦ. Προσέθηκα καὶ τὰ χερουβὶμ βοῶντα· Εὐλογημένη ἡ δόξα αὐτοῦ ἐκ τοῦ τόπου αὐτοῦ. Κάτω τρεῖς μάρτυρες, ἄνω τρεῖς μάρτυρες, τὸ ἀπρόσιτον τῆς τοῦ Θεοῦ δόξης δηλοῦντες

    latino

    «Audiistis Seraphim rursus cum stupore et horrore clamitare, Sanctus, sanctus, sanctus Dominus exercituum: plena est omnis terra gloria ejus. Addidi et Cherubim clamantes, Benedicta gloria Domini de loco ejus. Tres in terris, totidem in cælis testes, ad Dei majestatem perveniri haud posse ostenderant

    italiano

    «Avete ascoltato ancora i Serafini che con stupore e tremore acclamano: "Santo, Santo, Santo il Signore degli eserciti; tutta la terra è piena della Sua Gloria. Anch'io mi sono unito ai cherubini e gridano: benedetta è la Sua gloria dal luogo della sua dimora!. In terra (lett: in basso) sono tre testimoni, in cielo (lett: in alto) sono tre testimoni, che dichiarano l'inaccessibilità della Gloria di Dio

    Su questa omelia chiama dei testimoni per testimoniare l'inaccessibilità della Divinità, ma l'espressione che usa per esprimere ciò ha fatto pensare alcuni studiosi che fosse a conoscenza del Comma e che tale espressione non sia casuale anche la traduzione in latino fa supporre che altri lo abbiano pensato. Manoscritti in greco Vat. gr. 1920(X/XI secolo) f196v 2 colonna 21-24; BnF Coinsl. 246 (X secolo) f80v-vista 84- rigo 9/11;). Poi ci sono autori che vengono definiti come Pseudo-Crisostomo, a cui vengono attribuiti una serie di omelie di origine dubbia, più probabilmente di altri autori anche eretici o eterodossi, che sfruttando la popolarità di Crisostomo hanno messo sotto tale nome le loro opere o sono state attribuite in un secondo tempo a Crisostomo come Crisostomo/Pseudo-Crisostomo (V-VI secolo), Sermo: XI De cognitione Dei et in sancta Theophania (PG, 64, col 46A greco/latino): greco

    «Ἀλλ', ὦ Πάτερ, καὶ Λόγε, καὶ Πνεῦμα, ἡ τρισυπόστατος οὐσία, καὶ δύναμις, καὶ θέλησις, καὶ ἐνέργεια, ἡμᾶς τοὺς ὁμολογοῦντάς σου τὰς ἀσυγχύτους καὶ ἀδιαιρέτους ὑποστάσεις, ἀξίωσον καὶ τῆς ἐκ δεξιῶν σου στάσεως, ἡνίκα ἔρχῃ ἐξ οὐρανῶν κρῖναι τὴν οἰκουμένην ἐν δικαιοσύνῃ· ὅτι πρέπει σοι δόξα, τιμὴ καὶ προσκύνησις, τῷ Πατρὶ καὶ τῷ Υἱῷ καὶ τῷ ἁγίῳ Πνεύματι, νῦν καὶ ἀεὶ, καὶ εἰς τοὺς αἰῶνας τῶν αἰώνων.»

    latino

    «Verum, o Pater, Verbum et Spiritus, trium personarum substantia, et potentia et voluntas et actus, concede nobis, qui inconfusas et indivisas tuas personas confitemur, ut ad dextrani tuam stemas, cum e cœlis veneris judicare orbem in æquitate. Quia tibi convenit gloria, honor, adoratio, Patri et Filio et Spiritui sanclo, nunc et semper, et in secula seculorum.»

    italiano

    «Dunque, o Padre, e Verbo e Spirito, tri-ipostatica essenza, potenza, volontà, atto, concedi a noi che confessiamo le tue inconfuse e indivise persone/ipostasi, di essere alla tua destra, tu che discendi dal cielo, per giudicare il mondo con giustizia, perché sei degno di gloria, onore e adorazione, al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, ora e sempre, e nei secoli dei secoli.»

    Manoscritto: Trinity College(Cambridge), fonds principal B.08.07(X/XI secolo) 149r, colonna 2 , rigo 15-30. In conclusione queste e altre espressioni simili vengono usate in varie Omelie e Liturgie di Crisostomo/Pseudo-Crisostomo e ricondotte da alcuni al Comma.
  195. ^ Zaccaria Scolastico, Disputatio De Mundi Opificio (PG 85, 1141B):

    «B. Δίκαιον ἐφάνη καὶ τοῦτο. A. Εἷεν, ὧ μακάριε· πεπλήρωται ἡμῖν τὰ τῆς διαλέξεως. Νῦν δὴ καιρὸς εἰς εὐχὴν τὸν νοῦν τρέφαντας, ὑμνεῖν τὸν τοῦδε τοῦ παντὸς Ποιητὴν καὶ Δημιουργόν. Ὥ Δέσποτα καὶ Δημιουργὲ τοῦδε τοῦ παντ̀ς, ὧ Πάτερ, καὶ Λόγε, καὶ Πνεῦμα ἅγιον, ὧ θεία Τριὰς, καὶ τρισσὴ καὶ ἁγία μονὰς....»

    latino

    «B. Etiam istud consentaneum videtur. A. Expleta sunt quæ nobis in disputationem venerant. Proinde nunc tempus est ut mentem ad precem convertamus, et celebremus hujus universitatis Conditorem atque Opilicem. Domine et Opifex hujus universi, Pater, Verbum et Spiritus sancte, divina Trinitas, et trina atque sancta Unitas...»

    italiano

    «B. Anche questo mi sembra giusto. A. O sia Benedetto. Concluse le questioni della nostra disputa. Ora è il momento di rivolgere la nostra mente alla preghiera per lodare l'Artefice e il Creatore di ogni cosa. O Signore e Creatore di ogni cosa o Padre e Parola e Spirito Santo, o Divina Trinità, sia triplice che santa Unità...»

    Manoscritto: BnF, grec 460 (XVI secolo), f167v/f168r (vista 176) rigo 19/3
  196. ^ Andrea di Creta, Canones Praecipui et Triodia, Magnus Canon (PG 97, 1345D-1346D):greco

    «Υπεραρχιε, συμμορφε, πανσθενεστατη Τριας αγια · Πατερ, Λογε, Πνευμα αγιον΄· Θεε, Φως, και Ζωη, φυλαττε την ποιμνην σου»

    latino

    «Tu major principatu principioque, pari forma, potentissima Trinitas sancta; Pater, Verbum, Spiritus sancte; Deus, Lumen, et Vita, custodi tuum ovile.»

    italiano

    «O Sommo Sovrano, o Santissima Trinità conformata, onnipotente: o Padre, Verbo, Spirito Santo, o Dio, Luce e Vita, custodisci il tuo gregge»

    Elenco alcuni manoscritti:Elenco Canon Magnus su Pinakes
  197. ^ Eutimio Zigabeno, Panoplia Dogmatica, Titulus VII (PG 130, 247D-248D), in cui l'autore sviluppa una descrizione della concezione ortodossa di Dio Uno e Trino e nel farlo utilizza anche vari excursus e parafrasi commentate di altri autori tra cui Gregorio il Teologo/Nazianzeno e l'Oratio 31(esempi PG 130 247D-250B e 833CD-834CD):greco

    «Τὸ ἕν ἐπὶ μὲν τῶν ὁμοουσίων λέγεται, ἔνθα ταυτότης μὲν φύσεως, ἑτερότης δὲ ὑποστάσεων, ὡς τὸ καὶ τὰ τρία ἔν· ἐπὶ δὲ τῶν ἑτεροουσίων, ἔνθα ταυτότης μὲν ὑποστάσεων, ἑτερότης δὲ φύσεων, ὡς τὸ καὶ τὸ συναμφότερον ἐν, ἀλλʼ οὐ τῇ φύσει, τῇ δὲ συνόδῳ.»

    latino

    «Unum dicitur in iis quidem, quae sunt ejusdem essentiae, cum eadem est natura, et diversae personæ. Ex quo illud, Et tria unum sunt. In iis autem, quæ diversæ sunt essentiæ. unum dicitur, cum eadem persona est, et diversæ naturæ, ex quo illud, et utrumque unum. Unum autem non natura, sed conjunctione duarum naturarum in una persona.»

    italiano

    «La parola Uno è applicata, a cose della stessa sostanza e della stessa natura, ma con differenza di ipostasi/persona, come il: E i tre sono uno. ma in quelle cose differenti in sostanza, che hanno un'identica ipostasi/persona; come: Ed entrambi sono uno. Ma [l'uno] non è la natura, ma la congiunzione [di due nature in una sola persona (ovvero Cristo)].»

    Manoscritto:British Library Ms 11871(XII secolo) f51r rigo 20-24. Alcuni ritengono questo un possibile riferimento al Comma con l'utilizzo di Gregorio, ma potrebbe più probabilmente esserne solo un utilizzo teologico senza alcun riferimento al Comma. Da notare appunto che quando fa una citazione del verso l'utilizzo è del verso corto senza Comma da parte dell'autore. Comma che invece è stato aggiunto secondo la versione di Erasmo con l'edizione a stampa (Panoplia Dogmatica, Titulus XII: PG 130, 871BC-872BC vedi anche Migne): greco

    «Καὶ τὸ πνεῦμά ἐστιν τὸ μαρτυροῦν, ὅτι τὸ πνεῦμά ἐστιν ἡ ἀλήθεια· -Testo manoscritti Panoplia: Ὅτι τρεῖς εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες, τὸ Πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ, καὶ τὸ αἷμα· καὶ οἱ τρεῖς τὸ ἐν εἰσὶν/Testo stampato Editio Princeps(1710)- Migne: Ὅτι τρεῖς εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες ἐν τῷ οὐρανῷ, ὁ Πατήρ, ὁ Λόγος, καὶ τὸ ἅγιον Πνεῦμα· καὶ οὗτοι οἱ τρεῖς ἕν εἰσι. Καὶ τρεῖς εἰσιν οἱ μαρτυροῦντες ἐν τῇ γῇ, τὸ Πνεῦμα καὶ τὸ ὕδωρ, καὶ τὸ αἷμα· καὶ οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἐν εἰσὶν-. Εἰ τὴν μαρτυρίαν τῶν ἀνθρώπων λαμβάνομεν, ἡ μαρτυρία τοῦ θεοῦ μείζων ἐστί. Θέα δὴ πάλιν, ὅτι τῆς ἀληθείας ὁ κῆρυξ Θεόν τε καὶ ἐκ Θεοῦ θυσικῶς τὸ Πνεῦμα καλεῖ. Εἰρηκὼς γὰρ, ὅτι τὸ Πνεῦμά ἐστι τοῦ Θεοῦ τὸ μαρτυροῦν, μικρόν τι προελθὼν ἐπιφέρει,”Ἡ μαρτυρία τοῦ Θεοῦ μείζων ἐστί. Πῶς οὖν ἐστι ποίημα τὸ τῶν ὅλων Πατρὶ συνθεολογούμενον, καὶ τῆς ἁγίας Τριάδος συμπληρωτικόν;»

    latino

    «Et Spiritus est, qui Deum Spiritum veritatem esse testatur. Testo latino di Petrus Franciscus Zinus (1577): Quoniam tres sunt, qui testimonium afferunt, Spiritus, aqua, et sanguis. Et hi tres unum sunt./Migne: Quoniam tres sunt, qui testimonium afferunt in cælo, Pater, Verbum et Spiritus, et hi tres unum sunt. Et tres sunt qui testimonium dant in terra , Spiritus, aqua, sanguis. Et hi tres unum sunt.- Si testimonium hominum accipimus, testimonium Dei majus est. Veritatis praeco rursum, ut vides, et Deum et ex Deo naturaliter Spiritum vocat. Cum enim dixisset, Spiritum esse, qui testatur, paululum progrediens : Testimonium, inquit, Dei majus est. Quomodo igitur creatus est, qui una cum Patre rerum omnium Deus dicitur, et sanctam explet Trinitalem?»

    italiano

    «Ed è lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità; -Testo manoscritti Panoplia: Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza, lo Spirito, e l'acqua, e il sangue; e questi tre sono uno/Editio Princeps(1710)-Migne: Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza in cielo, il Padre, la Parola e lo Spirito Santo; e questi tre sono uno. E ce ne sono tre che rendono testimonianza sulla terra, lo Spirito, e l'acqua, e il sangue; e questi tre sono concordi in uno.- Se accogliamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è maggiore. Vedi di nuovo, che come il predicatore della Verità chiama lo Spirito per natura Dio, e da Dio. Infatti quando dice che è lo Spirito di Dio che rende testimonianza, poco più avanti prosegue: La testimonianza di Dio è maggiore. Come dunque è stato creato Colui che, insieme al Padre di tutte le cose, è chiamato Dio e completa la Santissima Trinità?»

    che ha portato in errore alcuni studiosi del XVIII-XIX secolo, che pensavano ci fosse in quest'opera una citazione del Comma. Invece secondo i manoscritti più antichi, se non anche l'originale o una sua copia, la citata versione corta è senza l'εις. Manoscritti:British Library, Ms 11871 (XII secolo) 178v rigo 1-2;Biblioteca Vaticana, Vat. gr. 404(XIV secolo) f71v (immagine 75) rigo 19. Primi testi stampati:Edizione parziale in latino di Petrus Franciscus Zinus (1577) pp. 508-509 (immagine 526/826 e 527/826) ultimo paragrafo della pagina; Editio Princeps in greco (Turgeviste, 1710) folio 112r (da 239 a 378) 1ª colonna, rigo 2-4.
  198. ^ Efrem il Siro, Sermo XXVIII, 7(Collectio selecta SS Ecclesiam Patrum vol 36, 247-248 per traduzione siriaco/latino vedi Sancti Patris Nostri Ephraem Syri Opera Omnia Vol 3, 51DF; traduzione dal siriaco vedi Selected works of S. Ephrem the Syrian pp. 195/197):

    «...si Altissimus pœnam illatæ famulo injuriæ a sorore Prophetide repoposcit, eo quod minus æque de ipso sensisset, quis iniquam de Filio majestatis cogitationem cum impunitatis spe susci piat? quisve non vereatur illum, a quo genitus est, ignem consumentem, unde emicant fulgura, et linguæ flammantes, cui si protervi isti scrutatores componantur, festuca minima res et levissima sunt; cuique in promptu est disceptatores et contensiosos quasi stipulas et vepres concremare. Pœnam tulit similem Giezius, qui Prophetam illudere conatus, ipse egregie illusus fult, cum magistrum vellet capere, captus est. Subdoli scrutatores vulgo imponere volunt, quo et ipsi trinis nominibus baptizare volunt: trium testium consona testificatione judicia constant, tres hic audis testes, quorum testimonio omnis dirimitur quæstio. Jam erit-ne aliquis, qui sanctissimos sui baptismi testes habeat suspectos?...»

    siriaco/italiano

    «...se dunque l'Altissimo vendicò il -familiare/servo- da[lla ingiustizia di] sua sorella profetessa(Maria), che si intrometteva nelle cose di lui(Mosè), tanto meno, chi si intrometterebbe sulla nascita di quella Maestà, il quale è Figlio dal Seno [del Padre], il quale è il Fuoco consumante donde fiammeggiano lampi e fiamme(lingue di fuoco)?Gli uomini ficcanaso e oltraggiosi sarebbero ridotti da Lui come stoppia; e gli interroganti e i litigiosi divorati come pula e rovi. Anche Gehazi, che si faceva beffe e fu deriso, cercò di sfuggire all'attenzione del suo padrone(Profeta Eliseo) e fu disonorato/punito [allo stesso modo]. I ficcanaso subdoli vogliono sfuggire l'attenzione pubblica che anche vogliono battezzare negli stessi Tre Nomi. Ora dalla bocca(significato lett. di:ܦܽܘܡ) dei Tre giudici che decidono/stabiliscono. Vedi qui esserci Tre Testimoni che mettono fine a ogni conflitto, E chi dubiterebbe dei Santi[ssimi] Testimoni del proprio Battesimo?...»

    L'autore fa vari riferimenti in questo stralcio tra cui: Numeri 12,1-10; Giovanni 1, 16; Isaia 47, 14; Isaia 64, 2; Matteo 3, 12; 2 Re 5:20-27; Matteo 28, 19 e per alcuni anche il Comma, ma è dubbio potrebbe anche riferirsi solo a Matteo 18, 15-16;Deuteronomio 17, 6; o anche solo al verso corto di 1 Giovanni 5, 7
  199. ^ Melezio di Antiochia fu un vescovo che dagli ariani fu spostato di sede poiché pensavano fosse ariano lui stesso, ma in un episodio raccontato da vari storici dimostra di difendere la dottrina ortodossa della Divinità e perciò da questi allontanato e calunniato. Ecco varie versioni dello stesso episodio Teodoreto di Cirro(393-458),Historia Ecclesiastica, II, 27(PG 82, 1081BC-1082BC):

    «... παρῆσαν δὲ καὶ Ἰουδαῖοι καὶ Ἕλληνες, τὸν πολυθρύλητον ἰδεῖν Μελέτιον ἱμειρόμενοι. Ὁ δὲ βασιλεὺς καὶ αὐτῷ καὶ τοῖς ἄλλοις, οἳ λέγειν ἠδύναντο, τό • 'ο Κύριος ἔκτισέ με ἀρχὴν ὁδῶν αὐτοῦ εἰς ἔργα αὐτοῦ', παρηγγύησεν ἀναπτύξαι τῷ πλήθει. Τοὺς δὲ γράφειν πεπαιδευμένους εἰς τάχος γράψαι προσέταξε τὰ παρ' ἑκάστου λεγόμενα, ἀκριβεστέραν ἔσεσθαι ταύτῃ τὴν διδασκαλίαν ὑπολαβών. Καὶ πρῶτος μὲν ὁ Λαοδικείας Γεώργιος τὴν αἱρετικὴν ἑξήμεσε δυσοσμίαν. Μετὰ δὲ τοῦτον ̓Ακάκιος ὁ Καισαρείας, μέσην τινὰ διδασκαλίαν προσήνεγκε, πλεῖστον μὲν ὅσον τῆς ἐκείνων βλασφημίας ἀφεστηκυῖαν, οὐκ ἀκραιφνῆ δὲ καὶ ἀκέραιον τὸν ἀποστολικὸν χαρακτῆρα φυλάττουσαν. Τρίτον ὁ μέγας ἀνέστη Μελέτιος καὶ τοῦ τῆς θεολογίας κανόνος ὑπέδειξε τὴν εὐθύτητα. Οἷον γάρ τιν: στάθμῃ τῇ ἀληθείᾳ χρησάμενος, καὶ τὸ περιττὸν καὶ τὸ ἐλλεῖπον διέφυγεν, εὐφημίας δὲ πλείστης παρὰ τοῦ πλήθους προσφερομένης, καὶ σύντομον αὐτοῖς προσενεγκεῖν ἀντιβολούντων διδασκαλίαν, τρεῖς ὑποδείξας δακτύλους, εἶτα τοὺς δύο συναγαγὼν, καὶ τὸν ἕνα καταλιπὼν, τὴν ἀξιέπαινον ἐκείνην ἀφῆκε φωνήν· Τρία τὰ νοούμενα, ὡς ἑνὶ δὲ διαλεγόμεθα. Κατὰ ταύτης τῆς διδασκαλίας οἱ τὴν Αρείου νόσον ἐν τῇ ψυχῇ φέροντες, τὰς γλώττας ἐκίνησαν, καὶ συκοφαντίαν ἐξύφηναν, τὰ Σαβελλίου φρονεῖν τὸν θεῖον εἰρηκότες Μελέτιον, καὶ ἔπεισάν γε τὸν εὔριπον ἐκεῖνον, καὶ τῇδε κἀκεῖσε ῥᾳδίως φερόμενον, καὶ παρεσκεύασαν εἰς τὴν οἰκείαν ἐξοπτρακίσαι πατρίδα.»

    «...aderantque etiam Judaei ac gentiles, celeberrimum Meletium videre gestientes. Imperator autem et ipsum, et alios, qui dicendi facultate valebant, admonuit, ut populo sententiam illam explicarent: 'Dominus creavit me initium viarum suarum ad opera sua' et notarios exercitatos ea excipere jussit quæ a singulis dicerentur, sic futurum credens ut accuratiorem doctrinam expromerent. Ac primo quidem Georgius Laodicenus grave olens hæeresis virus evomuit. Post hunc Acacius episcopus Caesareæ mediam doctrinam protulit, longe quidem ab illorum blasphemia dissitam, puro tamen ac sincero apostolico characteri minime congruentem. Tertius surrexit magnus Meletius, et theologica regulæ rectitudinem ostendit. Nam ad veritatis amussim omnia dirigens, ne plus minusve quid diceret devitavit. Acclamatione autem populi maxima consecuta, cum rogaretur, ut doctrinam ipsis brevi compendio traderet, tres digitos ostendit, tum duobus compressis, et uno extenso relicto, memorabilem illam vocem protulit : Tria sunt quæ intelliguntur, sed tanquam unum alloquimur. Adversus hanc doctrinam ii quorum animos Ariana labes infecerat, linguas exacuerunt, calumniamque orsi sunt, cum Sabellio sentire divinum Meletium garrientes, et hoc euripo illi, qui huc illucque facile impellebatur, persuaserunt, egeruntque ut eum in patriam suam relegaret.»

    «...ma c'erano sia gli ebrei che i greci che andarono a vedere il leggendario Melezio. Ora l'Imperatore, sia a lui stesso che ad altri, che erano in grado di parlare, li ammonì di spiegare al popolo su: 'Il Signore fece me principio delle sue vie nelle sue opere'. E ordinò a scribi addestrati di registrare ciò che era stato detto da ciascuno, credendo così che in futuro avrebbe scoperto una dottrina più accurata. E per primo, Giorgio di Laodicea vomitò il fetore dell'eresia. E dopo questo, Acacio di Cesarea predicò un insegnamento di compromesso, lontana da quella blasfemia, ma non mantenendo pura e intatta la dottrina apostolica. Terzo, si alzò il grande Melezio e ne indicò la corretta spiegazione teologica. Infatti come di chi cerca la verità, e evita il superfluo e l'ammanco, ora [ci fu] l'euforia più amplia della platea, e quando fu chiesto loro di farne un breve riassunto, mostrò tre diti, ne chiuse due lasciandone uno ritto, e pronunciò quella sentenza memorabile: Tre sono quelli compresi, ma altresì a Uno ci rivolgiamo. Di fronte a questa dottrina, coloro dalla mente Ariana corrotti nell'animo aguzzarono la lingua e iniziarono a calunniare, facendo pensare che il divino Melezio era di quelli Sabelliani; e così persuasero il sovrano che come l'Euripo, cambia corrente di qua e di là, e lo indussero a relegarlo in casa sua.»

    Manoscritto: BnF, grec 1433 (XI secolo), f255r/f255v(vista 259/260) rigo 9/rigo 5. Hermias Sozomenos, Historia Ecclesiastica IV, 28 (PG 67, 1201CD-1202CD e 1203AB-1204AB)

    «ΚΕΦΑΛ. ΚΗ'. Ἐν δὲ τῷ τότε Εὐδοξίου κατασχόντος τὴν Κωνσταντινουπόλεως Ἐκκλησίαν, πολλοὶ τὸν ἐν ̓Αντιοχείᾳ θρόνον περιποιεῖν ἑαυτοῖς ἐσπούδαζον, καὶ ὡς εἰκὸς ἐπὶ πράγμασι τοιούτοις, φιλονεικίαι καὶ στάσεις διάφοροι τοῦ κλήρου καὶ τοῦ λαοῦ συνέβησαν. Εκαστοι γὰρ τὸν ὁμόφρονα περὶ τὴν ἰδίαν πίστιν προσδοκώμενον, ᾑροῦντο τῆς Ἐκκλησίας ἄρχειν. Οὔπω γὰρ πεπαυμένοι ἦσαν τῆς περὶ τὸ δόγμα διαφορᾶς, οὐδὲ ἐν ταῖς ψαλμῳδίαις συνεφρόνουν ἀλλήλοις· πρὸς δὲ τὴν οἰκείαν δόξαν, ὡς ἐν τοῖς πρόσθεν εἴρηται, μεθήρμοζον τὸ ψαλλόμενον. Οὕτω διακειμένης τῆς ̓Αντιοχέων Ἐκκλησίας, ἔδοξε τοῖς ἀμφὶ τὸν Εὐδόξιον, καλῶς ἔχειν μεταστῆσαι ἐνθάδε Μελέτιον ἐκ τῆς Σεβαστείας, οἷά γε λέγειν τε καὶ πείθειν ἱκανὸν, καὶ τὰ περὶ τὸν βίον ἀγαθὸν, καὶ ὁμόδοξον αὐτοῖς τὸ πρὶν ὄντα....Ἐπεὶ γὰρ ἧκεν εἰς ̓Αντιόχειαν, λέγεται δήμους πολλοὺς συνελθεῖν τῶν τὰ ̓Αρείου φρονούντων, καὶ Παυλίνῳ κοινωνούντων ο· οἱ μὲν, ἱστορήσοντες τὸν ἄνδρα, ὅτι πολὺ κλέος ἦν αὐτοῦ καὶ πρὸ τῆς παρφυσίας· οἱ δὲ, μαθησόμενοι τί ἄρα ἐρεῖ, καὶ τίσιν ἐπιψηφίζεται. Ἤδη γὰρ φήμη διεφοίτα, ἐπαινέτην αὐτὸν εἶναι τοῦ δόγματος τῶν ἐν Νικαίᾳ συνελθόντων· καὶ τὸ ἀποδὰν ἔδειξε. Τὴν μὲν γὰρ ἀρχὴν, τοὺς καλουμένους ἠθικοὺς λόγους δημοσίᾳ ἐδίδασκε· τ λευτῶν δὲ, ἀναφανδὸν τῆς αὐτῆς οὐσίας τῷ Πατρὶ τὸν Υἱὸν ἀπεφήνατο. Λέγεται δὲ, προσδραμὼν ὁ ἀρχιδιάκονός, ὃς τότε ἦν τοῦ ἐνθάδε κλήρου, ἔτι τοῦτο λέγοντος ἐπιβαλὼν τὴν χεῖρα, ἔδυσεν αὐτοῦ τὸ στόμα. ̔Ο δὲ, τῇ χειρὶ σαφέστερον ἢ τῇ φωνῇ, τὴν γνώμην κατεσήμαινε· καὶ τρεῖς μόνους εἰς τὸ προφανὲς δακτύλους ἐκτείνων, εἰς ταυτὸν δὲ πάλιν τούτους συνέλεγε, καὶ τὸν ἕνα ὤρθου· τῷ σχήματι τῆς χειρὸς εἰκονίζων τοῖς πλήθεσιν ἅπερ ἐφρόνει, καὶ λέγειν ἐπείχετο. Ως δὲ ἀμηχανήσας ὁ ἀρχιδιάκονος ἐπελά6ετο τῆς χειρὸς, τοῦ στόματος ἀφέμενος, ἐλευθερωθεὶς τὴν γλῶσσαν, ἔτι μᾶλλον μεγάλῃ τῇ φωνῇ σαφές στερον ἐδήλου τὴν αὐτοῦ δόξαν· καὶ τῶν ἐν Νικαία δεδογμένων ἔχεσθαι παρεκελεύετο· καὶ διεμαρτύρετο τοὺς ἀκούοντας, ἁμαρτάνειν τῆς ἀληθείας τοὺς ἄλλως φρονοῦντας. Ἐπεὶ δὲ οὐκ ἐνεδίδου τὰ αὐτὰ λέγων ἢ τῇ χειρὶ δεικνὺς ἀμοιβαδόν, ὡς ἐνεχώρει πρὸς τὴν τοῦ ἀρχιδιακόνου κώλυσιν, καὶ φιλονεικία ἦν ἀμφοτέρων, μονονουχί παγκρατίῳ ἐμφερής, μέγα ἀνέκραγον οἱ Εὐσταθιανοὶ, καὶ ἔχαιρον καὶ ἀνεπήδων· οἱ δὲ ̓Αρείου, κατηρεῖς ἦσαν. 'Ακούσαντες δὲ οἱ ἀμφὶ τὸν Εὐδόξιον, ἐχαλέπαινον, καὶ ἐλαθῆναι τῆς πόλεως τὸν Μελέτιον ἐσπούδασαν·...»

    «CAP XXVIII. Per idem tempus cum Eudoxius Constantinopolitanam Ecclesiam obtineret, multi Antiochenam sedem ambire cœperunt', utque in ejusmodi rebus evenire solet, variæ cleri ac populi contentiones ac seditiones inde exstiterunt. Eum enim unusquisque ad regendam Ecclesiam deligebat, quem sperabat secum in fide consensurum esse. Quippe dissensiones de doctrina fidei nondum inter ipsos cessaverant, nec in psallendo inter se concordabant, sed, ut supra dictum est, singuli psalmos ad suam sectam ac sententiam accommodabant. Cum igitur Antiochensis Ecclesia in hoc statu esset, Eudoxiani commodum fore judicarunt ut Meletius Sebastia illuc transferretur, quippe qui ad dicendum et ad persuadendum idoneus esset in primis, et ob vitæ integritatem probatus, et ejusdem cum ipsis opinionis jam pridem haberetur....Nam cum ille Antiochiam venisset, ingens populi multitudo confluxisse dicitur, tam ex Arianis quam ex iis qui cum Paulino communicabant : quorum alii hominem videre cupiebant, cujus tanta fama etiam ante ipsius adventum permanaverat; alii discere volebant quidnam dicturus, et quorum sententiam probaturus esset. Jam enim fama percrebuerat, fidem Nicæni concilii ab illo comprobari: idque verum esse exitus rei declaravit. Nam initio quidem morales duntaxat præceptiones publice exposuit: tandem vero Filium ejusdem cum Patre substantiæ esse palam asseruit. Aiunt porro archidiaconum qui tunc in eo clero erat, statim accurrisse, et injecta manu, adhuc loquentis os obturasse. Illum vero manu sua, clarius quam voce, sententiam suam significasse. Tres enim duntaxat digitos initio protendit; deinde iisdem retractis et compressis, unum tantum porrexit, manus figura designans multitudini ea quæ ipse sentiret, et quæ dicere prohiberetur. Cumque æstuans archidiaconus, dimisso ore manum Meletii apprehendisset, ille liberam linguam nactus, elata voce sententiam suam apertius quam antea declaravit, auditoresque hortatus est ut Nicænæ synodi decretis adhærescerent, protestatus eos qui aliter sentirent, a vero aberrare. Cum autem hæc eadem dicere et manu significare alternatim non desineret, pro eo atque archidiaconus ipsum impediebat, et contentio inter utrosque esset, non dissimilis Pancratio; Eustathiani exclamare, gratulari, et præ gaudio exsilire cœperunt. Ariani vero animos demisere. Quibus auditis, Eudoxiani graviter commoti sunt: operamique adhibuerunt ut Meletius civitate expelleretur....»

    «CAP 28.Ma nel periodo in cui Eudosso occupò la chiesa di Costantinopoli, molti iniziarono ad ambire al Vescovado di Antiochia,e come spesso accade in tali circostanze, vennero a crearsi contese e sedizioni che divisero il clero e il popolo. Poiché ciascuna delle parti era ansiosa di affidare il governo della chiesa a un vescovo della sua stessa fede. Infatti tra loro dilagavano interminabili controversie sulla dottrina, e né potevano accordarsi sui salmi; e, come è stato affermato in precedenza, il canto dei salmi veniva conformato da ognuno secondo il proprio credo peculiare. Essendo tale lo stato della chiesa in Antiochia, i partigiani di Eudossio giudicarono opportuno così Melezio di Sebaste, il quale venne trasferito essendo egli idoneamente eloquente e persuasivo, di vita integerrima, e immaginavano che avesse le loro stesse convinzioni [religiose]...Infatti, quando venne ad Antiochia, si dice che una grande moltitudine di persone accorresse, sia di quelli che seguivano Ario che di coloro che erano in comunione con Paolino: altri desideravano vedere l'uomo la cui fama era giunta anche prima del suo arrivo; altri ancora volevano sapere cosa avrebbe detto e di chi avrebbe esposto la fede. Poiché già era giunta notizia che appoggiasse la fede (lett:i dogmi, dottrina) di quelli riunitisi a Nicea, e lo dimostrò. Infatti dapprima espose solo discorsi morali. Ma poi rivelò che il Padre e il Figlio erano della stessa essenza. Si dice che l'allora arcidiacono ordinato dal clero, corse avanti, e mentre lo diceva, gli mise la mano per coprirgli la bocca. Ma così invece che con la bocca esprimeva il concetto più chiaramente con la mano; e stese in modo chiaro tre soli diti, li riunì e lasciò levarsi un solo dito. Indicando alla folla ciò che lui stesso sentiva e gli era impedito di dire. Ma quando l'arcidiacono imbarazzato ebbe afferrato la mano di Melezio con la sua bocca aperta, trovò una lingua libera, e ad alta voce dichiarò la sua opinione più apertamente di prima, ed esortò i suoi ascoltatori ad aderire ai decreti di Nicea, protestando che coloro che la pensavano diversamente erano lontani dalla verità. Ma siccome non cessava alternativamente di dire queste cose e di simboleggiarlo con la mano, quando l'arcidiacono glielo impedì, e ci fu una contesa tra loro due, non dissimile da Pancrazio; gli Eustaziani gridarono grandemente, si rallegrarono e esultarono, mentre gli Ariani rimasero abbattuti. E così i partigiani di Eudossio furono grandemente indignati da questo discorso: e si mossero per far espellere Melezio da Antiochia...»

    Manoscritto:Bodleian Library MS. Barocci 142(XIV secolo) f78r rigo 12-19 e f78r/f78v (errata corrige 8v) rigo 22/rigo 10. Altri però hanno fatto riferimento in particolare a Agapio di Gerapoli (...-942 secolo), Historia Universalis(CSCO Vol 65 p. 293 rigo 5-9) parte due; in arabo tradotto in francese da Alexander Vasiliev (1909) che però usò un manoscritto fiorentino (danneggiato e lacunoso in più punti e come da note integrato con altro materiale) vedi introduzione opera seconda parte e catalogo p. 213:

    «Nell'anno 20 di Costanzo, a Nicomedia si verificò un grande terremoto e la città fu inghiottita. Nello stesso anno scoppiarono le discordie tra gli ariani e l'altra parte. Cirillo, vescovo di Gerusalemme, furono deposti; così fu per Srns (Ursinus), vescovo di Roma. Al loro posto fu costituito M.ttis. Ma il popolo non lo accettò, lo depose e mise al suo posto Eudossio (a Costantinopoli), dopo che si era seduto ad Antiochia per tre anni. Ad Antiochia, dopo Eudosso, sedeva Melezio di Sebaste, che era stato vescovo di Aleppo (Haleb). Gli ariani lo presero da Aleppo (Haleb) e lo stabilirono ad Antiochia. Salito (sul pulpito) per predicare, Melezio mostrò loro, durante il suo sermone, le sue tre dita; e disse loro: Tutti i tre sono uno[Da notare che il testo arabo tradotto in francese (Patrologia orientalis tomo VII, 4 pp. 573-572-) rispetto al testo arabo del Corpus Christianorum Orientalis p. 293 rigo 6-7 risulta avere leggere differenze e la resa più corretta visto che comunque non c'è la ripetizione del numero 3 nel testo è probabilmente: tutti questi sono uno...]. Gli ariani, vedendo che non era d'accordo con loro, lo deposero, dopo aver governato (la Chiesa) per due anni, e stabilirono al suo posto Euzoius, che era un ariano d'Egitto.»

    Poiché studiosi hanno ricollegato la massima come tradotta in francese tutti i tre sono uno al finale del Comma; ma la maggior parte degli studiosi, visto sia la traduzione non letterale della sentenza che i vari racconti degli storici greci, i quali ricollegano l'esternazione di Melezio, ha una conferma di quanto stabilito a Nicea, senza citare minimamente il finale del Comma, considerano la massima di Melezio (che comunque in greco è resa: tre sono quelli intesi, ma altresì a Uno ci rivolgiamo) un'idea della Trinità che serviva a confermare il concilio di Nicea e di natura teologica e nessun riferimento al Comma

  200. ^ Giacobbe di Edessa/Pseudo-Giacobbe di Edessa, Spiegazione dei sacri Misteri: siriaco/tedesco/italiano

    «E inoltre- Denota la Liturgia - dal: I santuari per i santi!, l'anima e il corpo e la ragione, che sono santificati da tre santuari, dall'acqua e dal sangue e dallo spirito e anche dal Padre e attraverso il Figlio e per mezzo dello Spirito; cioè, l'uomo è a somiglianza di Dio in virtù della conformazione di questa trinità, l'anima così come il Padre, il corpo così come la corporeità del Figlio, della ragione così come dello Spirito Santo, e perciò è una parabola di Dio»

    Opera trovata in un manoscritto della collezione Borgiana della Biblioteca Vaticana all'epoca catalogato ms 159 f4v-f5r, di cui però vari studiosi hanno notato vari elementi, tra cui lo stile, contro la paternità autografa da parte di Giacobbe di Edessa. Qualcuno ha pensato a una conoscenza di un manoscritto latino o greco col Comma da parte dell'autore; altri invece a un'allegoria con riferimento a Matteo 28,19.
  201. ^ Sura 4, 171: O Gente del Libro! Non andare agli estremi riguardo alla tua fede; non dire nulla su Allah tranne la verità. 1 Il Messia, Gesù, figlio di Maria, non era altro che un messaggero di Allah e l'adempimento della sua Parola per mezzo di Maria e di uno Spirito «creato per suo comando». 2 Credete dunque in Allah e nei Suoi messaggeri e non dite: "Tre". Fermi! -Per il tuo bene. Allah è un solo Dio. Gloria a Lui! È molto al di sopra di avere un figlio! A Lui appartiene tutto ciò che è nei cieli e tutto ciò che è sulla terra. E Allah è sufficiente come Fiduciario degli Affari. Maometto al momento della scrittura (circa VII secolo) non dovrebbe conoscere l'inserto, non esiste infatti documento in arabo con il Comma, quindi potrebbe essere il risultato della sua apologetica anticattolica alla fede e non una conoscenza del Comma. Comunque sono interessanti alcuni punti in parallelo tra 1 Giovanni 5, 6-8 e questo verso del Corano: -non dire nulla su Allah tranne la verità. (lo Spirito è la Verità) -un messaggero di Allah e l'adempimento della Sua Parola = la / una Parola -uno Spirito creato per suo comando˺= lo Spirito Santo - "Tre." Fermi! = Questi tre sono -Allah è un solo Dio = sono Uno -Gloria a Lui! È molto al di sopra di avere un figlio! A Lui appartiene tutto ciò che è nei cieli e tutto ciò che è sulla terra. = In cielo .... in terra
  202. ^ Atenagora, Pro legatio christianis, cap 10, 5 (PG 6, 909B-910B):

    «Τίς οὗν οὺκ ἄν άπορήσαι λέγοντας Θεόν Πατέρα και Υιόν Θεόν και Πνεύμα Άγιον, δεικνύντας αὐτῶν και τὴν εν τη τάξει διαίρεσιν, ἀκούσας άθεους καλούμενος;»

    traduzione:

    «Chi dunque non rimarrebbe attonito nell’udire che quelli che riconoscono Dio Padre e Dio Figlio e lo Spirito Santo, che ne dimostrano sia la potenza nell’unità che la distinzione nell’ordine, vengono accusati chiamandoli atei?»

    ma in particolare Pro legatio christianis cap 12, 3(PG 6 913C-914C):

    «...τις η του Παιδός προς τον Πατέρα ενότης τις η του Πατρός προς τον Υιόν κοινωνία, τι το Πνεύμα, τις η -των τοσουτων/[PG 6 913C-914C nota 90:των τριων/τούτων]- ένωσις και διαίρεσις ενουμένων, του Πνεύματος -του Παιδός του Πατρός/BnF,suppl grec143:του Πατρός του Παιδός

    latino cap 12, 3:

    «...tum quae Filii cum Patre unio, quae Patres cum Filio communicatio, quid Spiritus, quae trium unio et in unitate distinctio, Spiritus, Filii, Patris»

    traduzione:

    «...qual sia l’unione del Figlio col Padre, quale la comunicazione del Padre col Figlio, che sia lo Spirito, quale l’unione e la distinzione di questi così grandi in uno congiunti, dello Spirito, -del Figlio e del Padre/ms suppl grec143:del Padre e del Figlio

    Alcuni hanno usato questi passi come riferimenti per il Comma soprattutto il capitolo 12, 3 per la presenza del termini latini, Migne: trium unio/Conrado Gensero 1557 pag 95 rigo 4-7: unitas trium; perciò si è congetturato che Gensero, traducendo in latino in questo modo, avesse letto in un qualche manoscritto i termini greci(vedi PG 6 913C-914C nota 90): των τριων-dei tre-(da alcuni usato e tradotto come se facesse veramente parte del testo)/τούτων-di questi-. Invece sia la parte in greco nella edizione del 1557(pag 15 rigo 7) che tutti manoscritti dell'opera oggi reperibili(esempi tra i più antichi:BnF grec451-X sec-, f330r rigo 10; Italia, Modena, Biblioteca Estense universitaria fonds principal α. S. 5. 09 (Puntoni 126)-X sec-, f246r-pag 495- rigo 14; BnF, grec 174-X sec- f137v-138v:vista 143 p. 1- rigo 25; Bodleian Library MS. Barocci 98 f57v rigo 11) scrivono: των τοσουτων-di così grandi-. Da notare l'utilizzo di Παιδός-del figlio/del servo/del fanciullo- in riferimento a Gesù solo due volte in tutta l'opera in τις η του Παιδός προς τον Πατέρα ενότης-Cosa è l'unità del Figlio col Padre...- e τις η των τοσουτων ένωσις και διαίρεσις ενουμένων, του Πνεύματος του Παιδός του Πατρός-quale l’unione e la distinzione di questi così grandi in uno congiunti, dello Spirito, del Figlio e del Padre- potrebbero riferirsi rispettivamente a Gv 10, 30 e a 1 Gv 5, 7(interpretato trinitariamente) poiché il secondo ha anche la variante (vedi BnF, suppl grec 143-XVI secolo-: folio 23v-24r rigo 21/1-6; e forse anche Ott.gr.274-XVII secolo- f42r rigo 20 con un segno a margine di του Παιδός) con του Πνεύματος του Πατρός του Παιδός-dello Spirito, del Padre e del Figlio- il quale combacerebbe con la più famosa interpretazione latina del verso 1 Gv 5, 7 corto; sicuramente elaborato in questo modo per fare in modo che tutte le persone divine inizino col P greco (numero che in matematica si protrae all'infinito); Tali possibili riferimenti (l'unità del Figlio col Padre- Gv 10, 30-; e: l’unione e la distinzione di questi così grandi in uno congiunti, dello Spirito, del Figlio e del Padre-1 Gv 5, 6 o 7/8-) potrebbero comunque essere solo apparenti e potrebbe trattarsi di un discorso teologico volto a evidenziare la relazione delle tre persone a ritroso; L'autore infatti è molto avaro di reali citazioni e appunto non è sempre possibile definire con certezza quando sta facendo riferimento a passi biblici.

  203. ^ Ireneo, Contro le Eresie, Libro 4, 6, 7(PG 7 990C):

    «...et propter hoc in omnibus, et per omnia unus Deus Pater, et unum Verbum, et unus Filius, et unus Spiritus, et una salus omnibus credentibus in eum.»

    Traduzione:

    «...per questo, in tutte le cose e attraverso tutte le cose, c'è un Dio Padre, e un Verbo, e un Figlio, e uno Spirito, e una sola salvezza per tutti coloro che credono in Lui»

    Alcuni hanno affermato che tale passaggio è riconducibile al Comma se non anche farebbe riferimento a due varianti latine del verso sia a quella con il termine Figlio che quella con termine Verbo; Questo punto di vista comunque non è affatto condiviso da tutti in quanto potrebbe sempre trattarsi di discorso teologico. Un manoscritto dell'opera è il Codex Arundel 87(XII secolo)
  204. ^ Nel Suda (Suidas), un'enciclopedia greca del X-XI secolo viene accennato a un'opera di Diodoro di Tarso, un Dio in Tre/Un Dio in Trinità (PG 117, 1249C e PG 86/1, 217AB-218AB):

    «Εἰς τὴν ἐπιστολὴν Ἰωάννου τοῦ Εὐαγγελιστοῦ · Περι τοῦ (·) εἷς θεὸς ἐν τριάδι ·»

    in latino nel migne reso:

    «In Epistolam Joannis evangelistae,-de hoc, quod unus est Deus in Trinitate/de eo, quod sit unum Deus in Trinitate-»

    traduzioni possibili:

    «Sull'Epistola dell'evangelista Giovanni, su questo, un Dio nella Trinità»

    «Sull'Epistola di Giovanni Evangelista. Sull'unico Dio nella Trinità.»

    Alcuni da questo hanno visto una prova in favore del Comma e l'hanno argomentata come una forte prova in quanto, secondo loro solo se nel testo c'era il Comma si può fare un'opera sulla Trinità basata sull'epistola di Giovanni. Purtroppo bisogna dire che il testo in questione presenta varie problematiche infatti quasi tutti i manoscritti e in particolare i più antichi che ripotano l'opera hanno solo un segno di divisione (vedi:Vat. gr. 1296(1203 d.C.), f127v, colonna 1, rigo 42; BnF, grec2624 (XV secolo) f113r rigo 27-28]) tra le due opere e dunque non ci sarebbe correlazione tra i due titoli; l'eccezione sarebbe in un manoscritto (British Library, MS11892-1402 d.C.- f202r rigo 28-29) dove si trova un'ulteriore separazione in questo modo: ...τοῦ Εὐαγγελιστοῦ · Περι τοῦ · εἷς θεὸς... mettendo così enfasi sul fatto che tratti lo stesso argomento. Oltre questa problematica c'è anche la problematica grammaticale infatti: la particella introduttiva in questo caso Περι è seguita da τοῦ, il quale è genitivo, mentre quello a cui dovrebbe riferirsi ovvero il titolo è al nominativo risultando normalmente scorretto, in quanto dovrebbe essere tutto al genitivo; la formulazione nell'opera però non è inapplicabile, ma solo molto rara negli scrittori greci. Detto ciò nonostante le poche prove a favore di un'opera unica sulla Trinità fatta sull'epistola di Giovanni si considerasse veritiero questa opinione, ciò non proverebbe comunque la presenza del Comma in quanto il titolo dell'opera utilizza la preposizione ἐν-in- avvalorando così la possibilità che sia basata su οἱ τρεῖς εἰς τὸ ἕν εἰσιν-questi tre sono in uno- con significato simile all'εἰς; Oltre ciò non avendo l'opera in questione non si può certamente trarre delle reali e oggettive conclusioni.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Attenzione alcune parti di queste opere presentano dati errati;o non presentano fonti sufficienti a avvalorare le loro idee; oppure sono frutto di teorie cospiratorie:

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