Claudio Tolomei

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Claudio Tolomei
vescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricopertivescovo di Curzola
 
NatoAsciano, 1492 circa
Consacrato vescovo1549 a Roma
DecedutoRoma, 23 marzo 1556
 

Angelo Claudio Tolomei (Asciano, 1492 circa – Roma, 23 marzo 1556) è stato un umanista, letterato, vescovo cattolico, filologo, critico letterario, poeta e diplomatico italiano, al servizio dello Stato della Chiesa.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

De le lettere

Appartenente alla nota famiglia senese dei Tolomei, studiò diritto a Bologna, dove nel 1514 pubblicò il poemetto in ottava rima Laude delle Donne Bolognesi[1]. Nel biennio 1516-18 fu lettore di diritto civile all'Università di Siena; risalgono a questo periodo due opere in lingua latina: De corruptis verbis[2] e le Disputationes et paradoxa iuris civilis, andata perduta[3]. Fu uno dei fondatori dell'Accademia degli Intronati e, nel 1525, con lo pseudonimo di Adriano Franci, propose nel dialogo Il Polito la riforma dell'ortografia italiana[4].

Fu esiliato dalla città natale nel 1526 per la sua politica favorevole ai Medici, e si recò dapprima a Roma, dove fu protetto dal cardinale Ippolito de' Medici, quindi a Piacenza, alla corte di Pier Luigi Farnese sotto il quale fu presidente del Supremo consiglio di giustizia (1545-47). Nel 1549 fu nominato vescovo di Curzola. Ritornò in patria dall'esilio nel 1551 e fu inviato in Francia, in qualità di ambasciatore di Siena; rimase per il resto della vita in Francia, dove svolse anche l'ufficio di vescovo di Tolone.

Claudio Tolomei fu un poligrafo: scrisse di storia, di diritto, di critica letteraria, di filologia, e scrisse orazioni politiche, lettere e versi fra i quali furono apprezzati alcuni sonetti idilliaci. Nell'opera Versi et regole de la nuoua poesia toscana del 1539, scritto in collaborazione con numerosi allievi, Tolomei espose i precetti per l'applicazione della metrica quantitativa (latina) alla lingua italiana, e presentò esempi di versificazione, suoi e di altri, composti secondo la tecnica proposta. Molto importanti furono i dialoghi Il polito del 1525, nel quale combatté le riforme ortografiche proposte dal Trissino, e Il Cesano (stampato dal Giolito nel 1555 senza il consenso dell'autore, ma composto circa trent'anni prima), dedicato alle polemiche sulla lingua italiana fra i fautori della fiorentinità (per es., Alessandro de' Pazzi) e quelli dell'italianità (per es., Trissino e Castiglione), nel quale Tolomei sostenne la tesi della "toscanità"[5].

Accademia della Virtù[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Accademia della Virtù.

Nel 1542[6], sotto la protezione del cardinale Ippolito de' Medici, fu il fondatore dell'Accademia della Virtù[7], o Accademia Vitruviana. Il sodalizio fu presieduto[8] dall'erudito Marcello Cervini, appassionato di alchimia e architettura e futuro papa con il nome di Marcello II[9][10] e si avvalse del sostegno di una schiera di intellettuali e artisti del Rinascimento italiano come il Vignola, Bernardino Maffei[10], Guillaume Philandrier detto il Filandro, Alessandro Manzuoli[10], Luca Contile, Annibal Caro, Marc'Antonio Flaminio, Francesco Maria Molza.

L'attività dell'associazione si inseriva in un tema di riflessione che coinvolgeva i protagonisti dell'arte e dell'architettura rinascimentale: il cosiddetto "dibattito vitruviano", o "questione vitruviana", vale a dire quello sforzo conoscitivo collettivo che spingeva artisti, eruditi e appassionati alla riappropriazione dell'eredità dell'arte greco-romana e dell'architettura classico-romana, anche attraverso la lettura, l'interpretazione e il commento del trattato latino De Architectura, assurto a vastissima fama nel Rinascimento.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Laude delle donne bolognese, Bologna: per Iustiniano de Rubera, del 1514 de octobre
  • Il Polito di Adriano Franci da Siena delle lettere nuouamente aggiornate nella volgar lingua, con somma diligenza corretto et ristampato, Vinegia: Nicolò d'Aristotile detto Zoppino, 1531
  • Oratione de la pace di M. Claudio Tolomei, Roma: da Antonio Blado Asolano, nel 1534 di marzo
  • Versi, et regole de la nuoua poesia toscana, Roma: per Antonio Blado d'Asola, 1539 del mese d'ottobre
  • De le lettere di M. Claudio Tolomei lib. sette. Con una breue dichiarazione in fine di tutto l'ordin de l'ortografia di questa opera, In Vinegia: appresso Gabriel Giolito de Ferrari, 1547 (Google libri); ed. Cornetti, 1585, Google libri)
  • Due orazioni in lingua toscana. Accusa contra Leon Secretario, di secreti riuelati. Difesa, In Parma: appresso Sette Viotto, 1547 il di primo di Gennaio
  • De le lettere di M. Claudio Tolomei lib. sette, Venezia, Gabriel Giolito de Ferrari, 1547.
  • Oratione di Monsi. Claudio Tolomei Ambasciator di Siena recitata dinanci ad Henrico II Christianissimo Re di Francia, In Venetia: per Francesco Marcolini, 1552
  • Il Cesano, dialogo di m. Claudio Tolomei, nel quale da più dotti huomini si disputa del nome, col quale si dee ragioneuolmente chiamare la volgar lingua, In Vinegia: appresso Gabriel Giolito De Ferrari, et fratelli, 1555 (Google libri) . Il Cesano: de la lingua toscana; edizione critica riveduta e ampliata a cura di Ornella Castellani Pollidori, Firenze: presso l'Accademia della Crusca, 1996
  • Libro quinto delle Rime di diuersi illustri signori napoletani, e d'altri nobilissimi ingegni. Nuouamente raccolte, e con noua additione ristampate, Vinegia: appresso Gabriel Giolito de Ferrari, et fratelli, 1555 (in Vinegia: appresso Gabriel Giolito de Ferrari, et fratelli, 1555)
  • Orazioni di M. Claudio Tolomei, Fermo: per Giuseppe Alessandro Paccasassi, 1783 (Google libri)
  • Alcune lettere politiche di Claudio Tolomei vescovo di Tolone scritte alla repubblica di Siena, ora primamente edite da Luciano Banchi, Siena: Tip. Sordo-muti di L. Lazzeri, 1868
  • Epistola di Agnolo Firenzuola in lode delle donne scritta a Messere Claudio Tolomei, nobile sanese, Perugia: Tipografia Santucci, 1844
  • Della edificazione d'una città sul monte Argentario, Firenze: Tipografia dell'Arte della Stampa, 1885
  • Del raddoppiamento da parola a parola; edizione critica a cura di Barbara Garvin, Exeter: University of Exeter press, 1992

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giuseppe Pedrini (a cura di), Laudi delle donne bolognesi, Poemetto in ottava rima di Angelo Claudio Tolomei, Bologna: Stab. Zamorani e Albertazzi, 1891
  2. ^ Claudii Ptolemaei Senen. de corruptis verbis iuris ciuilis dialogus, Siena: Simone Nardi, 1516
  3. ^ Bullettino senese di storia patria, Volume 47, p. 73, 1940 (Google libri)
  4. ^ Giovanni Da Pozzo, Storia letteraria d'Italia, Vol. I, p. 303, Padova: Piccin, 2007 (Google books)
  5. ^ Pio Rajna, «Questioni cronologiche concernenti la storia della lingua italiana. IV. Quando fu composto "Il Cesano"»?, La Rassegna, Serie III, Vol. II, anno 1917, pp. 107-137
  6. ^ Altri autori fanno risalire la fondazione all'inverno 1540-1541. Si veda Frédérique Lemerle, "Philandrier et le texte de Vitruve", in Mélanges de l'École française de Rome, Italie et Méditerranée, T. 106, n. 2, 1994, p. 518
  7. ^ Detta anche Accademia dei Virtuosi.
  8. ^ Arnaldo Bruschi, Oltre il Rinascimento. Architettura, città, territorio nel secondo Cinquecento, cit., p. 86
  9. ^ Frédérique Lemerle, "Philandrier et le texte de Vitruve", cit., p. 518
  10. ^ a b c Giorgio Vasari, Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori. Vita di Taddeo Zuccari, op. cit.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Claudio Tolomei, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata
  • Stefano Jacomuzzi, Tolomei, Claudio, in Enciclopedia dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970.
  • Luigi Sbaragli, Claudio Tolomei, umanista senese del Cinquecento: la vita e le opere; con prefazione di Guido Mazzoni, Siena : Accademia per le arti e le lettere, 1939
  • Filippo Sensi, «Claudio Tolomei e le controversie sull'ortografia italiana nel secolo XVI», in Atti della Regia Accademia dei Lincei, Serie IV, vol. VI, 1890.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Vescovo di Curzola Successore
Marco Malipiero 1549 - 1556 Pietro Barbarigo
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