Chiesa di Santa Maria della Provvidenza (Catania)

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Chiesa di Santa Maria della Provvidenza
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneSicilia
LocalitàCatania
IndirizzoVia Della Concordia 75, 95121 Catania
Religionecattolica di rito romano
Stile architettonicoBarocco siciliano

La Chiesa di Santa Maria della Provvidenza è una piccola chiesa e oratorio di rito cattolico romano situata in via Monte Vergine, dal nome dell'antica «Collina» che costituiva l'acropoli nel periodo classico[1], e in pieno centro della città di Catania. Popolarmente è però chiamata «chiesa di Santa Marta»[2], perché alle spalle del demolito (2021) ex Ospedale Santa Marta e Villermosa[3].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Fu forse edificata «quale voto di una nobildonna della famiglia Villermosa», ovvero di una congiunta del barone di Villermosa, i Tedesco (o Tudisco, Tedeschi, ...)[4][5][6] che, «colpita da cecità e poi guarita», volle offrire in dono alla città di Catania[7]. Alla fine dell'Ottocento la chiesa del Collegio di Maria o della Provvidenza, com'era denominata originariamente[8], era retta dalle Suore di Carità[9].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Collocata al fianco del Conservatorio di Santa Maria della Provvidenza (o «Collegio di Maria»)[10], la chiesa ha una porta delimitata da un cancello in ferro battuto che dà sulla strada in pendenza: invece, un tempo (1900), era preceduta da una scala trasversale in pietra lavica con cancello[9], collocata a settentrione e che revava una iscrizione:

(LA)

«IN TVA PROVIDENTIA POSVISTI / IVDITH: IX. V. V.[11]»

(IT)

«Hai posta questa [casa] fondata sulla tua Provvidenza. / Libro di Giuditta, capo 9, verso 5»

Senza prospetto, secondo la presentazione del Rasà Napoli[9], è descritta ad una navata e osservando il vestibolo ha sull'arco un'altra insegna scritta:

(LA)

«BEATI QVI HABITANT IN DOMO TVA DOMINE IN SÆCVLA LAV. DABVNT TE»

(IT)

«Beati coloro che abitano nella tua casa, o Signore. Essi ti loderanno nei secoli dei secoli.»

Sulla volta del vestibolo si vede un affresco circolare di Maria Santissima della Provvidenza e San Gaetano genuflesso. Particolarmente contenuta la sagrestia che contiene una gelosia. L'organo è in alto dentro il coro assieme ad un'altra apertura con una gelosia per permettere l'osservazione alle suore e alle ragazze assistite del Conservatorio omonimo, fondato «da padre Sacco (sic!) e dal principe Rizzari» nel 1751[9][12][13][14].

Inoltre, il Rasà Napoli individuò pure nei due altari laterali di destra e di sinistra due tele: la grande con San Nicolò di Bari (a destra) e una più piccola con l'immagine del Santissimo Crocifisso (a sinistra, sotto il muro di mezzogiorno) con due piccoli reliquari.

In fondo all'abside dell'altare maggiore c'era un'altra tela raffigurantre Maria Santissima della Provvidenza e una iscrizione sulla volta: In Omni Providentia Occvrrit Illis (Con ogni provvidenza li soccorre)[15]. Mentre, lateralmente all'abside, due nicchiette custodivano le statuette di San Luigi Gonzaga e Sant'Ignazio di Loyola[15]. Adornavano la chiesa anche altri piccoli dipinti della Sacra Famiglia, Sant'Agata, Santa Lucia, San Girolamo, Santa Margherita, ancora una volta Sant'Ignazio di Loyola, Santa Maddalena, l'Addolorata, il Sacro Cuore di Gesù.[15]

Oggi (2024), la chiesa è perlopiù chiusa al culto, per via di depredazioni e incendi (sottratta dalla sua cornice e portata via da ignoti, la tela di Francesco Gramignani Arezzi dal titolo La Resurrezione di Lazzaro[2]), tra l'altro necessita di urgenti interventi di restauro.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Santi Correnti, Alla scoperta di Catania: Guida sentimentale della città etnea, Catania, ISCRE - Istituto siciliano di cultura regionale, 1968, p. 93.
  2. ^ a b Catania, appello per la chiesa di Santa Marta: “Riapritela” VIDEO, su livesicilia.it, 29 luglio 2023. URL consultato il 16 aprile 2024.
  3. ^ Cfr. Rosita Grillo, L'ospedale di Santa Marta (o degli Incurabili) di Catania (XVIII-XIX secolo), Roma, Gruppo Albatros Il Filo, 2024. ISBN 9788830692923.
  4. ^ Nulla a che vedere con il ducato di Villahermosa che è un titolo nobiliare spagnolo, non il nome di famiglia aristocratica.
  5. ^ Sui Tedesco si legga la voce nel libro: Antonino Mango di Casalgerardo, Nobiliario di Sicilia, volume 2, Tedeschi o Tedesco. Oppure la versione on-line nel sito web della Regione Siciliana.
  6. ^ I Tedeschi possedevano a Catania terreni fra via Costarelli e via Pacini. E fino alla prima metà dell'Ottocento erano proprietari di un palazzo a Catania in piazza Stesicoro, Palazzo Villermosa, poi Palazzo del Toscano, poiché l'eredità di Emanuele Tedeschi Bonadies, fra l'altro fondatore dell'Opera Pia Villermosa, passò in parte al nipote marchese Antonino Paternò del Toscano, uno dei tre fidecommissari del patrimonio dell'estinto parente. Fonte: Elio Miccichè e Armando Villani, Catania sparita e "ricostruita", Ispica, Incontri/Kromato edizioni, 2021, pp. 10, 11, 14-15, 19, 112, 155, 156. ISBN 9788832053289
  7. ^ FAI - Fondo per l'Ambiente italiano: La Cappella dell'Ospedale Santa Marta e Villaermosa - Catania, su fondoambiente.it. URL consultato il 18 aprile 2024.
  8. ^ Rasà Napoli, pp. 368-369.
  9. ^ a b c d Rasà Napoli, p. 368.
  10. ^ Nello stesso luogo esiste – con Decreto del Presidente della Repubblica 28 ottobre 1976, n. 907 – l'«Istituto Pio IX della Compagnia delle Figlie della Carità» di San Vincenzo de' Paoli.
  11. ^ Giuditta 9 - La Sacra Bibbia Eusebio Tintori (San Paolo)
  12. ^ Carnazza Amari, p. 99. A sua volta l'autore cita come fonte il volume la "Descrizione di Catania", di Francesco Paternò Castello, Catania, 1841.
  13. ^ Sacco potrebbe essere in realtà un errore di trascrizione. Il suo vero nome sarebbe Carlo Pio Zappalà e Zacco, cioè un nobile aristocratico e non un prelato. Vedi citazione in: Vincenzo Cordaro Clarenza, Osservazioni sopra la storia di Catania cavate dalla Storia generale di Sicilia, vol. Tomo Quarto ed Ultimo, Catania, Per Salvatore Riggio, 1834, pp. 25, 27.
  14. ^ Gaetano Rizzari de' duchi di Tremestieri era il vicario generale. Il Conservatorio fu costruito nel 1740. Fonte: Guglielmo Policastro, Catania nel Settecento: costumi, architettura, scultura, pittura, musica, Torino-Milano-Catania, Società Editrice Internazionale, 1950, p. 183.
  15. ^ a b c Rasà Napoli, p. 369.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]