Boots Riley

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Boots Riley
Boots Riley nel 2010
NazionalitàBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
GenerePolitical hip hop
Alternative hip hop
Rap rock
Funk rock
Periodo di attività musicale1991 – in attività
Strumentovoce
Gruppi attualiThe Coup
Gruppi precedentiStreet Sweeper Social Club
Album pubblicati8
Studio7
Colonne sonore1

Raymond Lawrence Riley, detto Boots (Chicago, 1971), è un rapper e produttore discografico statunitense.

Dal 1991 è il cantante e frontman dei The Coup, di cui è stato il fondatore. Dal 2006 al 2010 ha fatto parte del gruppo musicale Street Sweeper Social Club. Nel 2018 ha esordito al cinema, scrivendo e dirigendo la commedia nera Sorry to Bother You.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Riley nasce nel 1971 a Chicago da padre afroamericano e madre per metà afroamericana e per metà ebrea tedesca.[1] Per quando ha sei anni, la sua famiglia si è trasferita prima a Detroit e poi stabilmente ad Oakland.[2] Si interessa alla politica in giovane età, anche grazie ai genitori di simpatie sindacaliste,[1] entrando nelle file del Comitato Internazionale Contro il Razzismo (InCAR) a 14 anni e in quelle del Progressive Labor Party a 15.[2][3]

Nel 1991, all'età di 20 anni, fonda il gruppo political hip hop The Coup assieme ad Eric "E-roc" Davis, con cui lavorava alla United Parcel Service.[2] A loro si aggiunge l'anno seguente la DJ Pam the Funkstress.

Discografia[modifica | modifica wikitesto]

Coi The Coup[modifica | modifica wikitesto]

Coi Street Sweeper Social Club[modifica | modifica wikitesto]

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Regista, sceneggiatore e compositore[modifica | modifica wikitesto]

Doppiatore[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Robin D.G. Kelley, Sorry, not Sorry, su bostonreview.net, 11 settembre 2018. URL consultato il 13 settembre 2018.
  2. ^ a b c (EN) Jonah Weiner, How Boots Riley Infiltrated Hollywood, in The New York Times Magazine, 22 maggio 2018. URL consultato il 23 marzo 2018.
  3. ^ (EN) Boots Riley: Activism Before Art, su stanfordpulse.com, 20 febbraio 2019. URL consultato il 19 settembre 2019 (archiviato dall'url originale il 6 agosto 2020).

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