Amore e 'l cor gentil sono una cosa

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Voce principale: Vita Nova.
Amore e 'l cor gentil sono una cosa
AutoreDante Alighieri
1ª ed. originaleXIII secolo
Generesonetto
Lingua originaleitaliano

Amore e 'l cor gentil sono una cosa è un sonetto di Dante Alighieri, contenuto nel XX capitolo della Vita Nova. Fu composto in una data incerta tra il 1285 e il 1289, quindi prima della composizione dell'opera in cui è compresa[1]. In esso si vuole dimostrare che solo un cuore gentile può esprimere vero amore, e dei due concetti si parla in termini d'identità[2]; è ricollegabile alle idee già espresse da Guido Guinizzelli in Al cor gentil rempaira sempre amore[3], qui espresse in modo ancora più "drastico"[4]. In particolare le corrispondenze "naturali" tra amore e cor gentile del modello guinizelliano sono in questo sonetto riportate alle conseguenze filosofiche del "processo potenza-atto" [5]. Secondo gli esponenti del Dolce stil novo soltanto chi possiede un cuore nobile è capace di amare realmente.[6]

Il testo[modifica | modifica wikitesto]

«Amore e 'l cor gentil sono una cosa,
sì come il saggio in suo dittare pone,
e così esser l'un senza l'altro osa
com'alma razional sanza ragione.

Falli la qual dormendo si riposa
tal volta poca e tal lunga stagione.

Bieltate appare in saggia donna poi,
che piace a li occhi sì, che dentro al core
nasce un disio de la cosa piacente;

e tanto dura talora in costui,
che fa svegliar lo spirito d'Amore.
E simil face in donna omo valente.»

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Enzo Turolla, Amore e 'l cor gentil sono una cosa, Enciclopedia dantesca, I, Roma, Istituto dell'Enciclopedia italiana, 1970, pp. 236-7
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