Abu Dujana

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Abū Dujāna Simāk ibn Aws ibn Kharasha (in arabo أَبو دجانة سماك بن أوس بنِ خرشة?; Yathrib, ... – Yamama, 632) è stato un Sahaba.

Prode guerriero del clan arabo medinese dei B. Sāʿida, appartenente ai B. Khazraj, viene ricordato in vari ʾaḥādīth sunniti.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Abū Dujāna era un Ansar che fu affratellato, dopo l'Egira, a ʿUtba b. Ghazwān. Era particolarmente abile nel combattimento ravvicinato, nel quale si batteva indossando un copricapo visibile di colore rosso.[1]

A Badr si mise in luce uccidendo il coreiscita ʿĀṣim b. Abī ʿAwf b. Ḍubayra al-Sahmī. Esortato da ʿUmar a non attardarsi per spogliare il cadavere, riprese a combattere uccidendo anche Maʿbad b. Wahb.[2] A Uḥud, Maometto consegnò ad Abū Dujāna la sua spada:

Anas [b. Mālik] riferisce che il Profeta Maometto afferrò la spada nel giorno di Uḥud e disse: «Chi potrebbe impugnarla per mio conto?» Tutte le persone presenti allungarono le mani affermando: «Lo farò io, voglio farlo io». Egli (Maometto) replicò: «Chi la prenderà per affermare i diritti altrui?» Allora i presenti ritirarono le loro mani. Abū Dujāna dichiarò: «Sarò io a prenderla per affermare i loro diritti». L'afferrò e colpì con essa la testa dei politeisti. (Ṣaḥīḥ di Muslim 31:6040)

Durante la battaglia di Uḥud, Abū Dujāna penetrò nello schieramento nemico, e arrivò a brevissima distanza da Hind bt. ʿUtba, moglie del noto leader coreiscita Abū Sufyān b. Ḥarb, che stava belluinamente incoraggiando i suoi a mutilare il corpo dei musulmani morti. Secondo varie versioni, Abū Dujāna le risparmiò la vita perché non voleva macchiare la spada di Maometto col sangue di una donna.[3]

Abū Dujāna, nel corso della stessa battaglia, ricevette numerose ferite nella sua generosa difesa di Maometto, ponendosi di fronte a lui per evitare che fosse colpito dalle frecce.

Morì nella battaglia della Yamāma (o di ʿAqrabāʾ). Fu uno dei due guerrieri (l'altro era Wahshī ibn Harb) che colpì a morte il falso profeta Musaylima.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ibn Kathīr, al-Sīra al-nabawiyya (Vita del profeta Maometto), p. 20
  2. ^ Wāqidī, Kitāb al-maghāzī, ed. J. Marsden Jones, 3 voll.
  3. ^ Akbar Shah Najeebabadi, History of Islam, Vol. 1, p. 173.
  4. ^ A.I. Akram, The Sword of Allah: Khalid bin al-Waleed (Radi Allahu Anhu), His Life and Campaigns, Rawalpindi, National Publishing. House, 1970 ISBN 0-7101-0104-X.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]