Zoo (romanzo Isabella Santacroce)

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Zoo
AutoreIsabella Santacroce
1ª ed. originale2006
Genereromanzo
Lingua originaleitaliano

Zoo è un romanzo dell'autrice italiana Isabella Santacroce del 2006.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

«Nella penombra di quelle stanze, la pioggia continua a lacrimare sui vetri delle nostre finestre, disegnando sbarre d'acqua che ci dividono dal mondo. In quell'istante, vedo l'amore di mio padre trasformarsi in una gabbia, che nessuno può raggiungere.
E ancora rivedo il luogo in cui ho vissuto, uno zoo silenzioso, semideserto.[1]»

La narratrice e protagonista è una ragazza che ha un rapporto fortissimo col padre, che assume la forma di un complesso di Elettra, mentre con la madre i rapporti sono molto più freddi. La madre, una donna molto avvenente che gestisce un negozio di abbigliamento, sminuisce costantemente il marito, sia nel suo lavoro impiegatizio sia nella sua attività di pittore dilettante.

Quando il padre muore improvvisamente in ufficio, la figlia ne è devastata e per riempire il grande vuoto che le si è formato dentro cerca di avvicinarsi a sua madre come mai prima.

«Inizio a lavorare con mia madre, divento la sua commessa, ne è felice. Di notte dormo con lei, di giorno vivo come vive lei. Lo zoo ha riaperto.
È uno zoo diverso da quello di prima, il rumore ha sostituito la dolcezza, mio padre non c'è. Sono sola là dentro, i visitatori mi guardano, mia madre compiaciuta sorride.[2]»

L'incompatibilità caratteriale tuttavia riemerge presto. La figlia non accetta che sua madre si veda con un altro uomo; una sera, durante un violento litigio, la madre spinge la figlia giù dalle scale, provocandole la rottura della colonna vertebrale. La ragazza si trova così, all'età di diciotto anni, condannata alla sedia a rotelle.

Nei primo tempi successivi all'incidente la madre cerca di dimostrarle affetto e premura, ma la figlia non crede alla sua sincerità e cova dentro di sé il rancore.

«Quel giorno decido che mia madre entrerà a far parte dello zoo, non ne sarebbe più uscita. Eravamo al completo, c'era il canarino, la paralitica, e in più, quella novità assoluta, la madre dietro le sbarre.[3]»

Una volta chiude a chiave la madre nel bagno per due giorni e, dopo averla fatta uscire, la costringe a ripulirla dei propri escrementi, un'altra simula una paralisi totale costringendola a una corsa in ospedale con l'autoambulanza, un'altra ancora fa sì che l'amante della madre (la quale gli ha nascosto il fatto di avere una figlia paraplegica a causa sua) se ne vada per sempre sbattendo la porta.

Durante un ultimo, drammatico confronto la figlia chiede alla madre perché non le abbia mai dato amore. Questa le confessa che non avrebbe voluto rimanere incinta perché all'epoca non sapeva ancora se volesse sposare suo padre, e che era sempre stata gelosa dell'affetto che egli dava alla figlia anziché a lei. La figlia costringe la madre a masturbarla, poi, dopo che questa si è addormentata, la soffoca con un cuscino.

Edizioni[modifica | modifica wikitesto]

Opere derivate[modifica | modifica wikitesto]

Un adattamento teatrale di Zoo è andato in scena nel 2011 al Teatro Belli di Roma.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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