Wikipedia:Bar/Discussioni/Riforma dell'editoria

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Riforma dell'editoria NAVIGAZIONE


Il disegno di legge passato in Consiglio dei ministri lo scorso 12 ottobre introduce delle novità anche per noi.

«Art. 7 (Attività editoriale su internet)

1. L’iscrizione al Registro degli operatori di comunicazione dei soggetti che svolgono attività editoriale su internet rileva anche ai fini dell’applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa.
2. Per le attività editoriali svolte su internet dai soggetti pubblici si considera responsabile colui che ha il compito di autorizzare la pubblicazione delle informazioni.»

In sostanza, se ho capito bene, se la legge passa, d'ora in poi siamo considerati alla stregua della carta stampata, con relativo peggioramento delle sanzioni in caso, ad esempio, di diffamazione. Riguardo alla responsabilità di colui che autorizza la pubblicazione non riesco invece a immaginare come potremmo individuarlo, essendo noi una comunità di utenti per lo più 'anonimi' che sfruttano un software (e un server) statunitense... Chiederanno al direttivo WF l'iscrizione al ROC?? Tra l'altro per essere iscritti credo si debba essere giornalisti... --(Y) - parliamone 13:19, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]

Uhm.. l'appendice for dummies in cui mi spiegano com'è che questa cosa si applica ad un progetto americano animato da una comunità che risiede principalmente in Italia quando lo pubblicano? --Frieda (dillo a Ubi) 13:28, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]

Mah... bisogna definire bene attività editoriale e responsabilità (che finché il tasto salva funziona com'è adesso è in capo all'utente che lo ha scritto). Sentiamo qualcuno dei nostri giuristi. Kal - El 13:45, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]
<conflittato>Oggi le notizie mi fregano dappertutto, appena finisco di scrivere da una parte, mi fregano dall'altra. :( Comunque.
Yuma dice bene. Cito alcuni articoli della legge:

«Per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento, che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso.»

In una definizione (attenzione al "divulgazione" e al "formazione") come questa vi rientrano praticamente tutti i progetti Wikimedia, quindi figuriamoci i blog (intrattenimento). Ma non solo:

«Per attività editoriale si intende ogni attività diretta alla realizzazione e distribuzione di prodotti editoriali, nonché alla relativa raccolta pubblicitaria. L'esercizio dell'attività editoriale può essere svolto anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative.»

Quindi, in questa definizione, anche noi, poveri fessi non iscritti all'albo, facciamo attività editoriale, e non c'è nemmeno lo scampo del fatto che non lo facciamo con scopo di lucro. Se io scrivo su un sito quante volte vado in bagno, faccio attività editoriale e devo iscrivermi al ROC. E se per sbaglio scrivo che il sapone che uso mi irrita la pelle, rischio pure grosso, perché essendo iscritto al ROC, vengono inasprite le sanzioni di cui, mi pare, all'art. 595 del codice penale (diffamazione).
Preciso che i limiti esatti li definirà il garante, e che questa è anche una legge-delega al governo perché prepari un testo unico dell'editoria. Visti i principi guida presenti in questa legge, mi immagino che capolavoro ne verrà fuori.
Ma il problema rimane lo stesso: noi siamo italiani che scrivono sull'edizione in lingua italiana di un progetto statunitense. Riprendo quindi la domanda di Frieda: posto che al progetto si applichi la legge statunitense, ai contributori italiani che minc**a di legge si applica? Dobbiamo aspettare che qualche X ci faccia causa per saperlo? (sperando non sia un parlamentare, se no facciamo la fine delle Iene - si badi bene, in quel caso il PM ha deciso di proseguire il procedimento malgrado diversi pareri negativi che affermavano che la privacy, servizio alla mano, era tutelata e quel servizio aveva meri fini statistici). --Toocome ti chiami? 13:51, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]

io non ho capito che cosa cambierebbe rispetto ad adesso; se io diffamo qualcuno da un blog e o scrivo falsità su qui sopra, comunque credo di essere perseguibile da parte della persona lesa; e diciamocelo anche per alcuni dei contenuti attuali è molto più facile essere denunciati per questo tipo di reato piuttosto che per violazione del copyright, su cui stiamo tanto a preoccuparci, mentre sui contenuti lasciamo molte volte spesso correre fin troppo in affermazioni pesanti. PersOnLine 15:36, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]

Cambierebbe, correggetemi se sbaglio, che si passerebbe dal reato di diffamazione semplice a quello di diffamazione a mezzo stampa, reato punito con più severità.--Kaspo 15:53, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]
<conflittato e fuori cron>Sul punto sollevato da POL: (chiedo conferma a qualcuno di più esperto) si passerebbe dalla diffamazione semplice, che è il reato finora contestato agli scritti diffamatori presenti in rete, alla diffamazione a mezzo stampa che è una aggravante, e coinvolge non più solo chi diffama ma anche chi permette la pubblicazione (finora, relativamente all'editoria tradizionale, venivano coinvolti il direttore responsabile, l'editore e nel caso della carta stampata pure lo stampatore). Questo sarà valido per tutti i siti italiani, compresi i blog, bisogna vedere quanto noi (che siamo un sito statunitense, ma scriviamo perlopiù dall'italia) ricadiamo nella legge, e quanto il disclaimer sotto alla casella di modifica metta al riparo noi e chi ci permette la pubblicazione (la WMF)--(Y) - parliamone 16:04, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]

Io aspetterei a fasciarci la testa prima del tempo. Questa legge così com'è non passerà sicuramente altrimenti si chiuderanno tutti i blog personali che esistono. Secondo un'intervista di un ministro (o cmq di un politico della maggioranza) questa legge non si applica ai siti personali e comunque sarà il garante delle telecomunicazioni a stabilirlo una volta approvata la legge dal parlamento. Non ci resta che attendere fiduciosi l'iter della legge.--Kaspo 15:52, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]


(stavo scrivendo mentre tooby scriveva quasi lo stesso, pubblico ugualmente) Molti lo preannunciavano trionfanti, ma il testo della norma è a mio umillimo avviso pesantissimo.

Art 2, c 1: Per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento, che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso.
traduzione: anche il sito web amatoriale; la divulgazione è ovvio ci riguardi, la mancata definizione dello "intrattenimento" serve a includere tutto ciò che manca.
Art 5: Per attività editoriale si intende ogni attività diretta alla realizzazione e distribuzione di prodotti editoriali, nonché alla relativa raccolta pubblicitaria. L’esercizio dell’attività editoriale può essere svolto anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative.
traduzione: il focus è (probabilemnte non a caso) sulla mera "attività", e l'attività noi italiani la svolgiamo in Italia. L'atto dell'editare si svolge in Italia, ergo legge del luogo.
Art 6, c 4: L'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni adotta un regolamento per l'organizzazione e la tenuta del Registro degli operatori di comunicazione e per la definizione dei criteri di individuazione dei soggetti e delle imprese tenuti all'iscrizione, ai sensi della presente legge, mediante modalità analoghe a quelle già adottate in attuazione del predetto articolo 1, comma 6 della legge 31 luglio 1997 n. 249 e nel rispetto delle disposizioni già contenute nell’articolo 5 della legge 8 febbraio 1948, n. 47.
traduzione: indiretta immissione dell'obbligo di possesso di questi requisiti: Ogni giornale o altro periodico deve avere un direttore responsabile. Il direttore responsabile deve essere cittadino italiano e possedere gli altri requisiti per l'iscrizione nelle liste elettorali politiche. Può essere direttore responsabile anche l'italiano non appartenente alla Repubblica, se possiede gli altri requisiti per la iscrizione nelle liste elettorali politiche. articolo 3 della legge 8 febbraio 1948, n. 47.

A margine, soldi, sconti, carezze e complimenti per il cartaceo. Il web invece viene regolamentato (mussolini era proprio un dilettante al confronto), ma di sussidi, aiuti, esenzioni o qualunque bilanciamento dell'onere imposto, per il non lucrativo manco l'idea.
Questo resta un sito statunitense cui contribuiscono degli italiani. Sino a rottura di scatole che - specie se noi seguiremo con scrupolo il "fastidioso" principio di neutralità ed oggettività - potrebbe non difficilmente verificarsi.
Ai posti di combattimento ;-) --g 15:55, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]

Ci trasferiamo in massa a San Marino? --F87 ἐγᾦμι forza Panino! 16:10, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]

buon viaggio. Io resto qui :P --gLibero sapere in libero web 16:15, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]
Anche in questo caso è Beppe Grillo a condurre una critica di fondo ad un provvedimento che sembra avere l'appoggio unanime del Governo e nessuna voce dissonante nell'opposizione. Per noi, forse, cambierebbe poco, perchè i server sono negli Usa, il sito è di diritto statunitense, ecc. Ma qualche bello spirito che cercherebbe di applicare anche a noi, perchè la maggioranza dei contributori lo fa dall'Italia, sicuramente ci sarà e pretenderà che ci sia un direttore cittadino italiano ecc.--Mizar (ζ Ursae Maioris) 17:10, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]
questo potrebbe essere un tema sul quale non mi dispiacerebbe vedere i wikiMediani sulle barricate; e noi non siamo comici (almeno intenzionalmente :-) --gLibero sapere in libero web 17:13, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]

La differenza è che, come ha detto Kaspo, con le nuove regole (se approvate) la diffamazione commessa attraverso questi siti internet diventa aggravata, ovverosia come una diffamazione a mezzo stampa. Il che comporta (forse) la creazione del ruolo del direttore responsabile ed un'altra serie di rotture di *****.
Interessante spunto, molto frequente quando si parla di legge, quello del fatto che i "nostri" server risiedano altrove. Non so però fino a che punto possa essere un ostacolo all'applicazione delle regole su wiki (molti blog in italiano sono ospitati da server localizzati altrove) fermo restando che, a quanto ne so, è possibile che l'autorità giudiziaria "oscuri" un sito che si basa su server stranieri (oltre al caso della Cina, mi vengono in mente quei siti delle scommesse sportive oscurati perchè non "convenzionati" con il monopolio italiano che dubito fortemente avessero i server in Italia).
In generale, faccio notare che si tratta di un mero disegno di legge, che quindi il parlamento quasi sicuramente modificherà, e che quindi ora non occorre proprio fasciarsi la testa! KS«...» 17:19, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]

non ci stiamo fasciando la testa, ma la mancanza di opposizione dà da pensare, come diceva Mizar. Sarebbe il caso di alzare un po' la voce io credo --gLibero sapere in libero web 17:24, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]
Capisco che è un disegno di legge, ma queste cose non andrebbero neanche ipotizzate, probabilmente nemmeno pensate. La rete deve restare libera, almeno questo è quello che penso io. Per quanto riguarda la posizione del server nel pianeta, conta come il 2 di coppe con la briscola a denari, perchè, se saranno pedissequi alle normative dul diritto d'autore applicate già adesso per i media audiovisivi su internet (web radio e web tv), conterà soltanto il registro linguistico e il target, che per it.wiki sono ovviamente l'italiano ed i cittadini italiani. Se la legge passa, bisognerà non solo iscrivere il sito al R.O.C ma anche prepararsi a tutto. Meglio cominciare ad editare in arabo. --Fabrizio Mondoscribacchiami... 17:30, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]
ahimé l'arabo non basterebbe: si parla genericamente di "attività", non è affatto prevista una differenziazione linguistica... --gLibero sapere in libero web 17:33, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]
<OT>sinceramente io non sono del tutto contrario, nel senso che trovo spesso ingiustificata la tolleranza verso siti internet (in cui, esclusa Wiki, spesso se ne sentono di tutti i colori) rispetto alle regole ed alle responsabilità penali che hanno le fonti cartacee. Ciò nonostante, spero che la legge venga modificata, per dare maggiore flessibilità ed adeguarla al mondo "virtuale" in tutte le sue diversità, e che vengano distinti siti d'informazione commerciale (con guadagno sia diretto che indiretto, es. spot) da quelli senza fine di lucro come wiki.</OT>
Comunque, a dire la verità, mi pare che l'opposizione alla legge sia già in corso. KS«...» 17:34, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]
È un disegno di legge. Vale per l'Italia e, siccome penso molto positivo, credo che ci siano normative Europeee che rendano antinomico questo "Disegno (scarbocchio?) di legge". Viceversa, l'iniziativa popolare è sempre attiva per questo genere di fattispecie :D P.s. Colpa sua :p --Leoman3000 18:01, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]
  • A me pare, da quel poco che ho potuto leggere e capire, che almeno alcune parti della normativa, siano in stridente contrasto con l'art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che recita:

«Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.»

Mi sbaglio o l'iscrizione obbligatoria al ROC contraddice il dettato costituzionale secondo il quale la stampa "non può essere soggetta ad autorizzazioni"? Mi sbaglio o la prima parte dell'articolo dovrebbe garantire una libertà che la legge sull'editoria si propone di fatto di ridurre e porre sotto tutela? Manca solo che venga ufficialmente ristabilito il Minculpop. Non mi stupisce che la destra italiana taccia. E non mi stupisce neanche più che la cosiddetta sinistra non solo taccia, ma si proponga di promulgare. Siamo messi non male, ma malissimo. Vi prego, se potete, di indicarmi dove mi starei sbagliando, perché spero fortemente di aver capito male io. --Piero Montesacro 18:04, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]

Anche adesso se uno vuole pubblicare un giornale deve registrarsi al tribunale, non deve chiedere l'autorizzazione a nessuno. E' un suo diritto e nessuno glielo può negare. Con questa nuova legge in pratica si assimilerebbe il web alla carta stampata. Quindi non ci sarà nessuna autorizzazione ma solo maggiore burocratizazione (e costi da parte degli utenti).--Kaspo 18:07, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]
(fuori cron confl da Tooby) Ma io non voglio pubblicare alcun giornale. Voglio scrivere in Internet (ogni altro mezzo di diffusione) semplicemente perché la Costituzione mi consente di farlo liberamente, senza dover sottostare ad alcun obbligo e ad alcuna burocrazia. Leggo si parla anche di intrattenimento. In altre parole, se volessi scrivere da qualsiasi parte in Internet delle barzellette di mia concezione che non fanno ridere nessuno, me compreso, dovrei essere iscritto al ROC o dovrebbe esservi iscritto il disgraziato che possiede il server sul quale posto? E per le fesserie che volessi postare su qualche Forum o in Usenet? A quando un registro obbligatorio per poter scrivere mail? E per aprire bocca? Ma stiamo scherzando? --Piero Montesacro 18:35, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]
La ricerca di Piero (di cui condivido in toto il discorso) è pregevolissima, circa l'articolo 21 Cost. Continuo ad essere molto tranquillo sulla vicenda. :D P.s. Colpa sua :p Personalmente - e con tutto il rispetto - mi verrebbe da chiedere all'on. Levi le definizioni di blog o web... --Leoman3000 18:24, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]
Kaspo, la carta stampata deve avere un direttore responsabile iscritto all'albo dei giornalisti. Assimilando il web alla carta stampata servirà una società editrice e un direttore responsabile iscritto all'albo dei giornalisti anche per scrivere un sito sulla lunghezza dei miei capelli. Alla faccia della burocratizzazione... Ma qui si vogliono colpire siti web scomodi, che sono capaci di radunare le folle pur nel silenzio della televisione... è questa la paura che mette tutti d'accordo...--Toocome ti chiami? 18:30, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]

innanzitutto andiamo piano davvero con l'allarmismo, come molti hano detto è solo un disegno di legge, che comunque sarà modificato in parlamento, poi sarà il garante a stabilirne i limiti, quindi ci sono ancora troppe incognite in merito, senza contare che per quanta poca fiducia si possa avere con la classe polica e per quanto parte di questa sia ignorante in tema di rete, credo che ci penseranno bene prima di porre regole troppo gravose per la libertà in rete, non dimentichiamo i forti interessi economici che ci sono dietro, nonchè quanto siano famose e oramai consolidate iniziativa come la nostra, e quindi prima di mettere in piedi qualcosa che la possa fare affossare ci penseranno bene, perchè l'impopolarità di solito non porta voti ma li toglie. quanto al fatto della responsabilità, aumenta il carico di responsabilità per quanto scriviamo, ma il rischio di fondo rimane sempre quello. PersOnLine 19:14, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]

Quoto. I grandi internet provider quali Telecom Italia e Fastweb hanno solo da perdere da questa legge, quindi non credo che staranno a guardare.--Kaspo 19:22, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]
Giusta osservazione andar piano con gli allarmismi ma altrettanto giusto far sentire anche qualche nostra ragione a chi ha proposto il disegno di legge, che ha pro e contro: potrebbe essere un'ottima idea quella di esporre i contro in un'ottica non solo del libero sapere ma, più generalmente, sottolineare come sia delicato il campo per chi, credo, non sia un netizen e non si rende conto come la gestione di questo mezzo di diffusione sia di per sé complicato. --Mau db 19:44, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]
Andar piano con gli allarmismi? Signori, leggete il labiale: NEMMENO PER SOGNO. Io farò casino in tutte le sedi che riterrò opportune - ovviamente non qui - per protestare contro questo tentativo di provvedimento liberticida.
E' ancora allo stato di ddl? Non mi importa. Preferisco che i provvedimenti per limitare la libertà di espressione sul web vengano buttati IMMEDIATAMENTE nel cesso più vicino della buvette di Montecitorio e lì sciacquonati giù per il tubo. Che siano già stati approvati o no.
-- Sannita - L'admin (a piede) libero 20:00, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]
Concordo con Sannita. Se ci fosse in campo una proposta di legge per istituire la pena di morte per lapidazione qualcuno sarebbe tranquillizzato (e pago) dal fatto che "per ora è solo una proposta" e che, magari, "tanto ci saranno dei giudici che dovranno di volta in volta interpretarla" o, addirittura, "tanto ci penseranno i marmisti a non farsi sottrarre materiali lapidei per usi impropri"? Ma che diamine di concetti di cittadinanza e di libertà d'espressione stiamo discutendo? E a chi vogliamo demandare l'affermazione dei nostri diritti? --Piero Montesacro 20:08, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]


A parte che un ISP promuove un funzionario, gli mette in contratto dieci dollari in più e l'avvocato dell'azienda, a fare le pratiche manda una segretaria, e in questo si conclude tutto il suo "incidente", c'è un piccolo problema nel legare la titolarità di un sito al possesso di "requisiti per l'iscrizione nelle liste elettorali politiche", poiché questi sono negati ai direttori di sale da gioco (evabbé), ai minorenni ed a chi ne sia stato privato per motivi giudiziari. Circa quest'ultimo punto, potrebbe non essere preoccupante se non ci saranno inasprimenti dei reati ideologici e delle relative normative, il che comprende ad esempio la questione riguardante ideologie e religioni non dominanti. Domani chiunque potrebbe essere chiamato terrorista (dalla polizia, non da un comitato scientifico) e silenziato, senza manco più il web per esporre le sue ragioni. Questo in generale, ma interessa anche noi per i riscontri sui nostri contenuti. Per quanto riguarda più direttamente noi, io non mi sentirei mai legato da un vincolo di condizionamento ancorché meramente morale o di rispetto per le sue responsabilità nei confronti di un eventuale responsabile editoriale. Per intenderci, non chiamerò nessuno "direttore" perché non ne riconoscerò. Qui dentro non ce ne sono. Non potrò perciò impietosirmi perché ne passerà conseguenze un terzo di ciò che io farò qui, lo farò lo stesso allo stesso modo di sempre. Questo ricatto morale non sarà pagato e il mancato pagamento sarà doloroso, specie il giorno in cui il principio che Wikipedia non è una democrazia potrà essere strumentalizzato alla luce di concetti "obbligatori" di democrazia che la nostra legislazione già comprende in termini di fedeltà al principio democratico. Specie il giorno in cui ci rifiuteremo di scrivere contenuti "validati" dal regime vigente perché seguiremo neutralità ed oggettività. La portata del DDL è potenzialmente macabra. E voglio proprio vedere chi farà il direttore responsabile qui dentro sapendo che alla prima critica "ritenuta" (si badi bene, solo ritenuta, se è lite temeraria si vede solo dopo) "lesiva dell'onorabilità di qualche disonorevole", in tribunale ci va il diffamatore insieme col suo direttore, che è responsabile apposta per questo. Noi di interessi economici non ne promuoviamo, anzi. Non fidate su questo punto, il sapere che domina è tuttora il latinorum, per molte serie di interessi non solo economici. E non facciamoci prendere per il culo da affermazioni come "Non spetta al governo ma all'Autorità per le comunicazioni indicare, con un suo regolamento, soggetti e imprese tenuti alla registrazione", perché sopra ho riportato come l'Autorità ha precise indicazioni su come regolamentare, e sono note sin d'ora: qualsiasi altra "invenzione" extra legem dell'Autorità consisterebbe in un eventuale arbitrio. In una parola anzi due? Sono cazzi. --gLibero sapere in libero web 20:22, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]

http://www.petitiononline.com/noDDL/petition.html --Paginazero - Ø 20:37, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]


Leggo dai giornali e vedo nei telegiornali che diversi politici si affrettano, in queste ore, a fare distingo e assicurare che in realtà molte tipologie di siti non rientrano. Eppure il testo del disegno di legge pare chiaro nell'escludere solo una categoria di contenuti.

«Non costituiscono prodotti editoriali quelli destinati alla sola informazione aziendale, sia ad uso interno sia presso il pubblico. La disciplina della presente legge non si applica ai prodotti discografici e audiovisivi.»

Questa discrepanza tra interpretazione e testo scritto è significativa così come il fatto che l'opposizione di alcuni politici alla legge si manifesti solo ora che la polemica è scoppiata. Può darsi che il testo finale venga modificato o rigettato, ma questa proposta di legge appare cmq censoria. Sia perché colpisce genericamente quasi tutti i produttori italiani di contenuti digitali, sia perché col suo target diffuso questa legge mi appare, scontatamente, "ad blog" e mirata a prevenire una critica diffusa alla classe politica. Se questo è il quadro - è pare illogico che non lo sia, almeno parzialmente - , anche l'esistenza di wikipedia (e sopratutto wikinews) in lingua italiana (ma anche la fruizione dall'Italia della versione nelle altre lingue) - con il crescere della rilevanza di wiki e indipendentemente dal fatto di trovarsi in un server statunitense - potrebbe essere messa a rischio. Ipotizzo uno scenario volutamente estremo giusto come riflessione provocatoria: siamo (o diventeremo) un mass media (forse, e penso a wikinews inglese, diventeremo "il" mass media soppiantando diverse testate giornalistiche) e il nostro "peccato" - per il quale come editori potremmo essere messi sotto accusa di diffamazione o oscurati - potrebbe non essere affatto il POV (che è contrario ai nostri principi e come tale abbiamo interesse a eliminare), ma proprio il punto di vista neutrale. --Nanae 20:50, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]

Non è proprio vero che nella scena politica non vi sono dissensi: sembra che uno dei ministri, con il suo partito appresso, sia fortemente contrario al provvedimento (potrebbero esserci anche altri politici che si sono espressi in senso nettamente contrario, magari semplicemente ancora non ne siamo al corrente), che a sua detta è stato approvato come provvedimento di routine, ma non so come funzioni il lavoro del Governo e non so cosa volesse dire. Vedremo che succederà, in parlamento ci saranno sicuramente delle controversie. --Aeternus 20:59, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]

Non soprattutto Wikinews. Nella nuova definizione di prodotto editoriale rientra benissimo anche Wikipedia, e data la visibilità che ha, il progetto più esposto è proprio Wikipedia. --Toocome ti chiami? 21:01, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]
Innanzitutto direi di farci una bella risata. Chiunque abbia scritto quel DDL in quei termini non ha idea di che sta facendo. Mi si permetta una battuta: l'uruguaiano ci inguaia.
Una prima considerazione potrebbe essere: di ultracentenari (o ultranovantenni) rimbecilliti e vicini a (o sotto) la soglia della povertà è piena l'Italia. Ne assoldiamo uno, gli arrotondiamo la pensione con una colletta, e se c'è da andare in tribunale, no problem. Quando si discuterà la causa, il pensionato-editore-prestanome sarà bello che defunto (pace all'anima sua).
Parlando più seriamente, ma solo poco di più...
Direi che siamo più numerosi noi, e quando si annunciano tempi grami questa non è una considerazione secondaria. Vi sono decine di migliaia di siti web che non sono propriamente blog, ma hanno più pretese, se poi si mettono i blog il numero lievita oltre le mie capacità di numerazione. Iscriviamoci tutti in massa ... diffamiamo tutti un ministro a caso (ce ne sono alcuni che sono indagati un giorno si e il seguente pure... non sarà tanto difficile) e vediamo come fanno i magistrati a processarci. Considerato poi che i server sono negli USA e se uno proprio vuole può editare anche passando dalla Cina, gli avvocati avranno di che divertirsi, contestando la giuridizionalità dei provvedimenti...
Oppure, dato che siamo di più defenestriamoli (è anche un'opzione più semplice).
Personalmente propendo per l'ultima scelta... sarò franco signor Levi: la si levi dai... -- ELBorgo (sms) 21:51, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]

Ultime notizie: Antonio Di Pietro, politico noto per essere favorevole alle nuove tecnologie, ha dichiarato che non voterà mai questo ddl e se necessario farà cadere il governo.--Kaspo 22:22, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]

Leggo ora questo post... sono basito ;-) D'altra parte cose ti potevi aspettare da un'assemblea di settantenni? Hanno fatto un "disegno" da anni settanta... Dov'è la petizione? :-P --Retaggio (msg) 22:25, 19 ott 2007 (CEST) Non sapendo come far chiudere Grillo finiscono per far chiudere tutta internet italiana...[rispondi]

adesso voglio porre una domanda: mettiamo che la legge passi così, e che il garante metta le obbligazioni di registrazione le più ampie possibili, che potrebbe succedere realmente? nessuno può iscriversi al ROC: primo perchè nessuno se ne prenderebbe la responsabilità, secondo nessuno può farsi carico di wikipedia perchè non è sua, terzo non c'è nessuno che sia giornalista per poterlo fare, i questo caso che faranno? i server sono in florida e sotto la giurisdizione statunitense, non essere iscritto non configura reato, ma un illecito amministrativo, credo, non so; ci sono comunque fondati motivo per ritenere che possano riuscire a fare oscurare wikipedia in lingua italiana? PersOnLine 22:58, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]

no, non serve essere giornalisti (almeno questo...), anche perché la norma si contraddirebbe da sé. Ripeto che quello che conta è l'attività, e quella noi italiani la svolgiamo in Italia. Dirò di meglio: si parla di attività "destinata alla pubblicazione", con ciò si deve perciò includere anche ciò che uno si prepara offline prima della pubblicazione (perché se fosse roba già online si sarebbe detto "pubblicata"), e quello sta dentro il nostro pc. Non so dire se si vada all'oscuramento, potrebbero lasciarcela in read-only, certo nessuno sano si sognerebbe di fare il responsabile, quindi andremmo alla paralisi. --gLibero sapere in libero web 23:21, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]

A occhio posso dire che carica i costi e la burocrazie dei giornali sul web (più burocrazia = più marche da bollo = maggiore incasso sulla carta per i nostri carissimi politici). Già alcune sentenze hanno equiparato blog a giornali per la responsabilità delle azioni commesse dai titolari dei blog. Il problema di wiki e non solo è il server: tu non puoi far chiudere materialmente un sito ospitato su un server estero se non viola anche quella legislazione, e quella è l'unica maniera per ridurre un sito al silenzio. Anche il blocco a livello di provider è aggirabile. A meno che non vogliano usare la rete per pescare pesciolini e trattarli molto male. Ps: perché vi attendete così tanto da una certa parte politica? ;) :P Juanm 23:44, 19 ott 2007 (CEST)[rispondi]

Ma se, per ipotesi, noi caricassimo informazioni su it.wiki dalla Svizzera andremmo incontro alle stesse conseguenze? --Remulazz... azz... azz... 09:18, 20 ott 2007 (CEST)[rispondi]
Certo che no. Il reato è perseguitato dove si compie. E' come se gli svizzeri dovessero sottostare alle leggi italiane solo perchè parlano italiano anch'essi.--Kaspo 09:30, 20 ott 2007 (CEST)[rispondi]
Tutto vero. C'è però un precedente illustre. Quando Indymedia pubblicò alcune foto non gradite alle forze dell'ordine, un P.M. molto solerte riuscì ad ottenere da un giudice statunitense l'ordine di sequestrare il disco fisso di un server e con mandato internazionale l'ordine fu eseguito sul server posto in Inghilterra con la fisica aspostazione del disco fisso che conteneva anche molto materiale di siti Terzi.
In quell'occasione anche un giudice svizzero avanzò analoga richiesta per un distinto episodio molto simile.--Mizar (ζ Ursae Maioris) 09:45, 20 ott 2007 (CEST)[rispondi]

Per chi fosse interessato è già partita una petizione online: [1].--Kaspo 11:20, 20 ott 2007 (CEST)[rispondi]

Ringrazio Kaspo per la segnalazione. Qualche iniziativa effettivamente andrebbe presa: Il fatto nuovo del testo del sottosegretario Levi è quello di voler riprodurre anche nel mondo internet, lo schema esistente nella carta stampata: responsabilità solidale dell'autore del pezzo e del direttore, con l'aggiunta che la responsabilità per l'eventuale diffamazione passa da quella ordinaria a quella aggravata a mezzo stampa.

Ma è la figura del direttore altrove normale, ad essere incompatibile con il nostro mondo e, qualora pretendessero di applicare questa eventuale legge italiana ci troveremmo in difficoltà grandissime.

Per il resto quoto personline. C'è una ipersensibilità al problema del copyright e una troppo scarsa al nuovo fronte che si sta aprendo.--Mizar (ζ Ursae Maioris) 23:07, 20 ott 2007 (CEST)[rispondi]

Sarà mica una buona notizia? Speriamo. Kal - El 03:14, 21 ott 2007 (CEST)[rispondi]
Si, decisamente una buona notizia. Per me ha ragione Gentiloni. Il problema non è il testo in sè, in fondo accettabile se riferito ai giornali online, ma l'interpretazione che esso dovesse trovare applicazione ad ogni minimo blog o ai siti, come il nostro, che su progetto internazionale, posto su server estero, mal si concilia con la figura del direttore responsabile. In sostanza il popolo della rete ha dimostrato che quando reagisce compatto, riesce a trovare ascolto.--Mizar (ζ Ursae Maioris) 08:37, 21 ott 2007 (CEST)[rispondi]


«... Il testo, invece, è troppo vago sul punto e autorizza interpretazioni estensive che alla fine potrebbero limitare l'attività di molti siti e blog. Meglio, molto meglio lasciare le regole attuali che in fondo su questo punto hanno funzionato. Riconosciuto l'errore, si tratta ora di correggerlo. E sono convinto che sarà lo stesso sottosegretario alla Presidenza Levi a volerlo fare.".»

(fonte)
Grazie signor ministro, attendiamo la correzione. Ma la guardia non si abbassa. --gLibero sapere in libero web 12:54, 21 ott 2007 (CEST)[rispondi]


Lo stesso argomento in dettaglio: Wikipedia:Bar/Discussioni/Sviluppi importanti(?).