Virginio Fasan

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Disambiguazione – Se stai cercando la nave militare, vedi Virginio Fasan (F 591).

Virginio Fasan (Udine, 10 settembre 1914Mar di Sardegna, 9 settembre 1943) è stato un militare italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Si era arruolato in Marina come sottufficiale nella categoria meccanici nel 1930. Nel 1934 era stato promosso sottocapo. Dopo vari imbarchi, nel 1939 era a bordo del cacciatorpediniere Ugolino Vivaldi. Su questa nave partecipò a tutte le missioni di guerra compiute dall'unità, meritando una Medaglia d'argento sul campo nelle acque di Pantelleria nel giugno del 1942 e la contemporanea promozione al grado di capo meccanico di terza Classe.

Si inabissò col Vivaldi, accanto al Capitano di corvetta Alessandro Cavriani, quando la nave, gravemente danneggiata dal fuoco tedesco in uno scontro nei pressi dell'Asinara, si autoaffondò. La motivazione della massima decorazione al Valor militare decretata alla memoria di Fasan, è analoga a quella concessa al suo superiore. Porta il suo nome la fregata Virginio Fasan (F 591). Al valoroso marinaio è stata intitolata anche una strada di Sacile.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'Oro al valor militare alla memoria - nastrino per uniforme ordinaria
«Valoroso sottufficiale imbarcato per la durata dell’intero conflitto su siluranti, aveva già dato prova nel corso di oltre centoventi missioni di guerra di esemplari qualità di animo e professionali, meritando fra l’altro la medaglia d’argento al valor militare. Nel corso di una ardua missione nella quale la silurante su cui era imbarcato affrontava il nemico in acque ristrette e fortemente insidiate da mine, si adoprava con ammirevole slancio animando i dipendenti durante l’azione e nella successiva lotta contro i gravi incendi e le avarie che l’offesa di mezzi costieri ed aerei aveva inflitto all’unità. All’ordine di abbandonare la nave, rimaneva a bordo tra gli ultimi per effettuare le manovre ordinate per l’autoaffondamento. Raggiunta in acqua una imbarcazione di naufraghi, con l’animo ancora proteso alla bella nave che si inabissava con apparente eccessiva lentezza, si lanciava a nuoto assieme ad ufficiale superiore, incurante del richiamo del Comandante, e tornava a bordo per maggiorarne le vie d’acqua, conscio di rinunciare ad ogni possibilità di salvezza. Ai naufraghi che seguivano lo inabissarsi dell’Unità, riappariva sul castello nell’imminenza dello affondamento assieme all’ufficiale che aveva seguito, dritto nel saluto alla Bandiera cui offriva l’olocausto di una nobile esistenza che aveva voluto legare al destino della nave.»
— Acque nazionali, 9 settembre 1943.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dettaglio decorato, su quirinale.it. URL consultato il 5 maggio 2017.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]