Vincenzo Vitale (militare 1913)

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Vincenzo Vitale
NascitaPalermo, 1913
MorteDon Deresowka, 15 dicembre 1942
Cause della morteMorto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Reparto5ª Compagnia lanciafiamme
Anni di servizio1934-1942
GradoCaporale
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna italiana di Russia
BattaglieSeconda battaglia difensiva del Don
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959)[1]
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Vincenzo Vitale (Palermo, 1913Don Deresowka, 15 dicembre 1942) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Palermo nel 1913, figlio di Vincenzo e Rosaria Zito.[2] Cresciuto all'interno di una famiglia di braccianti agricoli, calzolaio di professione, fu arruolato nel Regio Esercito e svolse gli obblighi del servizio militare di leva nella 2ª Compagnia chimica del 97º Reggimento fanteria "Genova" dal novembre 1934 al maggio 1936.[2] Richiamato in servizio una prima volta per un periodo di istruzione nel 1939 presso il 6º Reggimento fanteria "Aosta" e una seconda volta nel luglio 1940 presso il battaglione lanciafiamme, fu poi posto in congedo nell'ottobre dello stesso anno dal centro di mobilitazione di Roma.[2] Nel marzo 1941 venne richiamato in servizio attivo per la terza volta e, assegnato al reggimento chimico, entrò in servizio nella 5ª Compagnia lanciafiamme della 5ª Divisione fanteria "Cosseria" con la quale parti per l'Unione Sovietica nei luglio 1942 al seguito dell'ARMIR.[2] Cadde in combattimento a Don Deresowka, durante il corso della seconda battaglia difensiva del Don, il 15 dicembre 1942, e fu successivamente insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Vicecomandante di squadra lanciafiamme, si lanciava animosamente contro il nemico incalzante ricacciandolo col getto della sua arma. Esaurito il lancio sostituiva il suo apparecchio con un altro tolto ad un compagno ferito e si portava di nuovo arditamente e decisamente al contrassalto infliggendo notevoli perdite all’avversario. A lancio finito si toglieva di dosso l’apparecchio e spintosi davanti a tutti teneva testa ad un numero soverchiante di nemici, prima con la pistola e poi a colpi di bombe a mano. Mentre a voce alta incitava i compagni a seguirlo nella azione destando l’ammirazione dei superstiti, rimaneva ucciso da una granata avversaria. Già distintosi in azioni precedenti. Chiaro esempio di elevato senso del dovere spinto sino al sacrificio. Fronte russo (Don Deresowka), 15 dicembre 1942.[3]»
— Decreto del Presidente della Repubblica del 30 gennaio 1948.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare 1965, p.130.
  2. ^ a b c d e Combattenti Liberazione.
  3. ^ Quirinale - scheda - visto 23 marzo 2023
  4. ^ Registrato alla Corte dei conti il 25 gennaio 1948, Difesa Esercito, registro 4, pagina 250.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 130.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]