Valerij Alekseevič Legasov

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Valerij Alekseevič Legasov

Valerij Alekseevič Legasov (in russo Валерий Алексеевич Легасов?; Tula, 1º settembre 1936Mosca, 26 aprile 1988) è stato un chimico sovietico.

Il suo nome è noto in particolare per essere stato lo scienziato che indagò sul disastro di Černobyl' rivelando particolari scomodi al governo sovietico, che lo costrinse al silenzio. Fu a causa di questo silenzio che due anni dopo il disastro si tolse la vita.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

I primi anni, gli studi e la carriera[modifica | modifica wikitesto]

Legasov nacque il 1º settembre 1936 a Tula in una famiglia di lavoratori civili.[1][2][3] Frequentò la scuola media a Kursk.[1] Tra il 1949 e il 1954, frequentò la Scuola No. 56 di Mosca e si diplomò con una medaglia d'oro.[1] La scuola ora porta il suo nome e all'entrata c'è un suo busto di bronzo. Sposò Margarita Mikhailovna ed ebbe una figlia, Inga Legasova.[4][5][6]

Nel 1961 si laureò alla facoltà di ingegneria fisico-chimica dell'Istituto di Chimica e Tecnologia Mendeleev di Mosca.[7] Nel 1962 è entrato nella scuola di specializzazione nel dipartimento di fisica molecolare dell'Istituto Kurčatov di Energia Atomica.[8] Conseguì la laurea di kandidat nel 1967 e il dottorato in chimica nel 1972.[9] Dal 1978 al 1983 era professore dell'Istituto di fisica e tecnologia di Mosca.[10]

Dal 1983 alla morte lavorò come capo del dipartimento di radiochimica e tecnologie chimiche della facoltà di chimica dell'Università statale di Mosca.[10] Nel 1983[10] diventò il primo vice direttore dell'Istituto Kurčatov di Energia Atomica.[11] Già prima del disastro di Černobyl' Legasov era noto per aver evidenziato la necessità di nuovi metodi di sicurezza per impedire grandi catastrofi.[12][13]

Il disastro di Černobyl'[modifica | modifica wikitesto]

All'epoca del disastro di Černobyl' (26 aprile 1986), Legasov era primo vicedirettore dell'Istituto Kurčatov di Energia Atomica.[14] Egli divenne un membro chiave della commissione che il governo sovietico incaricò di investigare le cause del disastro e un conseguente piano di mitigazione di quelle conseguenze. Giunto personalmente sull’area del disastro, informò il governo della situazione. Non esitò a parlare chiaramente ai suoi colleghi scienziati e a fare pressione sulle autorità evidenziando i rischi che l'impianto, seppure distrutto, ancora presentava; e quindi a prevedere un piano di evacuazione della popolazione dell'intera città di Pryp"jat', molto prossima alla centrale nucleare.

Legasov, secondo da destra, all'Agenzia internazionale per l'energia atomica di Vienna (agosto 1986).

Nell'agosto del 1986 presentò il suo rapporto sull'accaduto al Soviet, che però pensò di rivedere la scrittura originaria di Legasov, addebitando le responsabilità del disastro più all'errore umano che ai difetti di progettazione dell'impianto da parte del governo sovietico. Venne costretto a portare questa relazione corretta di fronte all'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA) di Vienna. Non mancò dopo il suo rapporto, di scrivere altri dossier, con tutte le verità tralasciate. Tuttavia, furono pubblicati solo dopo la sua morte per divieto del governo sovietico.[15]

Il suicidio[modifica | modifica wikitesto]

Nel giorno successivo al secondo anniversario del disastro, Legasov si suicidò impiccandosi alla ringhiera delle scale della sua abitazione.[16] Prima di uccidersi, egli registrò personalmente alcune cassette audio[17] nelle quali rivelava tutti i fatti relativi alla catastrofe che gli era stato impedito di rivelare. Da un'analisi dei nastri eseguita in occasione della registrazione del film TV della BBC, dal titolo Chernobyl Nuclear Disaster (dove Legasov era interpretato dall'attore Adrian Edmondson),[18] è emerso chiaramente come Legasov avesse subito pesanti censure da parte del governo sovietico, il quale sapeva già ben prima del disastro che la struttura appariva in più punti difettosa. Inoltre, questi suoi ripetuti tentativi di rivelare la verità finirono per nuocere dapprima alla sua carriera e poi alla sua salute, spingendolo a logorarsi nel rimorso di non aver potuto dire ciò che avrebbe potuto evitare altre morti dopo il disastro.[19]

Il suicidio di Legasov ebbe ripercussioni in tutto il mondo del nucleare nell'Unione Sovietica. In particolare, il governo dovette ricredersi su quanto detto e ammise le problematiche strutturali di cui l'impianto di Černobyl' soffriva già prima del disastro del 1986.[18]

Il 20 settembre 1996, in occasione del primo decennale della tragedia, il presidente russo Boris El'cin conferì a Valerij Legasov il titolo di Eroe della Federazione Russa, per il "coraggio ed eroismo" dimostrati nell'investigazione del disastro. Dal 2020 è ricordato con una targa al Giardino dei Giusti di Milano.

Onorificenza (postuma)[modifica | modifica wikitesto]

Eroe della Federazione Russa - nastrino per uniforme ordinaria

Nella cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

Legasov è interpretato da Jared Harris nella miniserie Sky/HBO Chernobyl (2019)[20] e da Adrian Edmondson nel docu-drama BBC Surviving Disaster (2006).[21]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c New Times, New Times Publishing House, 1996, p. 58.
  2. ^ Sonja D. Schmid, Producing Power: The Pre-Ceniga History of the Soviet Nuclear Industry, 2015.
  3. ^ The Current Digest of the Soviet Press, in American Association for the Advancement of Slavic Studies, 1988, p. 24.
  4. ^ (RU) Как убивали академика Легасова, который провел собственное расследование Чернобыльской катастрофы.
  5. ^ (EN) Adam Higginbotham, Midnight in Chernobyl: The Untold Story of the World's Greatest Nuclear Disaster, Simon and Schuster, 2019, ISBN 978-1-5011-3461-6.
  6. ^ (EN) Alyssa Choiniere, Valery Legasov: 5 Fast Facts You Need to Know, su heavy.com, 2 giugno 2019.
  7. ^ David Marples, Ukraine under Perestroika: Ecology, Economics and the Workers’ Revolt, 1991, p. 21.
  8. ^ Paul R. Josephson, Red Atom: Russia's Nuclear Power Program from Stalin to Today, 2005.
  9. ^ Богуненко Н. Н., Пилипенко А. Д., Соснин Г. А., Герои атомного проекта, 3000 экз, Саров, ФГУП «РФЯЦ-ВНИИЭФ», 2005, p. 448, ISBN 5-9515-0005-2.
  10. ^ a b c Sonja D. Schmid, Producing Power: The Pre-Chernobyl History of the Soviet Nuclear Industry, MIT Press, 2015, p. 182, ISBN 0-262-02827-1.
  11. ^ A Soviet Expert Discusses Chernobyl, in Bulletin of the Atomic Scientists, 1987, p. 32.
  12. ^ (EN) Ksenia Zubacheva, Who was Valery Legasov, the Soviet scientist that saved the world from Chernobyl?, su rbth.com, 4 giugno 2019. URL consultato il 29 luglio 2019.
  13. ^ (RU) Как убивали академика Легасова, который провел собственное расследование Чернобыльской катастрофы, su mk.ru. URL consultato il 29 luglio 2019.
  14. ^ David Marples, Hans Blix: our man in Iraq (PDF), in The Ukrainian Weekly, 26 gennaio 2003. URL consultato il 9 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 18 febbraio 2012).
  15. ^ Bella Belbéoch, Responsabilites occidentales dans les consequences sanitaires de la catastrophe de Tchernobyl, en Bielorussie, Ukraine et Russie, in Radioprotection et Droit nucléaire, 1998, pp. 247–261. URL consultato il 28 luglio 2019 (archiviato dall'url originale il 26 agosto 2019). Tradotto in inglese: Michel Fernex, Western responsibility regarding the health consequences of the Chernobyl catastrophe in Belarus, the Ukraine and Russia.. URL consultato il 3 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 26 luglio 2011).
  16. ^ Chernobyl scientist's suicide described, su upi.com, 17 ottobre 1988.
  17. ^ “I nastri di Legasov”, su scintille., 28 settembre 2021. URL consultato il 1º ottobre 2021.
  18. ^ a b (EN) Surviving Disaster - Chernobyl Nuclear Disaster, su imdb.com, BBC.
  19. ^ Bulletin of the Atomic Scientists, September 1993, page 40.
  20. ^ Chernobyl (2019) Full Cast & Crew, su imdb.com.
  21. ^ Surviving Disaster, BBC.

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