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Carlo Terzolo (Scapaccino, 7 aprile 1904Torino, 26 ottobre 1975) è stato un pittore italiano.

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1939 - Inverno a Pocapaglia

Pittore di saldissima tecnica tradizionale, eminentemente paesaggista, che dai primi quadri degli anni Venti ha sviluppato una personalissima ricerca che lo ha portato negli anni Sessanta a risultati in sorprendente sintonia con le esperienze dell’iperrealismo soprattutto americano già anticipati dalle celebri “Fornaci” degli anni Trenta e Quaranta.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato nella campagna piemontese, si trasferì giovanissimo a Torino per frequentare l'Accademia di Belle Arti (tra i docenti Giacomo Grosso e Cesare Ferro), dove poi tornò come apprezzato maestro delle nuove generazioni. Fondamentali nella sua formazione i viaggi (compiuti grazie a borse di studio dell’Accademia) in Toscana e soprattutto a Siena dove studia i primitivi identificando in Ambrogio Lorenzetti (si conserva una sua straordinaria copia di un particolare del Buon Governo) il suo stabile punto di riferimento. Altrettanto fondamentali i classici “pellegrinaggi” a Parigi, con stimolanti frequentazioni di Prampolini, De Pisis, Savinio… Ma anche i quotidiani incontri con lo stimolante ambiente torinese: Spazzapan, Casorati, Paulucci, gli esponenti del Secondo Futurismo, Persico, Gualino, Pavese

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1959 - La scala Blu

Esposizioni[modifica | modifica wikitesto]

Innumerevoli le sue presenze alle più importanti rassegne nazionali e internazionali: sei edizioni della Biennale di Venezia (a partire dal 1934) e numerose presenze alla Quadriennale di Roma e alla Triennale di Milano. E poi Londra, Budapest, Cracovia… Di particolare rilievo le ampie personali nelle gallerie torinesi ma anche quelle di Parigi (nel 1956) e Roma (1965). Mostre antologiche gli sono state dedicate dalla Città di Asti (1974), dalla Regione Piemonte nelle sale di palazzo Chiablese (1980) e dal Comune di Nizza Monferrato (2001). Un cospicuo numero di sue opere è presente nella Galleria d’Arte Moderna di Torino e altre importanti collezioni pubbliche e private.

Critica[modifica | modifica wikitesto]

Di lui hanno scritto, fra gli altri, Italo Cremona, Luciano Pistoi, Mario Lattes, Giovanni Arpino, Luigi Carluccio, Marziano Bernardi, Angelo Dragone, Francesco De Bartolomeis, Pino Mantovani.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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