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Colette Suhayl Khoury كوليت خوري (Damasco, 1937) è una scrittrice e poetessa siriana.

La notorietà di Khoury spazia dal suo lavoro in politica alla letteratura e al giornalismo. Nelle sue opere tratta temi come l'amore e l'erotismo, il linguaggio dei sensi e dei corpi: argomenti tabù nella cultura siriana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Colette Khoury è nata in una famiglia cristiana benestante di Damasco. Il padre è stato ministro per gli affari della città (?? precisa meglio); lo zio, Fares al-Khoury, ritenuto un eroe per la sua resistenza contro la Francia, fu primo ministro siriano dal 1945 al 1954.

Colette ha ricevuto un'educazione sia in francese che in arabo.[1] Ha conseguito una laurea in letteratura francese all'Università di Damasco e ha ricevuto un diploma presso la scuola di letteratura a Beirut.[2] (cerca di inserire l'anno)

Ha scritto diversi volumi di poesie in francese, mentre i suoi romanzi sono in arabo: Ayyam ma'ah (trad. inglese: Days with him), pubblicato nel 1959, e Layla wahida (trad. inglese: A single night) uscito due anni dopo.

Nel corso degli anni Sessanta ha pubblicato alcuni racconti, fra cui, nel 1969, Dimashq bayti al-kabir (trad. inglese: Damascus my Big House)[1]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Khoury è stata una pioniera del femminismo arabo e negli anni Cinquanta inizia a scrivere storie infuocate che parlano di uomini e dell’egoismo di alcuni di loro (???).

La sua carriera letteraria inizia con la pubblicazione nel 1958 di una raccolta di poesie in lingua francese, Vingt Ans, in cui Khoury manifesta il disappunto per le costrizioni sociali, il senso di vuoto e l’assenza di scopo nella vita, rinvenendo nell’amore la sola essenza salvifica. Gran parte del lavoro di Khoury deriva dalla volontà di evitare una rappresaglia aperta: comprendendo che, solo attraverso la scrittura è possibile argomentare il pensiero politico evitando ripercussioni dirette. La scrittrice s’immerge nella psiche femminile, molte delle storie ideate da Khoury ripercorrono una prospettiva femminile e femminista, imbevuta di una capacità osservativa e analitica sottile che sprigiona dall’autrice attraverso i suoi scritti.[3] Khoury ha affermato "dal momento in cui ho avvertito il bisogno di esprimere cosa stava accadendo dentro di me..il bisogno di protestare, di urlare..e dal momento che non volevo urlare con un coltello, ho urlato con le mie dita e sono diventata una scrittrice". (manca fonte) Molte delle storie di Khoury trattano temi come l'amore e l'erotismo, soprattutto da una prospettiva femminile.

Ha scritto più di 20 romanzi (sopra però ne citi solo 2, dicendo che sono in arabo. E gli altri?) , oltre ad articoli letterari e politici, e una raccolta di poesie Yom Kippur War sulla guerra d'Ottobre del 1973, meglio conosciuta come la guerra del Kippur.

La protesta morale della scrittrice prende avvio nella propria casa: stravolgendo il ruolo di moglie silenziosa ed ubbidiente cui non è riconosciuto lo spazio adeguato e alcuna rilevanza alla sua emotività. Rivendica il diritto delle donne all’amore e alla libertà, di viverlo nella forma che meno si allontani dalla personalità di ciascuna di esse. La donna dei suoi scritti, è colei che ha il coraggio di sfidare se stessa, che non resta immobile, ma sperimenta sentimenti ed emozioni. [3]

Ayyām maʻah[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1959 ha sconvolto il mondo arabo con un romanzo, Ayyām maʻah (trad. inglese Days with Him): per la prima volta una donna scriveva apertamente e con audacia dell'amore, un argomento considerato tabù nella società conservatrice siriana.[2] Ayyām maʻah era ispirato ad una storia d'amore avuta dalla scrittrice con il poeta siriano Nizar Qabbani. Khoury costruisce la figura di una donna il cui sentimento non è tanto intenso da accecarla, in modo da lasciare intatta l’immagine di una leader forte. (non c'è corrispondenza logica in questo passaggio). La protagonista Reem affronta una serie di azioni considerate rivoluzionarie per le donne durante il suo periodo: ottiene un posto di lavoro in un dipartimento governativo e decide di iniziare una relazione con Ziyad, l'uomo che ama, nonostante la disapprovazione dello zio. Quando Ziyad le chiede di lasciare il lavoro per il matrimonio, Reem rifiuta e rivendica, attraverso un'agenzia (??), il suo status di donna indipendente.[4] La protagonista e narratrice, Reem, non condivide le forme di controllo della società e della famiglia, in quanto ciò che desidera è poter sviluppare un'identità personale. I genitori scompaiono quando è ancora giovane, ma il peso di una educazione rigida e dei valori trasmessi vivranno in lei creandole conflitti. È insofferente all’istituzione matrimoniale nella forma più classica, dichiarando:No! Io non sono nata solo per imparare a cucinare per poi sposarmi, crescere bambini, e morire. Se questa è la regola del mio Paese, io sarò l’eccezione. Io non voglio sposarmi!”. (manca fonte)

Laylah wāḥidah[modifica | modifica wikitesto]

Il romanzo Layla wahida (One night, 1961) narra la storia di Rasha, una giovane di quindici anni costretta a sposarsi con un uomo che ha il doppio della sua età. Rasha cerca di ritrovare se stessa e di reagire al controllo esercitato sulla sua vita dal marito, iniziando una relazione extraconiugale. [3]

Layla wahida ha creato controversie sin dalla sua pubblicazione, per l'approccio simpatizzante al tema tabù dell'adulterio, descritto come un'esperienza illuminante, un'occasione di autoconsapevolezza per le donne.

L'atmosfera generale dei suoi romanzi è lo sconforto/disperazione. In Layla wahida l'origine della disperazione è il corpo femminile sofferente e, in particolare, il corpo sterile. La storia ruota attorno alla figura di Rasha, una donna sterile, che si sposta a Parigi per cercare una cura alla sua presunta "malattia". Sul treno che la porta da Marsiglia a Parigi, dove incontrerà un famoso ginecologo, Rasha incontra Kameel, un pilota francese negli anni della Seconda Guerra Mondiale. I due si innamorano a prima vista e hanno un'appassionata notte d'amore. Nonostante il fatto che questa breve storia d'amore le abbia dato un appagamento sessuale ed emotivo, lei è tormentata dai sensi di colpa e decide di scrivere una lettera confessando tutto a suo marito. Questa lettera occupa la maggior parte dell'opera. Rasha incontra il ginecologo francese solo per scoprire di essere stata ingannata dal suo dottore siriano: è suo marito ad essere sterile, lei invece può avere dei bambini. Nelle parte conclusiva del romanzo, Rasha vaga per le strade di Parigi, riflettendo su cosa fare della sua vita, ma tragicamente, viene investita da una macchina e il romanzo termina con Rasha nell'ambulanza che preannuncia la sua morte imminente.[5]

Layla wahida si concentra sul matrimonio infelice di Rasha, sulla sua breve avventura amorosa e sul viaggio alla scoperta di se stessa, ma il romanzo tratta in maniera più approfondita anche il tema della malattia, vista attraverso il filtro della cultura araba. L'infertilità di Rasha evidenzia un particolare fenomeno culturale, secondo il quale l'infertilità maschile è da attribuirsi ad un fallimento nel corpo della donna, e proprio alla donna viene affidata la responsabilità di cercare un trattamento per l'infertilità dei loro mariti. Per Rasha l'infertilità non riguarda il suo corpo fisico, ma il suo corpo sociale, soggetto a determinate norme di genere nella società: l'infertilità è semplicemente un sintomo fisico di un insuccesso sociale. Durante la narrazione la protagonista è più preoccupata per lo stato del suo matrimonio, l'impatto della sua educazione tradizionale e il suo senso generale di irrequietezza e insoddisfazione rispetto al suo problema fisico. Il desiderio di Rasha di avere figli non è semplicemente dovuto alla pressione esercitata dalle norme sociali di genere, salute e malattia, ma dall'internalizzazione di quelle norme. Quando ricorda al marito il triste corso della loro vita insieme, ammette di aver visto la maternità come l'ultima speranza che avrebbe salvato la sua esistenza priva di significato. Lei voleva disperatamente concepire perchè aveva bisogno di "dare...per sentire che ero viva...per provare a me stessa che ero viva". L'incontro con Kameel le fa intravedere una nuova relazione erotica e non strumentale del suo corpo "per la prima volta nella mia vita ho capito il valore del mio corpo..per la prima volta ho capito che il mio corpo non era uno strumento".[5] Suo marito Salim invece, concepisce il matrimonio alla stregua di una “transazione economica”, trattando Rasha come un oggetto. In più di una occasione, lo sfogo della moglie si consuma attraverso queste parole: ”Hai mai considerato, solo per un giorno, che questa donna, che consideri alla stregua dell’arredamento, è un essere umano?” “Un essere umano che avrebbe preferito centinaia di volte che tu condividessi con lei una delle tue idee piuttosto che pagarle una delle tue cene deliziose”.[3]

Carriera politica[modifica | modifica wikitesto]

Dal 1990 al 1995, Colette Khoury è stata membro indipendente del parlamento siriano.

Nel 2008, Khoury è stata nominata consulente letterario per il presidente siriano Bashar al-Assad. Sempre nello stesso anno inizia a scrivere articoli sui giornali arabi, incluso il quotidiano del partito al governo in Siria Al-Ba'ath in cui affronta diverse questioni letterarie e politiche (per esempio quali?).[6]

Nel 2009 è stata nominata prima ambasciatrice siriana in Libano.[7]

Nel 2009 ha ricevuto il Jerusalem Award per la sua importante esperienza letteraria e per le idee umanitarie e nazionali, come l'amore, la sincerità, la libertà e la giustizia, incluse nei suoi libri. Ha ricevuto lo scudo della Federazione Generale dei romanzieri e scrittori arabi come riconoscimento della letteratura pionieristica.[8]

Come si è collocata nei confronti del regime di Bashar al-Assad durante la guerra siriana? Ti manca la biografia dal 2009 ai giorni nostri!

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Khoury è stata sposata due volte e divorziata dal musicista spagnolo Rodrigo de Zayas, nipote del diplomatico americano Francis Burton Harrison e figlio dell'artista messicano Marius de Zayas. Khoury e Zayas hanno avuto una figlia, Mercedes Nara de Zayas y Khoury.

La sua storia d'amore con il poeta siriano Nizar Qabbani ha ispirato il romanzo "Ayyam ma'ah" (1961)

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • "Ayyām maʻah" (1961)
  • "Laylah wāḥidah" (1961)
  • "Kiyān" (1968)
  • "Dimashq baytī al-kabīr" (1970)
  • "Qiṣṣatān" (1972)
  • "Wa-marra ṣayf" (1975)
  • "Daʼwah ilá al-Qunayṭirah" (1976)
  • "al-Ayyām al-maḍīʼah : qiṣaṣ" (1984)
  • "Wa-marra ṣayf : riwāyah" (1985)
  • "Imraʼah : majmūʻat qiṣaṣ" (2000)
  • "al-Marḥalah al-murrah : qiṣaṣ ṭawīlah" (2002)
  • "Sa-talmisu aṣābiʻī al-shams : qiṣṣah ramzīyah" (2002)
  • "Fī al-zawāyā-- ḥakāyā : tisʻ qiṣaṣ wa-masraḥīyah" (2003)
  • "Kūlīt Khūrī : būḥ al-yāsmīn al-Dimashqī" (2008)
  • "Wa-yabqá al-waṭan fawqa al-jamīʻ" (2010)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Evelyne Accad, Arab Women's Literary Inscriptions: A Note and Extended Bibliography, in College Literature, The Johns Hopkins University Press, 1º febbraio 1995, pp. 172-180.
  2. ^ a b (EN) Syrian writer named literary adviser to president, in Agence France Presse, 16 ottobre 2006.
  3. ^ a b c d Cecilia D’Abrosca, Colette Khoury, la passione per la scrittura come ribellione ai cliché, su nena-news.it, 22 maggio 2017.
  4. ^ (EN) Banan Al-Daraiseh, The journey narrative: The trope of women's mobility and travel in contemporary Arab women's literary narratives, 2012.
  5. ^ a b (EN) Abir Hamdar, Michelle Hartman e Ellen J. Amster, The Female Suffering Body Illness and Disability in Modern Arabic Literature, Syracuse, New York Syracuse University Press, 2004, OCLC 6908047865.
  6. ^ (EN) Syrian president Assad appoints 'literary adviser', in The Globe and Mail (Canada), 17 ottobre 2006.
  7. ^ (EN) Colette Khoury, su al-hakawati.net.
  8. ^ (EN) Colett Khoury Receives Jerusalem Award in Libya, in Syrian Arab News Agency (SANA), 19 ottobre 2009.