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Albano Guatti[modifica | modifica wikitesto]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Albano Guatti è nato a Udine il 22 dicembre 1950. Terminate le superiori si iscrive a Ca’ Foscari a Venezia ma, un anno dopo, si trasferisce alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Firenze per seguire le lezioni di estetica di Ermanno Migliorini. Si laurea in storia del cinema con Pio Baldelli e collabora all'attività didattica.

Quando si trasferisce a Firenze la sua attività artistica è limitata a esperienze di poesia visiva e al lavoro poetico tout court.

A Firenze, attraverso Migliorini, entra in contatto con i principali artisti che operavano in città in quel periodo. Tra questi Giuseppe Chiari con cui inizia un lungo rapporto che avrà molta influenza sulla sua formazione e sul suo futuro lavoro. Attraverso di lui, approda ad Art Tapes 22, la prima galleria privata d’Europa a produrre video d’artista, fondata e diretta da Maria Gloria Conti Bicocchi. Con Maria Gloria e suo marito Giancarlo stringe una profonda amicizia e inizia a frequentare la loro casa che era il punto d’incontro di artisti e critici di levatura internazionale: da Bill Viola a Joseph Kosuth, da Charlemagne Palestine a Dennis Oppenheim, da Achille Bonito Oliva a Germano Celant, da Gino De Dominicis a Daniel Buren, da Allan Kaprow a Judith Malina, e molti altri.

Inizia i primi esperimenti nell’ambito della Body Art e della Performance Art ed esegue il suo primo pezzo, nel 1974, a Udine. Seguono altri lavori presso la facoltà di estetica di Firenze, alla galleria Zona di Firenze, alla Villa medicea di Artimino, al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, alla galleria Mastrogiacomo di Padova e alla galleria Ursula Krinzinger di Innsbruck.

In quegli anni New York ha un ruolo fondamentale nel panorama artistico internazionale e, nel gennaio del 1978, anche perché a Firenze ha conosciuto molti artisti americani, decide di andarci. Nel marzo, in una rassegna di performance curata da Jean Dupy a PS1, rappresenta la sua prima performance negli Stati Uniti.

Stringe una profonda amicizia con Gianfranco Gorgoni, fotografo di origine italiana che ha pubblicato un libro per Leo Castelli sugli artisti pop, ed entra in contatto con molti di loro. Conosce Massimo Vignelli e, su suo incarico, realizza il suo primo lavoro di fotografo commerciale per il department store Barney’s realizzando un’immagine che verrà usata come logo dell’azienda.

Ritorna a New York nel 1979 e, su segnalazione di Joseph Kosuth, realizza un’altra performance ad Arist’s Space che, in quel periodo, era diretto da Helen Winer e dove lavora anche Cindy Sherman. Il pezzo ha molto successo, viene recensito da Jill Silverman sulla rivista Performance Art e gli apre la strada ad una serie di lavori che realizzerà l’anno successivo a Los Angeles, San Francisco e Washington. La rivista di performance di Los Angeles, High Performance, recensisce il suo lavoro.

Nel 1980 gli viene rilasciato un visto di lavoro e inizia a vivere e lavorare tra New York, Los Angeles e l’Italia. Realizza altre performance e delle mostre fotografiche.

A Los Angeles, attraverso Allan Kaprow incontra Paul McCarthy, con cui inizia un lungo sodalizio che dura tutt’ora.

Le sue performance (1974-1981), che solo all’inizio interpretava personalmente, erano caratterizzate dal fatto che avevano una durata brevissima e, come una partitura musicale, potevano essere “suonate” da chiunque. Molto più vicine a video clip televisive che a lavori teatrali. La più breve, Interval, dura solo dieci secondi.

Nel 1980, reputando che la sua esperienza all’interno di quello specifico fosse esaurita, decide di rappresentare un pezzo dove non ci sono più attori ma solo una grande gonna che viene mossa da un meccanismo sottostante attraverso un radiocomando. La gonna, all’altezza della cintura è dotata di una macchina fotografica anch’essa provvista di radio comando, gira tra il pubblico e lo fotografa. La performance viene realizzata al Palazzo dei Diamanti di Ferrara e al WPA di Washington.

Nel 1979, mentre si trova a Los Angeles, elabora un’installazione, Fredderf, che prevede l’impiego di quattro cani imbalsamati. La propone al Museo d’Arte Contemporanea di La Jolla e a And/or di Seattle. Viene accettata solo da And/or, ma il budget della galleria è insufficiente a coprire le spese ed è costretto a rinunciare.

In quel periodo si focalizza soprattutto sulla fotografia concettuale e realizza anche lavori con materiali tessili. Elabora anche progetti di installazioni che, però, non ha modo di rappresentare. Nel 1981, considerato che il lavoro di artista non è sufficientemente remunerativo, pubblica il suo primo libro, “Mexico”, edito negli Stati Uniti da Harper and Raw, in Italia dal Touring Club, e in Europa da altri co-editori. L’anno successivo, per gli stessi editori, realizza “Egypt”. Seguono nel 1983 “Brazil” e nel 1984 “Turkey”, entrambi editi in Italia da Magnus Edizioni, in Francia da Menges e da altri co-editori in Europa.

Durante questo intenso periodo di viaggi, oltre a realizzare le immagini funzionali a dei coffee table books, inizia una ricerca fotografica parallela a carattere più personale. Non ha nulla a che vedere con la fotografia concettuale che ha sviluppato fino a quel momento, che si colloca all’interno del dialogo dell’arte in senso stretto dove la fotografia rappresenta solo un pretesto per esprimere pensieri più complessi, ma sviluppa una ricerca più interna al mondo della fotografia tout court. Quella dei Gibson, dei Ghirri, dei Friedlander, etc., che lui chiama “fotografiafotografia”.

Nel 1984 viene invitato per una mostra personale a Les Rencontres d’Arles, che ha come ambito di riferimento proprio questo genere di fotografia.

Fino alla fine degli anni ottanta il lavoro artistico è orientato alla fotografia, sia convenzionale che concettuale, ma mette a punto anche svariati progetti di sculture e installazioni.

Nel campo della fotografia commerciale pubblica nuovi volumi fotografici, tra cui Mexico, Friuli Venezia Giulia, Alpe Adria, e lavora per aziende di livello internazionale tra cui Citicorp, Montedison, Russel Raynolds, Baghin Say, Gruppo Fantoni, Farmitalia.

Nel 1990 realizza finalmente Fredderf, la scultura proposta nel 1979 ad And/or, dove al posto dei cani impiega delle faine imbalsamate.

Nel 1991, su incarico di Raul Gardini, segue la costruzione del Moro di Venezia nel cantiere di Tencara, e durante la Coppa America a San Diego per una campagna pubblicitaria. L’anno successivo realizza il suo primo video commerciale per il cantiere di Tencara.

Nel 1992 partecipa a un group show al Palazzo dei Diamanti di Ferrara dove, tra gli altri, sono presenti Paul McCarthy, Piero Gilardi e Shigeko Kubota.

Paul McCarthy espone alcune sue fotografie nella propria casa di Altadena e invita i maggiori artisti del panorama artistico cittadino.

Ottiene la residenza permanente negli Stati Uniti come talento speciale.

Si reca molto sovente a Los Angeles dove frequenta regolarmente la comunità artistica.

Nel 1993 Paul McCarthy cura un group show alla galleria di Rosamund Felsom e lo invita.

Il suo pezzo consiste in un terrazzino gonfiabile, costruito per l’occasione a Los Angeles e basato su un progetto di quindici anni prima. Riscuote molto successo e negli anni successivi ispirerà diversi artisti. Alla mostra partecipa anche Jason Rhoades con cui inizia un rapporto di amicizia che durerà fino alla sua morte.

Pubblica il suo primo libro fotografico di nudi, A Poil, e Negative Actions, quest’ultimo corredato dai testi introduttivi di Giuseppe Chiari e Paul McCarthy.

Realizza nuovi lavori con le stoffe, una serie di arazzi in lana, ed elabora nuove installazioni.

Nel 1997 partecipa ad una mostra alla galleria Lipanijepuntin di Trieste, assieme a Sue Atkin e Brenden Fitzgerald, dove presenta due sculture con peli pubici e un’installazione meccanica.

Inizia un rapporto con la galleria Lipanijepuntin e, d’ora in avanti, è presente, tutti gli anni, nelle principali Fiere dell’Arte europee.

Nel 1995 pubblica Fotografiefotografie, nel 1996 Nudes, nel 1998 Coincidences, e nel 1999 Performing&Photographing.

Nel campo commerciale, tra gli altri, realizza lavori per il Lincoln Center di New York, Bulgari, Fincantieri, Tim, Beretta US.

Nel 2000 pubblica Fugitdigit, il primo libro fotografico dove, invece di usare la macchina fotografica, impiega una videocamera digitale da cui estrae i singoli fotogrammi. E’ il primo artista ad usare questa tecnica con la quale realizzerà altri tre libri. Sono tutti e quattro lavori sul mosso che sviluppano una ricerca iniziata negli anni settanta e che caratterizza il suo lavoro di fotografofotografo.

Partecipa, con una scultura basata su un progetto degli anni settanta, a una grande mostra collettiva, “Chairs in contemporary art”, curata da Agnes Kohlmair, cui prendono parte, tra gli altri, Donald Judd, Joseph Kosuth, Paul McCarthy, Bruce Nauman, Claes Oldemburg, Franz West e Michelangelo Pistoletto.

Nel 2002, Peter Waiermair cura una mostra antologica del suo lavoro fotografico alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna.

Nel 2003 pubblica Sexuences, un libro fotografico incentrato sulla vagina, realizzato, come Fugitdigit, con una videocamera, sempre con la tecnica del mosso.

Sul fronte commerciale, realizza un lavoro per la Iveco, un video per la Vespa US, e un libro per la Fincantieri.

Nel 2003, alla Fiera di Bologna, presenta la scultura “Movimento Equestre” di cui una parte, il cavallo, è in plastica e si gonfia e si sgonfia comandato da un timer.

Nel 2004, sempre alla Fiera di Bologna, porta “Would you like a drink”, una scultura robotica molto sofisticata che si muove autonomamente nello spazio, riconosce le persone, interloquisce con loro, e le fotografa. Anche “Climbing Couple”, una scultura in fiberglass con la superficie disegnata al chiaroscuro a matita.

Nel 2006, alla galleria Lipanijepuntin di Roma, tiene la mostra personale “Contortions” dove esibisce due sculture e una serie di stampe fotografiche ispirate a un vecchio lavoro nell’ambito della Performance Art. Le sculture, come in Climbing Couple, sono interamente disegnate al tratto con matite colorate.

In campo commerciale pubblica un volume fotografico per la Mep e realizza delle campagne fotografiche per Ansando Breda, Agusta Westland, Global Areonautics e Vought Aircraft Industries.

Nel 2007, alla Fiera di Bologna, presenta “Triple Couple”, un disegno di grande formato a matite colorate e, nel 2008, Idealdetail, un disegno a matita di quattro metri e mezzo per tre e mezzo che rappresenta una sorta di gigantesca zuffa.

Partendo dalle fotografie del libro Sexuences, disegna e produce alcune stoffe che hanno come soggetto la vagina e crea un brand, sexuences.net Inc., che commercializza i capi d’abbigliamento realizzati con tali tessuti.

Nel 2010 realizza un libro fotografico per Vought Aircraft Industries e, nel 2011, un’altro volume per la Mep.

Nel 2011 espone alla Biennale di Venezia, nella sezione di Trieste, il grande disegno “Idealdetail”.

Nel 2012, per i tipi della All Saints Press, esce Blackstage, un libro sul corpo femminile, anche questo realizzato con la videocamera e con la tecnica del mosso.

Nel 2014 termina finalmente Ambiti: un libro di fotografie scattate tra il 1979 e il 1985 che era rimasto incompiuto per molti anni e lo pubblica in forma digitale sul suo sito web dedicato ai suoi libri concettuali.

Sempre per All Saints Press, nel 2015, esce Unanimated, un libro di fotografie mosse iniziato nel 2003, realizzate con una macchina fotografica tascabile da pochi dollari.

Nel 2016 realizza la scultura “Insteadofdiamonds”, iniziata nel 2012, che consiste in un teschio svolto su cui sono applicati più di quattromila peli pubici raccolti nella maggior parte attraverso il web, attraverso un sito dedicato al progetto.

Nel 2020 porta a termine altri tre libri rimasti incompiuti per molto tempo: Intersextions, realizzato con la videocamera, Pullandshoot e Unanimatedue. Non sono stati ancora pubblicati stampati ma pubblicati sul sito web https://albanoguatticonceptualbooks.com .

Attualmente sta lavorando ad un nuovo libro di nudi e a una serie di nuove installazioni.

Tra gli altri, hanno scritto su di lui: Ermanno Migliorini, Vittorio Savi, Arturo Carlo Quintavalle, Giuseppe Chiari, Peter Waiermair, Michael Sand, Jill Silverman, Paul McCarthy, Agnes Kohlmair, Aldo Castelpietra, Luca Ferro, Italo Zannier. Di alcuni di loro, si riportano alcune citazioni.

Reazioni della critica e di altri artisti ai lavori di Guatti[modifica | modifica wikitesto]

Ermanno Migliorini[modifica | modifica wikitesto]

Fotografiefotografie raccoglie i momenti più duri di questi lavori che si ritrovano nelle fotografie più apparentemente insensate, in quelle in cui si rasenta il livello dell’asemanticità, in quelle più “costruite” insomma con materiali fotografici, ma trasformate e “ridotte” a livelli che potremmo dire concettuali.

Abbiamo detto “momenti duri” dell'opera di Guatti, asemanticità: e sono espressioni impegnative. Ma a questo fine ci sembra che egli voglia tendere.

[…] E infatti non vi sono in queste fotografie, in questi segni, richiami, allusioni a sentimenti o a discorsi, espressioni, ma semplicemente referenze che si pongono all'interno del sistema fotografico, in maniera dura e significativa. Come nelle arti figurative (diciamo la pittura) l'analisi del mezzo, il “concetto” di fotografia, prevale sulla rappresentazione e sulla comunicazione, diventa fine per se stesso, non concede nulla, così come non concedevano nulla ai sentimenti le precedenti esperienze di Guatti, di cui ora diremo, e da cui egli trae le sue più rivelatrici operazioni. Una fotografia, insomma, che è sempre fredda, e in cui segni debbono essere ricercati solo al suo interno, e in cui i riferimenti esterni devono essere indicati come meramente casuali.

Il fatto si è che è convinzione di Guatti che, in questo momento, ogni opera d'arte (e quindi anche la fotografia) sia traducibile in una proposizione concernente l'arte stessa, un'operazione analitica, quindi, condotta sugli stessi mezzi fotografici. I riferimenti sono ovvii, e talora è evidente che cosa la fotografia voglia dire, e che cosa con quella fotografia si voglia fare, quale azione si voglia compiere, a chi, insomma, ci si voglia riferire, come per ostendere una coerente “innovatio” o come per voler occupare in ogni caso un posto successivo. È un atteggiamento comprensibile soltanto se si ponga attenzione alla precedente (e parallela) attività dell'autore, cominciata con esperimenti di poesia visiva e fotografia concettuale subito dopo debordata nell'ambito delle performances e, a parte alcune esperienze iniziali, non eseguite mai, però, in prima persona, come di solito accadeva e accade, ma “pensate” e progettate (ed ecco un altro elemento concettualista) e poi dirette, ma eseguite da altri, o affidate - come negli ultimi tempi - a mezzi meccanici che interagivano con il pubblico.

[…] Origini singolari di un fotografo che non nasce come tale, ma che giunge, poi anche professionalmente, alla fotografia, emergendo dalle profondità più inquiete delle arti degli anni settanta, vissute e rimeditate con l'aiuto di tormentate riflessioni filosofiche e estetiche che cercavano di chiarire le difficili e forse impossibili connessioni del fare con l'analisi del discorso che di quel fare si rendeva garante.

Ne deriva la serie di fotografie qui raccolte che, nelle intenzione vorrebbero, come nel caso delle performances, vedere svanire il loro momento rappresentativo in uno scambio con l'emergenza di elementi analitici, concettuali, che, mi sembra, decisamente raggiunto o indicato. E gli oggetti svaniscono come tali (ma è ovvio che invece restano e come evidenti, anche se “messi fra parentesi”) per lasciare il posto a modificazioni di senso tese verso la mera riduzione a forma o a concetto. E questo accade quasi sempre, e talora in modo più deciso e consapevole di quanto non accada in altri fotografi contemporanei.

I lavori di Guatti hanno bisogno ormai di ricevere una loro interpretazione, seppure sommaria e parziale. Nella loro molteplicità ora il senso si rivela, la loro intenzione diventa chiara, si esibisce. Oltre il successo che hanno avuto in pubblico (dal pubblico). per una loro misteriosa astanza emozionale, è il momento di dichiararne l'apertamente l’intenzione. Un’intenzione che è, ci sembra, analitica, concettuale, seppur di un concettualismo visivo e attivo. Nelle azioni progettate da Guatti è da notare soprattutto infatti un processo che, se descrive se stesso, nella sua pienezza, all'interno della descrizione di esso trova la sua manifestazione più ampia e più vera nella nell'azione stessa, che si presenta come la descrizione di un teorema. Quello che in un libro di geometria è trattato alla maniera geometrica, teorica, Guatti ce lo presenta, ce lo spiega, alla lavagna, come dinanzi a una classe di attenti studiosi. Qui la sua differenza dal concettualismo classico.

Le sue azioni potrebbero essere scambiate per performances; ma non sono performances. La filosofia che le anima è diversa. E non sono neppure esercizi del corpo, manifestazioni del corpo, episodi, insomma, da collocare nell'ambito della Body-art. Tutto ciò è alle spalle, è dimenticato; e cosa del passato. L'originalità di Guatti e proprio nel rendere vive situazioni progettuali che non possono (e non debbono) rimanere confinate nel progetto, che pure ovviamente c'è, progetto da appendere al muro, e la cui esecuzione è da considerare pleonastica. L'esecuzione, qui invece, è essenziale, fa parte dell'apprendimento, è una lezione che si vuole impartire al pubblico. È un esempio di analisi, un esercizio nel senso scolastico, un compito da assolvere e da risolvere, un problema in cui tutti gli astanti sono impegnati. Il paragone scolastico non è casuale.

Guatti non partecipa, oramai, direttamente di persona alle sue azioni. La sua presenza è ai margini, come quella di un direttore di scena, di un regista, di un insegnante. L'insegnante non insegna se stesso, non si “esprime” (non esprime il suo intimo, ma dichiara, esplica la materia, il suo oggetto. E il suo oggetto e l'arte, l'arte del passato come quella del presente. Ciò che indica sono le line, le tensioni, i vettori di quelle. Egli rimane in disparte; l'importante è la “materia” che insegna, non lui stesso.Il suo distacco è esemplare e significativo. Si presenta sempre come un conduttore, il direttore di un gioco che è il gioco dell'arte contemporanea, o dell'arte tout court. In qualche caso, o sempre, anche del gioco misterioso della vita.

[…] I lavori di Guatti si inseriscono con una loro decisa autorità nel campo dell'arte contemporanea post-concettuale. Animano, con il loro vivace pensiero, una tendenza ormai ai limiti della resistenza: ma aprono nuove porte. Nelle strette misure lasciate all'arte dalle esperienze contemporanee, s’intravede una nuova strada. Quella di

un’azione simbolica, svincolata dal vecchio sistema delle arti, che però apre nuovi spazi all'attività dell’artista. Spazi in cui le tecniche artistiche non si riconoscono, attività significative che insistono nel dare un'immagine non scientifica del mondo in cui viviamo - del mondo artistico, ma anche del mondo scientifico. In questi spazi è confinata, con la sua fecondità, l'azione e il senso dell'arte d’oggi. Nel fatto di capire, nello spiegare alla lavagna il trattato di geometria. O, se esiste, di vita. Ancora meglio: di descriverci la situazione in cui ci troviamo e in cui l'arte si trova.

Michael Sand[modifica | modifica wikitesto]

Le persone entrano ed escono costantemente dalle inquadrature delle fotografie di Albano Guatti. Alcune possono sembrare degli intrusi che ostacolano la vista, come le sfuocate gambe di donna che si interpongono fra noi e le invitanti ondulazioni azzurre della piscina, in Francia, ma Guatti afferra questi personaggi come un regista fa con i suoi attori giunti in ritardo per le prove. Egli sembra determinato ad orchestrare un certo senso di casualità. Molte delle immagini di Guatti sono tenute insieme da un senso sbilanciato di tensione fisica.

[…] È uno studio di geometria inconsequenziale. La registrazione di un momento nel tempo messo di sbieco con precisione.

[…] Questo sbilanciamento sottile è il risultato di ciò che Guatti ha catturato e che si può definire, citando Henri Cartier-Bresson, “Il momento indeciso”.

[…] Guatti ha vissuto e lavorato come “performance artist” a New York City. […] La sua ultima performance (1980) consisteva in un’enorme gonna stesa su una struttura di metallo che, guidata da un radiocomando, inseguiva il pubblico della galleria. Attaccata al fianco della gonna c'era una macchina fotografica che riprendeva l'immagine del pubblico meravigliato. Quelle fotografie sono una documentazione della fuga di Guatti, stile Houdini, dal pubblico e dalla performance art, verso l'inizio della sua profonda dedizione alla fotografia e ad altre esperienze artistiche.

[…] Fotografiefotografie, come i suoi progetti commerciali, è un diario di viaggio, però mai di un paese in particolare o di una regione riconoscibile. È un ricordo di luoghi di transizione. Ed è anche il documento di una serie di performances, ciascuna di queste immagine è una storia dietro, e ciascuna richiede una sintesi tra azione ed immaginazione non dissimile alle sue performances.

[…] Più guardi le fotografie di Guatti e più realizzi quanto è persuasivo il suo giocoso atto di bilanciamento (o meglio di sbilanciamento). Usa la macchina fotografica fotografica per inquadrare incontri casuali con le Parche minori, quelle che determinano il destino, non degli uomini e delle donne, ma delle buste di plastica e dei pezzi di corda, di pezzi di cornicioni, di statue di pietra, e di calze nere a rete.

[…] In questo libro ci sono echi di altre sensibilità. Vengono in mente le ariose fotografie minimaliste di luigi Ghirri, così anche le sofisticate gag visive di Jaques Tati autore francese di film comici. Il delicato apprezzamento per il colore e per la struttura ricordano alcune fotografie di Ralph Gibson fatte in Francia. Ma Guatti è fondamentale un arguto originale, un fotografo la cui attenzione tende verso l'interazione tra l'accidentale e il mondano, l'incantevole teatro dell'immaginario fotografico, dove spesso gli oggetti scenografici determinano l'esito della commedia.

Vittorio Savi[modifica | modifica wikitesto]

Guatti e fotografo, nato e cresciuto tra Firenze e New York, nell'ambito della neoavanguardia artistica, esposto alle freddezze astratte e concettuali, amante dei rigori comportamentali e performativi. Non ha avvertito le spinte ricorrenti al ritorno all'ordine fotografico, alla fotografia di conio post moderno, di piglio oggettivante, di sbocco monumentalistico. Oppure, se le ha avvertite, infastidito le ha rigettate, con le opere più ancora che a parole - egli è artista conciso in tutto e questo non è l'ultimo degli incanti della sua ricerca. In completa coerenza ha respinto, e rigetta, anche il concetto di fotografia come rappresentazione artefatta, e, ancora, quello di fotografia come registrazione neo-straight (tipica degli esponenti della scuola di Dusseldorf). Dunque, né rappresentazione, né registrazione. Per lui conta al massimo grado l’azione: ossia l'evento spontaneo e, soprattutto, l'accadimento indotto.

[…] Tuttavia bisogna domandarsi come lui abbia effettuato questi nudi. E rispondersi. Io non ho assistito a nessuna sua ripresa e non gli ho chiesto di raccontarmela, però posso immaginarmela, senza troppa fatica. Interno. Meno frequente l’esterno. Teatro povero. Set disadorno. Luce debole, che sia naturale o artificiale.

Arriva Guatti, pressoché disarmato. Quando si riflette sui grandi fotografi volutamente forniti di poco strumento, addirittura di nessun mezzo, Cartier-Bresson che sfila di nascosto la Laica, Plossu che maneggia con delicatezza la Kodak Instamatic, Guatti medesimo… viene spontaneo ricordare la perspicua affermazione di Walter Benjamin, del 1931: “La macchina fotografica diventa sempre più piccola e sempre più capace di afferrare immagini fuggevoli e segrete, il cui effetto di shock sblocca nell'osservatore il meccanismo dell’associazione”.

Guatti aspetta la modella, la modella giunge presto.

Forse Guatti si spoglia, Certo la modella si denuda.  

Asciutto nello spirito, e nel fisico che rispecchia lo spirito, l'uomo mostra alla donna la posa da assumere; anzi il lieve movimento da imprimere al corpo, per ottenere la stasi sufficiente.

Proprio in questo mostrare la forma del comportamento, proprio qui e non altrove, proprio adesso, non prima né dopo, credo consista l'opera guardiana, quindi, a rigore, l'opera partecipe della Body Art.

coincidences

[…] Devo confessare però che sono stato conquistato subito da una persona come lui, che compare sulla scena dell'incontro come dopo una dieta rigorosa, magro, atletico, elastico. Che razza di artista sarà sulla scena dell’arte, se conserva le stesse prerogative attoriali? Potrebbe essere per former di performance “volanti” Infatti lo è, reputato performer, tra America e Italia. Potrebbe essere fotografo, l'ho già detto da qualche parte, dotato di strumenti poco ingombranti, perché il bagaglio deve essere leggero se vuoi essere fotografo ambulante, viandante, mobile mobilissimo […]

Da fotografo, Albano ama lo spostamento ma resta indifferente ai luoghi. Non mi sembra topofiliaco, semmai egli cerca le coincidenze fra i luoghi e soprattutto le coincidenze tra le circostanze. Dopo il viaggiare incessante, il lavorare inquieto, il troppo scattare, nel doppio significato di accelerazione e di ripresa fotografica, trova le coincidenze autentiche, quelle a posteriori, quelle fra le immagini riprodotte nelle pagine di questo libro.

[…] Difficile la ricezione critica di un'opera la cui essenza è la mobilità estrema, seppure retta, non ho paura delle parole perché so di esprimere la verità critica, retta dicevo dalla superiore ragione morale ed estetica. Non è facile nemmeno la presa del mercato artistico su un'opera ordinata nel reticolo sottile di pensieri e gesti, eppure, in ordine a forma e contenuto, sfuggente.

Se oggi il mercato internazionale dell'arte fotografica cerca un'altra Goldin, un altro Araki, un altro Serrano non lo trova certo nel loro coetaneo Guatti, per il motivo fondamentale che Albano non cede mai al ricatto del tempo presente, per cui, quale che sia lo stato della cultura e dell’arte, lo stato della tua esistenza materiale e della tua essenza poetica, l'ispirazione tua o il linguaggio tuo, non c'è verso, devi, devi aderire all'iconografia realistica o iperrealistica, moderna o surmoderna, eccetera, eccetera.

Arturo Carlo Quintavalle[modifica | modifica wikitesto]

Ebbene, Guatti ha un senso evidente della composizione, dei grandi spazi, della loro distanza, del loro estendersi oltre, ai lati e di fronte all’inquadratura. Guatti sa come costruire le immagini perché abbiano un grande impatto a livello di dimensione, di dilatata estensione del racconto. E poi sa cogliere la storia dei protagonisti, o meglio, sa inventare dei protagonisti delle fotografie e sa farne intendere la storia. Ho detto del limite che gli ha imposto non cedere non cedere nella foto di denunzia, nella foto di documento, non modellarsi sulla foto di cronaca che esce nei settimanali di attualità, che usciva sul Look oppure sul primo Life: quella foto in una casa in questi volumi perché ha fatto capire troppo del terzo mondo.è la tradizione di immagine della magnum e questo guatti non lo dimentica. Perciò anche il più piccolo dettaglio delle sue foto ha una ragione di essere e ogni presenza assume un proprio significato.

[…]Se vogliamo capire il senso delle foto di Guatti dobbiamo guardare le minute figure vicino ad un enorme monumento, perduto nel vuoto di un deserto paesaggio, quei personaggi casualmente ripresentati negli spazi delle antiche città: dobbiamo vedere come si muovono, che percorso, che storia disegnano. Ma neppure questo basta Guatti fotografa per sé, soprattutto per sé, in giro per il mondo, un universo di particolari. È attratto dagli oggetti di consumo delle nazioni ricche riciclati nelle aree più povere del mondo, quasi a ricercare nei dettagli quelle verità che, nell'insieme del racconto, non gli permettono di mettere in chiaro. Sono foto dall'apparenza innocenti di decine di statuette tutte uguali oppure di giocattoli, di polverose vetrine o di banchetti di merci, di lattine di Coke oppure di plastiche sforacchiate; tutti i resti della civiltà del consumo, frammenti di un presente talmente manomesso, consunto, abraso, da non essere più ricostruibile. Sono insomma temi e momenti delle diverse culture subalterni e quelle che Guatti viene scoprendo, ma sono anche temi momenti di un'intensità particolare, di una densità eccezionale e, a volte, il ripetibile.

[…] Torniamo a questo viaggiare intenso, senza soste e memore di tante storie. Guatti è uno dei fotografi più singolari tra quelli che ho conosciuto, un fotografo il cui genere si è perso insieme alle foto di cronaca e agli inviati, quelli delle grandi riviste di attualità. Guatti vive, a cavallo tra l’Italia e New York, una vita intensissima, impegnativa, pesante. New York lo dice spesso, non la si può lasciare, È stata per troppo tempo, e per la fotografia è ancora oggi, il centro della cultura dell'Occidente; e poi New York è il luogo delle gallerie d'arte, dei movimenti e delle nuove avanguardie, New York insomma è lo spazio, il luogo dove si esplicita una dimensione nuova dei rapporti, dove Guatti ha tanti amici, dove può fare una ricerca, anche diversa da quella fotografica.

[..] Perché non è vero, almeno non è soltanto vero, che Guatti è un fotoreporter, lui è anche un fotoreporter ma è soprattutto un inventore di ricerca. Guatti sostiene che la foto che gli interessa non è quella che fa su commissione; la foto importante per lui non è quella che nasce da una reale esigenza, da una committenza appunto, ma da una invenzione autonoma, pura avrebbero detto gli idealisti. Quale che sia la matrice della cultura di Guatti, resta che per lui, è importante la foto di ricerca, o la foto, scattata nei reportages, che nasce da una ragione diversa, da una scelta. Molte volte ho domandato a Guatti qualcosa delle sue origini, e sono origini di “pittore”, di artista concettuale, legato ambienti piuttosto fiorentini che torinesi e milanesi; a Guatti interessano le azioni, interessa il problema della scrittura, interessa il fatto che la dislocazione di un evento da un luogo ad un altro comporta uno straniamento che è carico dei segnificati. Insomma le mostre, le azioni che Guatti ha compiuto, molte di questi gli Stati Uniti negli spazi delle gallerie d'arte oltrechè beninteso in Italia, portano a concludere che il nuovo dentro la sua fotografia nasce dal rifiuto dell'arte intesa in senso tradizionale, dunque dell'arte da appendere. Arte è evento e non racconto, arte è spaesamento e non continuità nel contesto, arte e invenzione di rapporti e non prosecuzione di quelli tradizionali. Arte poi deve essere nuova nei materiali e nei loro accostamenti. E anche questo, può essere collegato alla ricerca dentro la fotografia.

Giuseppe Chiari[modifica | modifica wikitesto]

Posso solo fare osservazioni su Guatti. Ma non rinuncio a farle.

Specularmente possono tornare utili anche per il mio lavoro.

Io uso il lavoro di Guatti per il mio riflettere. Studio mentre guardo questo libro.

Libro che non è difficile. Libro che non è ermetico.

Ermetico è qualcosa che non vuole essere capito. Che vuole esser capito in mille modi.

Le frasi e le immagini di Guatti sono precise. Danno una sola segnalazione.

Dunque non sono ermetiche.

Sono difficili? Anche a questa domanda la risposta è negativa.

Non si devono necessariamente scomporre, analizzare, tradurre queste parole. Dunque non sono complesse. Sono parole chiare,

dirette. Come ogni poesia.

Possono risultare importanti o non importanti ma sono facili.

Ripeto le frasi e le immagini di Guatti sono esattamente quello che sono. Non sembri un risultato banale. Voglio dire che non dobbiamo cercare oltre. Devono essere accettate.

Dunque abbiamo di fronte delle parole chiare.

Possiamo, dobbiamo leggerle. Se vogliamo.

[…]C’è molta psicologia nello scrivere di Guatti.

Intendo per psicologia non il rapporto fra soggettivo e soggettivo. Ma il rapporto fra un soggettivo e lo spazio.

Lo spazio, le dimensioni, i vuoti, le line, le situazioni, le agarofobie sono sentite vissute descritte

Si tratta di momenti minimi. Ma precisi. Molta dinamica. Ilsalto, la direzione, il percorrere etc.

questi muoversi in relazione a… e vissuto a livello esistenza…

questo è molto bello.

Guatti è solo, duramente solo. Ma con lo spazio. In cui è dentro.

Le linee che lui attraversa.

L'opera non ha l'astrattezza del concettuale. È un diario. Delle note di diario, un'autoanalisi incredibile.

Guatti non fotografa. Sembra farlo. Ma è una finta. Guatti parla di se stesso. Di come affronta…

È sostanzialmente diverso dal fotografare.

[…]

E teatro questo? Bene penso proprio di sì. Ma è un libro. No Non chiamerei questo un libro. E teatro gettato in un libro.

Teatro al quale Guatti fa assumere la forma del libro. Opera concettuale. Ma filosofica.

Sempre gesto esistenziale.

Luca Ferro[modifica | modifica wikitesto]

Col tempo, ho potuto formulare questa interpretazione della poetica guattiana: da una parte la fedeltà ai soggetti, alle geometrie, alle “ossessioni” sue caratteristiche; dall'altra questa fuga, questa estrema velocità, che mi azzarderei a definire impercettibile sfasatura tra lo sguardo esteriore che documenta la scena della “coincidenza” e quello interiore, spesso già volato altrove, in una frazione di secondo, donde il “mosso” fotografico, o labile traccia.

[…] Fedele alle stesse geometrie, ovvero a geometrie analoghe all'interno di contesti totalmente diversi. Del resto, per Albano non sono tanto gli ambienti in cui si trova ad operare, quanto il fatto che questo o quell'ambiente possa riproporre il microcosmo delle geometrie, ovvero sia ridurre una realtà in genere bassa, benché mai volgare - che fa anche paura, che provoca spaesamento e timore - ridurla dicevo, attraverso il recupero di analogie geometriche, a realtà invece più conosciute.

Albano è fotografo ma non soltanto è il libro dimostra, reca infatti anche la poetica è la poesia di Albano, e poi la fotografia così dinamicizzata che altro è se non cinematografia virtuale? Non a caso gli è stato ed è un poco cineasta. Insomma, amichevolmente, ribadirei l’assunto iniziale:

egli è in fuga, almeno in movimento continuo, nel suo porsi davanti non solo alla realtà da riprodurre, ma anche alle potenzialità creative. Mentre opera - e opera meticolosamente - ecco che già sposta l’animo, il corpo, il mezzo verso altra frontiera e ulteriore orizzonte artistico.

È merito di Albano, se è incapace di riconoscersi totalmente e di sentirsi realizzato nella pienezza del lavoro unico. Magari per questo sarà penalizzato dal mercato artistico internazionale. Ma proprio questo ritengo lo renda testimone autentico e non fasullo dell'inquietudine della fine di millennio - artista grande e ancor più dei celebrati artisti di oggi.

Mostre ed esibizioni[modifica | modifica wikitesto]

2015 Still, NoART, Polten, Austria.

2013 The Naked & the Nude, Grafiche Dell’Artiere, Bologna, curated by Peter Weiermair.

2012 Fuoco della Natura, Salone degli Incanti, ex Pescheria, Trieste

2011 Biennale di Venezia, Trieste.

2012 Arte Fiera, LipanjePuntin artecontemporanea, Bologna.

2011 Arte Fiera, LipanjePuntin artecontemporanea, Bologna.

2010 Arte Fiera, LipanjePuntin artecontemporanea, Bologna.

2009 Sguardi, La fotografia del ‘900 in FVG, Ethnographic Museum, Lubljana, Croazia.

2008 Arte Fiera, LipanjePuntin artecontemporanea, Bologna.

2007 Arte Fiera, LipanjePuntin artecontemporanea, Bologna.

2006 Arte Fiera, LipanjePuntin artecontemporanea, Bologna.

2006 Contortions, LipanjePuntin artecontemporanea, Roma

2005 Arte Fiera, LipanjePuntin artecontemporanea, Bologna.

2004 Nudes, Galleria d’Arte Moderna, Bologna.

2004 Arco, LipanjePuntin artecontemporanea, Madrid.

2004 MiArt, Artissima, LipanjePuntin artecontemporanea, Milano.

2004 Arte Fiera, LipanjePuntin artecontemporanea, Bologna.

2003 MiArt, Artissima, LipanjePuntin artecontemporanea, Milano.

2003 Arte Fiera, LipanjePuntin artecontemporanea, Bologna.

2002 Desire, Galleria d’Arte Moderna, Bologna.

2001 Albano Guatti Fotografia 1974/2001, Galleria d’Arte Moderna di Bologna, curated by Peter Weiermair.

2001 Chairs in Contemporary Art, Museo di Udine, curated by Agnes Kohlmeyer.

2001 Artissima, LipanjePuntin artecontemporanea, Torino.

2000 Amen Fotografia, Spilimbergo, Italy

2000 Artissima, LipanjePuntin artecontemporanea, Torino.

1997 Art Cologne, LipanjePuntin artecontemporanea, Koln.

1997 Paris Photo, LipanjePuntin artecontemporanea, Paris.

1997 Aspetti della nuova fotografia italiana, a cura di Italo Zannier.

1997 Guatti, Etkin, Fitzgerald, LipanjePuntin artecontemporanea, Trieste.

1995 Art is life Palazzo Broggi, Milano, Italy. In collaboration with Susan Etkin.

1994 Go downstairs diagonally, curated by Paul McCarthy, Rosamund Felson Gallery, Los Angeles.

1993 Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, Accademia Carrara, Bergamo.

1992 Il Diaframma, Milano, Italy.

1992 Poliset, Palazzo dei Diamanti, Ferrara, Italy.

1987 Torino Fotografia 1987, Diaframma 20 anni, Torino.

1985 Autoritratto d’autore, Festival dei due Mondi, Spoleto.

1985 Galleria Luisella D’Alessandro, Torino.

1985 Expo fotografia 1985, Bari.

1984 Palazzo Massari, Ferrara.

1984 Rencontre Internationales de la Photographie, Arles. France.

1984 Fondation Nationale de la Photographie, Lion, France.

1984 Photo America, Assessorato alla Cultura di Genova.

1981 Paule Pia Gallery, Antwerpen.

1980 Sala Polivalente del Palazzo dei Diamanti, Ferrara.

1980 80 Langton Gallery, S.Francisco.

1980 L.A.I.C.A., Los Angeles,

1979 Museo d’arte Moderna di Ancona.

1979 Autunno musicale di Como, Como.

1979 Artist’s Space, New York.

1978 Galleria Mastrogiacomo, Padova.

1978 Ursula Krinzinger Gallery, Innsbruk, Austria.

1978 A Tower in the Auditorium of P.S.1, P.S.1, New York.

1977 Sala Policvalente del Palazzo dei Diamanti, Ferrara.

1977 Istituto di Estetica della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Universita di Siena.

1976 03 23 03 Museum of Modern Art, Montreal, Canada,

1976 Villa di Artimino, Artimino.

1976 Istituto di Estetica della Facoltà di Magistero di Firenze.

1975 Galleria Zona, Firenze.

1975 Istituto di Estetica della Facoltà di Magistero dell’Università di Firenze.


Libri e pubblicazioni[modifica | modifica wikitesto]

Unanimatedue, virtual edition, on albanoguatticoceptualbooks.com web site, 2020

Intersextions, virtual edition, on albanoguatticoceptualbooks.com web site, 2020

Pullandshoot, virtual edition, on albanoguatticoceptualbooks.com web site, 2020

Ambiti, virtual edition on albanoguatticoceptualbooks.com web site, 2014

Unanimated, All Saints Press 2015 [ISBN 978-3-9504015-0-9]

Blackstage, All Saints Press 2012.

Ambiti, virtual edition on albanoguatticoceptualbooks.com web site,

Sexuences, Lipanjepuntin 2003.

Albano Guatti Fotografie 1974-2000, Galleria d’Arte Moderna di Bologna 2002. Essay by Peter Weiermair

Fugitdigit, E & C. Edizioni 2000. Text by Agnes Kohlmeyer [ISBN 88-900409-2-0]

Performing & Photographing, E.& C. Edizioni, 1999. Text by Ermanno Migliorini [ISBN 88-900409-0-4]

Coincidences, Litoimmagine Editore, 1998. Essays by Aldo Castelpietra, Luca Ferro, Vittorio Savi

Nudes, Litoimmagine editore, 1996. Text by Vittorio Savi

Fotografiefotografie, A.G.P. 1995. Texts by Carlo Arturo Quintavalle, Michael Sand, Ermanno Migliorini [ISBN 88-900409-8-X]

Negative Actions, 1974-1980. A.G.P. 1995. Essays by Giuseppe Chiari e Paul McCarthy

A’ Poil, Aviani Editore 1994. [ISBN 88-7772-051-4]

Cataloghi e libri su commissione[modifica | modifica wikitesto]

2014 Marposs Annual Report

2013 Marposs institutional identity and creation of photo archive

2011 Mep, Photo book

2010 Vought Aircraft Industries, Photo Book

2010 Vought Aircraft Industries, Nashville, institutional identity and creation of photo archive

2010 Vought Aircraft Industries, Stuart, institutional identity and creation of photo archive

2009 Vought Aircraft Industries, Dallas, institutional identity and creation of photo archive

2009 Vought Aircraft Industries, Los Angeles, institutional identity and creation of photo archive

2009 Global Areonautics Alenia, Charleston, institutional identity and creation of photo archive

2009 Ansaldo STS, Batesburg,institutional identity and creation of photo archive

2009 Ansaldo Breda, Pittsburgh, institutional identity and creation of photo archive

2008 Vought Aircraft Industries, institutional identity and creation of photo archive

2008 Ansaldo Breda, S Francisco and Los Angeles,institutional identity and creation of photo archive

2008 Global Aeronautics, Charleston, institutional identity and creation of photo archive

2008 Agusta U.S.A., institutional identity and creation of photo archive

2007 Mep photo book

2006 Cogim, institutional identity

2006 Fincantieri national advertising campain 2005

2003 Iveco Daily, annual report and brochure

2003 Cost Guard, calendar.

2002 Mep, institutional identity and annual report.

2002 Fincantieri, photo book on Zuiderdam, Holland America Line cruise ship

2001 Vespa U.S.A., promotional video

2000 Fincantieri, annual report and creation of photo archive

2000 Mariam Zaim Eyweare, advertising campain.

2000 Beretta U.S.A., advertising campain and brochure

2000 ACP International, annual report and brochure

1999 Rizzani de Eccher International, annual report

1999 Codest, annual report and brochure

1999 Tim Telecom Italia, annual report

1998 Fincantieri, brochure

1998 Ikom, brochure

1997 Promosedia 1998, calendar

1997 Bulgari, United States advertising campain

1996 Ordine Nazionale degli Ingegneri, annual report and brochure

1996 Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone, 1997 calendar

1996 Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone, annual report

1996 Eridania Begin Say, institutional identity

1996 Lincoln Center, New York Metropolitan Opera, institutional identity and annual report

1995 Chamber of Commerce of Udine, capabilities brochure

1995 Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone, annual report

1994 L.I.M.A. U.S.A., brochure

1994 Codest, annual report

1994 Rizzani de Eccher International, annual report

1994 IMRS U.S.A., capabilities brochure

1994 Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone, annual report

1993 Yumi Katsura Japan, spring collection

1992 Cantieri Tencara, Il Moro di Venezia, video

1992 Lesieur, France, creation of a photo archive

1992 Montefluos, creation of a photo archive

1992 Himont, creation of a photo archive

1991 Modo Eyewear U.S.A., advertising campain

1991 Cantieri Tencara, Il Moro di Venezia, creation of a photo archive

1991 Montedison, annual report

1991 Montedison, creation of a photo archive

1991 Eridania Beghin Say, creation of a photo archive

1991 Carapelli, creation of a photo archive.

1991 Farmitalia, creation of a photo archive.

1990 The New Spherilene, Montecatini, annual report

1990 Rizzani de Eccher International, corporate book

1990 Belize, advertising campain

1989 Gruppo Fantoni, creation of a photo archive

1989 Basile Eywear, advertising campain

1988 Titolo by Basile, advertising campain

1988 Gruppo Fantoni, annual report

1988 Montedison U.S.A., annual report

1987 Russel Raynolds Associates, annual report

1986 Citycorp Investment Bank, annual report

1985 Citycorp Investment Bank, annual report

Siti Web Artista[modifica | modifica wikitesto]

Riferimenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

https://www.area-arch.it/industrial-still-and-motion-blur/

http://www.censimento.fotografia.italia.it/fondi/fondo-albano-guatti/

https://www.exibart.com/artista-curatore-critico-arte/albano-guatti/

https://www.lombardiabeniculturali.it/fotografie/autori/33982/

https://www.craf-fvg.it/premi-archivio-2020-11-premio-friuli-venezia-giulia-fotografia.php

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/11/16/corpi-le-forme-nella-fotografia-di.html

http://doc.exibart.com/onpaper/pdf/Onpaper_38.pdf