Utente:ElCaco/Sandbox

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Storia[modifica | modifica wikitesto]

Origini e soggiorno di Sant'Antonio (sec XII-XIII)[modifica | modifica wikitesto]

Origini[modifica | modifica wikitesto]

La prima testimonianza di una chiesa dedicata a San Giovanni risale al 1191, quando Gherardo da Camposampiero ne usufruì del beneficio ecclesiastico.

Aveva tuttavia origini più antiche, probabilmente precedenti alla costruzione del castello di Camposampiero.

Questa considerazione è suggerita dal fatto che essa, pur essendo chiesa gentilizia dei Camposampiero, non si trova all'interno delle mura del castello, come si aspetterebbe se la chiesa fosse stata costruita dai Camposampiero stessi, all'insediarsi del castello, ma al di fuori delle mura, in una zona paludosa.

Ritrovamenti archeologici[modifica | modifica wikitesto]

Ipotesi relative allo stato della struttura originaria sono supportate dai ritrovamenti archeologici emersi durante i lavori di ricostruzione della chiesa (1906-1909) e di restauro della Cella della Visione (1994-1995) *FOTO*.

A circa 1,70 metri di profondità sono stati ritrovati i resti di due edifici: una chiesetta ed una struttura contigua, per la quale è possibile ipotizzare funzione di deposito o di romitorio.

La chiesetta, della quale sono state ritrovate parte delle fondazioni, oggi localizzate sotto il pavimento della navata destra, misura 10,25 per 5,60 metri.

Il romitorio, parallelo ed attiguo alla chiesetta, si trova al disotto dell'attuale Cella della Visione. Parte del pavimento ritrovato è oggi visibile tramite delle vetrate poste sul piano di calpestio al piano terra della Cella, assieme ad altri livelli di pavimentazioni più recenti.

Nonostante il diverso materiale da costruzione ritrovato possa essere attribuibile a epoche precedenti al 1100 secolo, è possibile ipotizzare che questi siano in realtà materiali recuperati da una precedente struttura.

La costruzione, vista la stabilità delle sue fondamenta, non è probabilmente da attribuirsi ai Francescani (all'epoca del loro arrivo ancora legati al dogma dell'instabilità dei luoghi) giunti a Camposampiero agli inizi del 200, ma ad una costruzione più antica, probabilmente risalente ai primi trent'anni del 1200, costruita riutilizzando appunto materiale di strutture precedenti.

Soggiorno del Santo[modifica | modifica wikitesto]

Ipotesi sull'utilizzo della chiesetta, si possono speculare attorno agli anni che precedono la visita di Sant'Antonio.

A quel tempo si ritiene che la struttura fosse ancora costituita appunto dalla chiesetta e dal contiguo romitorio o deposito.

Vista la presenza stabile nel territorio, è possibile ipotizzare che la chiesetta fosse più o meno stabilmente occupata da un presbitero Benedettino.

Secondo alcuni studiosi, i Francescani, di cui all'epoca Antonio era ministro della provincia lombarda, giunsero a Camposampiero tra il 1227 ed il 1229, precedendo di quattro anni l'arrivo del Santo.

Gli studi ipotizzano che proprio gli ambienti del romitorio vennero donati da Tiso VI ai Francescani, con il consenso dei Benedettini, storicamente in ottimi rapporti.

Pochi anni dopo, il Santo soggiornò a Camposampiero, dal 19 maggio 1231 (circa) al 13 giugno dello stesso anno, data della sua morte.

Secondo la tradizione, durante il soggiorno, Sant'Antonio dimorava nel romitorio ed era solito predicare presso un vicino albero di noce, luogo nel quale in seguito fu eretto l'omonimo santuario.

Sempre secondo la tradizione, durante il breve soggiorno, in questi due luoghi avvennero rispettivamente il miracolo della visione ed il prodigio del frumento calpestato, facendo dell'area uno dei principali luoghi legati alla venerazione del Santo.

Pochi anni dopo, nel 1234, Tiso VI qui troverà sepoltura.

I Francescani nella chiesa di San Giovanni (sec XIII-XIV)[modifica | modifica wikitesto]

A causa della quasi totale assenza di documenti, poco si sa della storia del santuario negli anni che vanno dalla morte del Santo ai primi anni del quattrocento.

Gli studiosi ipotizzano che la presenza dei Francescani permanga presso la chiesa ed il romitorio.

Questi, nel corso del secolo andranno a riadattare progressivamente le strutture, in contemporanea al processo di sedentarizzazione dell'Ordine.

Si ipotizza che a partire dalla metà del 1200 il nucleo originario si sia evoluto, diventano un piccolo complesso conventuale costituito da:

  • la chiesa, ampliata (28 metri di lunghezza e 12 metri di larghezza)
  • una corte con chiostro, attigua sul Sud della chiesa
  • le residenze dei franti disposte sui quattro lati della corte

Gli studiosi ipotizzano che il processo sia passato per l'inglobarsi delle vecchie strutture della chiesa e del romitorio nei nuovi edifici, piuttosto che procedere ad una demolizione e ricostruzione.

Si ritiene inoltre che l'intera edificazione sia durata circa 1 secolo, probabilmente per mezzo di interventi in successione.

Documenti, riportano che sulla facciata della chiesa fosse iscritto l'anno 1325.

Su questa base, gli studiosi ritengono probabile che la presenza Francescana permanga fino alla prima metà del 1300.

Il primo abbandono e ritorno dei Francescani (sec XIV-XV)[modifica | modifica wikitesto]

L'assenza di documenti che testimoniano la presenza dei Francescani nel convento dalla metà del trecento, fino all'inizio del quattrocento, fa ipotizzare che questo venne abbandonato causa delle guerre fra i signori del tempo: da Camposampiero, Carraresi, Scaligeri, nonché dell'epidemia di peste nera. Gli studiosi ritengono che per qualche tempo il convento fu unito all'oratorio di S.Antonio Abate del Carpane di Loreggiola, formando un priorato di Gesuati[1][2].

La dominazione veneziana, a partire dal 1405, porta un nuovo periodo di stabilità politica ed una conseguente ripresa economica.

Il ritorno dei Francescani, per mezzo dei frati Minori Osservanti, avviene nel secondo decennio del quattrocento, come testimoniato da numerosi atti e documenti religiosi e civili.

A partire dal 1426 il complesso venne restaurato a più riprese, fino a completarsi non prima del 1475.

Una prima fase (1426-1428) avviene per mezzo del supporto di Gregorio Callegari da Camposampiero, la seconda fase (1429-1475) avviene invece completamente per opera degli Osservanti.

Contemporanea alla prima fase, sempre per mezzo del supporto di Gregorio Callegari è anche la costruzione del vicino Santuario del Noce.

Ritrovamenti archeologici della chiesa quattrocentesca sono oggi esposti nel chiostro del convento.

Resti di pavimentazioni e murature sono visibili all'interno della Cella della Visione.

Ampliamento e rinnovo (sec XV-XVII)[modifica | modifica wikitesto]

Il permanere della stabilità politica sotto la Serenissima e l'insediarsi a Camposampiero di famiglie patrizie veneziane promuove uno stato vivacità economica e spirituale.

Questo si traduce in offerte di arredi ed opere d'arte da parte di ricchi borghesi e confraternite, nonché al finanziamento di altari e cappelline.

Verso la fine del 1400 la chiesa risulta ormai non più sufficiente a far fronte alle esigenze di culto.

La conseguente fase di rinnovamento (1484-1540) non si limita più solo al solo restauro dell'esistente, ma vede interventi più drastici di costruzione:

  • costruzione (allungamento) della navata (nuova porzione di 33 metri di lunghezza e 12 metri di larghezza)
  • allungamento del presbiterio fino ad occupare lo spazio precedentemente occupato dall'aula
  • risistemazione degli altari
  • creazione di uno spazio da dedicare alle cappelline
  • realizzazione di numerosi affreschi

Agli inizi del 1600 la chiesa viene descritta come contenete 10 altari, 15 tombe, 3 campane, 1 organo ed 1 orologio. La stessa descrizione racconta come il complesso fosse occupato da 10 frati.

Gli studiosi ipotizzano che lo stato delle strutture rimarrà sostanzialmente stabile fino ai primi decenni del 1700.

Bonifica dell'area, ampliamento del convento e secondo abbandono (sec XII-XIII)[modifica | modifica wikitesto]

Bonifica[modifica | modifica wikitesto]

L'inizio del settecento vede l'area, da sempre paludosa a causa della scarsa arginatura del vicino Muson Vecchio, oggetto di una grande opera di bonifica (1654-1729).

Questo lungo lavoro avrà due effetti principali: l'area fra la chiesa ed il Santuario del Noce diventerà sia disponibile per la coltivazione sia stabile dal punto di vista costruttivo.

Gli edifici precedenti, pare infatti soffrissero storicamente degli effetti di instabilità delle fondazioni.

In quel periodo, la chiesa, grazie a continue manutenzioni ed ampliamenti risulta essere buono stato di conservazione, mentre il convento edificato fra la fine del 200 e l'inizio del trecento, nonostante i restauri, versa in pessime condizioni.

Ampliamento del convento[modifica | modifica wikitesto]

Le migliorate condizioni dell'area e l'aumento del numero dei religiosi, 14 nel 1648, pongono le condizioni per un restauro ed ampliamento dell'area del convento.

L'ampilamento avvenne a partire dal 1730 e avvenne per mezzo della costruzione di due ali perpendicolari a sud ed a ovest delle strutture già esistenti, portando così alla realizzazione di un nuovo chiostro (24,50 metri di lunghezza e 26,50 metri di larghezza), in aggiunta a quello già esistente.

La nuova area, a 2 piani, ospitava ambienti comunitari al piano terra, ed una foresteria al primo piano.

L'area dei santuari, a lavori ultimati, è riprodotta in un disegno del perito Francesco Bacin nel 1770. Questa rappresenta la prima immagine ad oggi disponibile dell'area della chiesa, del convento e del Santuario del Noce.

Nel frattempo la comunità religiosa ritenne che la chiesa non fosse più adatta alle esigenze liturgiche e nel 1765 da mandato all'architetto di Castelfranco Francesco Maria Preti di procedere alla progettazione di un nuovo edificio.

Della proposta progettuale, presentata nel 1766, sono oggi conservate piante, tavole, sezioni e prospetti delle decorazioni.

Anche in questo caso emerge chiara la volontà di conservare la struttura della Cella della Visione e delle tombe ospitate nella chiesa.

L'anno successivo (1767), a causa della soppressioni degli ordini religiosi imposta dalla Serenissima, il progetto verrà accantonato e definitivamente abbandonato.

Partenza degli Osservanti[modifica | modifica wikitesto]

A seguito di tale disposizione, a partire dal 30 dicembre 1769, i Minori Osservanti lasciano Camposampiero e vengono aggregati al convento di san Francesco Grande di Padova.

Il convento, la chiesa e possedimenti fondiari, verranno assegnati il 9 ottobre 1770 dal governo veneto alla famiglia dei Camposampiero, la quale diede in locazione i locali per gli usi più disparati al fine di massimizzarne la rendita a discapito delle condizioni strutturali che andarono rapidamente a deteriorarsi.

In pochi anni il patrimonio artistico venne disperso o venduto, solo pochi argenti rimasti vennero affidati alla parrocchia di San Pietro di Camposampiero.

Atto finale di questo processo fu la richiesta di demolizione della chiesa, inoltrata al francese Governo centrale di Padova nel 1797, da parte di Maria Melchiorri (vedova di Tiso da Camposampiero).

La demolizione iniziò nel marzo 1798 portando rapidamente alla distruzione di buona parte della navata centrale e di quasi tutte le cappelline, all'abbattimento del coro, alla demolizione del chiostro quattrocentesco, alla dispersione o distruzione delle lapidi commemorative, degli arredi, delle parti marmoree degli altari, la liquidazione dell'organo e delle campane nonché alla vendita di numerose delle tele.

L'opera di demolizione venne interrotta dall'insurrezione popolare, che percepì l'abbattimento come una finale mancanza di rispetto nei confronti del luogo antoniano.

A memoria di questa reazione popolare rimane la richiesta deli abitanti di Camposampiero datata settembre dello stesso anno, di bloccare i lavori di demolizione, accolta dal al Regio tribunale civile di Padova.

A questo riguardo le autorità decretarono che i proprietari dovessero ripristinare, in minima misura, le strutture della chiesa.

Questa venne ripristinata per una dimensione di (25 metri di lunghezza e 10,50 metri di larghezza).

Per le sue ridotte dimensioni, riscontrabili nelle mappe catastali napoleoniche ed austriache, dopo il restauro la chiesa venne sovente definita come "oratorio" di San Giovanni Battista.

Queste saranno le dimensioni che l'edificio manterrà fino agli inizi del XIV secolo.

Alla morte della Melchiorri, gli edifici nel 1807 vengono venduti a Vincenzo Allegri, fino alla cui morte (1939) vennero eseguiti periodici lavori di manutenzione del convento e la chiesa potè essere frequentata dai fedeli.

Nel 1854 i beni vennero divisi fra i figli dell'Allegri i quali però trascurarono chiesa e convento.

A questo punto il comune di Camposampiero si propose come acquirente degli immobili, perfezionando il passaggio di proprietà nel 1854.

Dopo breve tempo, parte delle corporazioni soppresse 80 anni prima si ricostituirono, dotando la chiesa di nuovi arredi sacri.

Nel 1861 venne restaurata la Cella della Visione che risultava ancora integra, modificata solo dalle opere di sistemazione della chiesa nel quattrocento, procedendo al consolidamento della copertura e decorazione delle partite con stucchi.

Nel 1864 si procede ad interventi di restauro del Santuario del Noce: risistemazione tetto e mura perimetrali, intonacata la facciata e ricostruzione della Sacrestia.

Le condizioni erano orami pronte per un ritorno degli Osservanti nella struttura.

Ritorno dei Minori Conventuali e ricostruzione (sec XIX-XX)[modifica | modifica wikitesto]

Ritorno deli Osservanti[modifica | modifica wikitesto]

Verso la fine del 1800 il comune di Camposampiero, proprietario di chiesa e convento, oberato dalle spese di mantenimento, avvia un'interlocuzione per verificare la possibilità di ritorno dei frati Minori Conventuali.

L'accordo venne sottoscritto il 15 gennaio 1894, ed il 17 ottobre 1895, un gruppo di frati, provenienti dalla Basilica del Santo di Padova prende possesso degli edifici.

Gli edifici della chiesa e convento era in netta decadenza o già parzialmente demoliti a conseguenza dell'incuria dei conti da Camposampiero.

In aggiunta numerose famiglie avevano occupato quasi tutti gli ambienti destinati ai religiosi. Lo sgombero di queste famiglie necessiterà di circa 2 anni per essere completato.

Ricostruzione[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1879 i frati incaricano l'ingegniere Augusto Zardo di Crespano del Grappa di studiare la ristrutturazione dell'ingresso del convento e degli spazi comunitari.

Sempre ad Augusto Zardo, nel 1901, i frati affidano la ristrutturazione dell'area del chiostro quattrocentesco e di quello settecentesco che costituivano i resti del convento.

Il primo intervento dettato da ragioni di sicurezza, vede nel gennaio 1901, la demolizione dell'ala dell'edificio a separazione dei due chiostri, portando alla creazione di un unico più grande chiostro.

Nel marzo dello stesso anno la pavimentazione dei due vecchi chiostri viene rifatta ed unificata.

Con il materiale edile recuperato si procederà alla costruzione, a fianco del Santuario del Noce, di un casa colonica da adibire a residenza dei mezzadri che coltivano i terreni di proprietà dei frati.

Nello stesso periodo, Zardo viene incaricato di ristrutturare anche il Santuario del Noce stesso.

Tra il 1904 ed il 1905 ancora Zardo viene incaricati di redigere un progetto di demolizione ricostruzione della chiesa, ormai svuotata degli ornamenti, in parte già demolita ed in precarie condizioni statiche.

La soluzione progettuale definitiva venne approvata il 7 ottobre 1906 ed i lavori completati verso la metà del 1909, portando alla definizione dell'edificio, ormai prossimo alla sua configurazione odierna.

Per proteggerla da esondazioni del vicino fiume Muson Vecchio, nel corso di lavori, la chiesa venne rialzata di 95 cm rispetto al piano di campagna.

Nonostante questo intervento, la diversa resistenza meccanica del terreno di natura paludosa, e l'assenza di collegamento fra le strutture di fondazione, porterà alla formazione di fessurazioni sul pavimento, sulle murature e sulle centine.

Lavori svolti nel 1990 portarono all'identificazione di dislivelli anche di parecchi centimetri nelle pareti interne, segni di cedimenti dell'edificio.

I lavori portarono anche alla demolizione del campanile che verrà ricostruito solo negli anni 30.

Prima guerra mondiale e fioritura delle attività nel primo dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]

Con l'inizio della prima guerra mondiale, come altri edifici del paese, il complesso venne requisito per essere utilizzato come magazzino alimentare e luogo di sosta dell'esercito.

All'occupazione da parte dell'esercito italiano fece seguito quella inglese che durò fino alla fine del conflitto.

Alla fine dell'occupazione, gli edifici presentavano notevoli danni, specie nelle pavimentazioni e nelle murature. Il pavimento della chiesa verrà rifatto solo nel 1922, a causa delle ristrettezze economiche.

Nello stesso anno, al fine di sostituire il campanile demolito nel corso dei lavori del 1906-1909, venne realizzato un piccolo cestello dotato di 4 campane. La struttura venne realizzata all'estremità meridionale della chiesa, in prossimità del vecchio convento.

Nel primo dopoguerra le attività religiose attraversano una grande fase di rinnovamento.

Sempre nel 1922 si decide di concentrare l'attività dei Minori Conventuali sulla formazione dei giovani, avviando le attività di un collegio.

Questa decisione avrà grande influenza sulla vita religiosa e civile del paese per tutto il secolo a seguire.

Il collegio sarà ospitato in una nuova struttura, costituito da un'ala di 60 metri di lunghezza 12 di larghezza e 11,50 di altezza. Questa verrà posta in linea con il lato orientale del vecchio chiostro, prolungandosi verso sud per tutta la sua lunghezza.

Il nuovo edificio, progettato dall'ing. Landini di Padova, verrà inaugurato nel 1923. Nel 1926 venne inoltre costruito un nuovo fabbricato di supporto alla attività del collegio, adiacente e perpendicolare all'ala che ospitava il collegio stesso, configurandosi come la prosecuzione verso est del vecchio convento.

Sempre nel 1926 avvenne un nuovo importante evento che segnò la vita religiosa del paese: l'insediarsi in una casa presso il convento, il 17 agosto, delle suore francescane del Giglio.

Nel 1930 l'architetto Antonio Beni di Dosson viene incaricato della costruzione del nuovo campanile. L'opera verrà posizionata in prossimità della facciata della chiesa e inaugurata l'anno successivo.

Il campanile, di ispirazione neoromanica che persiste fino ad oggi, presenta una pianta quadrata e misura 5,5 metri di lato e 40,40 metri di altezza.

Durante gli anni 30 la vita religiosa e le vocazioni nel collegio registrano una straordinaria fioritura.

Al fine di ospitare i religiosi ed i numerosi ragazzi ospiti del collegio, si rese necessario ampliare il coro, posto dietro l'altare maggiore.

L'opera verrà completata nel 1942 per mezzo della creazione di una nuova, più ampia, abside.

Seconda guerra mondiale e ricostruzione[modifica | modifica wikitesto]

*Ospitata scuola SS tedesche? chiedere conferma a Umberto Zara*

Nel corso dei mesi finali del conflitto, a cavallo fra 1944-1945, i bombardamenti alleati colpiscono a più riprese l'area.

Il convento vecchio, la casa delle suore, la portineria, gli uffici posti nell'ala nord ed il monumento posto nel piazzale, vengono colpiti e pesantemente danneggiati.

Nel corso dei bombardamenti 3 suore perderanno la vita.

I bombardamenti avevano irrimediabilmente danneggiato gran parte degli edifici del convento che avevano segnato le tappe della sua storia.

Alla fine del conflitto si stimeranno 50 locali del convento completamente distrutti, mentre la chiesa non registrerà gravi danni.

Al fine di procedere alla ricostruzione, sul finire del 1945 l'ing. Aldo Chieregato e l'arch. Mario de Stefani vengono incaricati di definire un progetto di risistemazione globale del complesso: convento, casa delle suore, collegio e chiesa.

La ricostruzione interessò quasi per intero l'area del convento e del collegio, portando alla creazione di 4 chiostri con funzioni differenti. I lavori iniziarono nel 1946 ed ebbero termine nel 1949.

A completamento dei locali del collegio, tra il 1953 ed il 1956, verranno costruite in direzione sud-est una sala teatro ed una cappella, portando la struttura a quello che è sostanzialmente lo stato odierno.

Anni '60[modifica | modifica wikitesto]

L'ultimo grande intervento alla chiesa risale al 1963, su progetto dell'ing. Armando Scarabottolo.

I lavori interessarono il presbiterio ed il lato orientale del chiostro quattrocentesco, portando alla definizione di quella che è la chiesa allo stato odierno.

*Per quanto riguarda il presbiterio, una prima fase vide la demolizione di coro, presbiterio, locali accessori e coperture realizzati nel 1941.

La seconda fase vide la realizzazione, al loro posto, di ambienti seminterrati da usare come cripta o cappella invernale e la sistemazione del sovrastante presbiterio per mezzo della costruzione di un transetto ed il rifacimento dell'abside.* RISCRIVERE

L'intervento si concluse con la realizzazione due nuovi altari presso l'abside (s.Giuseppe e Sacro Cuore).

Per quanto riguarda il lato orientale del chiostro quattrocentesco (unica parte sopravvissuta fino quel tempo), esso venne demolito per fare posto ad un'area dedicata ai confessionali. *AGGIUNGERE NOTA SU NUOVA PENITENZIARIA 2018*

Nello stesso anno venne affidata la progettazione di un nuovo monastero nei pressi del Santuario del Noce, dedicato ad ospitare le suore. La struttura verrà inaugurato nel 1967.

Nel 1965 vengono realizzate, ad opera dei Dino Linetto, le vetrate artistiche del santuario, rappresentanti scene delle presenza del Santo a Camposampiero. *RIPORTARE ANCHE IN "INTERNI"*

Anni '90[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1989 interventi di manutenzione straordinaria si sono resi necessari e conseguenza degli effetti dell'instabilità strutturale della chiesa.

L'intervento al opera dell'arch.Francesco Pio Dotti coinvolse: il rifacimento della pavimentazione lesionata della chiesa, riparazione delle fessurazioni sulle strutture murarie e di copertura, nonché adeguamento degli impianti.

Nonostante l'intervento, a distanza di breve tempo alcune lesioni sono ricomparse a causa dei noti, e difficilmente sanabili, difetti strutturali dell'edificio.

L'intervento coinvolse anche il restauro della pala raffigurante la visione, posta sull'abside, dietro l'altare.

Nel 1990 le Suore Francescane di Assisi lasciano Camposampiero. VD pag 69 Santuari Antoniani Guida storico artistica

Nel periodo 1993-1995 si procederà al restauro della Cella della Visione e al rinnovo degli ambienti del convento, sempre affidati l'arch.Dotti.

Nel contesto dei lavori svolti sulla pavimentazione della chiesa e della Cella della Visione, verrà effettuata un'attenta analisi archeologica per permetterà di individuare a circa 1,70 metri di profondità i resti di due edifici: una chiesetta ed una struttura contigua, possibilmente ciò che resta della originale Chiesa di San Giovanni e della Cella della Visione.

I lavori hanno permesso di individuare inoltre almeno 3 livelli di pavimentazioni sotto il piano di calpestio e un complesso sistema di intersezioni murarie, specie la piano terra della Cella, segno delle relazioni nei secoli della struttura della Cella con la chiesa ed in convento.

Entrambi questi ritrovamenti sono oggi visibili al piano terra della Cella, tramite pavimento vetrato, e sulle pareti, appositamente non intonacate.

Nel 1994, terminano le attività del seminario Minore di Camposampiero. *pag 69-71 Santuari Antoniani Guida storico artistica*

Sec XXI[modifica | modifica wikitesto]

Il primo decennio del nuovo millennio non vede interventi di rilievo sulla chiesa.

Nel contesto delle attività del Gubileo del 2000 è stato realizzato un percorso meditativo costituito da sei sculture dell'artista Romeo Sandrin, poste lungo il percorso fra la chiesa ed il Santuario del Noce.

Fulcro del rinnovamento a cavallo fra i due secoli, sono sugli spazi del ex-seminario, che verrà sottoposto a lavori di ristrutturazione.

Questi spazi sono oggi dedicati all'attività della cosiddetta “Oasi Giovani”, presso la quale vengono organizzate attività rivolte ai giovani offendo la possibilità di ospitare gruppi organizzati e singoli per giornate di riflessione e formazione.

Sempre negli spazi dell'ex-seminario, a partire dal 2000, iniziano le attività della “Casa di spiritualità” che si traducono nell'organizzazione di esercizi spirituali, scuole di preghiera e giornate di meditazione.

Nel complesso, la struttura dispone oggi di 80 camere, in grado di fornire più di 100 posti letto per gli ospiti. Il complesso è inoltre dotato di un auditorium da 180 posti, sale per incontri e una sala mensa in grado di offrire fino a 120 coperti.

Il 2018 vede il ritorno di una comunità di suore francescane missionarie di Assisi, a supporto delle attività della casa di spiritualità.https://www.casadispiritualita.it/chi-siamo/la-nostra-comunita-presso-santuari-antoniani/suore-francescane-missionarie-assisi/

Il secondo decennio del nuovo secolo vede interventi edilizi nell'area del braccio di collegamento fra la chiesa ed il convento per mezzo di due opere, realizzate contemporaneamente: il recupero dello spazio di quello che fu il primo chiostro del complesso monastico e la costruzione di una nuova Penitenzieria,

Una parte degli interventi ha riguardato il recupero e il restauro dello spazio occupato dal primo chiostro del complesso monastico del 1400.

Del chiostro e della struttura di connessione originaria fra chiesa e convento, dove andrà ad insediarsi la nuova Penitenziaria, non è giunto nulla ai giorni nostri, se non il sedime parziale degli edifici che si collocano attorno allo spazio originariamente occupato dal chiostro. L'area, a conseguenza degli interventi occorsi nell'ultimo secolo, aveva perso la sua centralità, venendo utilizzata come parcheggio, magazzino o spazio per operazioni di manutenzione.

L’antico chiostro è stato completamente ricostruito, facendo riferimento ad alcuni disegni risalenti agli anni ‘40 del secolo scorso, periodo in cui la tessitura delle pavimentazioni e gli spazi esterni del chiostro erano ancora conservati pur se pesantemente degradati.

L’intervento ha comportato la completa ripavimentazione e realizzazione dell illuminazione degli spazi esterni.

L'intervento ha riguardato inoltre la costruzione della nuova Penitenzieria a sostituzione di quella realizzata negli anni ‘60 . La realizzazione della struttura ha richiesto la demolizione e ricostruzione del corridoio di transito tra chiesa e convento.

La nuova struttura ospita ora 5 nuovi confessionali e un’aula indipendente, collegata agli spazi del chiesa.

arch. Michele Sbrissa - data?? 2011-2018/2015?

Nuova Penitenziaria[modifica | modifica wikitesto]

https://www.impresedilinews.it/suggestione-delle-antiche-architetture-francescane-con-legno-laterizio-pietra-e-luce/ https://www.593studio.it/portfolio-item/penitenzieria-santuari-antoniani-padova/

Ritrovamento Pietà lignea fiamminga[modifica | modifica wikitesto]

https://www.593studio.it/portfolio-item/teca-santuari-antoniani/

Statue esterne e sentiero delle statue[modifica | modifica wikitesto]

Monumento a s.Antonio presso il piazzale del Santuario della Visione[modifica | modifica wikitesto]

Il monumento originale, costituito da una statua del Santo sopra un piedistallo, venne inaugurato il 13 giugno 1930.

Nel 1945 il monumento venne distrutto durante uno dei numerosi bombardamenti Alleati che colpirono l'area.

Il 13 giugno 1954 venne inaugurato l'attuale monumento, posto leggermente più a nord rispetto a quello originale.

Il monumento, su progetto di fra Giovanni Allegro, è costituito da due parti: una statuta ed un'opera muraria.

La statua bronzea di s.Antonio, opera del prof.Vio Romano di Venezia, è posta alla sommità di un piedistallo sul quale nel 1963 (centenario ritrovamento della lingua incorrotta del Santo) venne aggiunta un'iscrizione a memoria della partenza di s.Antonio morente.

La parte muraria è costituita da una lastra in marmo rosso, riportante un preghiera del Santo, e un altorilievo in marmo bianco rappresentante sempre la partenza di s.Antonio morente.

Camposampiero 1866 pag 145 (foto) Santuari antoniani, guida storico artistica

Monumento a s.Antonio presso incrocio via S.Antonio SR307 "del Santo"[modifica | modifica wikitesto]

Il monumento è costituito da una statua del Santo sopra ad un piedistallo in travertino.

La statua è una fusione bronzea di una terracotta opera del prof.Luigi Strazzabosco, ospitata nel convento.

L'opera è posta nello spartitraffico posto all'incrocio fra via s.Antonio e la SR307 "del Santo".

Il monumento venne realizzato nel 1960 in sostituzione di un vetusto capitello dedicato al Santo posto alla fine della mura che delimitava il convento, presso il medesimo incrocio, demolito a conseguenza dei lavori necessari all'asfaltatura di via s.Antonio.


Santuari antoniani, guida storico artistica pag 118-119

Sfumature di storia[modifica | modifica wikitesto]

Camposampiero 1866 pag 142-145









Alla struttura era forse annesso un ospizio per viandanti.[1][2].

Nel Trecento, i francescani fondarono al suo interno un convento ma successivamente la chiesa decadde fino ad essere abbandonata, a causa dell'occupazione dei Carraresi e dell'epidemia di peste nera. Per qualche tempo fu unita alla chiesa del Carpene, formando un priorato di Gesuati[1][2].

Il complesso venne in seguito restaurato da Gregorio Callegari da Camposampiero, tra il 1426 e il 1431 e venne donato ai frati di ordine francescano[1][2]. Al tempo la chiesa aveva una lunghezza di 45 m, con una navata centrale ampia affiancata da una minore. Nel suo periodo di massimo splendore, era dotata di dieci altari, alcuni provvisti di arredi di grande pregio come quello dedicato a Sant'Antonio, su cui svettava una croce d'argento fusa nel 1494 dall'orefice padovano Fioravante di Martino. Vi si trovavano, inoltre, dipinti di autori quali Andrea da Murano, Bartolomeo Montagna, Francesco Vecellio, Bonifacio de' Pitati, Antonio Boselli e Marcello Fogolino[1][2]. Con l'arrivo dei frati francescani, venne costruito vicino al santuario anche un nuovo edificio, il Santuario del Noce, costruito nei pressi dell'albero, dove Sant'Antonio tenne le sue celebri prediche[1][2].

Le soppressioni del 1767 attuate su iniziativa della Repubblica di Venezia ebbero come conseguenza una rapida involuzione delle attività della comunità religiosa; il complesso venne nei due anni successivi saccheggiato e progressivamente deteriorato, tanto da imporne ai frati l'abbandono nel 1769. L'anno successivo venne affidato alla famiglia Camposampiero, tuttavia cadde definitivamente in rovina, con la chiesa in parte demolita nel 1798 su impulso della secolarizzazione imposta dal nuovo governo francese in età napoleonica.[3]

Nel 1803 i fabbricati furono messi all'asta e comprati dalla famiglia Allegri, che si occupò del loro restauro prima di cederli, il 6 settembre 1854, al comune di Camposampiero. Nel 1895 i frati tornarono e restaurarono sia il convento che la chiesa[1][2].

I lavori per la costruzione del nuovo luogo sacro, progettato dall'architetto Augusto Zardo[3], iniziarono il 26 dicembre 1906 e finirono con la consacrazione del 13 giugno 1909.

Nel 1932 fu concluso il campanile, opera di Antonio Beni[2].

  1. ^ a b c d e f g Antonio Sartori, archivio Sartori. Documenti di storia e arte francescana, a cura di Giovanni Luisetto, Vol. II - La Provincia del Santo dei Frati Minori Conventuali (tomo 2), Padova, Biblioteca Antoniana, 1986.
  2. ^ a b c d e f g h Il Santuario della Visione - Storia, su www.santuariantoniani.org. URL consultato il 30 maggio 2023.
  3. ^ a b Santuari Antoniani, Campisampiero. Storia, su santuariantoniani.org. URL consultato l'8 giugno 2023.