Utente:DebDeb97/Sandbox

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L'equivalenza secondo Baker[modifica | modifica wikitesto]

Nel suo libro In Other Words: A Coursebook on Translation, pubblicato nel 1992, Mona Baker si occupa del concetto di equivalenza, affermando che questa è relativa perché viene influenzata da diversi fattori. Per questo motivo, Baker si occupa dell’equivalenza a diversi livelli: quello della parola, sovralessicale, grammaticale, tematico, strutturale, coesivo e pragmatico.[1]

L'equivalenza a livello di parola[modifica | modifica wikitesto]

L’equivalenza a livello di parola interessa il significato di singole parole ed espressioni. Baker descrive i casi in cui può verificarsi una non equivalenza, cioè quando la lingua d’arrivo non presenta un termine o un’espressione corrispondente alla lingua di partenza. Ad esempio, alcuni concetti sono culturalmente determinati, oppure nella lingua d’arrivo non esiste alcun termine per esprimerli. Inoltre, le parole della lingua di arrivo possono avere connotazioni negative o positive assenti nella lingua di partenza, oppure forme, frequenze e contesti d’uso differenti.

Baker prosegue delineando le strategie utilizzate da traduttori professionisti per ovviare a queste problematiche, come tradurre utilizzando una parola più generale, o una più neutra e meno espressiva. Altre opzioni consistono nel rimpiazzare elementi o espressioni culturalmente determinati con un termine o un’espressione che hanno un impatto simile sui lettori, aggiungere eventuali spiegazioni, perifrasi o eventualmente illustrazioni. Nel caso in cui l’elemento da tradurre non sia necessario, è possibile ometterlo[2].

L'equivalenza a livello sovralessicale[modifica | modifica wikitesto]

L’equivalenza a livello sovralessicale interessa le collocazioni, cioè parole e frasi che tendono ad apparire in combinazione con una certa frequenza, e le espressioni idiomatiche. Le collocazioni pongono problematiche per il traduttore che, se immerso nel testo di partenza, può produrre combinazioni di frasi o parole poco idiomatiche, cioè poco naturali, nella lingua di arrivo, oppure fraintenderne il significato. Inoltre, Baker parla di una tensione fra accuratezza e naturalezza: spesso, produrre una collocazione che suoni naturale nella lingua di arrivo e che preservi il significato della lingua di partenza non è possibile, e occorre trovare il giusto compromesso fra questi due estremi.

Per quanto riguarda le espressioni idiomatiche invece, queste potrebbero non avere alcun equivalente nella lingua di arrivo, oppure avere contesti e frequenze di utilizzo differenti. Anche in questo caso, Baker propone delle strategie per ovviare al problema della non equivalenza, come ad esempio utilizzare un’espressione idiomatica simile in forma e in significato, riprodurre il significato attraverso una parafrasi, oppure omettere l’intera espressione qualora non sia necessaria[3].

L'equivalenza a livello grammaticale[modifica | modifica wikitesto]

L’equivalenza a livello grammaticale fa riferimento alle diverse categorie grammaticali presenti in ciascuna lingua. Baker sottolinea l’importanza di studiare e conoscere le regole grammaticali tipiche della lingua di partenza e di quella di arrivo in modo tale da selezionare nel testo di arrivo la struttura grammaticale che più si avvicina, a livello di informazione, a quella del testo di partenza. Secondo l’autrice, infatti, queste differenze a livello grammaticale sono responsabili dell’aggiunta o dell’omissione di informazioni nella lingua di arrivo perché i traduttori devono spesso ovviare alla mancanza di specifici elementi grammaticali nella lingua di arrivo stessa. Le categorie grammaticali che possono creare problemi a livello traduttivo sono in particolare il genere, il numero, la persona, il tempo e il modo. A titolo esemplificativo una delle principali differenze riguardanti la persona è l’esistenza di una forma di cortesia, utilizzata in alcune lingue europee per esprimere distanza tra gli interlocutori, (in francese vous vs. tu, in italiano lei vs. tu, in tedesco Sie vs. du, in spagnolo usted vs. tu) che tuttavia non trova corrispondenza nella grammatica della lingua inglese[4].

L'equivalenza a livello testuale[modifica | modifica wikitesto]

L’equivalenza a livello testuale riguarda in particolare il concetto di coesione. In un testo di partenza le informazioni saranno legate tra di loro seguendo i principi di coerenza e coesione, motivo per cui secondo Baker occorre analizzare la struttura tema-rema presente nel TP. Sarà compito del traduttore capire come riprodurre un testo altrettanto coeso e coerente per il pubblico di arrivo e per un determinato contesto: il traduttore potrà decidere se mantenere o meno gli stessi legami in termini di coesione e coerenza presenti nel testo di partenza. I tre principali elementi che guidano il traduttore in  questa scelta sono il pubblico di destinazione, lo scopo della traduzione e la tipologia testuale.

L'equivalenza a livello pragmatico[modifica | modifica wikitesto]

Baker definisce la pragmatica come "lo studio dell’uso della lingua. È lo studio del significato, non in quanto generato dal sistema della linguistica ma in quanto trasmesso e manipolato dai partecipanti a una situazione comunicativa"[5]. Ciò significa che per raggiungere l’equivalenza in traduzione è necessario prendere in considerazione in che modo venga usata la lingua in quel testo e gli elementi culturali a esso collegati.[6]

Baker si sofferma, in particolare, sul ruolo dell'implicatura, un concetto sviluppato da Paul Grice nel 1975. L'implicatura viene definita da Baker come "ciò che viene inteso o implicato dal parlante piuttosto che ciò che viene detto". Ciò significa che il traduttore deve riporre la sua attenzione su quanto viene implicato all'interno del contesto in cui è inserito il testo e deve essere in grado di trasmettere questo messaggio nella lingua di arrivo.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Jeremy Munday, Manuale di studi sulla traduzione, Bononia University Press, 2012, pp. 137-142, ISBN 978-88-7395-657-0.
  2. ^ Mona Baker, In Other Words: A Coursebook on Translation, London e New York, Routledge, 2018, pp. 10-50, ISBN 978-1-138-66687-0.
  3. ^ Mona Baker, In Other Words: A Coursebook on Translation, Londra e New York, Routledge, 2018, pp. 53-92, ISBN 978-1-138-66687-0.
  4. ^ Mona Baker, In Other Words: A Coursebook on Translation, London e New York, Routledge, 2018, pp. 94-122, ISBN 978-1-138-66687-0..
  5. ^ Mona Baker, In Other Words: A Coursebook on Translation, Londra e New York, Routledge, 2018, p. 219, ISBN 978-1-138-66687-0.
  6. ^ Frans Sayogie e Moh. Supardi, Equivalence Levels of Literary Corpus Translation: Using a Freeware Analysis Toolkit, in Buletin Al-Turas, vol. 27, n. 1, 1º gennaio 2021, pp. 55-70.
  7. ^ Despoina Panou, Equivalence in Translation Theories: A Critical Evaluation, in Theory and Practice in Language Studies, vol. 3, n. 1, gennaio 2013, pp. 1-6, DOI:10.4304/tpls.3.1.1-6.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  1. Jeremy Munday, Manuale di studi sulla traduzione, Bononia University Press, 2012, ISBN 978-88-7395-657-0.
  2. Mona Baker, In Other Words: A Coursebook on Translation, London e New York, Routledge, 2018, ISBN 978-1-138-66687-0.
  3. Frans Sayogie e Moh. Supardi, Equivalence Levels of Literary Corpus Translation: Using a Freeware Analysis Toolkit, in Buletin Al-Turas, vol. 27, n. 1, gennaio 2021.
  4. Despoina Panou, Equivalence in Translation Theories: A Critical Evaluation, in Theory and Practice in Language Studies, vol. 3, n. 1, gennaio 2013.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Testo di partenza

Traduzione