Utente:Cunhal94/Chiese di Ruvo di Puglia

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Le chiese di Ruvo di Puglia costituiscono il principale nucleo del patrimonio artistico del comune della terra di Bari. Questo è dovuto all'esistenza, fino al 1982, della Diocesi di Ruvo, fondata secondo la tradizione da San Pietro, il quale pose a capo dell'episcopato locale il futuro terzo papa San Cleto, poi unita a Bitonto sul finire dell'800 e infine confluita nella diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi. Per l'ampio numero di tesori conservati nelle chiese e delle varie e importanti opere d'arte, la comunità ecclesiastica di Ruvo ha sempre richiesto la costruzione di un Museo Diocesano[1].

Concattedrale e chiese vicarie[modifica | modifica wikitesto]

Concattedrale di Santa Maria Assunta[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Concattedrale di Ruvo di Puglia.
Le decorazioni del portale centrale

La concattedrale di Ruvo di Puglia è uno dei più noti esempi di romanico pugliese. Fu costruita nella prima metà del XII secolo con varie modifiche successive[2]. La facciata è a capanna con tre portali: il centrale è arricchito da bassorilievi nell'intradosso e si divide in tre archi con rappresentazioni riguardanti temi iconografici relativi al Salvatore e altri motivi vegetali e simbolici; i due più piccoli e poveri portali laterali sono individuati da due mezze colonne che forniscono l'appoggio per due archi a sesto acuto; questi due portali sono anch'essi provenienti da una costruzione antecedente. Il portale centrale è contenuto da due colonne sormontate da dei grifi e poggianti su dei leoni sostenuti dai telamoni[2].

La facciata è adornata con vari manufatti lapidei tra i quali si distingue una bifora col bassorilievo dell'Arcangelo Michele che sconfigge il demonio e da un piccolo rosone traforato e da un più grande, vero protagonista, a dodici colonnine variamente lavorate sovrapposte ad una lamina metallica lavorata finissimamente al traforo in una bottega locale del secolo XVI[2]. Sopra il rosone si trova il sedente identificato come Roberto II di Bassavilla, e al culmine della facciata spunta la statuetta del Cristo Redentore[2].

L'interno segue la pianta a croce latina ed è ricoperto da copertura a capriate e da volte a crociera[2]. La navata centrale è la più grande ed è circondata in alto da un falso ballatoio che si poggia su due file di colonne, differenti per stile e conformazione in base alla posizione in cui si trovano. In fondo alla navata centrale vi è il ciborio realizzato nell'Ottocento su disegno dell'architetto Ettore Bernich[2].

L'aspetto odierno della costruzione è il risultato dei restauri di inizio Novecento che furono attuati all'insegna del ritorno alle forme originarie dopo gli eccessi barocchi. Alla Concattedrale sono inoltre annessi il Campanile dell'XI secolo e il Palazzo vescovile.

Chiesa del Santissimo Redentore[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa del Santissimo Redentore (Ruvo di Puglia).

Sulla centralissima piazza Matteotti si affaccia la chiesa del Santissimo Redentore la cui costruzione fu iniziata nel 1900 e terminata soltanto nel 1955[3]. L'edificazione del tempio ha richiesto varie fasi e vari decenni: nel 1902 fu parzialmente completato il primo ordine della facciata e dunque l'unica navata; nel 1953 fu terminato il secondo ordine e fu installata la statua del Cristo Redentore sul timpano; nel 1955 fu ultimato il nuovo campanile diviso in tre ordini e fu completato il prospetto[3]. La chiesa è stata edificata seguendo il progetto dell'ingegnere ruvese Egidio Boccuzzi e fu costruita sui ruderi dello stallone appartenente alla strutture del castello e palazzo Melodia[3].

La facciata presenta un porticato diviso in arcate per quanto riguarda l'ordine inferiore; sull'ordine superiore sono presenti due nicchie ed una finestra centrale[3]. Il prospetto culmina con il classico timpano sovrastato dalla statua lapidea del Cristo Redentore[3]. L'interno presenta una volta a botte che copre l'unica navata sulle cui pareti si dispongono otto cappelle e relative nicchie[3]. L'altare è esaltato dalla luminosità del grande mosaico che copre il catino absidale rappresentante La Chiesa in cammino verso il Redentore[3].

Chiesa di San Michele Arcangelo e convento dei Frati minori osservanti[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa di San Michele Arcangelo

Secondo la tradizione San Francesco d'Assisi, di ritorno dal Gargano, sostò a Ruvo esortando il popolo a fondare una nuova chiesa sui resti di un tempio abbandonato di rito greco cristiano, appartenuto ai monaci basiliani[4]. La nuova chiesa fu così costruita e intitolata a San Michele Arcangelo e vi si insediò l'Ordine dei frati minori osservanti nel convento adiacente[5]. Tuttavia le prime notizie dell'esistenza di questo luogo di culto risalgono soltanto al XV secolo quando il feudatario di Ruvo, Gabriele Del Balzo-Orsini, inviò la richiesta di autorizzazione al Papa Niccolò V di ristrutturare e riedificare la chiesa ed il convento a spese dei cittadini. A distanza di poco tempo però la chiesa crollò e tra il 1744 e il 1775 fu riedificata l'intera struttura[6]. La facciata appere in stile tardo barocco, il portale è sormontato da un architrave che fa da base ad una nicchia in cui è collocata la statua di San Michele scolpita in pietra locale[5]. La facciata è divisa in due ordini e nel superiore spicca il finestrone racchiuso tra le lesene[5]. Il prospetto termina con le volute, culmine delle ali laterali, che terminano con un acroterio per parte[5].

L'interno in stile barocco è costituito da un'unica navata e da una lunga serie di cappelle private, espressione della potenza delle antiche famiglie nobili ruvestine[5]. Nella chiesa è di notevole interesse il crocifisso ligneo della cappella Cotugno[7], una pregevole statua dell'Immacolata, il sontuoso altare barocco e i dipinti del coro[5]. Innanzi all'altare è inoltre sepolto il frate minorita beato Bernardino da Ruvo, morto nel 1522 in concetto di santità[7]. Ma i pezzi più notevoli dell'arredo di questo edificio sacro sono i capolavori del pittore fiammingo Gaspar Hovic, L'adorazione dei magi del 1613 e La Madonna degli Angeli fra i santi Francesco e Giovanni Battista del 1598[5]. Altre opere d'arte di rilievo sono la tela del Gliri raffigurante il Santo Salvatore da Horta e il quadro di San Michele Arcangelo di Leonardo Antonio Olivieri[5].

Il convento invece presenta nel chiostro un ciclo di affreschi relativi alla vita di San Francesco[5].

Chiese di valore storico[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di San Domenico[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di San Domenico (Ruvo di Puglia).
La facciata di San Domenico

La chiesa di San Domenico assieme al convento fu innalzata sui ruderi dell'antico convento di Santa Caterina per volere dei domenicani giunti a Ruvo a metà Cinquecento[8]. La chiesa fu inizialmente intitolata al Santissimo Rosario[9] per essere poi riedificata completamente nel 1743 sotto il titolo di San Domenico[10]. Tuttavia nel 1809 l'ordine dei Frati Predicatori fu soppresso così il convento passò nelle mani del comune e fu utilizzato come struttura pubblica mentre la chiesa fu affidata ai Padri Scolopi, i quali ristrutturarono la chiesa, ne completarono la facciata e volsero il convento a scuola[10]. Con l'allontanamento nel 1885 anche di quest'ultimo ordine, il convento divenne scuola pubblica mentre il tempio parrocchia e sede della Confraternita Purificazione-Addolorata fondata nel 1777[10].

La chiesa, tardo barocca, presenta una facciata slanciata in cui emergono il finestrone presente nell'ordine superiore e il portone sormontato da un timpano su cui è sovrapposto lo stemma degli Scolopi[10]. Sulla facciata sono presenti anche due nicchie attualmente inutilizzate[10].

L'interno dell'edificio esalta lo spazio e l'altare neoclassico sovrastato dalla lignea statua di San Domenico[10]. La pianta è a croce latina, costituita da una navata e dal transetto ai cui estremi si trovano i due cappelloni dedicati alla Madonna del Rosario e all'Addolorata[10]. Numerose sono le opere d'arte qui conservate, tra cui la statua di cartapesta della Madonna del Rosario di Giuseppe Manzo, la tela della Presentazione al tempio di Gesù e Purificazione di Maria di Giuseppe Mastroleo e i dipinti della Madonna delle Grazie di Fabrizio Santafede e della Madonna del Rosario di Alonso de Corduba[10].

Chiesa del Purgatorio[modifica | modifica wikitesto]

L'esterno della chiesa del Purgatorio

La chiesa del Purgatorio ha due navate che formano due chiese a sé stanti. La navata settentrionale è stata costruita sulla cisterna di età romana nota al popolo come "grotta di San Cleto", una in cui si raccoglievano i primi cristiani ruvesi sotto la guida del vescovo e futuro papa Cleto[11]. In questa navata aveva sede l'originaria chiesa di San Cleto nella quale, intorno alla prima metà del Cinquecento, sorse la confraternita omonima[11]. Vi si può ammirare infatti un polittico ligneo dello ZT raffigurante la Madonna con Bambino tra i confratelli oranti e i santi Cleto, Biagio, Rocco ed altri[11]. Tuttavia nei primi anni del Seicento, la nobildonna ruvese Elisabetta Zazzarino dono alcune case abbandonate adiacenti alla chiesa di San Cleto con l'intento di potervi costruire una chiesa dedicata alle anime del Purgatorio[11]. Fu così costruito il tempio, consacrato nel 1643 e intitolato a San Michele Arcangelo[11]. Tuttavia dopo pochi anni, a causa dell'abitudine dei fedeli di riunirsi nella nuova chiesa per suffragare con la preghiera le anime dei morti, l'edificio sacro fu ribattezzato "del Purgatorio"[11]. Le due chiese furono così unite nell'odierna chiesa del Purgatorio[11]. Nel 1678 il vescovo Galesio fondò in questa chiesa la Confraternita del Purgatorio sotto il titolo di "Maria Santissima del Suffragio"[11].

La facciata della chiesa è divisa in due ordini da un cornicione, l'ordine inferiore presenta i due portoni d'ingresso mentre sull'ordine superiore sono disposti due finestroni. La muratura della facciata inoltre presenta la tecnica del bugnato rustico. Sul tetto della navata settentrionale è installato il campanile a forma di parallelepipedo rettangolo i cui lati terminano in volute. Il campanile è sormontato da un grande acroterio a forma di vaso circolare.

L'interno presenta le due navate con volta a botte e sul soffitto della navata meridionale sono presenti quattro affreschi relativi alla vita di San Cleto, mentre nell'altra navata il soffitto è ugualmente affrescato ma di scene relative alla vita di alcuni santi. Nel tempio è venerata la statua in cartapesta di fine Ottocento rappresentante la Pietà, opera del leccese Giuseppe Manzo, la tela della Madonna del Suffragio e preziosi lavori di argenteria e oreficeria del XVIII secolo[11].

Chiesa del Carmine[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa di San Vito fu affidata nel 1614 all'Arciconfraternita del Carmine, fondata dieci anni prima, con la condizione di restaurare l'intero edificio religioso[12]. Completato il restauro, il tempio fu intitolato alla titolare della confraternita, la Madonna del Carmine[12]. L'antica chiesa di San Vito fu drasticamente ridotta, tanto che le navate passarono da tre ad una, fu costruito l'oratorio e due nuovi ingressi[13]. Nuovi restauri furono portati a termine tra il 1683 e il 1713 ma completati definitivamente nel 1881[13], quando la chiesa prese l'aspetto odierno. Nel 1885 fu costruito il campanile[12].

La facciata si presenta rettangolare con il portale sagomato dalle lesene e sovrastato da un timpano[12]. Segue la finestra semicircolare e infine il culmine della facciata, ovvero il grande timpano in cui è posta un croce in ferro battuto. La facciata tuttavia non è completamente visibile in quanto sulla parte destra è stata addossata una casa[12].

L'interno è costituito da un'unica navata con le pareti stuccate e caratterizzate dalle numerose nicchie nelle quali trovano spazio statue, tra cui gli otto simulacri che sfilano il Venerdì Santo nella processione dei Misteri, e dipinti tra cui le tele San Vito tra i santi Modesto e Crescenzia del 1621 di Alessandro Fracanzano e la Natività dell'Abate Claudio del 1624[12]. Sulla volta a botte sono affrescati due grandi ellissi rappresentanti la Madonna del Carmelo e l'Esaltazione della Croce[12].

Chiesa di San Rocco[modifica | modifica wikitesto]

La chiesetta di San Rocco, sita in piazza Matteotti accanto al palazzo di città, fu edificata nel 1503 come segno di ringraziamento e devozione da parte del popolo ruvese per aver liberato la città della peste nel 1502[14]. Nel 1576 vi fu fondata la Confraternita di San Rocco, sciolta e rifondata nel 1781 e tuttora operante[14]. In questa chiesa i tredici francesi, prima della partenza per la disfida di Barletta, parteciparono alla Santa Messa[14]. Nel 1645 il tempietto fu riedificato[14].

L'edificio religoso è caratterizzato da un bugnato liscio ed ha pianta rettangolare. La facciata presenta un ingresso architravato sul quale è incisa una iscrizione che testimonia l'esistenza della confraternita. Sull'architrave poggia una nicchia contenente la statua in tufo di San Rocco. Sulla destra è presente un oblò semicircolare. In cima alla struttura è posto il campanile a forma di tempio, culminante con una statuetta lapidea di San Rocco.

L'interno della chiesa, stuccato, esalta la grande nicchia rettangolare nella quale è conservato il gruppo scultoreo in cartapesta degli Otto Santi, portato in processione la notte tra il Mercoledì e il Giovedì Santo[14]. È inoltre conservato in una teca il dipinto ad olio raffigurante la Madonna del Buon Consiglio mentre l'altare in pietra è sovrastato dalla statua in legno policromo di San Rocco. Sono inoltre conservate le statue dell'Addolorata e del Sacro Cuore di Gesù[14].

Chiesa di San Giacomo al Corso[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa di San Giacomo fu eretta nel Medioevo nei pressi della porta del Buccettolo. Tuttavia questo edificio sacro, probabile domus templare[15], crollò nel 1762 a causa della negligenza dell'episcopato locale[6]. La chiesa fu dunque riedificata e consacrata il 24 ottobre 1869 ma intitolata a San Giacomo all'Immacolata Concezione come dimostra anche la statua dell'Immacolata che trova posto sull'altare principale[16]. L'edificio fu rinominato in chiesa di San Giacomo al Corso nei primi anni del 2000 quando fu costruita nei pressi della zona industriale la nuova chiesa e parrocchia di San Giacomo Apostolo.

La facciata, senza dubbio neoclassica, richiama la struttura vera e propria di un tempio greco. L'interno è espressione dei numerosi affreschi del pittore Mario Prayer tra cui una tela di San Giacomo risalente al 1938; sul catino absidale trova spazio l'affresco del Cristo Redentore seduto su un monticello in ambiente bucolico sul cui sfondo si staglia la sagoma della Concattedrale di Ruvo di Puglia; nel transetto, sempre di Prayer, sono raffigurate due scene riguardanti l'istituzione della festa dell'Ottavario da parte del conte Carafa; la volta a botte è inoltre affrescata dallo stesso pittore e sono rappresentati San Giacomo e l'Assunzione di Maria[16]. È inoltre conservata una statua di San Francesco d'Assisi del cartapestaio leccese De Pascalis del 1888[16].

Chiesa dell'Annunziata[modifica | modifica wikitesto]

La chiesetta dell'Annunziata

La chiesa dedicata all'Annunciazione di Maria fu eretta nel 1375 come testimonia la lapide gotica presente sulla fiancata destra del tempio dove c'era l'antico ingresso ora murato[17]. La chiesetta fu costruita per volere degli abitanti del casale di Calentano, che era stato abbandonato dagli stessi dopo i feroci attacchi di Roberto Sanseverino, in quanto nella stessa contrada esiste tuttora un santuario dedicato proprio all'Annunciazione del Signore[17]. L'iscrizione gotica indica come edificatori della chiesa i maestri Giobbe da Giovinazzo e Andrea da Ruvo sotto l'episcopato del frate Stefano[17]. Secondo quanto riporta il documento lapideo, il piccolo edificio sacro fu realizzato a devozione della signora Romata, moglie di Nicola Giuda sepolto all'interno[17]. Sulla controfacciata della chiesa è presente una seconda iscrizione che ricorda il restauro del 1758, durante il quale fu costruito il nuovo e odierno ingresso, decorato con motivi floreali[17]. Nel sottano della struttura dal canonico don Giacomo Ursi, furono ritrovati nel 1793 un alluce in bronzo e la lapide di Gordiano III ora collocata sulla Torre dell'Orologio in piazza Menotti Garibaldi: la chiesa infatti sarebbe sorta sul luogo che un tempo ospitava il foro romano dell'antica Rubi[17]. Il tempio passò prima sotto il patronato della nobile famiglia dei Mondelli e nel '900 sotto la giurisdizione della chiesa del Redentore[17]. Negli anni '50 fu ricostruito il campanile a vela mentre negli anni '70 si dette inizio ai lavori di restauro[17]. Dopo un periodo di abbandono negli anni '80 fu sede dell'archivio diocesano sotto l'episcopato di don Tonino Bello per poi diventare sede di mostre e incontri negli ultimi decenni[18].

La chiesa presenta una facciata a capanna con un portale barocco sovrastato da una finestra circolare inserita tra due nicchie vuote.

L'interno, costituito da un'unica navata, è scarno di decorazioni tuttavia sull'altare del XVIII secolo, realizzato in pietra locale, troneggia la tela del XVII secolo dell'Annunciazione, opera di un anonimo pittore pugliese[17]. Nel transetto sono inoltre collocate due statue in pietra di Santa Lucia e San Leonardo mentre all'ingresso è visibile una recente statua in cartapesta di Sant'Antonio di Padova[17].

Santuario dei Santi Medici[modifica | modifica wikitesto]

Il santuario dedicato ai Santi Medici, Cosma e Damiano, trova posto in quella che è sempre stata la chiesa di Santa Maria di San Luca, originariamente di proprietà della famiglia Mazzacane, poi dei Caputi e fino al 1923 dei Testini quando la chiesa fu donata al capitolo Cattedrale[19]. Tuttavia nel 1952 il vescovo Aurelio Marena, in virtù del sempre più fervente culto nei confronti dei Santi Cosma e Damiano, fece restaurare la chiesa e insediare il gruppo in cartapesta raffigurante i Santi Medici dai quali il tempo da allora prese il nome[19].

Il prospetto presenta un portale d'ingresso architravato e sovrastato da un timpano su cui poggia una finestra delimitata dalle paraste. La facciata rettangolare culmina con un timpano più grande.

All'interno della chiesa è conservato, oltre al gruppo scultoreo già citato dei Santi Medici, un busto di Fabrizio Caputi e un mausoleo lapideo delle famiglie Mazzacane e Caputi[19]. Nell'unica navata sono inoltre affisse due tele raffiguranti la Madonna del Rosario, il Sacro Cuore di Gesù, Sant'Antonio da Padova e San Giuseppe dell'artista Giuseppina Pansini[19][20]. In due teche sono invece custodite tre piccole statue in cartapesta raffiguranti Santa Rita da Cascia, Gesù al Calvario e il Santissimo Salvatore, ispirato all'immagine miracolosa di Andria[20].

Chiesa e Convento dei Cappuccini[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa dei Cappuccini o di Santa Lucia vecchia

L'edificazione della chiesa, ribattezzata volgarmente dei Cappuccini per via del convento adiacente costruito nel 1583 in cui vi trovarono posto, risale al 1607 ma fu consacrata soltanto settant'anni dopo quando il vescovo Domenico Galesio la intitolò a Maria Maddalena[21]. Nel 1809 l'ordine dei Frati Minori Cappuccini fu espulso e il convento chiuso nel 1811 per poi essere riaperto nel 1816 e definitivamente abbandonato nel 1861[21]. Nel 1925 la chiesa fu trasformata in parrocchia e dedicata a Santa Filomena e a Santa Lucia[21]. Tuttavia poiché negli anni sessanta il papa Giovanni XIII decise di revisionare la vita di alcuni santi, tra cui Santa Filomena, e di cancellarne la ricorrenza dal calendario romano per mancanza di notizie riguardo i miracoli effettuati, la parrocchia fu intitolata soltanto alla santa siracusana[21]. Dal 2002 la chiesa viene aperta solo in occasione di ricorrenze particolari poiché nello stesso anno fu consacrata la nuova chiesa di Santa Lucia[21].

L'ampia facciata rettangolare appare umilmente decorata, bianca per l'intonaco e dotata di un ingresso architravato al quale si giunge tramite uno scalone.

L'interno è dotato di due navate e delle due quella dotata di ingresso è la più spaziosa. Sulla controfacciata è installato una tela ad olio raffigurante Mosé e il serpente di bronzo del 1790[21]. Ai lati dell'ingresso laterale sono invece affissi due dipinti ad olio del XVIII secolo rappresentanti San Cleto e San Biagio, santi patroni di Ruvo[21]. Varie sono le cappelle e le statue conservate tra cui quella dell'Addolorata, del Cristo Risorto e di Santa Lucia, opera dello scultore Nicola Antonio Brudaglio del XVIII secolo e ora conservata nella nuova chiesa[21]. Sull'altare troneggia il gigantesco crocifisso ligneo[21].

Santuario della Madonna delle Grazie[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa della Madonna delle Grazie fu costruita, con fondi provenienti dalla nobildonna Isabella Griffi e da alcuni fedeli, nel XVII secolo per volere del vescovo Cristoforo Memmolo accanto ad una chiesetta collocata sulla via Traiana ed ora diventata sacrestia dello stesso santuario[22]. Il tempio sull'antica via romana divenne luogo di pellegrinaggio per via dell'affresco della Madonna col Bambino, risalente XVI secolo poi rinominata dai fedeli come Madonna delle Grazie[22].

La facciata a capanna è divisa in due ordini e delimitata dalle paraste: l'ordine superiore presenta una finestra a timpano spezzato mentre nell'ordine inferiore è inserito il portale d'ingresso con trabeazione su mensole a volute, sovrastato da un rilievo lapideo raffigurante la tela della Madonna ivi venerata[23].

L'interno presenta un unica navata con volta a botte dotata di vari archi in cui sono venerate alcune tele quali la flagellazione di Gesù del XVI secolo e l'assunzione di Maria del XVIII secolo[22]. Emerge la luminosità dell'altare centrale sul cui sfondo del presbiterio è posto il quadro della Vergine delle Grazie, nell'atto di porgere il seno al figlio, all'interno di una cappella barocca realizzata con la tecnica del trompe-l'oeil[23].

Santuario di Santa Maria di Calentano[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa dedicata a Santa Maria sorse presso la contrada Calentano, oggi frazione di Ruvo a 8 km di distanza, in cui numerosi erano i casali e gli abitanti, in pieno Medioevo[24]. Il tempio fu restaurato nel 1433 e completamente ricostruito nel XVIII secolo[24]. La sacrestia, così come per il santuario della Madonna delle Grazie, probabilmente costituiva il luogo di culto originario[24]. All'interno della chiesa si custodiscono varie lapidi gotiche e iscrizioni in lingua greca antica ed è particolarmente venerato l'affresco bizantino, parzialmente visibile della Madonna col Bambino tra gli angeli e Sant'Antonio Abate[24]. È inoltre conservato un gruppo in cartapesta rappresentante l'Annunciazione del Signore a Maria, portato in processione il Lunedì di Pasqua[24].

Per via di alcune croci patenti rinvenute all'interno e all'esterno del santuario e di un particolare affresco, il luogo è considerato una domus templare[25].

Altre chiese di Ruvo[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (italiano) Filippo Jatta, Sintesi storica della città di Ruvo, Ruvo di Puglia, Speranza & de Rosellis, 1930. Lingua sconosciuta: italiano (aiuto)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Luigi Elicio, Museo diocesano a Ruvo il sindaco Stragapede scrive al vescovo Martella, su ruvodipugliaweb.it, 2007.
  2. ^ a b c d e f La Cattedrale, su ruvosistemamuseale.it, 2009.
  3. ^ a b c d e f g Salvatore Caputi Iambrenghi, Parrocchia SS. Redentore, il tempio, su redentoreruvodipuglia.blogspot.it, 2007.
  4. ^ F. Jatta, pag. 37
  5. ^ a b c d e f g h i Chiesa di S. Michele Arcangelo, su ruvolive.it, 2012.
  6. ^ a b Pro Loco Ruvo di Puglia, Chiese, su prolocoruvodipuglia.it, 2011.
  7. ^ a b F. Jatta, pag. 85
  8. ^ Chiesa di San Domenico, su ruvolive.it, 2012.
  9. ^ Michele Bucci, La chiesa del Santissimo Rosario, su rilievo.stereofot.it, 2000.
  10. ^ a b c d e f g h Michele Bucci, L'edificazione della "Chiesa nuova", su rilievo.stereofot.it, 2000.
  11. ^ a b c d e f g h i La chiesa e la Confraternita di Santa Maria del Suffragio "del Purgatorio", su cattedraleruvo.it, 2010.
  12. ^ a b c d e f g La storia dell'Arciconfraternita del Carmine, su cattedraleruvo.it, 2011.
  13. ^ a b Chiesa del Carmine, su ruvolive.it, 2011.
  14. ^ a b c d e f Chiesa di S. Rocco, su ruvolive.it, 2011.
  15. ^ Vito Ricci, Templari a Ruvo, su ilsedente.altervista.org, 2012.
  16. ^ a b c Chiesa di S. Giacomo, su ruvolive.it, 2011.
  17. ^ a b c d e f g h i j Festa dell'Annunziata, su ilsedente.altervista.org, 2012.
  18. ^ Chiesa dell'Annunziata, su ruvolive.it, 2012.
  19. ^ a b c d Chiesa dei Ss. Medici, su ruvolive.it, 2012.
  20. ^ a b Nella Chiesa dei SS. Medici, la Novena a Gesù Salvatore, su ilsedente.altervista.org, 2011.
  21. ^ a b c d e f g h i Chiesa di S. Lucia e Convento dei Cappuccini, su ruvolive.it, 2011.
  22. ^ a b c Chiesa della Madonna delle Grazie, su ruvolive.it, 2011.
  23. ^ a b Festa della Madonna delle Grazie, su settimanasantaruvo.weebly.com, 2011.
  24. ^ a b c d e Chiesa della Madonna di Calendano, su ruvolive.it, 2011.
  25. ^ Vito Ricci, Templari a Ruvo, parte 2, su ilsedente.altervista.org, 2012.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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