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160th Special Operations Aviation Regiment
Simbolo da spalla dello Special Operations Aviation Command, dal quale dipende il 160th Special Operations Aviation Regiment.
Descrizione generale
Attivo16 ottobre 1981 - oggi
NazioneBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Servizio United States Army
Tipoforza per operazioni speciali
Compitofornire supporto aereo alle forze per operazioni speciali
Dimensione~3.000 uomini
Quartier generaleFort Campbell, Kentucky
SoprannomeNight Stalkers (cacciatori notturni)
MottoNight Stalkers Don't Quit (i Night Stalkers non mollano)
Dipendenza
US Army Special Operations Command
Special Operations Aviation Command
Comandanti
Comandante (14º)Colonnello Michael J. Hertzendorf
Simboli
Simbolo distintivo
[1]
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Un elicottero MH-60 Black Hawk durante un addestramento congiunto con la Fuerza de Operaciones Especiales della Marina de Guerra del Perú sulla fregata USS Carr (FFG-52).

Il 160th Special Operations Aviation Regiment (160th SOAR, 160º reggimento dell'aviazione per operazioni speciali) è un reggimento di forze per operazioni speciali dello United States Army. Composto da aviatori, sottufficiali di bordo e tecnici altamente specializzati, ha come missioni infiltrare, supportare e recuperare uomini e veicoli d'assalto terrestri ed anfibi in teatro operativo, compiere azioni dirette e missioni di supporto aereo ravvicinato, condurre operazioni di ricerca e soccorso e missioni di ricognizione, esclusivamente nell'ambito delle operazioni speciali[1]. Il reggimento ha il quartier generale nella base di Fort Campbell, nel Kentucky.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Inizi[modifica | modifica wikitesto]

Il 4 novembre 1979 un gruppo di studenti iraniani sostenitori della rivoluzione fecero irruzione nell'ambasciata statunitense di Teheran, prendendo in ostaggio 52 cittadini statunitensi. Dal momento che le trattative non stavano portando a nulla il Presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter autorizzò per il 24 aprile 1980 una missione di salvataggio (denominata operazione Eagle Claw) con personale militare. L'operazione si trasformò in un disastro, causando la morte di vari membri delle forze armate statunitensi e la perdita di aerei ed elicotteri.

L'operazione evidenziò il bisogno di avere un reparto dell'aviazione dedicato esclusivamente alle operazioni speciali. Intanto un'altra operazione, denominata Honey Badger, era in corso di preparazione. Questa volta fu costituito per l'operazione un distaccamento apposito formato da volontari di vari reparti dell'aviazione dell'esercito statunitense, battezzato Task Force (TF) 158. La TF 158 era composta dalla Company C e D del 158th Aviation Battalion (dotate dei nuovi elicotteri da trasporto UH-60 Black Hawk), dalla Company A del 159th Assault Support Helicopter Battalion con elicotteri pesanti CH-47C Chinook e la Company B del 229th Attack Helicopter Battalion con elicotteri d'assalto leggeri OH-6A Cayuse[2].

Il 20 gennaio 1981 gli ostaggi furono rilasciati, e l'operazione Honey Badger cancellata. La Task Force 158 non fu smantellata, anzi venne rinominata in Task Force 160 e posta sotto le dipendenze della 101st Airborne Division con il compito di sviluppare nuove tattiche e curare l'addestramento dell'aviazione per operazioni speciali[3]. Il 16 ottobre 1981 con una cerimonia a Fort Campbell la Task Force 160 fu trasformata in 160th Aviation Battalion su una compagnia comando, una compagnia d'assalto leggera (A, con i nuovi MH-6 Little Bird), una compagnia d'attacco leggera (B, con AH-6 Little Bird), due compagnie d'assalto medio (C e D, su MH-60 Black Hawk), una compagnia d'assalto pesante (E, su MH-47 Chinook) e una manutenzione (F)[4]. Il 1º aprile 1982 il battaglione, i cui membri erano ormai conosciuti come i Night Stalkers, divenne parte ufficiale dell'esercito statunitense, sotto il comando del Tenente Colonnello Jacob B. Couch[5].

I Night Stalkers[modifica | modifica wikitesto]

Gli anni 1980[modifica | modifica wikitesto]

Il 25 ottobre 1983, in occasione dell'invasione statunitense dell'isola di Grenada (operazione Urgent Fury), si ebbe il battesimo del fuoco del battaglione in tre distinte missioni speciali. Elicotteri Black Hawk trasportarono SEALs del SEAL Team Six durante le operazioni per catturare la radio libera grenadina a Beausejour (Parrocchia di Saint George) e la liberazione del Governatore-Generale dell'isola Paul Scoon detenuto nella capitale Saint George's. Nella terza missione sei elicotteri Black Hawk trasportarono operatori della Delta Force e Rangers della Company C, 1st Battalion per assaltare la prigione di Richmond Hill a Saint George's. Una volta a ridosso della prigione gli elicotteri furono accolti da un pesante fuoco contraereo da parte di mitragliatrici ZPU-4 da 14,5 mm, che causarono l'annullamento della missione, l'abbattimento di un elicottero e il ferimento e la morte di vari uomini[6].

Il 16 ottobre 1986 il battaglione fu separato dalla 101st Airborne Division, posto sotto le dipendenze del 1st Special Operations Command e trasformato in 160th Special Operations Aviation Group. Oltre alle compagnie originarie, al reparto furono aggregati il 1st Battalion (Special Operations) del 245th Aviation Regiment (1/245th) della guardia nazionale dell'esercito dell'Oklahoma e la 129th Combat Aviation Company (SOAC)[7].

Il 21 giugno 1987 il 617th Special Operations Aviation Detachment (SOAD) fu attivato nella Howard Air Force Base a Panamá e aggregato al gruppo come unità avanzata[8].

Dal 1987 al 1988 quattro elicotteri AH-6 e due MH-6 Little Bird del 160th presero parte all'operazione Prime Chance, il dispositivo di unità speciali posto a difesa delle petroliere di passaggio nel Golfo Persico dagli attacchi iraniani, in concomitanza con l'operazione navale Earnest Will[9]. Nel giugno 1988 due elicotteri MH-47 furono utilizzati per recuperare un elicottero d'attacco di fabbricazione sovietica Mil Mi-24 nel Ciad durante l'operazione Mount Hope III[10].

Verso la fine del 1988 la 129th SOAC fu rinominata in Company A del 3rd Battalion. A giugno del seguente anno la compagnia venne divisa per formare altre tre compagnie del battaglione: la comando, la B e la C (manutenzione). Poco dopo i plotoni d'aviazione dei quattro gruppi delle Special Forces furono raggruppati e da questi nacque la quinta compagnia, la D. Quest'ultima non ebbe vita lunga e agli inizi del 1990 fu scissa per formare le compagnie del 2nd Battalion: comando, A, B e D (manutenzione). Le restanti compagnie originarie, A, B, C, D e F (manutenzione) furono riorganizzate nel 1st Battalion[11].

Il 20 dicembre 1989 gli Stati Uniti diedero inizio all'invasione dell'isola di Panamá (operazione Just Cause). I Night Stalkers supportarono con elicotteri d'attacco AH-6 i Rangers e con cinque MH-60 Black Hawk del 617th SOAD le operazioni delle Army Special Forces. L'operazione più conosciuta fu però Acid Gambit, quando quattro elicotteri MH-6 (col supporto di due AH-6) trasportarono una ventina di operatori della Delta Force nella prigione Modelo della città di Panamá, liberando il cittadino statunitense Kurt Muse. Durante una delle missioni preassalto, il 19 dicembre, un AH-6 fu abbattuto, causando la morte di entrambi i piloti[12].

Gli anni 1990[modifica | modifica wikitesto]

Il 28 giugno 1990 il gruppo fu trasformato in reggimento, mettendo in campo una compagnia comando, un distaccamento addestramento, un distaccamento operativo avanzato, tre battaglioni operativi e un battaglione della guardia nazionale, de facto il quarto battaglione del reggimento.

A seguito dell'invasione del Kuwait da parte dell'Iraq il 2 agosto 1990, il 160th SOAR schierò in Arabia Saudita la Task Force 3-160, composta da sette elicotteri MH-47 e otto MH-60 del 2nd e 3rd Battalion. Durante le operazioni di guerra la task force completò una missione di ricerca e soccorso, trasportò e recuperò distaccamenti delle Special Forces in territorio nemico per missioni di ricognizione, trasportò soldati della Delta Force durante le missioni di distruzione dei missili Scud e rifornì gli elicotteri d'attacco AH-64 Apache della 101st Airborne Division. Anche il 1st Battalion fu schierato nel Golfo Persico, incaricato di svolgere missioni classificate in profondità dietro le linee nemiche[13][14]. Il 21 febbraio 1991 un elicottero Black Hawk precipitò di ritorno da una missione a causa di una tempesta di sabbia; i quattro uomini dell'equipaggio e i tre operatori della Delta Force a bordo morirono come conseguenza dell'impatto.

Il 22 agosto 1993 la Task Force Ranger, composta da Rangers, soldati della Delta Force, SEALs, avieri per operazioni speciali e dalla Task Force 1-160 del SOAR, fu incaricata di schierarsi in Somalia con l'obiettivo di catturare il signore della guerra somalo Mohammed Farah Aidid. La TF 1-160, guidata dal Tenente Colonnello Tom Matthews, comprendeva otto elicotteri MH-60, quattro MH-6 e quattro AH-6. Il 3 ottobre 1993, nella settima missione,

Nel 1994 il 1st Battalion (Special Operations) del 245th Aviation Regiment fu disattivato[15] e il 617th SOAD fu riorganizzato e rinominato nella Company D del 160th SOAR[8].

Tempi recenti[modifica | modifica wikitesto]

Organizzazione[modifica | modifica wikitesto]

Soldati della Company E del SOAR esaminano un aeromobile a pilotaggio remoto MQ-1C.

Il 160th SOAR è composto da una Headquarters and Headquarters Company (HHC), dal 1st Battalion e dal 2nd Battalion a Fort Campbell, dal 3rd Battalion all'Hunter Army Airfield nella Georgia e dal 4th Battalion nella Joint Base Lewis–McChord nello stato di Washington. Dispone anche di una pedina indipendente, la Echo Company di Fort Huachuca (Arizona), dotata di aeromobili a pilotaggio remoto MQ-1C Gray Eagle[16].

Il 1st Battalion, il cui compito è quello di supportare la National Mission Force (Joint Special Operations Command), è composto da una HHC, una compagnia d'attacco leggera (AH-6M Little Bird), una compagnia da trasporto leggera (MH-6M Little Bird), tre compagnie da trasporto medie (MH-60M Black Hawk) e una compagnia manutenzione. Il 2nd, 3rd e 4th Battalion (area di responsabilità rispettivamente mondiale, America Latina e Asia) sono composti ognuno da una HHC, due compagnie da trasporto pesanti (MH-47G Chinook), una compagnia da trasporto media (MH-60M Black Hawk) e una compagnia manutenzione[17].

Equipaggiamento[modifica | modifica wikitesto]

Il reggimento è dotato di un totale di 193 elicotteri e 12 aeromobili a pilotaggio remoto. 52 elicotteri sono Hughes AH/MH-6M Little Bird d'attacco e da trasporto leggero, 72 sono Sikorsky MH-60M Black Hawk da trasporto medio e 69 sono Boeing MH-47G Chinook da trasporto pesante[18]. Gli aeromobili a pilotaggio remoto sono General Atomics MQ-1C Gray Eagle.

Simbologia[modifica | modifica wikitesto]

Un MH-47 Chinook decolla dal ponte della nave d'assalto anfibio USS Wasp (LHD-1).

Simbolo da spalla[modifica | modifica wikitesto]

Scudo blu, a retaggio del 1st Special Operations Command e che ricorda che il comando è parte dell'aviazione dell'esercito, con all'interno un coltello da combattimento Fairbairn-Sykes alato, ispirato al simbolo della 1st Special Service Force della seconda guerra mondiale. Adottato il 12 aprile 2013[19].

Simbolo distintivo[modifica | modifica wikitesto]

Placca di colore blu rappresentante le unità dell'aviazione. All'interno un centauro alato argentato che brandisce una spada, simbolo della combinazione di uomo e macchina presente in un elicottero. La luna rappresenta le operazioni diurne e notturne. Il drappeggio contiene il soprannome del reggimento, "Night Stalkers". Adottato in origine il 5 marzo 1982 per il 160th Aviation Battalion e modificato per il reggimento il 16 gennaio 1988[20].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Special Operations Forces Reference Manual 2008 (PDF), Joint Special Operations University, agosto 2008, p. 3-18.
  2. ^ Pushies, p. 15
  3. ^ Pushies, p. 16
  4. ^ Tavola ordinativa del battaglione al 16/10/1981
  5. ^ Wood, p. 364
  6. ^ Marquis, pp. 97-101
  7. ^ Pushies, p. 23
  8. ^ a b Kimberly T. Laudano, D Co. retired into Night Stalker history, su soc.mil. URL consultato il 17 marzo 2015 (archiviato dall'url originale l'11 luglio 2010).
  9. ^ USSOCOM 1987-2007 (PDF), USSOCOM History and Research Office, 2007, pp. 29-31.
  10. ^ 160th SOAR - Operations, su americanspecialops.com. URL consultato il 15 marzo 2015.
  11. ^ Andy Milani, Evolution of the 3-160th SOAR Through Desert Storm, in Special Warfare, vol. 14, n. 3, John F. Kennedy Special Warfare Center, 2001, pp. 14-22.
  12. ^ Pushies, pp. 43-45
  13. ^ Operation DESERT SHIELD/DESERT STORM (August 1990-April 1991), su nightstalkers.com. URL consultato il 17 marzo 2015 (archiviato dall'url originale il 29 febbraio 2008).
  14. ^ Delta Force - Scud Hunting - 1991, su americanspecialops.com. URL consultato il 17 marzo 2015.
  15. ^ Wood, p. xxv
  16. ^ Emily Potter, 160th Gray Eagle Co. moving to Campbell, su fortcampbellcourier.com. URL consultato il 13 marzo 2015.
  17. ^ ATP 3-05.40 Special Operations Sustainment (PDF), Department of the Army, dicembre 2012, p. 6-2.
  18. ^ ARSOF 2022 (PDF), John F. Kennedy Special Warfare Center, p. 24.
  19. ^ SPECIAL OPERATIONS AVIATION COMMAND, su tioh.hqda.pentagon.mil. URL consultato il 13 marzo 2015.
  20. ^ 160TH AVIATION REGIMENT, su tioh.hqda.pentagon.mil. URL consultato il 13 marzo 2015.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Billy R. Wood, Lords of Darkness: A History of the 45th Avn Bn (Sp Ops) and OKARGN Aviation, iUniverse Publishing, 2011, ISBN 978-1462027248.
  • Fred J. Pushies, Night Stalkers: 160th Special Operations Aviation Regiment (Airborne), Zenith Press, 2005, ISBN 978-0760321416.
  • Susan L. Marquis, Unconventional Warfare: Rebuilding U.S. Special Operations Forces, Brookings Institution Press, 1997, ISBN 978-0815754756.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]