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Fotografia di una galassia. La space music aspira a ricreare le sensazioni che si provano trovandosi nello spazio.

Il termine space music (lett. "musica spaziale") viene usato per indicare una serie di espressioni di popular music mirate a rievocare lo spazio.[1]

Nonostante la moltitudine di generi e artisti che si sono in essa cimentati e la conseguente difficoltà nel trovare dei punti in comune che la distinguono, essa attinge alla letteratura, il cinema di fantascienza e il tema dell'esplorazione spaziale, servendosi di arrangiamenti elettronici e "atmosferici", per ricreare suoni visionari, kitsch e, a volte, dallo spiccato misticismo "new age".[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo spazio ispira artisti di ogni estrazione sin dall'antichità. Già i filosofi greci parlavano di musica delle sfere; Pitagora, associò alla velocità di rotazione dei pianeti del sistema solare l'altezza di una particolare nota, concezioni più tardi riprese e approfondite da Keplero.[2] Più tardi farà lo stesso qualche compositore classico (ad esempio, Giovanni Paisiello e Franz Joseph Haydn trasposero la goldoniano Mondo della luna) così come certi compositori easy listening ispirati all'era spaziale (Les Baxter, Esquivel e Joe Meek per citarne alcuni).[3]

Nonostante ciò, i primordi di quella più propriamente conosciuta come "space music" risalgono soltanto alla seconda metà degli anni sessanta del Novecento, quando artisti psichedelici e d'avanguardia come Terry Riley, i Grateful Dead, i Pink Floyd, Jimi Hendrix e Sun Ra iniziarono a eseguire brani dalle sonorità dilatate e con improvvisazioni in cui affluiscono soluzioni "colte".[1] Secondo quanto afferma Chris Carberry nel suo The Music of Space: Scoring the Cosmos in Film and Television, la space music subì l'influsso delle colonne sonore di film come Ultimatum alla Terra, 2001: Odissea nello spazio e le serie di Star Trek, Guerre stellari e Battlestar Galactica, che aumentarono nelle masse la consapevolezza del cosmo. Con il passare degli anni, la musica spaziale ha avuto modo di muoversi in simbiosi con una moltitudine di stilistiche, come confermano molti artisti rock ed elettronici.[1]

Espressioni di space music[modifica | modifica wikitesto]

Space rock[modifica | modifica wikitesto]

Gli Hawkwind (2017)
Lo stesso argomento in dettaglio: Space rock.

Uno dei primi generi dove la componente space ha avuto modo di attecchire è il rock. Questo aspetto è chiaro in artisti progressive degli anni sessanta e settanta particolarmente legati alla psichedelia quali i sopracitati Pink Floyd, gli Hawkwind e i Gong di Steve Hillage, celebri per i loro concept album naïf e surreali,[1] così come in molte realtà più recenti come, ad esempio, gli Ozric Tentacles e gli Acid Mothers Temple. Gli aspetti ricorrenti dello space rock sono il largo uso di riff,[4] jam strumentali così come un massiccio uso di distorsioni e campionamenti.

Particolarmente significativo nel campo del rock spaziale è il krautrock, corrente di artisti sviluppatasi a cavallo tra gli anni sessanta e settanta e i cui esponenti seguono un'approccio avanguardistico e psichedelico.[1][4] Secondo Claudio Quarantotto, il krautrock suddiviso in due filoni: uno "solare" e ottimistico, atto a celebrare il cosmo nella sua imponenza e l'altro "lunare", più cupo e "incubico".[5]

New age[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: New age (musica).
Jean-Michel Jarre (2016)

La musica di matrice space ha trovato dei punti in comune con l'idealismo ed esotismo new age.[1] Molti artisti di new age elettronica, come quelli dell'etichetta Hearts of Space, propongono un repertorio "ambientale" e rilassante che offre una visione idilliaca e ottimistica del cosmo in linea con l'omonima corrente di pensiero.[6] Tra gli artisti più significativi e degni di nota si possono citare Constance Demby, che usa l'orchestra per richiamare le immensità celesti,[7] Steve Roach, spesso contaminato dalla world music,[7] così come artisti noti e di successo come Jean-Michel Jarre, Vangelis, Kitaro e Isao Tomita.

Disco music[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Space disco.

Oltre a introdurre l'elettronica e il formato della suite nella disco music, Giorgio Moroder fu il primo ad approfondire in maniera seminale il concetto di "spazio" nella musica da ballo degli anni settanta come conferma la sua Battlestar Galactica.[1][8] La sua eredità è evidente nella space disco di Rockets, Space e Meco Monardo, celebre per le sue partiture di colonne sonore di film di fantascienza. Tra gli aspetti che la contraddistinguono vi sono, oltre alle sonorità ballabili, uno spiccato senso dell'umorismo e un massiccio uso del kitsch.[9][10]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h Space music, su sentireascoltare.com. URL consultato il 22 maggio 2024.
  2. ^ Alexander Roob, Alchimia e mistica - Il museo ermetico, Taschen, 2001, p. 84.
  3. ^ Tali artisti sono ben approfonditi in Mondo Exotica - Suoni, visioni e manie della rivoluzione lounge di Francesco Adinolfi
  4. ^ a b (EN) Chris Hart, Simon A. Morrison, The Routledge Handbook of Pink Floyd, Taylor & Francis, 2022.
  5. ^ Claudio Quarantotto, Dizionario della musica pop & rock, Tascabili Economici Newton, 1994, p. 49.
  6. ^ (EN) HEARTS OF SPACE: A Look at Radio's Longest-Running Ambient Music Program, su flapperpress.com. URL consultato il 22 maggio 2024.
  7. ^ a b Diego Lanzi, AntiPop. Stili, Dischi e Controcultura 1972-2007, Vertigo Edizioni, 2023.
  8. ^ Giorgio Moroder, su scaruffi.com. URL consultato il 22 maggio 2024.
  9. ^ (EN) The 25 Best Space Disco Songs of 1976-1986, su popmatters.com. URL consultato il 22 maggio 2024.
  10. ^ (EN) Musicians Who Manifest Norway's Distinctive Space Disco, su theculturetrip.com. URL consultato il 22 maggio 2024.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Chris Carberry, The Music of Space: Scoring the Cosmos in Film and Television, McFarland, Incorporated, Publishers, 2024.
  • Electronic and Experimental Music: Technology, Music, and Culture (Thom Holmes, Routledge, 2012, pag. 438-439)
  • Figli delle stelle - uomini, idee e miti dietro la scena musicale alternativa tedesca dell'età dell'oro dal Krautrock alla Musica Cosmica (Enrico Fontana, Arcana, 2020), ISBN 978-88-6231-973-7



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  2. ^ (EN)
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