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Situata nel centro di San Michele di Piave, la chiesa di San Michele Arcangelo...

Chiesa di San Michele Arcangelo
StatoItalia
Divisione 1Veneto
LocalitàSan Michele di Piave (Cimadolmo)
ReligioneCattolica di rito romano
DiocesiTreviso

La realizzazione del 1823

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A partire dal 1822, in luogo dell’antica struttura rettangolare ad aula unica, venne realizzata - a spese dei parrocchiani - una nuova chiesa a pianta circolare, su progetto dell’artista Antonio Zanchetta. Aperta al culto nel dicembre del 1823, fu consacrata il 3 maggio 1837 da S. E. Mons. Sebastiano Soldati.

Sebbene molto simile all'attuale chiesa, l'edificio sacro del 1823, in corrispondenza del soffitto emisferico, presentava esternamente un tetto conico schiacciato, come testimoniato dalle foto dell'epoca e dal modellino architettonico sorretto dalla figura di Suor Maria Veronica, visibile tra i santi dipinti da Carlo Donati sul tamburo della nuova chiesa. Sul soffitto dell'aula e su quello del presbiterio, nel 1838 l'artista bellunese Giovanni De Min aveva eseguito le decorazioni ad affresco raffiguranti rispettivamente San Michele Arcangelo scaccia gli angeli ribelli dal Paradiso e la figura del Padre Eterno[1][2].

La nuova chiesa

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Facciata della Chiesa di San Michele Arcangelo di Piave

La Prima Guerra Mondiale ridusse l'edificio ottocentesco ad un cumulo di macerie.

Edificato a partire dai primi mesi del 1922, il nuovo edificio sacro fu benedetto solennemente il 30 luglio 1926, quando ancora non ultimato, e fu consacrato da parte del vescovo di Ceneda, S. Ecc. Mons. Eugenio Beccegato, solamente un anno dopo, in occasione della vigilia della festa del Santo patrono, il 28 settembre 1927.

Il progetto, ispirato allo stile classico del Pantheon e alle architetture fiorentine rinascimentali di Brunelleschi, venne affidato a Luigi Candiani, "architetto vissuto quasi 105 anni, noto per le oltre cento chiese e i trentacinque campanili realizzati nel corso della sua lunghissima carriera"[3].

Interno della Chiesa di San Michele Arcangelo di Piave

La chiesa, dotata frontalmente di un pronao tetrastilo con timpano apicale, è costituita da un'aula circolare, con quattro cappelle laterali e presbiterio di forma rettangolare rialzato. Le pareti dell'aula, rinforzate da 20 colonne a capitello ionico trattate a finto marmo, sostengono un tamburo cilindrico[4]. La grande cupola con l'ariosa lanterna, sul cui cupolino spicca la statua in pietra di Custozza di San Michele Arcangelo eseguita nel 1925 dallo scultore coneglianese Vittorio Celotti, rappresenta la principale novità rispetto alla realizzazione del 1823. Considerata un'opera di alto livello ingegneristico, è il punto di riferimento che connota in lontananza il profilo del paesaggio rurale. Nel 2009-2010 è stata restaurata e ricoperta con un laminato di zinco-titanio, le cui giunture ricordano la forma di due mani unite in preghiera[3].

Pitture della cupola realizzate da Carlo Donati

Gli interni dell’edificio sacro custodiscono inestimabili opere artistiche:

  • sulle superfici della cupola, il Padre Eterno affida all'Arcangelo Michele l'incarico di debellare Lucifero e gli angeli ribelli, pittura a tempera realizzata nel 1927 in soli tre mesi di lavoro da Carlo Donati di Verona;
  • sulle superfici del tamburo, dalla Resurrezione di Cristo alle figure degli Apostoli, dai numerosi Santi legati al culto locale allo stesso Carlo Donati ritratto in atto di preghiera insieme ai suoi collaboratori, tutte opera di Carlo Donati;
  • nella parete di fondo del presbiterio, entro una cornice in gesso modanata, San Michele Arcangelo combatte contro Satana, dipinto ad olio su tela realizzato da Gino Borsato, presumibilmente intorno agli anni Trenta.
  • nelle pareti laterali, le statue dei quattro evangelisti;
  • a sinistra dell'ingresso, l'Adorazione dei pastori, dipinto anonimo ad olio su tela donato alla chiesa alla fine della Prima Guerra Mondiale da Don Adriano Buosi, restaurato nel 1996 e recentemente attribuito dal Manzato al pittore Domenico Theotocopulos, noto con il soprannome di El Greco, intorno al 1568;
  • a destra dell'ingresso, un’acquasantiera a fusto risalente al XVI secolo di elevata fattura, sopravvissuta ai bombardamenti della Prima Guerra Mondiale[4][5][6].
  1. ^ Costante Chimenton, S. Michele di Piave e la sua nuova chiesa, pp. 44 e 50.
  2. ^ Cristina Falsarella (a cura di), Cimadolmo. Guida culturale, turistica e gastronomica del territorio comunale di Cimadolmo, p. 85.
  3. ^ a b Bollettino Ufficiale della Regione del Veneto, su bur.regione.veneto.it.
  4. ^ a b Cristina Falsarella (a cura di), Cimadolmo. Guida culturale, turistica e gastronomica del territorio comunale di Cimadolmo, pp. 87-91.
  5. ^ VenetoClub, su venetoclub.it.
  6. ^ Costante Chimenton, S. Michele di Piave e la sua nuova chiesa, pp. 278, 311-312.
  • Innocente Azzalini e Giorgio Visentin, Le ferite della Grande Guerra. Novembre 1917-Ottobre 1918, vol. 2, Godega S. U., Grafiche De Bastiani, 2015.
  • Costante Chimenton, S. Michele di Piave e la sua nuova chiesa, Ristampa da una copia edita a Treviso nel 1929, 3ª ed., Nervesa della Battaglia, Grafiche Meneghetti, 2012.
  • Cristina Falsarella (a cura di), Cimadolmo. Guida culturale, turistica e gastronomica del territorio comunale di Cimadolmo, Ponte di Piave, Grafiche FG, 1999.
  • Giovanna Terzariol Fabrizio, Vittorio Celotti scultore (1866-1942), Mariano del Friuli, Edizioni della Laguna, 2006.
  • Cimadolmo, Ormelle, San Polo di Piave, in Le Tre Venezie. Una rivista per promuovere e valorizzare storia, cultura, arte, economia, V (2), Europrint, 1998.

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