Umberto Saracini

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Umberto Saracini
NascitaAncona, 1900
MorteQuota 1308 dei Mali Trebescines, 23 gennaio 1941
Cause della morteMorto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoRegio corpo truppe coloniali della Cirenaica
Reparto14º Reggimento fanteria "Pinerolo"
Anni di servizio1918-1941
GradoMaggiore in servizio permanente effettivo
GuerrePrima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
CampagneCampagna italiana di Grecia
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena
dati tratti da Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941) [1]
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Umberto Saracini (Ancona, 1900Quota 1308 dei Mali Trebescines, 23 gennaio 1941) è stato un militare italiano insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque ad Ancona nel 1900, figlio di Getullio e d Erminia Bontempi.[2]Ancora studente liceale ad Ancona, interruppe gli studi per arruolarsi giovanissimo nel Regio Esercito durante la fase finale della prima guerra mondiale assegnato in servizio al plotone arditi dell'88º Reggimento fanteria "Friuli".[2] Posto in congedo nel 1919, conseguì la licenza liceale e dopo aver frequentato un corso allievi ufficiali di complemento a Roma ottenne la promozione a sottotenente e nel 1923 venne ammesso a frequentare la Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena da cui uscì nel 1926 con il brevetto di sottotenente in servizio permanente effettivo assegnato all'arma di fanteria.[2] Assegnato al 152º Reggimento fanteria della Brigata Sassari, nel febbraio 1928 venne trasferito nel Regio corpo truppe coloniali della Cirenaica dove rimase fino al 1931 prestando servizio successivamente nei battaglioni eritrei XXIII e XIII.[2] Ritornò nuovamente poi Libia per circa un anno nel 1935 in servizio nel 93º Reggimento fanteria "Metauro" mobilitato per esigenze legate alla situazione in Africa Orientale. Nel 1936 fu ammesso a frequentare il 66º Corso della Scuola di guerra dell'esercito dove ottenne la promozione a capitano nel 1937.[2] Ultimato il corso, fu dapprima assegnato al Comando del Corpo d'armata di Bari in servizio di Stato maggiore e dal gennaio 1940, con la promozione a maggiore, al 14º Reggimento fanteria "Pinerolo".[2] Assunto il comando del I battaglione, il 9 gennaio 1941 partiva per l'Albania per combattere sul fronte greco-albanese. cadde in combattimento a Quota 1308 dei Mali Trebescines il 23 dello stesso mese, e fu successivamente insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di battaglione, lanciato verso la riconquista di difficile posizione in terreno impervio e fortemente battuto dall’avversario, primo fra tutti assaltava la posizione, trascinando i suoi uomini, sotto intensa raffica di mitragliatrici e sotto violento fuoco di mortai. Ferito una prima volta al braccio, rifiutava ogni cura e senza concedersi sosta progrediva verso il nemico, serrandolo con i suoi reparti in una morsa sempre più stretta. Ferito una seconda volta trovava ancora la forza di compiere uno sbalzo in avanti, finché, colpito a morte si abbatteva al suolo raccogliendo le sue estreme energie in un ultimo grido rivolto ai suoi soldati: « Avanti! Avanti! ». Esempio di virtù combattive portate fino allo slancio sublime dell’abnegazione, di supremo attaccamento al dovere. Quota 1308 dei Mali Trebescines (Fronte greco), 23 gennaio 1941.[3]»
— Regio Decreto 29 novembre 1941.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare 1965, p.548.
  2. ^ a b c d e f g Combattenti Liberazione.
  3. ^ Quirinale - scheda - visto 23 marzo 2023
  4. ^ Registrato alla Corte dei conti lì 12 gennaio 1942, registro 1, foglio 327.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 548.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]