Umberto Bisi

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Umberto Bisi nel 1946

Umberto Bisi (Rovereto sulla secchia frazione di Novi di Modena, 22 maggio 1923Modena, 4 dicembre 1999) è stato un partigiano e politico italiano.

Con il nome di battaglia "Omar" prese parte attiva alla Resistenza dove si distinse per doti strategiche, umane e politiche che gli valsero la Medaglia d'argento al valor militare e la Bronze star[1]. Fu comandante della brigata Walter Tabacchi, la principale unità gappista della pianura modenese.

Fu il principale responsabile dell’eccidio del carcere di Carpi, commesso nella notte fra il 14 e 15 giugno 1945 con 10 suoi partigiani durante il quale furono assassinati 14 detenuti politici, ivi detenuti.[2] Fortunosamente riuscirono a scampare alla strage 2 detenuti, Gerardo Vinzani ed Enzo Cavazza, che nel processo intentato contro il Bisi nel 1951 a Lucca, lo riconobbero e confermarono che fu presente alla strage con ruoli organizzativi ed esecutivi. Condannato a 24 anni, la sentenza è stata confermata in appello a Firenze e passata in giudicato nel 1952.[3] A seguito di questa condanna gli verrà revocata, per indegnità, la medaglia d'argento al valor militare che, successivamente gli verrà riconferita (d'oro) dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini nel 1991.

Nel dopoguerra intraprese la carriera politica a livello locale, facendo parte della Giunta Comunale di Modena e della Giunta Provinciale di Modena in diverse legislature a partire dal 1964.

Negli anni novanta è stato presidente della sezione di Modena, vicepresidente della sezione regionale e membro del Consiglio nazionale dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia (ANPI).

Dal 1998 è stato membro del Consiglio direttivo dell'Istituto per la storia della Resistenza e della Società contemporanea.

Dopo la morte, il Comune di Modena gli ha intitolato un parco nel quartiere Modena-Est.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Combattente di eccezionale ardimento, superba figura di comandante pieno di slancio e di rara perizia, in 17 mesi di dura lotta partigiana consacrava tutto se stesso alla santa causa della Patria e della libertà. Sprezzante di ogni pericolo, con serena audacia e cosciente coraggio, innumerevoli volte affrontava preponderanti forze nemiche guidando i suoi uomini ai più completi successi. Al comando del suo G.A.P. attaccava di notte tempo una autocolonna nemica e con intenso lancio di bombe a mano portava lo scompiglio fra l'avversario, che, riavutosi dalla sorpresa, passava al contrattacco. Per oltre un'ora resisteva valorosamente nonostante la superiorità numerica del nemico e, mentre con l'esempio incitava i suoi compagni, cadeva gravemente ferito. Rifiutato ogni soccorso rimaneva sul campo continuando a dirigere l'azione fino all'esaurimento delle forze. Fulgido esempio di eccezionale ardimento e di sublime eroismo.[4]
— Pianura Modenese, dicembre 1943 - aprile 1945
Medaglia commemorativa del periodo bellico 1940-43 - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa della guerra di liberazione - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia di benemerenza per i Volontari della Guerra 1940–43 - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia di benemerenza per i Volontari della Guerra 1940–43
Distintivo di Volontario della Libertà - nastrino per uniforme ordinaria
Bronze Star Medal - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Scheda dell'ANPI Archiviato il 26 settembre 2013 in Internet Archive.. URL consultato in data 06-02-2012.
  2. ^ Stella, p. 186.
  3. ^ Stella, p. 187.
  4. ^ Sito web della Presidenza della Repubblica. URL consultato in data 24-01-2012.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • C. Silingardi, Una provincia partigiana. Guerra e Resistenza a Modena 1940-1945, Angeli, Milano 1998
  • Gianfranco Stella, Umberto Bisi il "Capitano Omar", in I grandi killer della Liberazione, 2015, pp. 184-193. URL consultato il 18 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 12 febbraio 2017).