Tammo (Astfala)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Tammo, chiamato anche Tankmaro (intorno al 960 – 1037), fu conte dell'Hessengau sassone dal 994 e dal 1013 anche conte ad Astfala e a Flutwidde[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

I suoi genitori furono il conte Teodorico di Sassonia e Fritheruna, figlia del conte palatino Adalberone[2], mentre suo fratello fu il vescovo Bernoardo di Hildesheim.

Tammo fu Vogt della Chiesa di Hildesheim. Dal 1001 fu Truchsess dell'imperatore Ottone III in Italia. Lì, dal castello di Paterno, riuscì a tenere sotto controllo i romani ribelli e a rafforzare il prestigio imperiale in quelle regioni. Il 18 marzo 1001 ricevette in dono da Palazzuolo una tenuta di cinque Hufen nel villaggio di Leibi (Liubicha, Großlöbichau) nella zona di Kirchberg (in territoruio Kirihbergensi) nella contea di Eccardo (in comitatu Ekkiharti). Il 12 maggio dello stesso anno, su richiesta del margravio Ugo di Toscana, ricevette da Ottone III a Ravenna il dono di un Hufe nell'Ober-Ingelheim francone, che in precedenza era stata di proprietà di un certo Bernardo.

Nel 1013 Enrico II gli diede in feudo il Gau di Astfala, nel quale si trovava anche la fondazione del monastero di Bernward. I suoi poteri comitali si estendevano principalmente sui luoghi degli odierni circondari di Peine, Wolfenbüttel e Hildesheim[3]. "Il terminus ante quem è il 1037, l'anno della morte del conte Tangmar (Tammo)", scrivono Michael Brandt e Arne Eggebrecht nel 1993[4].

La contea di Tammo nel Gau di Flutwidde passò ai Brunonidi dopo la sua morte.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Anno di nascita secondo le informazioni in:
    Heinz Wamper: Arnold von Wied, Kanzler Konrads III. und Erzbischof von Köln, Veröffentlichungen des Kölnischen Geschichtsvereins, 1973.
  2. ^ Fritheruna compare in una Tradition di Corvey del 971 circa come moglie dell'Immedingio Teodorico. Cfr.
    Klemens Honselmann (Hrsg.): Die alten Mönchslisten und die Traditionen von Corvey, Veröffentlichungen der Historischen Kommission für Westfalen, Bd. 10, Bonifatius, Paderborn 1982, ISBN 3-87088-326-X, S. 136, Nr. 338;
    Reinhard Wenskus: Sächsischer Stammesadel und fränkischer Reichsadel, Göttingen 1976, S. 144.
  3. ^ In dettaglio: Matthias Blazek: „Tammos Grafschaft erstreckte sich über zahlreiche Dörfer des Flotwedels – Schepelse und Wiedenrode wurden schon im 11. Jahrhundert urkundlich erwähnt“, Sachsenspiegel 8, Cellesche Zeitung vom 25. Februar 2006.
  4. ^ Michael Brandt, Arne Eggebrecht (Hrsg.): Bernward von Hildesheim und das Zeitalter der Ottonen, Ausst.-Kat. Dom- und Diözesanmuseum Hildesheim, Hildesheim 1993, S. 477.
    Lo storico Lüntzel, invece, cita il 1037 come presunto anno di morte solo in riferimento al Dangmarus com. ob. Annal. Hild. ad ann. 1037.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Hermann Adolf Lüntzel: Der heilige Bernward, Bischof von Hildesheim. Aus H. A. Lüntzels als Manuskript nachgelassener Geschichte der Diözese und Stadt Hildesheim. Hildesheim 1856, S. 9
  • Zeitschrift des Historischen Vereins für Niedersachsen, Jahrgang 1856, Hannover 1857, S. 9

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]