Takako Irie

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Takako Irie nel 1931

Takako Irie (入 江 た か 子?, Irie Takako; Tokyo, 7 febbraio 1911Tokyo, 12 gennaio 1995) è stata un'attrice e produttrice cinematografica giapponese. Durante la sua carriera, Takako Irie è apparsa in circa 170 film tra il 1928 e il 1984.[1]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nata a Tokyo nella zona dell'attuale quartiere Shinjuku nella famiglia aristocratica Higashibōjō, il suo nome di nascita era Hideko Higashibōjō (東 坊 城 英 子?, Higashibōjō Hideko). Si diplomò all'accademia d'arte Bunka Gakuin prima di debuttare come attrice alla Nikkatsu nel 1927.[2] Grazie ai suoi lineamenti delicati e raffinati, incarnava i ruoli delle donne tradizionali o fatali. La sua carriera iniziò a crescere con il ruolo da protagonista in Tokai kokyogaku (1929).[3] Divenne una delle star del cinema muto giapponese, soprattutto con Tomu Uchida e Kenji Mizoguchi.

La sua immagine apparve in molte pubblicità, oltre che sui ventagli e su altri beni commerciali. Irie fu inoltre raffigurata su un paravento in stile Nihonga dipinto dall'artista Nakamura Daizaburō, che fu esposto nel 1930 al Teiten (Esibizione Imperiale), e che è oggi nella collezione del Museo d'Arte di Honolulu; furono inoltre prodotte alcune bambole a sua immagine.[4]

Nel 1932 Takako Irie lasciò la Nikkatsu e divenne la prima donna giapponese a fondare la sua società di produzione, la Irie Production.[5] In particolare, produsse quattro film di Kenji Mizoguchi. Il primo è il film di propaganda Manmō kenkoku no Reim (L'alba della fondazione di uno stato: Manciuria-Mongolia) nel 1932. Nel 1933 seguì Taki no shiraito, uno dei capolavori del cinema muto, di cui Takako Irie fu protagonista, e Gion Matsuri; nel 1933 infine Jinpu-ren. Tuttavia Kenji Mizoguchi litigò con la sua attrice e produttrice e tornò alla Nikkatsu per il suo film successivo[6][7] Takeko Irie era allora una star della Toho.[3]

Tuttavia, con l'avvento della colonna sonora, la sua carriera divenne sempre più difficile: recitò in diversi film diretti da Mikio Naruse, nei film Otto no teiso (1937) e Tōjurō no koi (1938) di Kajirō Yamamoto, il mentore di Akira Kurosawa, così come il ruolo della madre nel film di Kurosawa Lo spirito più elevato (Ichiban utsukushiku) del 1944.[8] Con l'eccezione di questi, l'attrice interpretò da quel momento solo ruoli secondari. Dopo la guerra avvenne la rottura con la compagnia Toho e la sua carriera declinò rapidamente.[9] A seguito di problemi di salute e umiliazioni personali e professionali, arrivò al punto di accettare di apparire nei film horror di serie B per sostenere la sua famiglia. Divenne nota nel dopoguerra come la "attrice del gatto fantasma " (bakeneko joyū) perché apparve in una serie di film kwaidan (storie di fantasmi).[2] Il colpo fatale della sua carriera le fu probabilmente dato da Kenji Mizoguchi quando la escluse dal cast de L'imperatrice Yang Kwei-fei nel 1955.[5]

Diciotto anni dopo la loro prima collaborazione, Akira Kurosawa affidò a Takako Irie il ruolo della moglie del governatore Mutsuta (la donna saggia che avverte Sanjuro, interpretato da Toshirō Mifune, che "la migliore spada è quella che rimane nel fodero") nel film Sanjuro (1962).[5] Takako Irie rinunciò infine alla sua carriera di attrice e gestì un club nel quartiere dello shopping di Ginza a Tokyo. Tuttavia continuò a recitare occasionalmente in film almeno fino alla fine degli anni '70, apparendo, ad esempio, in Byoinzaka no kubikukuri no ie ("La casa dell'impiccato", 1979).[9]

Suo marito, Michiyoshi Tamura, era un produttore cinematografico. Anche la loro figlia, Wakaba Irie, nata nel 1943, è un'attrice. Il fratello di Takako Irie, Yasunaga Higashibōjō, era uno sceneggiatore e regista.

Filmografia parziale[modifica | modifica wikitesto]

Takako Irie nel film Taki no shiraito (1933)
Hideo Saeki con Takako Irie in A Woman's Sorrows (1937)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (JA) Filmografia, su jmdb.ne.jp. URL consultato il 21 novembre 2020.
  2. ^ a b (JA) Irie Takako, in Nihon jinmei daijiten, Kōdansha. URL consultato il 20 novembre 2020.
  3. ^ a b Galbraith IV, p. 326.
  4. ^ Kendall Brown ș.a. (eds.). Taishō Chic: Japanese Modernity, Nostalgia, and Deco. Honolulu Academy of Arts, 2001. pp. 70-77.
  5. ^ a b c (EN) Mitsuhiro Yoshimoto, Kurosawa: Film Studies and Japanese Cinema, Duke University Press, 2000, p. 298, ISBN 978-0-8223-2519-2.
  6. ^ (FR) Noël Simsolo, Kenji Mizoguchi, Cahiers du cinéma éditions, Collection Grands Cinéastes, 2007, p. 18, ISBN 978-2-86642-497-8.
  7. ^ (EN) Irie Production, su imdb.com. URL consultato il 1º novembre 2017.
  8. ^ Galbraith IV, pp. 326-327.
  9. ^ a b Galbraith IV, p. 327.
  10. ^ Galbraith IV, p. 699.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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