Strage di Caluso

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Coordinate: 44°38′N 8°51′E / 44.633333°N 8.85°E44.633333; 8.85
Strage di Caluso
TipoStrage
Data7 aprile 1944
LuogoCaluso, provincia di Torino
StatoBandiera dell'Italia Italia
ObiettivoPartigiani e antifascisti
ResponsabiliMilitari del XI Battaglione Milizia Armata
MotivazioneRappresaglia
Conseguenze
Morti15
Feriti1 scampato alla strage

La strage di Caluso, avvenuta il 7 aprile 1944, fu un atto di rappresaglia compiuto dai soldati del XI Battaglione Milizia Armata ai danni di detenuti antifascisti.

Fatti[modifica | modifica wikitesto]

In seguito all'uccisione di alcuni fascisti sulla strada di San Giusto Canavese, il Comando tedesco operante nella zona ordina una rappresaglia. Il 7 aprile 1944 dalle Carceri delle Nuove di Torino vengono prelevati diciotto partigiani e sospetti antifascisti. Durante il tragitto due riescono a fuggire, mentre gli altri sedici vengono schierati sulla piazza per parecchie ore mentre la popolazione assiste all'evento; poi nel pomeriggio, i 16 prigionieri sono fucilati dai fascisti dell'XI Battaglione Milizia Armata.

Un giovane, il partigiano Giovanni «Oscar» Borca[1], già scampato all'eccidio del Pian del Lot, riesce a sopravvivere, colpito da una pallottola che gli sfiora il cranio facendogli perdere i sensi e venendo creduto morto. Racconterà che il plotone d'esecuzione era composto da fascisti ubriachi. Il bilancio finale è di 15 fucilati. Appena il plotone di fascisti si allontanò, la popolazione si accinse all'opera pietosa di comporre le salme per dar loro sepoltura, rinvenendo fra i cadaveri anche il corpo del partigiano ferito che verrà portato in salvo.

Le vittime[modifica | modifica wikitesto]

  • Donato Bottero
  • Chiaffredo Carignano
  • Pietro Carpanese
  • Emilio Cavallero
  • Antonio Cenna
  • Mario D'Atrino
  • Luigi Giay Finco
  • Mario Graziola
  • Mario Maccari
  • Giovanni Maccari
  • Romolo Petroni
  • Gino Porta
  • Aldo Srà
  • Guido Verson
  • Carlo Verson

Il ricordo della strage[modifica | modifica wikitesto]

  • Nell'interno cortile del civico 37/E di corso Svizzera a Torino, in prossimità del cancello di ingresso, è presente una lapide in memoria di Donato Bottero. La lapide recita: "Donato Bottero. Impiegato e partigiano nato a Mondovì l'8 luglio 1924 fucilato a Caluso il 7 aprile 1944. È caduto per la libertà. Il Paese lo ricordi e lo ammiri. Nessuno lo compianga".
  • Il pronipote di uno dei caduti, il castellamontese Corrado Bianchetti parente del partigiano Aldo, laureato all'Accademia Albertina di Belle arti di Torino e in possesso del diploma di fumettista, fece della vita del prozio una storia raccolta in un fumetto. In un'intervista sulla presentazione del suo fumetto ha detto: «“Non ti scordar di me” non è solo un fumetto che tratta di Resistenza ma un vero e proprio progetto che ha avuto inizio proprio con la pubblicazione del fumetto sulla storia di Aldo, che ho fatto mia e che porterò avanti, organizzando presentazioni nelle scuole e in occasione di commemorazioni e ricorrenze. Il mio obiettivo è che si traduca nell'opportunità di parlare ai ragazzi della mia età e quelli più giovani ancora, delle centinaia di ragazzi loro coetanei le cui vite sono state spezzate dal Fascismo durante la Seconda guerra mondiale».[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Le sue memorie verranno raccolte nel suo diario
  2. ^ Presentazione della graphic novel Non ti scordar di me di Corrado Bianchetti alla presenza dell’autore., su Museo Nazionale del Cinema, 13 aprile 2016. URL consultato il 5 aprile 2022.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]