Some of my Best Friends are DJs

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Some of My Best Friends Are DJs
album in studio
ArtistaKid Koala
Pubblicazione7 ottobre 2003
Durata34:58
Dischi1
Tracce15
GenereTurntablism
Hip hop
EtichettaNinja Tune
ProduttoreKid Koala
Kid Koala - cronologia
Album precedente
Carpal Tunnel Syndrome
(2000)
Album successivo
Live from the Short Attention Span Audio Theater Tour!!
(2005)

Some of My Best Friends Are DJs è il secondo album in studio del turntablist canadese Kid Koala, pubblicato con Ninja Tune nel 2003. Ha raggiunto la posizione numero 26 nella UK Independent Albums Chart.

Critica e accoglienza[modifica | modifica wikitesto]

Su Metacritic, Some of My Best Friends Are DJs han ricevuto un punteggio medio di 78 su 100 basato su 16 recensioni, indicando "recensioni generalmente favorevoli".[1]

Sam Samuelson di AllMusic ha dato all'album 4,5 stelle su 5, dicendo: "Più sottile della sindrome del tunnel carpale, Some of My Best Friends Are DJs mostra un artista serio che crea il suo mezzo".[2]

In un articolo per il Los Angeles Times, Susan Carpenter ha descritto l'album come "un collage sonoro all'estremo, un buffet comico che fa un uso eccellente di alcuni dei più bizzarri frammenti di parole parlate che sono stati affidati al vinile nel corso degli anni".[3]

Tracce[modifica | modifica wikitesto]

  1. Strat Hear – 0:05
  2. Basin Street Blues – 4:47
  3. Radio Nufonia – 0:51
  4. Stompin' at Le Savoi – 2:04
  5. Space Cadet 2 – 3:22
  6. Grandmaphone Speaks – 0:14
  7. Skanky Panky – 3:23
  8. Flu Season – 1:10
  9. Robochacha – 1:45
  10. Elevator Hopper – 1:35
  11. Annie's Parlour – 4:02
  12. Bonus Materials: On the Set of Fender Bender – 2:21
  13. More Dance Music – 4:39
  14. Vacation Island – 4:21
  15. Negatron Speaks – 0:19

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Reviews for Some Of My Best Friends Are DJs by Kid Koala, in Metacritic, CBS Interactive. URL consultato il 3 ottobre 2016.
  2. ^ Some of My Best Friends Are DJ's – Kid Koala, su allmusic.com, AllMusic. URL consultato il 17 aprile 2018.
  3. ^ Mr. Sound Bite, su LA Times, 25 marzo 2004. URL consultato il 1º settembre 2022.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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