Solideo D'Incau

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Solideo D'Incau
NascitaSovramonte, 1915
MorteVendreshë, 13 febbraio 1941
Cause della morteMorto in combattimento
Luogo di sepolturacimitero di Sovramonte
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armata Regio Esercito
ArmaFanteria
SpecialitàAlpini
Reparto65ª Compagnia, Battaglione alpini "Feltre", 7º Reggimento alpini
Anni di servizio19361941
GradoCaporale maggiore
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna di Grecia
BattaglieBattaglia delle Alpi Occidentali
Decorazionivedi qui
dati tratti da I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro[1]
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Solideo D'Incau (Zorzoi, 1915Vendreshë, 13 febbraio 1941) è stato un militare italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare durante il corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Sovramonte, provincia di Belluno, nel 1915, figlio di Lorenzo e Giovanna Padovan.[2] Di umili origini svolse la professione di contadino e di muratore fino all'ottobre 1936, quando fu chiamato a prestare servizio leva militare nel Regio Esercito, prestando servizio dapprima nel Battaglione alpini "Belluno" del 12º Reggimento alpini e poi nel Battaglione alpini "Feltre" del 7º Reggimento alpini, congedandosi nel 1937.[2] Con il precipitare della situazione internazionale, nel maggio 1940 fu richiamato in servizio attivo con il grado di caporale, assegnato come mitragliere alla 65ª Compagnia del Battaglione alpini "Feltre".[2]

Dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, combatte nella cosiddetta battaglia delle Alpi Occidentali contro i francesi,[2] meritandosi un Encomio Solenne e venendo promosso al grado di caporalmaggiore nel mese di settembre.[2] Il 24 novembre dello stesso anno partì con il suo reparto per il fronte greco-albanese, schierandosi al suo arrivo in Albania nel settore tra Vendrescia e Muri.[2] Morì eroicamente il 13 febbraio 1941, quando un attacco a sorpresa delle truppe greche, preceduto da un intenso tiro d'artiglieria che costrinse gli italiani a rimanere al riparo, irruppe nelle trincee presidiate dalla 65ª Compagnia.[2] Rimasto isolato fu circondato e catturato dagli avversari, avendo appena il tempo di rendere inservibile la sua mitragliatrice Breda 37 da 8 mm.[2] Invitato da un sergente nemico a rimontare l'arma, egli si rifiutò più volte e decisamente, gettandosi poi a terra, e ciò fece tanto imbestialire i soldati nemici che lo uccisero a colpi di baionetta.[2] Alle 17.00 del pomeriggio un contrattacco italiano riconquistò la posizione e il suo cadavere venne ritrovato a terra, sotto di esso, nel fango,[3] vi era l'estrattore della mitragliatrice Breda che lui aveva cercato di occultare.[3] Per onorarne la memoria fu decretata la concessione[N 1] della medaglia d'oro al valor militare.[1]

I suoi resti riposano nel cimitero di Sovramonte. A lui è stata intitolata la caserma di Ugovizza, che ospitava il Battaglione alpini d'arresto "Val Tagliamento". La caserma venne ceduta nel 2010 al comune di Malborghetto-Valbruna per usi civili.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di squadra mitraglieri a presidio di una posizione avanzata attaccata da forze soverchianti nemiche e battuta da violento fuoco di artiglieria e mortai, visto cadere il suo ufficiale, non desisteva dal falciare con la sua arma il nemico, incitando i camerati alla resistenza con la parola e con l'esempio. Dopo ripetuti assalti, valorosamente ributtati, veniva circondato dal nemico ed invitato ad arrendersi. Benché ferito alla testa, rifiutava la resa e persisteva nella lotta accanita. Sopraffatto, prima di cadere nelle mani dell'avversario, in un supremo atto di virile prontezza, smontava la sua mitragliatrice e la rendeva inservibile al nemico. Fatto prigioniero e volendo il nemico costringerlo a rimontare l'arma, preferiva la morte a tanta ignominia, cadendo trafitto da colpi di baionetta vibratigli con selvaggio furore dall'avversario. Fulgido esempio di alto senso del dovere, di profondo amore di Patria, di sublime sacrificio. Vendrescia (fronte greco), 13 febbraio 1941[4]
— Regio Decreto 26 febbraio 1943[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Nella stessa azione insieme a lui fu decorato con la medaglia d'oro al valor militare anche il capitano Luigi Rendina.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Bianchi, Cattaneo 2011, p. 270.
  2. ^ a b c d e f g h i Bianchi, Cattaneo 2011, p. 271.
  3. ^ a b Bianchi, Cattaneo 2011, p. 272.
  4. ^ Medaglia d'oro al valor militare D'Incau Solideo, su quirinale.it, Quirinale. URL consultato il 28 novembre 2012.
  5. ^ Registrato alla Corte dei Conti il 13 aprile 1943, registro 14, guerra, foglio 92.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Andrea Bianchi e Mariolina Cattaneo, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro, Roma, Associazione Nazionale Alpini, 2011, ISBN 978-88-902153-1-5.
  • Andrea Bianchi, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Medagliere, Roma, Associazione Nazionale Alpini, 2012, ISBN 978-88-902153-2-2.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le medaglie d'oro al valor militare Volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 570.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]