Santi Quasimodo

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Santi Quasimodo
NascitaAragona Caldare, 20 febbraio 1887
MorteBrescia, 1º maggio 1945
Cause della morteassassinato
ReligioneCattolicesimo
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Regno d'Italia
Forza armata Regio Esercito
ArmaRegio Esercito
MVSN
Guardia Nazionale Repubblicana
Anni di servizio1900? - 1945
GradoLuogotenente generale
Guerreprima guerra mondiale, guerra d'Etiopia, seconda guerra mondiale
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Santi Quasimodo, detto Sante (Aragona Caldare, 20 febbraio 1887Brescia, 1º maggio 1945), è stato un generale italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di Vincenzo e Rosa Papandrea, militare di carriera. Tenente del Regio esercito nel 1912, prese parte alla guerra italo-turca in Libia, ricevendo una medaglia di bronzo al Valor militare. Promosso Maggiore nel corso della prima guerra mondiale fu insignito di un'altra medaglia di bronzo al Valor militare nel novembre 1918. Nel 1921 si sposò con Oliva Barbiera.[1]

Aderì al fascismo, e nella seconda metà degli anni venti passò alla Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN), con il grado di Console (colonnello) alla 171ª legione a Palermo. Fu successivamente trasferito a Catania al comando della 167ª Legione Camicie nere. Nel 1930 divenne segretario federale del PNF di Catania[2], dove tra l'altro fu il primo presidente della Società Sportiva Catania.[3]

Promosso console generale (generale di brigata) nel 1934 venne destinato al comando del 31º Gruppo Legioni Sassari. Nel 1936 fu durante la guerra d'Etiopia al Governatorato di Addis Abeba. Nel 1937 ricevette una medaglia d'argento al V.M., perché al comando del gruppo CCNN "Barca" sgominò bande di predoni nella Dancalia Meridionale. Nel 1938 guidò il 13º Gruppo a Verna e nel 1940 il 9º a Bologna.

Prese parte alla seconda guerra mondiale; nel 1940 fu sul fronte d'Albania. Promosso Luogotenente generale (generale di divisione), fu comandante dei gruppi da sbarco dei Battaglioni M, che nel 1942 in Sardegna si preparavano all'invasione di Malta, poi non effettuata. Si trovò il 25 luglio 1943 a Tolone al comando del II Gruppo battaglioni da sbarco Battaglioni M "Vicenza" e "Treviso"[4].

Dopo l'8 settembre 1943 venne arrestato dai tedeschi. Rilasciato grazie al Maresciallo Rodolfo Graziani, al quale lo legava un'antica amicizia, aderì alla Repubblica Sociale Italiana dove Graziani divenne ministro della Difesa. Fu nominato generale della Guardia Nazionale Repubblicana e assegnato al Quartier generale.

Dopo il 25 aprile 1945 si trovò a Milano, ospite per qualche giorno del nipote, lo scrittore Salvatore Quasimodo. Scomparve nel bresciano in quei "giorni di odio".[5] Considerato disperso, il suo corpo non verrà mai più trovato, lasciando la moglie e i 4 figli in Sicilia, a Palermo.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
— Fueihat, 26 novembre 1912[6]
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
— Fiera di Primiero, 3-4 novembre 1918[6]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
— Dancalia meridionale, aprile-maggio 1937[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La famiglia di Salvatore Quasimodo, su docs.google.com. URL consultato il 24 aprile 2018.
  2. ^ A. Baglio, Il Partito nazionale fascista in Sicilia. Politica, organizzazione di massa e mito totalitario, 1921-1943, Pietro Lacaita editore, 2005, p. 137.
  3. ^ A. Buemi, C. Fontanelli, R. Quartarone, A. Russo, F. Solarino, Tutto il Catania minuto per minuto : la storia, la geografia, la letteratura e financo la religione rossazzurra! : [dalle origini al 2010], GEO Edizioni, 2010, p. 32.
  4. ^ Il Battaglione IX Settembre, su maxafiero.it. URL consultato il 24 aprile 2018.
  5. ^ Caduti R S I Archiviato il 22 dicembre 2015 in Internet Archive.
  6. ^ a b c E. Savino, La nazione operante: albo d'oro del fascismo, profili e figure, 3000 illustrazioni, De Agostini, 1937, pp. 516-517.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • M. Missori, Gerarchie e statuti del P.N.F.. Gran consiglio, direttorio nazionale, federazioni provinciali : quadri e biografie, Roma, Bonacci, 1986, p. 262, ISBN 8875731101.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]