Salvatore Giuliano (militare)

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Salvatore Giuliano
NascitaRoccella Valdemone, 22 luglio 1885
MorteAmhara, 26 febbraio 1938
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale
ArmaFanteria
CorpoRegio corpo truppe coloniali d'Eritrea
Anni di servizio1917-1936
GradoCaposquadra
GuerrePrima guerra mondiale
Guerra d'Etiopia
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Salvatore Giuliano (Roccella Valdemone, 22 luglio 1885[2]Amhara, 26 febbraio 1938) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare nel corso delle grandi operazioni di polizia coloniale in Africa Orientale Italiana [3].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Roccella Valdemone il 22 luglio 1885, figlio di Giuseppe e Francesca Lojacono.[3] Nel 1905 fu arruolato nel Regio Esercito assegnato in servizio nel 91º Reggimento fanteria "Basilicata", e tre anni più tardi si congedò con il grado di caporal maggiore, per ritornare alla sua attività di agricoltore presso le terre di sua proprietà.[1] Nel 1915, il 10 ottobre, veniva guerra con l'Impero austro-ungarico già iniziata, fu richiamato per mobilitazione e servì con il grado di sergente nel 154º Reggimento fanteria della Brigata Novara, la stessa che il 23 luglio 1916 si rese protagonista della conquista del monte Cimone di Tonezza.[4] Alla fine della guerra ritornò alle sue terre.[4] Nell'aprile 1936, arruolato nella Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale come caposquadra, veniva assegnato al CCLXVII Battaglione CC.NN. della 267ª Legione CC.NN. "Etna" passando poco dopo al CCII Battaglione CC.NN. con il quale partiva per l'Eritrea il 23 ottobre sbarcando a Massaua il 31 dello stesso mese.[1] Smobilitato nel giugno 1937, veniva assunto quale caposquadra della 3ª Legione Lavoratori dell'Asmara per la ditta Narbone, alla quale il regime fascista aveva commissionato la costruzione di strade asfaltate, ed assegnato al cantiere di Zerimà (o Trerimà)[2], nell'Amhara. Il 26 febbraio 1938 rimase vittima di un attacco armato da parte dei ribelli. Per espressa volontà del Duce[2] venne decorato della medaglia d'oro al valor militare.[4][1]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

A Salvatore Giuliano venne intitolato Borgo Giuliano, frazione ora disabitata di San Teodoro (Messina), uno dei nuovi borghi rurali costruiti dal regime fascista per la colonizzazione del latifondo siciliano.[2] A Roccella Valdemone, comune che gli ha dato i natali, gli è stata intitolata una via.[5]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Notato che un gruppo di ribelli si apprestava ad assalire improvvisamente un nucleo di operai intenti a lavorare sulla strada, dopo aver dato l'allarme, imbracciava il fucile e affrontava animosamente il nemico. Rimasto ferito dalle prime scariche avversarie, persisteva nella lotta fulminando taluni ribelli. Cadeva poi da prode, colpito da nuove scariche che ne martoriavano il corpo, con la serenità dei forti. Esempio di sereno coraggio, dedizione al dovere spinto fino al sacrificio e grande sprezzo del pericolo. Zerimà, 26 febbraio 1938.[6]»
— Regio Decreto 8 gennaio 1939.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le medaglie d'oro al valor militare Volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 281.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]