Salvatore Calabrese

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Salvatore Calabrese (Campi Salentina, 6 gennaio 1903Bologna, 30 novembre 1973) è stato un medico italiano, studioso nel campo dell'Anatomia Patologica e specializzato in “Malattie del tubo digerente, del sangue e del ricambio”. Diede avvio all'edificazione dell'Ospedale Civile Padre Pio da Pietrelcina di Campi Salentina. È il fondatore dell'istituto per l'infanzia abbandonata “Mamma Bella”.

Busto di Salvatore Calabrese, scolpito dal figlio Alfredo Calabrese e conservato presso la sede dell'associazione

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Famiglia e formazione[modifica | modifica wikitesto]

Salvatore Calabrese nasce il 6 Gennaio 1903 a Campi Salentina (Lecce) da Emilio Calabrese e Addolorata Ponzio. Intraprende gli studi nell' “Istituto Calasanzio” per poi conseguire la maturità classica a Galatina. Nel 1922, seguendo la tradizione di famiglia, si iscrive al primo corso della facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Napoli "Federico II" dove si laurea nel luglio del 1928. A pochi giorni dalla laurea contrae matrimonio con Virginia Pierri. In questo stesso anno sostiene e supera, presso l'Università di Cagliari, l'esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione di medico-chirurgo. Negli anni universitari conosce il futuro San Giuseppe Moscati, parente della moglie.[1]

Il periodo genovese[modifica | modifica wikitesto]

Dal luglio 1931 al 1935 è assistente volontario nel reparto di medicina interna dell'Ospedale San Martino di Genova, e già in quegli anni dedica gran parte dei suoi studi all'Anatomia Patologica, dando impulso all'attività scientifica dell'istituto con le sue ricerche personali, redigendo varie ed apprezzate pubblicazioni scientifiche e facendosi stimare oltre che per le qualità intellettuali anche per le sue virtù morali.[2] Nel luglio del 1939 consegue la specializzazione in “Malattie del tubo digerente, del sangue e del ricambio” presso l'Università di Pavia. Dal 1 febbraio 1937 al 31 luglio 1945 ricopre il ruolo di direttore sanitario della società industriale "Ansaldo" a Genova, e in quella veste promuove attività di carattere sociale e assistenziale, quali, ad esempio, una colonia climatica per i figli dei lavoratori del complesso industriale.[3]

Gli incarichi in campo militare[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1929 Calabrese viene ammesso alla Scuola di Sanità Militare di Firenze. Nello stesso anno viene nominato Sottotenente medico e assegnato al 47º Reggimento addestramento volontari "Ferrara".[4] Nel 1933 diventa Tenente Medico nell'Ospedale militare di Alessandria. Nel 1935 viene promosso Tenente con anzianità.[2] Dopo l'8 settembre 1943 prende parte attiva alla Resistenza contro i nazifascisti. Dal 24 aprile 1945, con un delle Brigate Garibaldi, la “Brigata Benucci 863”, partecipa alle operazioni belliche per la liberazione di Genova.[5]

L'impegno in campo sociale[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1945 Calabrese lascia Genova per fare ritorno a Campi Salentina. Qui nasce, sotto il suo impulso, l'attuale Ospedale, creato per far fronte ai gravi disagi affrontati dalla popolazione ad accedere a cure mediche adeguate in assenza di un presidio ospedaliero. Il 20 settembre del 1946, in qualità di primo artefice della nuova istituzione, viene nominato Direttore medico provvisorio dell'ospedale e affida l'assistenza dei malati alle Suore di Sant'Anna. Successivamente, nel 1951, ne diventa Direttore sanitario e primario medico. In questa veste Calabrese si adopera per orientare e stimolare il personale medico e paramedico. Nel 1950 fonda l'Istituto per l'infanzia abbandonata “Mamma Bella”.[6]

Gli ultimi anni di vita[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1967 viene insignito del titolo di “Primario Medico Emerito”. Il 30 novembre 1973 muore a Bologna a causa di un infarto miocardico acuto.[7] Negli anni successivi alla morte numerose sono state le dimostrazioni di affetto nei suoi confronti, come testimoniato dalla poesia firmata da Dolores Ingroso e intitolata “In memoria del dott. Calabrese”:

«La sua figura da gran dottore/ Il suo sorriso da vero amico/ Il dolce sguardo da mediatore/ Tra il bene il male ed il dolore./ Colpito brutalmente dalla sventura/ Nel santo affetto d'amor paterno/ Non si abbatté ma diventò più forte/ Prodigando bene sino alla morte./ Da quel dolore scaturì fonte di vita/ Per misere orfanelle abbandonate,/ le curava con tanta passione/ animato da fede viva e grande amore.[8]»

L'istituto "Mamma Bella"[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1945 Calabrese lascia Genova per fare ritorno a Campi. Nella sua città natia vive giorni particolarmente difficili a causa della perdita, nell'arco di pochissimi anni, dei tre figli in giovane età. In loro ricordo fonda, nel 1950, il “Mamma Bella”, un istituto per l'infanzia abbandonata che viene affidato alle benemerite Suore Calasanziane.[9] Riguardo a questa vicenda il giornalista Enzo Politi scrive:

«“Ma la Vita non cessa con la Morte e Questa è motivo di Quella e Quella rende possibile, se le opere che ci sopravvivono servono a rendere la Vita nello spirito che le nostre opere animo o ispirò. E la prova migliore di questa verità l'ebbi il giorno del mio incontro con Salvatore Calabrese, medico valente e specialista veramente dotto, che nel nome di suoi tre figli deceduti sta costruendo in Campi Salentini un Istituto che sorgerà sotto l'egida delle Opere Pie Calasanziane “Mamma Bella”. […] Aveva donato e continuava a donare anche somme considerevoli che costituivano la parte di eredità spettante ai tre figli morti se fossero rimasti in vita. Essi, quindi, restavano in vita non solo nel cuore del padre ma anche nell'opera che questi ha saputo ideare e che sta costruendo da Loro ispirato e guidato.”[10]»

Dà quindi vita in questi anni ad una gara di solidarietà che coinvolge gli enti privati e soprattutto la popolazione, attraverso numerosi manifesti. In uno di questi, datato 14 marzo 1950 Salvatore Calabrese, rivolto ai suoi concittadini, scrive riguardo all'istituto:

«Lo scopo di questo Istituto sarà caritativo, accogliendo in un reparto i dolori umani per alleviarli ed educativo chiamando le nostre figliole per elevarle nello spirito. Le Figlie di S. Giuseppe Calasanzio aggiungendosi a benemeriti PP. Scolopi faranno di Campi un centro dei più alti sentimenti umani; noi dimostriamo di averne compreso il significato incoraggiando sia pure con sacrificio la costruzione dell'opera che ci ricorderà ai posteri.[11]»

L'Associazione Salvatore Calabrese[modifica | modifica wikitesto]

Il 28 settembre 2012 nasce l'Associazione Salvatore Calabrese, creata con l'intento di seguire l'esempio del medico nella sua opera filantropica.[12]

«L'Associazione Salvatore Calabrese nasce con la volontà di raccogliere esperienze e testimonianze dell'uomo “comune” che nell'intimo della propria famiglia o piccola comunità abbia contribuito al miglioramento sociale e culturale con piccoli gesti o azioni.[13]»

L'Associazione promuove il principio della banca del tempo allo scopo di esaltare la forte e benefica sensazione nel donare alcune ore della propria professionalità, cioè la condivisione di parte del proprio tempo e della propria cultura che vengono così offerti al prossimo.[14]

Pubblicazioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Postumi di pleuro-pericardite destra simulanti un “situs cordis inversus”. “La riforma medica”, Milano n. 42-1931.
  • Interpretazione sul valore del B. di Koch nel liquido pleurico."La Liguria Medica", Genova n. 6-1931
  • Osservazioni sul meccanismo patogenico di alcuni casi di gastropatia nel personale degli autobus. "Rinnovamento Medico, Gazzetta Internazionale di Medicina e Chirurgia", Napoli n. 8-30-04- 1931
  • Nota critica sul fenomeno "Mioedema". Comunicazioni Knoll, fascicolo 15, 1932
  • A proposito dell'emottisi cardiaca male interpretata. "Il Policlinico - Sezione pratica", Roma, anno 1932
  • Ancora sul cosiddetto "stato costituzionale linfatico. "Il Policlinico - Sezione pratica", Roma, anno 1933
  • Esiste una cefalea ab ingestis?. "La Riforma Medica”, Milano, n. 8, 1933
  • Con Trevisanello A. "Il terreno organico ancora fulcro della lotta antitubercolare". "La Riforma Medica", Milano, n. 25, 1934.
  • Con Cirio L. "Sulla cosiddetta "fase negativa" ricerche sperimentali con la tossina e con la anatossina difterica". "Pathologica", Genova, vol. XXVI, n. 515, 1934
  • Sulla cosiddetta "fase negativa" ricerche sperimentali con la tossina e con la anatossina difterica. "Pathologica" Genova, vol. XXVI, n. 515, 1934
  • Contributo allo studio della porpora emorragica. "La Riforma Medica", Milano, n. 1, 1935
  • Contributo allo studio dei tumori dell'endocardio. "Pathologica", vol. XXXII, n. 584, 1940
  • Idronefrosi a complessa patogenesi. "Pahtologica", vol. XXXII, n. 585, 1940
  • Azione del benzoato di sodio sulla crasi sanguigna. "Pathologica", vol. XXXIII, n. 599, 1941
  • Considerazioni sulla patogenesi dell'angina pectoris. "Pathologica", vol. xxxIV, n. 607, 1942
  • Contributo allo studio della patogenesi delle emorragie cerebrali nelle leucemie. "Pathologica", vol. XXXIV, n. 610, 1942
  • Contributo allo studio del morbo di Cushing. "Il Policlinico - Sezione pratica", Roma, vol. XLIX, 1942
  • Su una malformazione poco nota dello stomaco. "Il Policlinico - Sezione medica vol. XLIX, 1942
  • Su di un caso di melaena neonatorum da ulcera duodenale. "Accademia Medica", Genova, 1942
  • Sopra una neoplasia primitiva della milza. "Accademia Medica", Genova, 1943
  • Spleno-epatopatia con reperto istologico di milza kantiana in ittero emolitico costituzionale. "Pathologica”, vol. XXXIX, 1947
  • Con Lanzilao A. "Un caso di cisti da echinococco a localizzazione non comune". "La Riforma Medica", Napoli, n. 39, 1961
  • Con Lanzilao A. "Sui tumori dell'intestino tenue. A proposito di un endocarcinoma del digiuno in atteggiamento brunneriano". "La Riforma Medica", Napoli, n. 16, 1962
  • Il "Morbus Banti" malattia autonoma fra le sindromi cosiddette "kantiane". La Riforma Medica", Napoli, n. 48, 1963
  • Considerazioni sulla patogenesi e terapia dell'albuminuria ortostatica o morbo di Pavy. "Gazzetta Sanitaria", Milano, vol. XXXIV, n. 12, 1963
  • Con Lanzilao A. e Greco V. "Sulla malattia di Takayashu o malattia asfigmatica dell'arco dell'aorta". "La Riforma Medica", Napoli, n. 49, 1966
  • Ademo-carcinoma scirroso gastrico con eccezionale sviluppo alla superficie esterna dell'organo. "La Riforma Medica", Napoli, n. 49, 1966
  • Con Lanzilao A "Da un caso di epato-siderosi al problema generale della cirrosi epatica". "La Riforma Medica", Napoli, n. 51, 1972

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bruno Pellegrino e Alfredo Calabrese (a cura di Mario Casella e Luca Calabrese), Salvatore Calabrese un personaggio del Novecento Salentino; scritti e testimonianze, p. 16
  2. ^ a b Pellegrino e Calabrese, op. cit., p. 57
  3. ^ Pellegrino e Calabrese, op. cit., p. 17
  4. ^ Pellegrino e Calabrese, op. cit., p. 18
  5. ^ Pellegrino e Calabrese, op. cit., p. 19
  6. ^ Pellegrino e Calabrese, op. cit., pp. 19-25
  7. ^ Pellegrino e Calabrese, op. cit., pp. 25-27
  8. ^ Pellegrino e Calabrese, op. cit., p.27
  9. ^ Pellegrino e Calabrese, op. cit., pp. 19-20
  10. ^ Pellegrino e Calabrese, op. cit., p.63
  11. ^ Pellegrino e Calabrese, op. cit., p.167
  12. ^ Pellegrino e Calabrese, op. cit., pp. 251-252
  13. ^ Pellegrino e Calabrese, op. cit., p. 251
  14. ^ Pellegrino e Calabrese, op. cit., p. 252

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Bruno Pellegrino e Alfredo Calabrese (a cura di Mario Casella e Luca Calabrese), Salvatore Calabrese un personaggio del Novecento Salentino; scritti e testimonianze, Lecce, Congedo Editore, 2012, p. 255.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]