Ruben Fienga

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Ruben Fienga (Meta di Sorrento, 20 dicembre 19051984) è stato un ingegnere e dirigente pubblico italiano. Progettista e dirigente delle Ferrovie dello Stato (FS), diresse la costruzione della stazione di Roma Termini. Propose e seguì il progetto e la costruzione della Direttissima Roma-Firenze.

Studi[modifica | modifica wikitesto]

A soli 22 anni conseguì la laurea in ingegneria civile[1].

Attività nelle Ferrovie dello Stato[modifica | modifica wikitesto]

Dopo un breve periodo di attività nel Genio civile, nel 1931 fu assunto, quale vincitore di un concorso pubblico esterno, dalle Ferrovie dello Stato e assegnato al Servizio lavori e costruzioni[1].

Dal 1931 al 1938 fu caporeparto delle divisioni Lavori e Costruzioni dei compartimenti di Cagliari, Venezia e Napoli[1].

Dal 1938 al 1943 diresse la divisione speciale istituita presso il Compartimento di Roma incaricata di costruire la nuova stazione di Roma Termini[1].

Dopo la seconda guerra mondiale si occupò della ricostruzione delle linee e degli impianti distrutti dalle azioni belliche. Successivamente diresse il progetto e l'esecuzione dei lavori di raddoppio della linea Battipaglia-Reggio Calabria[1].

Nel 1957 fu nominato direttore del servizio Lavori e costruzioni. Durante tale incarico sovrintese il progetto e la costruzione del raddoppio delle linee delle Cinque Terre, della Riviera di Ponente, adriatica e Domodossola-Iselle di Trasquera[1].

Nel 1962 fu nominato vicedirettore generale e nel 1965 direttore generale. Fu in tali incarichi che poté seguire il secondo e il terzo dei piani quinquennali di ammodernamento delle FS, curando anche l'introduzione nell'infrastruttura di più moderni tipi di armamento e l'impiego generalizzato delle lunghe rotaie saldate[2].

Durante la sua direzione promosse il progetto e la costruzione della nuova Direttissima Roma-Firenze, di cui inaugurò i lavori il 25 giugno 1970[3].

Dopo il pensionamento, avvenuto nel dicembre 1971, fu capo del gabinetto del ministro dei Trasporti Oscar Luigi Scalfaro nel Governo Andreotti I[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f Ricordo, p. 777.
  2. ^ Ricordo, pp. 777-778.
  3. ^ a b Ricordo, p. 778.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]