Romolo Fugazza

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Romolo Fugazza
NascitaMilano, 1913
MorteRoma, 10 settembre 1943
Cause della morteUccisione con armi da fuoco
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataEsercito Italiano
UnitàBrigata meccanizzata "Granatieri di Sardegna"
RepartoReggimento "Lancieri di Montebello" (8º)
GradoCapitano
DecorazioniMOVM alla memoria
Fonte: ANPI
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Romolo Fugazza (Milano, 1913Roma, 10 settembre 1943) è stato un militare italiano, medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1935 era uscito dall'Accademia militare di Modena come sottotenente di Cavalleria. Sei anni dopo era passato al 132º Reggimento Fanteria Carrista e nel 1942 era stato promosso capitano nel Reggimento "Lancieri di Montebello". Dopo l'armistizio fu tra gli eroici protagonisti, militari e civili, degli sfortunati scontri per la difesa di Roma.

Al capitano Romolo Fugazza è stata dedicata una strada della Capitale.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare alla memoria - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di squadrone semoventi da 75-18 in molteplici rischiosi combattimenti contro forze preponderanti per numero ed armamento si esponeva dove maggiore era il pericolo per animare, incoraggiare e dirigere con oculata previdenza e con comprovata competenza tecnica i suoi lancieri nelle manovre di attacco rese più ardite dall'impervio e difficile terreno. Incaricato di proteggere con il suo squadrone il ripiegamento di altri reparti contrastava al nemico il terreno palmo a palmo arginandone l'irruenza e fiaccandone la baldanza. Rivelatosi ormai insufficiente ogni tentativo di arrestare l'avanzata nemica e di salvare la città di Roma dalla conquista; giunto nei pressi di Porta San Paolo, ultimo baluardo per la difesa della capitale, in un impeto di rabbia e di ribellione al fatale epilogo dell'impari lotta, quasi a sfidare ancora il nemico dal quale non si sentiva vinto, si lanciava col suo carro ed alla testa del suo squadrone contro le formazioni avversarie incalzanti, rinnovando in un'epica carica le gloriose tradizioni della cavalleria italiana. Squarciato il suo carro da granata avversaria ed egli stesso ferito a morte ricusava ogni aiuto offertogli dai suoi lancieri accorsi, esclamando: «Non mi toccate, lasciatemi qui al mio posto d'onore». Tempra energica e tenace di cavaliere e di comandante, esempio di altissimo valore militare.»
— Roma, Porta San Paolo, 10 settembre 1943.[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]