Romanework Haile Selassie

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Romanework Hailé Selassié
Principessa
Stemma
Stemma
Nascita1913
MorteTorino, 14 ottobre 1940
SepolturaCimitero monumentale di Torino
DinastiaSalomonide
PadreHailé Selassié
MadreWoizero Woinetu Amede
ConiugeMerid Bayanè
FigliLij Getachew Bayanè
Dejazmatch Merid Bayanè
Dejazmatch Samson Bayanè
Lij Gideon Bayanè
ReligioneOrtodossa etiope
Cattolicesimo (convertita in punto di morte)

La Principessa Romanework Hailé Selassié, scritto anche come Romane work e Romane Worq (1913Torino, 14 ottobre 1940) è stata una principessa etiope figlia maggiore dell'imperatore Hailé Selassié. Il suo nome in italiano significa "Melagrana d'oro"[1][2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Dopo l'occupazione italiana dell’Etiopia, il negus si rifugiò in Inghilterra con buona parte della famiglia reale. La principessa Romanework preferì invece restare in patria a fianco del marito Merid Bayané.

Nel 1937 venne catturata per ordine di Benito Mussolini e trasferita nel campo di prigionia dell’Asinara a Cala Reale con i suoi quattro figli maschi, dove il figlio più piccolo, Gideon, morì a soli due anni di vita[2][3]. Mentre Romanework Haile Selassie fu catturata il marito, che organizzò in patria la resistenza contro l'occupazione italiana, venne dapprima catturato nel 1936 e poi giustiziato nel 1937. Grazie al maresciallo della Marina Militare Guglielmo Massidda, telegrafista presso l'Asinara con la passione della fotografia, sono presenti numerose testimonianze fotografiche del soggiorno forzato della principessa a Cala Reale[4]. Altre sue fotografie sono contenute nell'album dell'allora vicebrigadiere Francesco Pavone, che faceva parte del contingente dell'Arma presente all'Asinara.

«In realtà non c'era molto da fare. Io la ricordo allontanarsi nei sentieri di Cala Reale sempre accompagnata da una damigella e sotto l'occhio vigile ma discreto dei carabinieri [...] Quando mio padre mi portava a Cala Reale ebbi l'occasione di incontrare anche loro (i figli della principessa, n.d.r) : erano molto timidi e non parlavano l'italiano, ma io appena potevo mi avvicinavo e gli regalavo qualche caramella»

Ammalata di tubercolosi, la principessa venne trasferita all'ospedale maggiore di Torino nel 1939 grazie a monsignor Gaudenzio Barlassina, in visita all'Asinara per portare sostegno ai prigionieri, che la riconobbe poiché aveva passato sedici anni in Etiopia come missionario. Romanework Haile Selassie morì nel 1940 appena dopo la sua conversione al cattolicesimo. Rimasta sepolta al Cimitero Monumentale di Torino, venne richiesto al governo italiano alla fine della guerra di riportare le sue spoglie in Etiopia, cosa che non venne mai effettuata.

Nel dicembre del 2006, il principe Aklile Berhan Makonnen, suo nipote, ha reso visita alla tomba di Torino che ospita sia la zia che uno dei cugini[2].

Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Due dei suoi quattro figli morirono prematuramente, gli altri e due furono cresciuti dal nonno, l'imperatore Haile Selassie.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Dama dell'Ordine della Regina di Saba - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia dell'incoronazione imperiale (Etiopia) - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia dell'incoronazione imperiale (Etiopia)
— 1930

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Manuela Vetrano, Torino silenziosa.Il Monumentale di Torino si racconta, 2017, Editrice Il Punto-Piemonte in Bancarella, Torino, pp. 165-166.
  2. ^ a b c (EN) Nell’ottobre 1940 moriva a Torino la figlia del negus d’Etiopia Hailé Selassié – Piemonteis, su piemonteis.org. URL consultato il 1º settembre 2020.
  3. ^ Haile Selassie I, My Life and Ethiopia's Progress, Vol. 2 (1999), p. 170 (translators' footnote)
  4. ^ a b «Triste Asinara», i giorni al confino di Romane Worq, su La Nuova Sardegna, 15 ottobre 2017. URL consultato il 1º settembre 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Manuela Vetrano, Torino silenziosa. Il Monumentale si racconta, Torino, Editrice Il Punto-Piemonte in Bancarella, 2017.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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