Roderick Stephen Hall

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Roderick Stephen Hall
NascitaPechino, 12 agosto 1915
MorteBolzano, 20 febbraio 1945
Cause della morteImpiccagione
Luogo di sepolturaFlorence American Cemetery and Memorial
Dati militari
Paese servitoStati Uniti
Unità2677° Office of Strategic Services Regiment
RepartoOffice of Strategic Services
Anni di servizio1941-1945
GradoCapitano
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna d'Italia
Decorazioni
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Roderick Stephen Goodspeed Hall (Pechino, 12 agosto 1915Bolzano, 20 febbraio 1945) è stato un militare statunitense, agente dell'Office of Strategic Services (OSS) durante la seconda guerra mondiale.

Fu tradito e catturato dietro le linee nemiche durante una missione di sabotaggio a sud del Brennero nel gennaio 1945. Dopo un mese di prigionia fu giustiziato dalle SS coprendo l'omicidio con un arresto cardiaco. Gli assassini furono processati da un tribunale militare statunitense dopo la guerra: tre di loro furono condannati a morte e giustiziati, mentre un quarto fu condannato all'ergastolo. È sepolto presso il Florence American Cemetery and Memorial di Firenze.[1]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque nel 1915 a Pechino, in quella che allora fu la Repubblica di Cina. Suo padre, Ray Ovid Hall, fu un uomo d'affari internazionale e sua madre, Gertrude Cliff (Goodspeed) Hall fu un medico. Frequentò la Phillips Academy di Andover laureandosi nel 1934. Visitò le Alpi italiane e, in particolare, l'area intorno al Brennero, dove trascorse molto tempo in arrampicate, escursioni e sciate, acquisendo molta familiarità con la zona.[2] Di professione, Hall fu geologo.[3]

Quando il Giappone attaccò Pearl Harbor il 7 dicembre 1941 e gli Stati Uniti furono coinvolti nella guerra, Hall era appena tornato negli Stati Uniti dai suoi viaggi e si era iscritto alla Yale University.[2]

Missione[modifica | modifica wikitesto]

Preparazione[modifica | modifica wikitesto]

Hall lasciò l'università e si arruolò come soldato semplice, scalando rapidamente i ranghi, fino a essere promosso a sottotenente. Riconoscendo l'importanza strategica del Brennero per il rifornimento delle forze tedesche e italiane nel Mediterraneo, Hall scrisse nell'autunno 1943 una lettera all'OSS, proponendo una missione sul posto.[2] Nella lettera si offrì volontario per paracadutarsi nella zona a ovest di Cortina d'Ampezzo, intorno al Passo Falzarego, con attrezzatura, rifornimenti ed esplosivi, da dove avrebbe poi attaccato, da solo o con l'aiuto della resistenza, le strade minori e i passi nella regione che portavano al Brennero per interrompere le linee di rifornimento dell'Asse. Fu consapevole che le possibilità di fuga dalla regione fossero scarse ma sperava di riuscire a nascondersi fino alla fine della guerra.[2]

Con sua sorpresa la lettera suscitò l'interesse dell'OSS e gli fu ordinato di fare rapporto a Washington. Inizialmente fu addestrato negli Stati Uniti e fu poi inviato ad Algeri come esperto di demolizioni.[2] La missione diretta contro il Brennero fu considerata come irrealistica, anche perché il supporto dei partigiani locali sembrò poco affidabile dato che gli abitanti della regione dell'Alto Adige erano prevalentemente di etnia tedesca.[4]

Nel giugno 1944 fu inviato a Caserta dove si unì al 2677º reggimento OSS e si addestrò con una squadra di agenti per la missione. Tornò brevemente ad Algeri per un corso di paracadutismo e rientrò con la sua squadra sulle montagne italiane per l'addestramento linguistico e di sopravvivenza.[2]

Missione dietro le linee nemiche[modifica | modifica wikitesto]

Il 2 agosto 1944 Hall e la sua squadra si paracadutarono nel nord Italia sul Monte Pala, a sud del Brennero. Il gruppo fu composto dal capitano Lloyd G. Smith, il suo comandante, il tenente Joseph Lukitsch, Hall, l'operatore radio Stanley Sbeig, uno specialista della Marina, e il tecnico Victor Malaspino.[5] Danneggiarono un ponte incustodito a Tolmezzo con gli esplosivi e continuarono con il sabotaggio dei ponti durante il viaggio verso nord. Le condizioni meteorologiche avverse ostacolarono gli sforzi e la squadra fu costretta a nascondersi in un piccolo villaggio, con Hall sofferente per un grave congelamento ai piedi, sperando di riuscire a nascondersi fino alla fine della guerra.[2]

Oltre al sabotaggio, Hall fu anche impegnato nel contattare i gruppi partigiani italiani locali, nell'organizzare le consegne dei rifornimenti e nell'ottenere le informazioni sul progetto Alpenfestung, la Fortezza delle Alpi, un progetto di fortificazione tedesco.[4]

Cattura[modifica | modifica wikitesto]

Il 25 gennaio 1945 Hall si diresse a nord da solo con l'ordine di far saltare la diga di Cortina d'Ampezzo. Il giorno successivo, impossibilitato a muoversi a causa degli effetti del congelamento ai piedi, fu scoperto da un guardiacaccia. Decise di nascondersi presso un prete locale ma il guardacaccia, con il pretesto di farsi aiutare, lo consegnò alla polizia fascista. Hall fu tradito da un partigiano che lo identificò come un agente dell'OSS.[2] Hall non fece resistenza all'arresto dei due poliziotti di Cortina e fu consegnato alle SS.[6]

Omicidio[modifica | modifica wikitesto]

Hall fu consegnato alle SS che gestivano il campo di transito di Bolzano, dove fu prima torturato e poi impiccato nella camera delle torture del campo il 20 febbraio 1945, ma la sua morte fu insabbiata per apparire come un arresto cardiaco. Il medico italiano che firmò il certificato di morte fu anche lui un detenuto e non gli fu effettivamente permesso di vedere il corpo.[2] Durante i negoziati in Svizzera tra gli alti funzionari delle SS e i rappresentanti statunitensi, durante l'Operazione Sunrise, fu chiesto che Hall fosse scambiato o liberato come segno di buona volontà, ma era già morto.[7]

Altri due agenti dell'OSS catturati in quel periodo a Belluno erano destinati a subire la stessa sorte di Hall, ma furono tratti in salvo quando gli Stati Uniti informarono l'alto comando tedesco che si aspettavano che i prigionieri fossero trattati secondo le disposizioni della Convenzione di Ginevra poiché erano stati catturati in uniforme, riuscendo così a salvare le loro vite.[8]

Processo[modifica | modifica wikitesto]

Heinrich Andergassen durante il processo

Poiché Hall fu in uniforme al momento dell'arresto, la sua esecuzione rappresentò una violazione della Convenzione di Ginevra, rendendola quindi un crimine di guerra. Quando gli ufficiali dell'OSS entrarono nel campo alla fine della guerra riuscirono a identificare la tomba di Hall, dandogli una degna sepoltura militare. I documenti ritrovati nel campo servirono come prova al processo di Napoli nel 1946.[2]

L'Untersturmführer Heinrich Andergassen, uno dei principali sospettati dell'omicidio, confessò l'omicidio durante l'interrogatorio del 1º luglio 1945 e nella sua confessione coinvolse altri tre ufficiali, lo Sturmbannführer August Schiffer, l'Oberscharführer Albert Storz e l'ufficiale della gendarmeria Hans Butz.[5] Schiffer utilizzò senza successo il famigerato Ordine Commando come difesa per le sue azioni.[9]

Il 16 gennaio 1946, Andergassen, Schiffer e Storz furono condannati a morte dal tribunale militare statunitense e impiccati il 26 luglio dello stesso anno.[5] Butz fu condannato all'ergastolo perché riconosciuto di un coinvolgimento più limitato.[10]

Oltre all'omicidio di Hall, Andergassen, Schiffer e Storz furono giudicati colpevoli anche dell'omicidio di altri sei militari alleati: il pilota Charles Parker, gli ufficiali della SAS Roger Littlejohn e David Crowley e gli aviatori statunitensi George Hammond, Hardy Narron, e Medardo Tafoya.[9]

Riconoscimento[modifica | modifica wikitesto]

Distinguished Service Cross - nastrino per uniforme ordinaria
— 25 settembre 1951[1]
Legion of Merit - nastrino per uniforme ordinaria
«per condotta eccezionalmente meritoria nello svolgimento di servizi eccezionali in Italia dal 2 agosto 1944 al 27 gennaio 1945[5][1]»
— riconoscimento postumo[2]
Purple Heart - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c CAPTAIN RODERICK STEPHEN GOODSPEED “STEVE” HALL; U.S. ARMY, su norwalkctheroes.org.
  2. ^ a b c d e f g h i j k Central Intelligence Agency
  3. ^ Steinacher, p. 273.
  4. ^ a b Steinacher, p. 274.
  5. ^ a b c d Roderick "Steve" Hall, su cia.gov, Central Intelligence Agency, 22 September 1993. URL consultato il 12 September 2018 (archiviato dall'url originale il 27 marzo 2010).
  6. ^ Steinacher, p. 278.
  7. ^ Steinacher, pp. 283-284.
  8. ^ Steinacher, p. 284.
  9. ^ a b O'Donnell, capitolo 46.
  10. ^ Steinacher, p. 285.
  11. ^ Roderick Stephe Hall, su abmc.gov, American Battle Monuments Commission. URL consultato il 15 September 2018.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]