Roberto di Hentzau

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Roberto di Hentzau
Elaine Hammerstein e Bert Lytell
Titolo originaleRupert of Hentzau
Lingua originaleinglese
Paese di produzioneStati Uniti d'America
Anno1923
Durata90 min
Dati tecniciB/N
rapporto: 1,33:1
film muto
Genereavventura, sentimentale
RegiaVictor Heerman
Soggettodal romanzo Rupert of Hentzau di Anthony Hope
ProduttoreMyron Selznick (supervisore)
Casa di produzioneSelznick Pictures Corporation
FotografiaGlen MacWilliams, Harris Thorpe (con il nome Harry Thorpe)
Interpreti e personaggi

Roberto di Hentzau (Rupert of Hentzau) è un film muto del 1923 diretto da Victor Heerman, sequel de Il prigioniero di Zenda.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Rupert of Hentzau, uno dei principali artefici della cospirazione contro il re di Ruritania, ritorna in patria dall'esilio. Creduto morto da tutti, Hentzau intercetta una lettera della regina Flavia indirizzata a Rassendyll, il sosia del re, colui che aveva fatto fallire il complotto dei congiurati. Nella lettera, Flavia confessa il suo amore per Rassendyll, mai sopito dopo la sua partenza, e racconta della sua infelicità di donna non amata. Rupert uccide il re e usa la lettera per ricattare Rassendyll e la regina: volendo impadronirsi del trono, minaccia i due di rivelare il contenuto della missiva se oseranno frapporsi tra lui e la corona. Ma Hentzau rimane ucciso nel duello che ingaggia con Rassendyll. Quest'ultimo, rifiutando di salire sul trono accanto a Flavia, ritorna in Inghilterra dove però Flavia, dopo aver abdicato, lo raggiungerà ben presto.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Il film fu prodotto dalla Selznick Pictures Corporation.

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

Il copyright del film, richiesto dalla Selznick Pictures, fu registrato il 6 luglio 1923 con il numero LP19184[1].

Distribuito dalla Selznick Distributing Corporation, il film fu presentato in anteprima l'8 luglio a New York. Uscì nelle sale cinematografiche USA il 15 luglio 1923. In Italia venne distribuito dalla F.B.O. nel 1926.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ AFI, su afi.com. URL consultato il 31 luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 9 ottobre 2016).

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