Roberto Di Ferro

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Roberto Di Ferro (Malvicino, 7 giugno 1930Pieve di Teco, 28 marzo 1945) è stato un partigiano e operaio italiano, nome di battaglia Baletta, morto fucilato, Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Roberto Di Ferro nasce nell'alessandrino a Malvicino il 7 giugno 1930. La famiglia, oltre ai genitori, è composta dai 2 fratelli e 2 sorelle: Roberto, Guido, Wanda e Mariella. Nel 1943 la famiglia si trasferisce ad Albenga dove Roberto finisce gli anni dell'obbligo scolastico, iniziando a lavorare come apprendista meccanico. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, inizia ad informarsi sul movimento di resistenza, assieme al fratello Guido[1][2]

Anche se i genitori erano contrari, vista la sua giovane età, il 2 settembre 1944 inizia a collaborare con i partigiani con il nome di battaglia Piccinen o Baletta, che in ligure è traducibile come "pallina" ed indica il comportamento tipico dell'età adolescenziale, inizialmente con funzione di staffetta ma dopo una breve esperienza partecipa attivamente anche alle azioni più rischiose.

Nella notte tra il 24 e il 25 marzo 1945 sopra Pieve di Teco, esattamente a Trovasta, si presentarono tre colonne motorizzate di tedeschi della Wehrmacht, tra le quali c'era una spia: Angela Bertone. I partigiani della zona, del distaccamento "Marco Agnese", appartenente alla Brigata "Silvano Belgrano" della VI Divisione Garibaldi d'assalto "Bonfante", furono colti di sorpresa e non riuscirono a fuggire. Il comandante Giovanni Trucco, nome di battaglia Franco, assieme a Sceriffo (Angelo Volpari) furono uccisi assieme ad altri uomini durante un conflitto a fuoco quando i tedeschi circondarono il casolare dove si erano nascosti. Baletta, assieme ad altri nove amici, vennero catturati una volta finite le munizioni. Alcuni partigiani vennero fucilati subito. Luigi Massabò, vicecomandante della IV Divisione, tentò un compromesso con i tedeschi chiedendo uno scambio di prigionieri con due ufficiali, senza successo. Baletta venne trasportato al Municipio di Pieve di Teco, dove venne interrogato e torturato dalla Wehrmacht per sapere informazioni sulle posizioni dei partigiani. Mantenne il silenzio. La mattina presto del 28 marzo venne portato vicino alla riva del fiume a Prato San Giovanni e fucilato a soli 14 anni. Prima di morire, i partigiani nascosti attorno lo sentirono urlare:

«Uccidetemi, i miei compagni mi vendicheranno[3]»

Il 25 aprile 1959 i suoi resti vennero trasportati nel Campo della Gloria presso il cimitero di Albenga[4]. La città di Albenga ha voluto ricordare questo suo concittadino intitolandogli un asilo nido comunale.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Primo fra i primi nelle più audaci e rischiose imprese, ardente di fede ed animato dal più puro entusiasmo, appena quattordicenne partecipava alla dura lotta partigiana, emergendo in numerosi fatti d’arme per slancio leonino e per supremo sprezzo del pericolo. Dopo strenuo combattimento contro preponderanti forze nazifasciste, in cui ancora una volta rifulse il suo indomito valore, esaurite le munizioni, veniva catturato e condotto dinanzi ad un giudice tedesco. Benché schiaffeggiato e minacciato di terribili torture, si manteneva fiero e sereno non paventando le barbare atrocità dell’oppressore. Le sue labbra serrate in un tenace e sprezzante silenzio, nulla rivelarono che potesse nuocere ai compagni di fede ed alla causa tanto amata. Condannato a morte rispondeva: "Uccidetemi, i miei compagni mi vendicheranno". La brutale rabbia nemica stroncava la sua giovane esistenza interamente dedicata alla liberazione della Patria. Magnifico esempio di valore e di giovanile virtù. - Pieve di Teco, 28 marzo 1945[4]»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La sezione albenganese dell'Anpi ricorda Guido Di Ferro, su savonanews.it. URL consultato il 24 aprile 2017.
  2. ^ 25 Aprile 365 giorni all'anno, su radiuk.blogspot.it. URL consultato il 24 aprile 2017 (archiviato dall'url originale il 1º giugno 2014).
  3. ^ ROBERTO DI FERRO “Balletta” anpialessandria.it
  4. ^ a b Roberto Di Ferro: il più giovane fucilato d'Italia, su istitutonastroazzurro.it. URL consultato il 24 aprile 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Daniele La Corte, La resistenza di Baletta, con prefazione di Alessandro Natta (terza ristampa nel 2006).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]