Riccardo Balagna

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Riccardo Balagna
NascitaPinerolo, 30 ottobre 1912
MorteMar Mediterraneo, 24 giugno 1941
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Aeronautica
Reparto279ª Squadriglia, 131º Gruppo, 36º Stormo
GradoSergente maggiore a.a.r.spec.
GuerreGuerra d'Etiopia
Seconda guerra mondiale
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
voci di militari presenti su Wikipedia

Riccardo Balagna (Pinerolo, 30 ottobre 1912Mar Mediterraneo, 24 giugno 1941) è stato un militare e aviatore italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale[2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Pinerolo, provincia di Torino, il 30 ottobre 1912.[3] Nel gennaio 1932 si arruolò volontariamente nella Regia Aeronautica in qualità di allievo radiotelegrafista, venendo nominato nel febbraio 1935 primo aviere marconista e nel giugno successivo partì per la Somalia.[1] Prese parte alla guerra d'Etiopia, e fu rimpatriato per malattia dopo un anno, e promosso sergente maggiore nel 1938.[1] All'atto dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, prestava servizio presso il 33º Gruppo Ricognizione Terrestre.[1] Trasferito successivamente poi alla specialità aerosiluranti, fu trasferito alla 279ª Squadriglia aerosiluranti del 131º Gruppo Autonomo, con la quale partì in volo per la Libia nel maggio 1941, arrivando sull'aeroporto militare di Derna.[1] Cadde in combattimento il 24 giugno 1941 sul cielo del Mediterraneo occidentale, e fu decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Un bombardiere aerosilurante Savoia-Marchetti S.79 Sparviero in volo scortato da caccia Aermacchi C.200 Saetta.
Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Marconista abilissimo, di provato ardimento, sempre primo in ogni impresa ed in ogni rischio, partecipava volontariamente ad una audace azione di aerosiluramento contro unità navali nemiche. Durante l’attacco svoltosi sotto l’infuriare della violentissima reazione, sebbene colpito dalle raffiche della caccia nemica, non abbandonava l’arma e in un supremo sforzo di volontà cooperava ancora alla difesa del velivolo, ma una seconda raffica lo abbatteva sull’arma. Costretto il velivolo ad ammarare, veniva accolto sul battellino di salvataggio e sul fondo di quello, che male teneva il mare, sopportava stoicamente il dolore delle carni martoriate, senza una parola di lamento, incoraggiando anzi i propri compagni a resistere alla durissima prova. Nelle ore della notte, atroci per il freddo e le sofferenze, non abbandonava la propria forza d’animo benché le sue condizioni si aggravassero. Quando già la terra era in vista, dopo aver affermato che avrebbe ripetuto volentieri una simile azione qualora si fosse salvato, spirava serenamente e dopo aver salutato la Patria in armi ed i compagni, trasvolava nel cielo degli eroi. Cielo del Mediterraneo Orientale, 24 giugno 1941.[4]»
— Regio Decreto 22 dicembre 1941.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]


Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Emilio Brotzu, Michele Caso e Gherardo Cosolo (a cura di), Dimensione Cielo, Aerei Italiani nella 2ª Guerra Mondiale Vol.4, Bombardieri-Ricognitori, Roma, Edizioni Bizzarri, luglio 1972.
  • Cesare Gori, Ali d'Italia n.11. SIAI S.79 pt.2, Torino, La Bancarella Aeronautica, 2010.
  • (EN) Chris Dunning, Combat Units of the Regia Aeronautica. Italia Air Force 1940-1943, Oxford, Oxford University Press, 1988, ISBN 1-871187-01-X.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le medaglie d'oro al valor militare Volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 686.
  • Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Testi delle motivazioni di concessione delle Medaglie d'Oro al Valor Militare, Roma, Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare, 1969.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]