Renato Dell'Andro

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Renato Dell'Andro

Sindaco di Bari
Durata mandato25 luglio 1959 –
14 dicembre 1959
PredecessorePasquale Del Prete (Commissario prefettizio)
SuccessoreGiuseppe Papalia

Durata mandato1º agosto 1960 –
25 luglio 1961
PredecessoreGiuseppe Papalia
SuccessorePasquale Prestipino (Commissario prefettizio)

Deputato della Repubblica Italiana
Durata mandato16 maggio 1963 –
29 ottobre 1990
LegislaturaIV, V, VI, VII, VIII, IX
Gruppo
parlamentare
Democrazia Cristiana
CircoscrizioneBari
Incarichi parlamentari
Sito istituzionale

Sottosegretario di stato al Ministero della Giustizia
Durata mandato26 febbraio 1974 –
16 giugno 1977
Capo del governoAldo Moro
PredecessoreErminio Pennacchini
SuccessoreGiuseppe Gargani

Dati generali
Partito politicoDemocrazia Cristiana
Titolo di studioLaurea in Giurisprudenza
ProfessioneDocente universitario

Renato Dell'Andro (Bari, 31 luglio 1922Bari, 29 ottobre 1990) è stato un giurista e politico italiano, giudice della Corte costituzionale dal 1985 alla morte.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Dell’Andro, allievo di Aldo Moro sin dall’anno accademico 1940-41 e poi suo assistente, nel 1947 divenne magistrato, funzione che esercitò fino al 1955, allorquando, definitivo fu il suo ruolo ordinario nell’Università di Bari: portando avanti assieme a Moro, e loro discepoli G. Contento, G. Spagnolo, P. De Felice e altri, la "teoria unitaria del reato",[1] contrapposta alle analitiche tripatita, bipartita etc.[2] Ed era tranquillo, all’ombra di Aldo Moro, quando fu da questi chiamato a scendere in campo per la campagna a Sindaco di Bari. Ed a Bari Dell’Andro dovette misurarsi con il blasonato leader missino Araldo di Crollalanza, che in un'epica conta fu battuto in voti di lista e preferenze dal giovane trentasettenne professore"[3], prima ordinario di diritto e poi procedura penale.

Tenne la carica di sindaco di Bari dal 1959 al 1961[4], deputato dal 1963 al 1985, otto volte sottosegretario e parlamentare europeo.

È stato deputato ininterrottamente dalla IV alla IX legislatura della Camera dei deputati (1963-1985) per la Democrazia Cristiana.
Ha fatto parte di molte commissioni della Camera tra cui:

  • Commissione Affari costituzionali nella IV legislatura;
  • Commissione Giustizia dalla IV alla IX legislatura ricoprendo anche l'incarico di segretario da gennaio 1964 a giugno 1968 e di vicepresidente da luglio 1972 a luglio 1973;
  • Giunta delle elezioni nella VI (fino a luglio 1973), VIII e IX legislatura ricoprendo anche l'incarico di presidente da luglio 1979 a luglio 1985;
  • Giunta per le autorizzazioni a procedere in giudizio nella IV legislatura come segretario e nella V legislatura (fino a dicembre 1968) come presidente;
  • Commissione inquirente per i procedimenti d'accusa nella IV, V (fino settembre 1968) e VI legislatura (fino a luglio 1973);
  • Commissione bicamerale d'inchiesta sul disastro del Vajont nella IV legislatura.

È stato inoltre Sottosegretario di Stato al Ministero della giustizia dal 13 settembre 1968 al 27 marzo 1970 nei governi Leone II, Rumor I e Rumor II e dal 28 novembre 1974 al 20 marzo 1979 nei governi Moro IV, Moro V, Andreotti III e Andreotti IV nonché sottosegretario alla Pubblica istruzione dal 12 luglio 1973 al 14 marzo 1974 nel governo Rumor IV.

È stato eletto giudice della Corte costituzionale dal Parlamento in seduta comune il 23 luglio 1985 e ha giurato il 29 luglio 1985.

È stato relatore della sentenza 364/1988 (definita, da autorevole dottrina, di portata storica), con la quale è stata conferita rilevanza scusante all'ignoranza inevitabile della legge penale, mediante la declaratoria di illegittimità parziale dell'art. 5 del codice penale, e soprattutto (da qui la "storicità") l'esplicitazione del principio di colpevolezza inferito dall'art. 27 Cost.[5]

È deceduto in corso di mandato il 29 ottobre 1990.[6]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giorgio Licci, Figure del diritto penale: Il sistema italiano, Giappichelli, 29 dicembre 2016, ISBN 978-88-921-0568-3. URL consultato il 2 dicembre 2023.
  2. ^ Gaetano Contento, Corso di diritto penale, Laterza, 2006, ISBN 978-88-420-7577-6. URL consultato il 2 dicembre 2023.
  3. ^ Luigi Ferlicchia, Il sindaco, in Renato Dell'Andro, Archivio storico della Camera dei deputati, 2010, p. 10.
  4. ^ Major Cities of Italy: Bari. Archiviato il 2 aprile 2015 in Internet Archive.
  5. ^ Corte costituzionale -, su cortecostituzionale.it. URL consultato il 2 dicembre 2023.
  6. ^ Sito web della Corte costituzionale: note biografiche giudice. Archiviato il 12 novembre 2014 in Internet Archive.
  7. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]


Predecessore Sindaco di Bari Successore
Pasquale Del Prete
(commissario prefettizio)
25 luglio 1959 - 14 dicembre 1959 Giuseppe Papalia I
Giuseppe Papalia 1º agosto 1960 - 25 luglio 1961 Pasquale Prestipino II
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