Renato Bianchi

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Renato Bianchi (Milano, 1919Milano, 21 giugno 1946) è stato un partigiano italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

All'inizio della Seconda guerra mondiale era stato mobilitato sulle Alpi Occidentali e, dal novembre del 1942, sul fronte greco-albanese. Dopo l'8 settembre 1943, Renato Bianchi prese parte attiva alla Resistenza greca nelle formazioni dell'ELAS e quindi, spostatosi in Albania, combatté contro i tedeschi con i partigiani italiani della Divisione "Gramsci". Rientrato in Patria, il 5 maggio 1945, con la fine della guerra, Renato Bianchi perse l'anno dopo la vita in un incidente stradale.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Tempra eccezionale di combattente in dodici mesi di lotta partigiana partecipava a trentasei combattimenti in Grecia ed in Albania confermando in epiche gesta le sue doti di sommo valore e di sublime ardimento. Da solo fronteggia ed impedisce lo sbarco tedesco col fuoco intenso e preciso di una mitragliatrice puntata dal suo occhio che non sbaglia e manovrata dal suo pugno che non trema; da solo penetrando in un abitato tenuto saldamente dal nemico affronta e fredda un generale tedesco comandante di un’isola costringendo il grosso presidio nemico, privo del suo capo, a sbandarsi e sgombrare la località; da solo distrugge un’importante stazione permanente radio; da solo ricupera e trasporta nelle nostre linee i corpi inerti dei compagni morti e quelli doloranti dei feriti. Le giornate di Limini, Oreus, Guves, Xirocori, sono le fulgide tappe dell’eroico cammino del prode combattente dell’E.L.A.S. e della "Gramsci " che, benché due volte ferito, non defletté dalla via affidatagli dalla sua fede, compie eroismi di leggenda e che gli meritano la più alta decorazione militare greca e l’ammirazione delle popolazioni civili che gli tributano i meritati trionfi.»
— Grecia - Albania, 1943 - 1945.[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dettaglio decorato, su 193.108.205.15, quirinale.it. URL consultato il 1º maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 20 maggio 2016).

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