Raimondo Selli

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Raimondo Selli (Bologna, 30 settembre 1916Bologna, 3 ottobre 1983) è stato un geologo e oceanografo italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Si laurea in scienze naturali all'Università di Bologna nel 1940, assistente sino al 1954 e libero docente in geologia nel 1949, diventa professore di geologia nel 1954 insegnando per un anno all'Università di Palermo, poi dal novembre 1955 viene chiamato all'Università di Bologna, dove rimarrà sino alla morte prematura. Linceo, ha ricevuto una laurea honoris causa in scienze naturali dall'Università di Bordeaux.[1]

Il suo nome è legato, in particolare, alle attività dell'istituto di geologia e paleontologia dell'Università di Bologna dal 1988 intitolato a Selli, che ha diretto, succedendo a Michele Gortani, dal 1955 al 1969. In tal senso ha inaugurato la nuova sede (1963), su progetto di Giovanni Michelucci, per migliorare la ricerca e la didattica e consentire riunioni e convegni geologici di primo piano, incanalando la direzione scientifica nel solco della modernità, con particolare riferimento all'applicazione dei più moderni canoni stratigrafici per le ricerche petrolifere, anche con l'ausilio del «Giornale di Geologia».[2] Grazie al sostegno del Consiglio Nazionale delle Ricerche ha introdotto, dal 1968, primo in Italia, un centro di ricerche sulla geologia marina[3], con il quale ha peraltro compiuto diverse crociere oceanografiche per lo studio del Mar Tirreno, i cui esiti sono confluiti in diverse pubblicazioni scientifiche.[4]

Durante la sua poliedrica attività di ricerca, si è dedicato a vari e moderni campi della geologia: dalla micropaleontologia all'evoluzione tettonica in special modo delle Alpi orientali e dell'Appennino meridionale, dalla stratigrafia del Paleozoico allo studio del Quaternario, dalla Geologia Applicata all'Oceanografia, come testimoniano le sue 150 pubblicazioni citate e valide ancora oggi. Si è occupato anche di idrocarburi e rischi sismici in rapporto alla previsione di realizzazione di centrali nucleari e del Ponte sullo Stretto di Messina[5], entrando nel dibattito sulla cosiddetta crisi di salinità del Messiniano.[6] Ha inoltre levato o curato la realizzazione di diverse carte geologiche, fra le quali quella dei bacini del Metauro e del Sannio, e studiato la frana del Vajont.

Dal 1967 al 1980 è stato rappresentante italiano all'ONU in materia di oceanografia, mentre nel biennio 1962-63 è stato presidente della Società Geologica Italiana, che ne commemora il nome attraverso il conferimento, a geologi italiani, come premio alla carriera, della "Targa Selli".[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cfr. la scheda biografica (online Archiviato il 23 settembre 2015 in Internet Archive.) dell'Archivio Storico dell'Ateneo di Bologna.
  2. ^ Cfr. la presentazione dell'Istituto (online Archiviato il 13 aprile 2012 in Internet Archive.) sul sito dell'Università di Bologna
  3. ^ Cfr. la presentazione dell'Istituto di Scienze Marine (online Archiviato il 14 ottobre 2013 in Internet Archive.) sul sito del CNR.
  4. ^ R. Selli, Ricerche geologiche preliminari nel Mar Tirreno. Crociera CST 68 del Laboratorio di Geologia Marina del CNR Bologna, Università di Bologna, Bologna 1970; Idem - A. Fabbri, Tyrrhenian: a Pliocene deep sea, in «Rendiconti dell'Accademia Nazionale dei Lincei, Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali», s. VIII, L. (1971), fasc. 5, pp. 581-592. Su questi aspetti vedi anche D.J. Stanely - F.C. Wezel, Geological evolution of the Mediterranean basin. Raimondo Selli commemorative volume, Springer-Verlag, New York 1985.
  5. ^ R. Selli, Geologia e sismotettonica dello stretto di Messina, Accademia Nazionale dei Lincei, Roma 1979.
  6. ^ Idem, An outline of the italian messinian, in Events in the Mediterranean, Drooger, Amsterdam-London 1973, pp. 150-171
  7. ^ Cfr. il Regolamento della "Targa Selli" (online) sul sito della Società Geologica Italiana

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN221664928 · ISNI (EN0000 0003 8560 0525 · SBN SBLV064159 · LCCN (ENn85000565 · GND (DE117474614 · J9U (ENHE987007340673905171 · WorldCat Identities (ENlccn-n85000565