Pietro di Grecia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Pietro
Principe di Grecia e Danimarca
Stemma
Stemma
NascitaCorfù, 3 dicembre 1908
MorteLondra, 15 ottobre 1980 (71 anni)
Luogo di sepolturaLille Bernstorff, Danimarca
PadreGiorgio di Grecia
MadreMarie Bonaparte
ConsorteIrina Aleksandrovna Outchinnikova
ReligioneChiesa ortodossa greca
Firma

Pietro di Grecia e Danimarca (Πρίγκιπας Πέτρος της Ελλάδας και της Δανίας; Corfù, 3 dicembre 1908Londra, 15 ottobre 1980) primogenito di Giorgio di Grecia e della principessa Marie Bonaparte. Il padre era secondogenito di Giorgio I di Grecia e della granduchessa Ol'ga Konstantinovna Romanova la madre invece era figlia di Rolando Napoleone Bonaparte.

Membro del casato Schleswig-Holstein-Sonderburg-Glücksburg (Grecia), sposò a Madras nel 1939 la borghese Irina Aleksandrovna Ovtchinnikova (1900-1990), contro il volere del padre e della famiglia. Insigne studioso, fu un buon antropologo, specializzato nelle credenze e tradizioni del Tibet, su cui pubblicò svariati libri, saggi ed articoli scientifici.

Infanzia[modifica | modifica wikitesto]

Pietro di Grecia infante con la madre, la principessa Marie Bonaparte

Pietro passa la parte principale della sua infanzia e della sua adolescenza in Francia, tra Saint-Cloud e l'avenue d'Iena a Parigi, residenze della madre e del nonno materno. I suoi legami con la Grecia sono invece molto più labili e la Prima Guerra Mondiale, con le sue conseguenze nocive sulla famiglia reale greca e la proclamazione delle repubblica nel 1923 lo tengono a lungo lontano dalla sua patria; tra il 1912 ed il 1936 non mette piede in Grecia[1]. Il principe Pietro invece conosce meglio la Danimarca, paese d'origine della casa regnante ellenica, dove regna il bisnonno re Cristiano IX di Danimarca e poi il prozio Federico VIII di Danimarca. Per molti anni tutte le estati le passa a Palazzo Bernstorff con la famiglia presso il prozio Valdemaro di Danimarca. Questo, legato dal 1883 al nipote Giorgio di Grecia da una relazione molto affettuosa[2], è affettuosamente chiamato "Papa Two" ("Papà Due") da Pietro e da sua sorella Eugenia[3].

Con i loro figli, Giorgio e Maria si mostrano allo stesso tempo calorosi e distanti: la madre aveva perso la propria madre alla nascita ed i suoi rapporti con il padre non erano mai stati facili e quindi aveva difficoltà nel trattare con i figli, mostrandosi con Pietro a volte lontana, a volte soffocante[4]. Nell'adolescenza, le relazioni tra la madre ed il figlio si complicano per il desiderio profondamente incestuoso che solo il lavoro di Freud riesce a reprimere[5]. Quanto al principe Giorgio, adora suo figlio ma non se ne occupa affatto[6].

Come tutti i fanciulli delle case reali della sua generazione, il principe e sua sorella Eugenia furono affidati alle cure di domestici e la loro nanny inglese, Violet Croisdale, svolse un ruolo importante, ma non sempre positivo, nella loro istruzione[4]. Una volta diventati più grandi, i due giovani l'accusarono d'averli vessati e pretesero dalla madre che l'allontanasse definitivamente dalla loro casa[7].

Vita sentimentale[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1930 il principe Pietro ha la sua prima esperienza sentimentale con una giovane americana: con lei perde la sua verginità e vive il suo primo dolore d'amore, allorché la ragazza torna nel proprio paese[8]. Ma solo cinque anni dopo ha la sua prima vera relazione: incontra una donna di otto anni più grande di lui, Irina Aleksandrovna Outchinnikova[9], russa bianca, figlia del gioielliere di corte dei Romanov che ha lasciato il suo paese con il marito, Jehan marchese de Monléon, attraverso la Crimea nel 1918. Per Pietro di Grecia questa relazione segna una rottura importante con la sua famiglia ed il suo passato: mette fine alla sua analisi con Loewenstein senza averla terminata e litiga con la madre e la sorella; quanto a suo padre, non lo mette al corrente della relazione con Irina poiché disapproverebbe dal momento che la donna è borghese e già sposata[9].

Ritorno in Grecia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1935 la Grecia torna ad un regime monarchico e re Giorgio II di Grecia, di ritorno al potere, chiama a corte il cugino Pietro, offrendogli alcuni posti di prestigio: terzo nell'ordine di successione al trono dopo il fratello minore del sovrano Paolo I di Grecia ed il proprio padre Giorgio, Pietro è un membro importante della famiglia reale. Tuttavia, il principe rifiuta di rientrare nel suo paese poiché Irina, sua amante, minaccia di suicidarsi se egli la lascerà. Quanto al principe Giorgio, ancora segnato dai suoi fallimentari trascorsi politici quando era alto commissario a Creta (Grecia), non spinge certo il figlio ad assumere importanti funzioni ufficiali[10].

Alla fine Pietro tornò in patria nel 1936, per assistere alla sepoltura delle ceneri dei membri della Casa Reale morti in esilio: non vedeva la Grecia da quando aveva quattro anni[11]. Tuttavia, a dicembre, Irina ottenne il divorzio ed il principe la raggiunse in Francia, diviso fra i suoi doveri ufficiali e l'amore per la donna, temendo d'apparire come il re Edoardo VIII del Regno Unito, di cui disapprovava l'atteggiamento, ma di cui tutto sommato seguiva i passi[11]. Negli anni successivi, visse ad Atene servendo nelle file dell'esercito, passando da sottotenente a tenente di fanteria nel 1937.

Nozze[modifica | modifica wikitesto]

Pietro di Grecia ritratto con la moglie Irina.

Nel settembre 1937, Pietro partì per un lungo viaggio con Irina che dalla Grecia li condusse in Siria, Persia ed India per trovare una tribù da studiare[12]. In India decise di officializzare la sua relazione, sposando Irina Aleksandrovna Ovčinnikova a Madras nel 1939: le nozze scandalizzarono la famiglia reale, e specialmente il padre dello sposo, che troncò ogni contatto con il figlio.

Seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Con la Campagna italiana di Grecia nel 1940, il principe è mobilitato come capitano di fanteria e serve presso il quartier generale di suo cugino il re, ad Atene: poco prima dell'occupazione della Grecia da parte delle truppe italo-tedesche è nominato aiutante di campo di Giorgio II di Grecia e lo segue prima a Creta, e poi in Egitto nell'aprile-maggio 1941.

Viene promosso comandante del Battaglione Sacro, un gruppo d'ufficiali greci che continuano i combattimenti contro i nazisti affiancando i britannici: con i suoi uomini, prende così parte alla Campagna di Tunisia ed organizza la fusione provvisoria del Battaglione Sacro con le forze della Francia libera guidate dal generale Leclerc nel 1943.

Giudicato dal War Office inglese come "il più intelligente dei membri della famiglia reale" (Elena) e come "il migliore alleato dei greci", il principe è tuttavia considerato un problema che mette in pericolo lo sforzo bellico combinato contro il Terzo Reich[13]: la sensibilità politica di Pietro è piuttosto tendente a sinistra ed egli non esita ad interferire nelle decisioni del governo greco in esilio. È dunque inviato in India dai britannici, con il pretesto di completare ed aggiornare la sua formazione militare[13].

Con la fine della guerra, il principe Pietro ritorna per qualche tempo in Grecia, dove viene promosso tenente colonnello, per poi tornare in Francia per sfuggire all'instabilità politica del suo paese.

Viaggi e studi[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1947, Pietro viaggia attraverso l'India, il Tibet e lo Sri Lanka: del viaggio trae il materiale per il libro "D'Atene a Calcutta" (Απ΄ Αθηνών εις Καλκούτα).

Dal 1950 al 1954, il principe prende parte, con sua moglie[14], alla terza spedizione scientifica danese in Asia centrale[15]. Durante questo soggiorno, che si svolge soprattutto nella regione di Kalimpong, nel Bengala[16], Pietro è incaricato dalla Reale Biblioteca di Copenaghen di procurarsi opere tibetane, compito difficile perché il Tibet, paese tradizionalmente chiuso al mondo, era allora invaso dalla Cina[15]: il principe riuscì tuttavia ad ottenere documenti molto preziosi come il Canone buddista (Kan-gyur) ed i suoi commenti (Tän-gyr)[16]. Oltre alle sue attività legate allo studio sul Tibet, Pietro prese il comando, durato dieci settimane, di una missione scientifica danese in Afghanistan nel 1953[17].

Nel 1957 fu creato dottore honoris causa dall'università di Atene e pronunciò un discorso "Sulle influenze del periodo ellenistico in Asia centrale". Visitò negli anni successivi l'India e l'Himalaya tra il 1974 e il 1975 e realizzò in Tibet oltre 5.000 misurazioni antropometriche oltre a studiare la poliandria. Questo lavoro fu la base per la sua seconda laurea honoris causa, consegnatagli dall'università di Londra, cui seguì, nel 1960, una presso quella di Copenaghen. Lavorando in Danimarca poté frequentare e collaborare con Tarab Tulku Rinpoché.

Rapporti con la corte greca[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la morte nel 1964 di suo cugino il re Paolo I di Grecia e l'ascesa al trono di Costantino II di Grecia, le relazioni di Pietro con la famiglia reale peggiorarono. Il principe, già in freddo con la regina Federica, ruppe i rapporti con il nuovo sovrano quando questi proclamò come propria erede la sorella minore, la ventiduenne principessa Irene di Grecia (1942). Come più prossimo congiunto di sesso maschile del sovrano, Pietro era infatti convinto di avere più diritti alla corona della giovane cugina. Allo stesso modo, il principe rifiutò di riconoscere la designazione della principessa Alessia di Grecia, primogenita di Costantino II di Grecia, come diadoco di Grecia nel 1965.

Nei primi anni del regno di Costantino II di Grecia il principe Pietro rilasciò varie dichiarazioni ed articoli di critica alla regina Federica: alla base di questo risentimento pare ci fosse una relazione sentimentale finita male che risaliva alla loro giovinezza.

Il principe Pietro morì a Londra nel 1980 per emorragia cerebrale: i funerali si tennero a Londra, nella totale indifferenza della famiglia reale greca; il governo della repubblica ellenica negò la possibilità che venisse sepolto nel pantheon dinastico di Tatoi e la casa reale danese pur avendo partecipato alle esequie- si mostrò molto riluttante ad accettare che venisse sepolto in Danimarca. La moglie morì dieci anni dopo a Parigi ed ambedue vennero sepolti presso Gentofte dove i discendenti del principe Valdemaro di Danimarca, grande amico del padre di Pietro, avevano una proprietà.

Albero genealogico[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Cristiano IX di Danimarca Federico Guglielmo di Schleswig-Holstein-Sonderburg-Glücksburg  
 
Luisa Carolina d'Assia-Kassel  
Giorgio I di Grecia  
Luisa d'Assia-Kassel Guglielmo d'Assia-Kassel  
 
Luisa Carlotta di Danimarca  
Giorgio di Grecia  
Konstantin Nikolaevič Romanov Nicola I di Russia  
 
Carlotta di Prussia  
Ol'ga Konstantinovna Romanova  
Alessandra di Sassonia-Altenburg Giuseppe di Sassonia-Altenburg  
 
Amalia di Württemberg  
Pietro di Grecia  
Pietro Napoleone Bonaparte Luciano Bonaparte  
 
Alexandrine de Bleschamp  
Rolando Napoleone Bonaparte  
Justine Eleanore Ruflin Julian Ruflin  
 
Justine Lucard  
Marie Bonaparte  
François Blanc Claude Blanc  
 
Marie Janin  
Marie Blanc  
Marie Hensel Caspar Hensel  
 
Catherine Stemler  
 

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Onorifenze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine dell'Elefante (Danimarca) - nastrino per uniforme ordinaria
monogramma personale del principe Pietro

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Célia Bertin, Marie Bonaparte, Perrin, Paris, 1982, p. 314.
  2. ^ Celia Bertin, op. cit., pp. 151 et 183.
  3. ^ Célia Bertin, op. cit., p. 249.
  4. ^ a b Célia Bertin, op. cit., p. 250.
  5. ^ Célia Bertin, op. cit., p. 301-302.
  6. ^ Célia Bertin, op. cit., p. 192.
  7. ^ Célia Bertin, op. cit., p. 304.
  8. ^ Célia Bertin, op. cit., p. 296
  9. ^ a b Célia Bertin, op. cit., p. 310
  10. ^ Célia Bertin, op. cit., p. 311.
  11. ^ a b Célia Bertin, op. cit., p. 314.
  12. ^ Célia Bertin, op. cit., p. 318.
  13. ^ a b Alan Travis, « Prince Philip's cousin 'subverted war against Nazis' » dal The Guardian del 10 agosto 1999.
  14. ^ Prince Peter of Greece, « Books from Tibet » dans Fund & Forskning, 1955, p. 119
  15. ^ a b Prince Peter of Greece, op. cit., p. 113.
  16. ^ a b Prince Peter of Greece, op. cit., p. 114.
  17. ^ Prince Peter of Greece, op. cit., p. 123.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN267797178 · ISNI (EN0000 0003 5963 1125 · BAV 495/172613 · LCCN (ENnr97034159 · GND (DE1089723512 · J9U (ENHE987007449942405171 · WorldCat Identities (ENlccn-nr97034159