Pietro Porcinai

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Pietro Porcinai

Pietro Porcinai (Fiesole, 20 dicembre 1910Firenze, 9 giugno 1986) è stato un architetto del paesaggio italiano.

Ha progettato sistemazioni paesaggistiche nelle scale più diverse: dal giardino al parco urbano, dall'area industriale al villaggio turistico, dall'autostrada all'area agricola. Tra i suoi oltre 1.100 progetti, realizzati in vari paesi del mondo, vi sono anche giardini-paesaggio, cioè giardini nei quali l'uomo sembra non aver fatto nulla.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Conseguito il diploma di perito agrario, progettò il suo primo giardino (1928) a Lecce (Villa Reale), quindi lavorò in Belgio e in Germania (1928-1929). Tornato a Firenze, dopo un'esperienza di lavoro presso l'Istituto di Agraria di Firenze (1932), lavorò con il vivaista pistoiese Martino Bianchi.

Ritornato in Germania, conobbe i più importanti architetti europei del giardino (Fritz Enchke, Karl Foerster, Gustav Luttge, Russel Page, Geoffrey Jellicoe, René Pechère, Gerda Gollwitzer), ne apprezzò le opere ed ebbe la possibilità di confrontarsi con il loro metodo di lavoro, le loro tecniche colturali, le loro soluzioni formali.

Nel 1937 iniziò la sua collaborazione, seppure saltuaria, per la rivista di architettura “Domus” diretta da Gio Ponti. Nel 1940, a soli 30 anni, e già noto professionista, fondò a Firenze con Nello Baroni e Maurizio Tempestini uno studio che diventò presto un vivace punto di riferimento della vita culturale fiorentina, entrando in contatto con le famiglie importanti dell'imprenditoria che diventeranno suoi committenti fino al concludersi della sua attività. Sempre nel 1938 conobbe a Berlino il noto architetto paesaggista tedesco Alwin Seifert durante il Congresso Internazionale di Ortoflorofrutticoltura. Nel 1947, insieme a Tempestini e Baroni, fondò la OP “Organizzazione professionisti per la sintesi nel lavoro” nuovo studio associato, collegato con altri professionisti in varie zone d'Italia che verrà sciolta nel 1954.

Nel 1948, al Jesus College di Cambridge, fu tra i soci fondatori dell'IFLA (International Federation Landscape Architecture) insieme ad un gruppo internazionale di paesaggisti: scopo dell'associazione è diffondere la cultura paesaggistica nei vari paesi e dare maggiori riconoscimenti alla professione per migliorare la qualità della vita della società.

Dopo il 1949, consolidata la clientela privata, insieme ad incarichi pubblici di rilievo, ebbe l'opportunità di fare grandi esperienze internazionali: il progetto delle aree verdi al quartiere Hansaviertel di Berlino (1956); la consulenza per Abu Simbel (1963); il progetto per la sistemazione esterna del Centro Pompidou (1973); il progetto dei parchi delle città dell'Arabia Saudita (19751976); il concorso per Abidjan (1979) e il concorso per il Parco de La Villette (1982). In tutte queste occasioni Porcinai si dimostrò ormai nel pieno della sua maturità.

Collaborò con Ludovico Belgioioso ed Ernesto Nathan Rogers, Vittoriano Viganò, Marco Zanuso e Pietro Consagra, Riccardo Morandi, Oscar Niemeyer, Renzo Piano e Richard Rogers, Carlo Scarpa, Franco Albini e Franca Helg, ideando parchi e giardini che hanno acquistato il valore di un modello nel nostro tempo.

Difensore del patrimonio naturale e del paesaggio si è battuto a lungo per l'insegnamento del verde, del paesaggio e del giardino in Italia dove era costretto a registrare il massimo disinteresse delle scuole di ogni ordine e grado e persino delle università.

Conservazione, promozione e divulgazione[modifica | modifica wikitesto]

La piscina di Villa Sparta, Fiesole
Vialetti coperti di muschio a Villa Sparta, tipico intervento "mimetico" di Porcinai

Nel 1950 stimolò la fondazione della sezione italiana dell'IFLA con pochi altri pionieri che dettero vita all'AIAP (Associazione Italiana Architetti del Giardino e del Paesaggio) di cui Porcinai fu per molti anni segretario e, a partire dal 1979, Presidente onorario.

Attorno agli anni sessanta decise di organizzare un centro educativo a Villa Rondinelli, lo studio che aveva acquistato da poco a San Domenico di Fiesole che ristrutturò e restaurò: la villa avrebbe dovuto diventare un centro educativo e di incontro internazionale “un modo per scambiarsi idee, esperienze e opinioni come accadeva, un tempo, nei vicini giardini rinascimentali”; gli mancarono gli aiuti necessari e la sua amarezza, negli anni successivi venne in parte alleviata dalle notizie che la sua battaglia non era stata combattuta invano e che a Genova nonché in altre università italiane, le generazioni più giovani avrebbero potuto impegnarsi in corsi di perfezionamento in architettura del paesaggio.

Impegnato a favore della professione, partecipò attivamente a vari congressi internazionali; nel 1971 intervenne a Fontainebleau, al Primo colloquio internazionale sulla conservazione e il restauro dei giardini storici indetto dall'ICOMOS (International Council of Monuments and Sites) dove fu promotore di una commissione comune ICOMOS–IFLA, tuttora operante, che nel dicembre 1982 a Firenze, redasse la Carta italiana dei giardini storici, una sorta di decalogo per tutti gli interventi sul verde storico.

Fu sepolto a Firenze, nel cimitero di Settignano.

Premi e riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Ottenne vari riconoscimenti ufficiali come il premio In-Arch 1960 e l'Award of Merit della School of Environmental Design dell'Università della Georgia e l'8 giugno 1979, venne insignito di un'onorificenza tedesca, l'anello di Friedrich Ludwig von Sckell conferitogli dall'Accademia Bavarese delle Belle Arti, primo italiano e primo non tedesco ad aver ricevuto tale premio.

Per la sua vasta competenza professionale, è entrato di diritto nel gotha degli architetti europei del giardino: nel 1986, unico italiano vivente, poteva vantare una scheda biografica nel volume The Oxford Companion to Gardens di Sir Geoffrey e Susan Jellicoe.

Elenco progetti e interventi (parziale)[modifica | modifica wikitesto]

Scritti[modifica | modifica wikitesto]

Il suo saggio più famoso, scritto in collaborazione del filosofo Attilio Mordini è "Giardini d'occidente e d'oriente", F.lli Fabbri Ed., Milano Insieme ai numerosi progetti, Porcinai ha lasciato molti testi che sono preziosi per comprendere la sua cultura, il suo metodo di lavoro e le sue scelte progettuali. Oltre ai suoi articoli pubblicati per la rubrica sul verde e il giardino nella rivista “Domus” a partire dagli anni trenta, i suoi saggi sono stati pubblicati su varie riviste italiane e straniere:

  • Flora (Milano);
  • Il giardino fiorito (Siena);
  • Il geometra (Firenze);
  • La rivista dell'ortofloricoltura italiana (Firenze);
  • Garten- und Landschaftsbau (Monaco di Baviera).

I suoi interventi più importanti come difensore del verde, del paesaggio e del giardino sono i seguenti:

  • Paesaggio stradale (1937);
  • Giardini privati (1937);
  • Giardino e Paesaggio (1942), Accademia dei Georgofili;
  • Ancora sul verde nell'urbanistica (1952), Atti del Congresso nazionale di urbanistica;
  • Il colore nei giardini e nel paesaggio (1957), Atti del congresso dell'Istituto nazionale del colore;
  • Giardini privati oggi (1964); Conferenza presso l'Istituto agrario di Firenze;
  • Urbanità e Urbanistica (1965); in l'Architecture d'Aujourd'hui;
  • Aree verdi e giardini oggi in Italia (1976); "Mondo Verde" – Euroflora Genova.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • M. Matteini, Pietro Porcinai architetto del giardino e del paesaggio, Electa, Milano, 1991.
  • L. Zangheri, Pietro Porcinai un italiano nel mondo, in "Storia Urbana", n. 60, 1992, pp. 93–104.
  • I giardini del XX secolo: l'opera di Pietro Porcinai, a cura di M.C. Pozzana, Alinea, Firenze, 1998.
  • G. Carapelli, M. Donati, Pietro Porcinai e l'arte del paesaggio. Gli esordi e i lavori nella provincia aretina, Mandragora, Firenze, 2005.
  • Natura, Scienza, Architettura. L'eclettismo nell'opera di Pietro Porcinai, a cura di T. Grifoni, Polistampa, Firenze, 2006.
  • C. Sanguineti, Scheda su Pietro Porcinai, in Guida agli archivi di architetti e ingegneri del Novecento in Toscana, a cura di E. Insabato, C. Ghelli, Edifir, Firenze, 2007, pp. 301–306.
  • C. Cordoni, Maurizio Tempestini Interior Architect (1908-1960), Edifir, Firenze 2010, pp. 5, 8, 10, 11, 16, 18, 20, 22, 24, 26, 42, 44, 46-49, 56-57, 71-76, 112, 114-115, 121-122, 127, foto XXII, XXIV.
  • I. Romitti, Pietro Porcinai. L'identità dei giardini fiesolani, Polistampa, Firenze, 2011.
  • E. Mussoni, Villa Des Vergers Ruspoli e il giardino di Pietro Porcinai, Medusa. Milano 2011.
  • Pietro Porcinai a Pistoia e in Valdinievole, a cura di C.M. Bucelli, C. Massi, Olschki, Firenze, 2012.
  • G. Carapelli, M. Donati, Pietro Porcinai (1910-1986). Paesaggi moderni a Firenze, Pacini, Ospedaletto (Pisa), 2013.
  • Pietro Porcinai. Il progetto del paesaggio nel XX secolo, a cura di L. Latini, M. Cunico, Marsilio, Venezia 2013.
  • I giardini di Pietro Porcinai in Umbria, a cura di M. Fresa, G. Giacché, L. Giacché, Regione Umbria, Perugia, 2014.
  • Pietro Porcinai a Trivero. Giardini e paesaggio tra pubblico e privato, a cura di M.L. Frisa, L. Latini, Marsilio, Venezia 2016.
  • M. Treib, L. Latini, Pietro Porcinai and the Landscape of Modern Italy, Taylor & Francis, 2016.
  • C. Cordoni, Firenze, Lungarno Corsini 6. Lo studio Baroni, Tempestini, Porcinai, Edifir, Firenze, 2017.
  • C. Zanarotti, P. Porcinai, D. Fusaro, Porcinai e il paesaggio, Liberia della Natura, Milano, 2017.
  • M. Nocchi, La villeggiatura elitaria. Ville sulla costa apuana a Ronchi e Poveromo 1900-1970, in "Casabella-Continuità", n. 909, maggio 2020, pp. 67-68.
  • M. Nocchi, S. Nicoli, Le ville di Ronchi e Poveromo architetture e società 1900-1970, Pacini, Ospedaletto (Pisa), 2020, pp. 176-177, 187-188.
  • L. Latini, La breve vita di un giardino moderno. Pietro Porcinai e Villa Theobald a Colonia, 1961-1964, in Giardini storici, verità e finzione. Letture critiche dei modelli storici nel paesaggio dei secoli XX e XXI, a cura di M. Mosser, J. T. Rojo, S. Zanon, Antiga Edizioni, Crocetta del Montello (TV) 2021, pp. 262-272.

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