Pietro Gramigna

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Pietro Gramigna
NascitaLugo di Romagna, 20 marzo 1912
MorteBologna, 3 marzo 1987
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Bandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
Esercito Italiano
ArmaGenio
Reparto3ª Compagnia idrici speciale
GradoSottotenente
GuerreGuerra d'Etiopia
Seconda guerra mondiale
CampagneCampagna di Tunisia
Decorazionivedi qui
dati tratti da Angetbo[1]
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Pietro Gramigna (Lugo di Romagna, 20 marzo 1912Bologna, 3 marzo 1987) è stato un militare italiano, decorato di Medaglia d'oro al valor militare a vivente nel corso della Guerra d'Etiopia.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Lugo di Romagna il 20 marzo 1912, figlio di Pietro ed Emilia Francesconi.[2]

Arruolato nel Regio Esercito il 1 marzo 1933, fu assegnato in servizio all'11º Reggimento del genio e poi congedato il 30 ottobre 1934 con il grado di caporale.[1] In vista dello scoppio della guerra d'Etiopia fu richiamato in servizio attivo nel 10º Reggimento zappatori, partendo per l'Eritrea il 29 settembre 1935 in forza alla 3ª Compagnia Idrici Speciale Autocarrata, dotata di autocarri Lancia Ro.[1] Rimase gravemente ferito in combattimento il 28 luglio 1936, venendo subito ricoverato presso un ospedale di Addis Abeba a causa della gravità delle sue condizioni, rischiando di morire per dissanguamento.[1]

Trasferito a Gibuti fu imbarcato su una nave ospedale e rientrò in Patria, giungendo a Napoli nel novembre dello stesso anno, e dopo aver trascorso una lunga degenza presso l'Istituto Rizzoli di Bologna venne collocato in congedo assoluto nel corso del 1937.[1] Insignito della Medaglia d'oro al valor militare a vivente, che gli era stata personalmente consegnata dal Viceré Maresciallo d'Italia Rodolfo Graziani in una apposita cerimonia tenutasi presso il Ghebì imperiale il 22 luglio 1936, riprese a studiare e si diplomò geometra, iniziando a lavorare.[1] Dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia, fu richiamato in servizio, a domanda, nel dicembre 1942 e promosso sergente, fu trasferito in Africa Settentrionale Italiana.[1] Sbarcò a Tunisi il 13 febbraio 1943, partecipando alle operazioni belliche in forza alla Direzione lavori del Genio della 1ª Armata del generale Giovanni Messe.[1]

All'atto della capitolazione delle forze dell'Asse fu preso prigioniero, trascorrendo vari mesi in prigionia.[1] Rientrò in Italia al seguito delle armate Alleate, promosso sottotenente di complemento con anzianità dal 5 maggio 1943, prestando servizio alla Direzione Generale del Genio Ministero, dal luglio al dicembre 1944.[1] Trasferito all'ufficio del genio militare di Ancona, vi rimase fino al giugno 1945, quando fu trasferito alla Direzione del genio di Bologna dove rimase in servizio fino il 30 novembre 1948 quando fu rimesso in congedo.[1] Stabilitosi definitivamente a Bologna, vi rimase fino alla sua morte, avvenuta il 3 marzo 1987.[1]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Sotto il violento fuoco di nuclei ribelli che avevano attaccato una squadra al lavoro, anziché ripiegare con i compagni di fronte al nemico preponderante, accorreva all'automezzo a lui in consegna per recuperarlo. Ripetutamente colpito, con superbo sprezzo del pericolo si appostava per rispondere al fuoco. Allontanatisi i nemici, sebbene nove volte ferito, invece di porsi in salvo, si portava al volante dell'autocarro; spentosi il motore perché le gambe ferite non consentivano la giusta manovra, con supremo sforzo di volontà, scendeva a terra, avviava a mano il motore e conduceva l'automezzo al posto militare più vicino. Giunto dissanguato ed in fin di vita, al medico accorso diceva: « Muoio contento di avere fatto il mio dovere; solo mi dispiace di non aver potuto riprendere il fucile ». Continuava all'ospedale, malgrado le ferite gravi e dolorose, a mantenere contegno fiero e coraggioso. Addis Abeba, 28 luglio 1936
— Regio Decreto 14 luglio 1937[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]


Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]