Peppino Fumagalli

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Peppino Fumagalli (Monza, 5 settembre 1928Monza, 9 marzo 2015) è stato un imprenditore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Monza nel 1928, era l'ultimo dei quattro figli di Eden Fumagalli, fondatore e titolare della ditta Officine Meccaniche Eden Fumagalli (OMEF), inizialmente specializzata nella produzione artigianale di macchine utensili, e a partire dal dopoguerra in quella delle lavatrici per uso domestico. Dopo aver conseguito il diploma di perito meccanico, entrò nell'azienda paterna, divenuta Candy nel 1961, in cui si occupò della sua struttura amministrativa e commerciale, e di cui nel 1970 assunse la conduzione assieme al fratello maggiore Niso (1918-1990), in qualità di amministratore delegato.[1][2]

Nel 1967-69, Fumagalli è stato presidente onorario della Virtus Pallacanestro Bologna, in quel periodo sponsorizzata dalla Candy.[3]

Candy divenne una delle principali aziende italiane produttrici di elettrodomestici, e si espanse raggiungendo dimensioni internazionali nel corso degli anni ottanta-novanta. Nel 1985, Fumagalli propose a Vittorio Merloni, presidente e titolare della Merloni-Ariston di Fabriano, la creazione di una cordata italiana per salvare dal commissariamento la Indesit, a cui avrebbe partecipato anche Olivetti, ma l'offerta venne respinta dall'industriale marchigiano.[4][5] Divenuto presidente dell'azienda di famiglia nel 1990, dopo la morte di Niso, mantenne tale carica fino al 1994, quando decise di cedere la conduzione della medesima ai suoi figli Aldo e Beppe, e ai nipoti Silvano, Maurizio ed Eden Fumagalli, figli del fratello.[1] Da allora ricoprì la carica di presidente onorario della medesima.[1][2]

Nel 1998-2001 è stato componente del consiglio di amministrazione di Mediobanca, e nel 1999-2002 fece parte del comitato direttivo e del consiglio di amministrazione del Credito Italiano.[1]

Nel 2010, il Comune di Milano gli ha attribuito il premio Le Nuove Guglie della Grande Milano, un riconoscimento dato a personalità che si sono distinte per l'impegno nella valorizzazione del tessuto economico, scientifico, tecnologico, sociale, culturale dell'area metropolitana milanese.[6]

Sposato e padre di quattro figli, è morto a Monza il 9 marzo 2015 all'età di 86 anni.[2][7]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine al merito del lavoro - nastrino per uniforme ordinaria
«In collaborazione con i fratelli Niso ed Enzo, partendo da un modesto laboratorio artigiano fondato dal padre, diede vita ad un'azienda elettromeccanica progressivamente affermatasi nel campo della produzione di lavatrici, asciugabiancheria, cucine a gas e miste, condizionatori d'aria, frigoriferi. L'azienda nota con il nome di ""Candy S.p.A."" esercisce in Brugherio un complesso industriale che copre una superficie di 290.000 mq. del quale oltre alle attrezzature industriali fanno parte anche una scuola di addestramento, frequentata annualmente da circa 500 tecnici, un Centro Europeo per l'Assistenza Tecnica e un centro sportivo. Il complesso, di cui Peppino Fumagalli è Consigliere Delegato e Direttore Generale, dà lavoro a migliaia di dipendenti. Le aziende create da Peppino Fumagalli hanno validamente contribuito alla affermazione in tutto il mondo degli elettrodomestici italiani essendo infatti la produzione esportata per circa il 50%. Nel 1968 gli è stata conferita la Medaglia d'Oro al Merito Industriale.»
— 2 giugno 1973[8]
Cavaliere Commendatore dell'Ordine dell'Impero Britannico - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d P. Rappelino, Gli 80 anni di Peppino Fumagalli. L'ultimo pioniere della Candy, in Noi Brugherio, n. 27, Kairós, 13 settembre 2008, p. 21.
  2. ^ a b c Industria, è morto a 86 anni il 'signor Candy': nel 1946 inventò la prima lavatrice italiana, in La Repubblica.it - Milano, 9 marzo 2015. URL consultato il 25 maggio 2021.
  3. ^ Giuseppe Fumagalli, su virtuspedia.it. URL consultato il 25 maggio 2021.
  4. ^ LA CANDY ASSUME IL CONTROLLO ZEROWATT, in La Repubblica, 10 maggio 1985, p. 39. URL consultato il 22 maggio 2021.
  5. ^ N. Sunseri, MERLONI DICE NO ALLA CORDATA INDESIT, in La Repubblica, 7 settembre 1985, p. 43. URL consultato il 25 maggio 2021.
  6. ^ M. Salmini, Nuovo riconoscimento per Peppino Fumagalli, in E-Duesse.it, 13 aprile 2010. URL consultato il 25 maggio 2021.
  7. ^ a b (EN) Who's Who in Italy 2001, Who's Who In Italy, 2001, p. 783.
  8. ^ Fumagalli Peppino, su quirinale.it. URL consultato il 25 gennaio 2021.

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