Palazzo Dechencholing

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Dechencholing
བདེ་ཆེན་ཆོས་གླིང་
Jigme Singye Wangchuck e Robert Blake all'ingresso nel palazzo
Localizzazione
StatoBandiera del Bhutan Bhutan
DzongdeyDistretto Occidentale
LocalitàThimphu
Coordinate27°31′24.72″N 89°38′33.83″E / 27.523534°N 89.64273°E27.523534; 89.64273
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1952
Inaugurazione1953[1]
StileBhutanese
UsoIncontri internazionali
Piani3
Realizzazione
ArchitettoDruk Gyalpo Jigme Dorji Wangchuck
ProprietarioGoverno del Bhutan
CommittenteJigme Dorji Wangchuck

Palazzo Dechencholing (in dzongkha: བདེ་ཆེན་ཆོས་གླིང, dechencholing) è un edificio situato nei pressi di Thimphu, capitale del Bhutan, 4 km a nord del monastero buddista di Tashichoedzong e 7 km a nord del centro cittadino.[2] Fu costruito e inaugurato tra il 1952 e il 1953 dal terzo re del Bhutan, il Druk Gyalpo Jigme Dorji Wangchuck.

Geografia[modifica | modifica wikitesto]

Il palazzo sorge nella parte settentrionale della valle in cui si trova Thimphu. Al Palazzo si accede seguendo la Dechhen Lam, che costeggia la sponda orientale del Raidāk. La strada, prima di arrivare al palazzo, tocca altri punti molto importanti della città, come il Centro di Studi Bhutanesi e il Centro di Artigianato del Legno.[3] Poco a sud del palazzo, sulla sponda opposta del fiume, sorge il sobborgo di Taba, mentre a est e a ovest esso è circondato dai boschi; in particolare, la vegetazione che circonda l'ala orientale è più fitta.[4] Nei pressi del palazzo, nei boschi vicino a Taba sorge anche il Wangchuck Resort, importante luogo di meditazione a livello nazionale.[5]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il Palazzo Dechencholing fu inaugurato nel 1953 dopo circa un anno di lavori in onore del terzo re del Bhutan, l'appena incoronato Druk Gyalpo Jigme Dorji Wangchuck.[6][7] Due anni dopo, l'11 novembre 1955, nacque in questo stesso edificio il futuro e quarto re del Paese, Jigme Singye Wangchuck, la cui incoronazione avvenne sempre al Dechencholing, celebrata in pompa magna con riti beneauguranti nel 1974.[8][9]

Oggi, il Palazzo non è la residenza dell'attuale re del Paese, che risiede in modo fisso durante l'anno a Palazzo Samteling, mentre in estate si riposa nel Dechencholing.[10][11][12][13]

Il Palazzo oggi viene utilizzato per ospitare delegazioni internazionali, soprattutto quelle dell'India e dei Paesi vicini.[14][15] In particolare, qui si tengono importanti incontri tra i politici indiani e quelli bhutanesi, che discutono dei rapporti tra i due paesi. Infine, qui vengono accolti Capi di Stato stranieri o personalità importanti in visita in Bhutan.[16]

Struttura[modifica | modifica wikitesto]

La struttura si articola su tre piani e sorge in un'area circondata da salici, prati e laghetti. Ad eccezione del sovrano, gli altri membri della famiglia reale vivono qui. L'architettura rispecchia in pieno lo stile bhutanese tradizionale, incluso l'arredamento interno.[17] All'interno, mobili e sculture sono realizzati in metallo con la tecnica a sbalzo e talvolta sono ricoperti con del velluto bianco.[18]

In quanto sede di frequenti incontri internazionali, il Palazzo è dotato anche di una propria elisuperficie, che sopperisce all'assenza di un aeroporto internazionale nella città di Thimphu (infatti, il Bhutan è collegato con l'esterno solo grazie tramite l'Aeroporto Internazionale di Paro, distante circa 54 km).[19][20]

Nel 1957, il Druk Gyalpo Jigme Dorji Wangchuck commissionò all'artista Lam Durlop Dorji di Jakar l'apertura di una scuola di ricamo nel Palazzo, che potessi istruire ogni anno trenta monaci in questa arte.[21] La scuola ha prodotto molti thangka di pregevole fattura.[21]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ C. T. Dorji, Blue annals of Bhutan, Vikas Pub. House, 1997, p. 110.
  2. ^ Pommaret, p.163
  3. ^ Pommaret, p.162
  4. ^ Flora, Fauna and Avifauna Reserves, su dudh.gov.bt, Ministry of Works and Human Settlement. URL consultato il 6 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 6 luglio 2011).
  5. ^ Pommaret, p.178
  6. ^ Gyurme Dorje, Tibet Handbook: the Travel, Footprint Travel Guides, 1999, p. 839, ISBN 1-900949-33-4. URL consultato il 14 novembre 2008.
  7. ^ C.T. Dorji, Blue annals of Bhutan, Vikas Pub. House, 1997, p. 110. URL consultato il 30 luglio 2010.
  8. ^ Jigme Singye Wangchuck, su bhutantour.bt, Bhutan Tour. URL consultato l'8 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 18 marzo 2012).
  9. ^ Khyentse, Dilgo, Rinpoche, Sogyal e Dalai Lama, Brilliant Moon: The Autobiography of Dilgo Khyentse, Shambhala Publications, 2010, p. 253, ISBN 1-59030-763-1.
  10. ^ Dechencholing Palace, su servinghistory.com, Serving History. URL consultato il 30 luglio 2010.
  11. ^ Ramesh Chandra Bisht, International Encyclopaedia Of Himalayas (5 Vols. Set), Mittal Publications, 2008, p. 144, ISBN 81-8324-265-0. URL consultato il 7 agosto 2010.
  12. ^ Brown, p. 97
  13. ^ Palin, p. 245
  14. ^ His Majesty the King granted an audience to the Indian Foreign Secretary, su bhutantour.bt, Bhutan Tour, 16 febbraio 2009. URL consultato l'8 agosto 2010. [collegamento interrotto]
  15. ^ After US delegation, Indian FM rushed to Thimphu, Bhutan News Service, 16 febbraio 2009. URL consultato l'8 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 7 luglio 2011).
  16. ^ Paro-Thimpu Tour, su trailblazertrekking.com, Nepal Trailblazer. URL consultato il 7 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 14 marzo 2012).
  17. ^ Royal Palace in Dechencholing, su travelspedia.com, Travelpedia. URL consultato il 30 luglio 2010 (archiviato dall'url originale il 12 gennaio 2016).
  18. ^ Krasser, Helmut, Tibetan studies, Volume 256, Part 2, Issue 21 of Beiträge zur Kultur- und Geistesgeshichte Asiens, Volume 256 of Denkschriften (Österreichische Akademie der Wissenschaften. Philosophish-Historische Klasse), Volumes 1-2 of Proceedings of the 7th Seminar of the International Association for Tibetan Studies, International Association for Tibetan Studies Seminar (Graz, Austria), Verlag der Österreichischen Akademie der Wissenschaften, 1997, ISBN 3-7001-2657-3.
  19. ^ Rustomji, Nari, Bhutan: the dragon kingdom in crisis, Oxford University Press, 1978, p. 61.
  20. ^ Macdonald, Fiona, Peoples of Eastern Asia, Volume 1, Marshall Cavendish, 2004, p. 33, ISBN 0-7614-7547-8.
  21. ^ a b The History of Bhutanese Handicrafts, su lungtahandicraft.com, Lungta Handicraft. URL consultato l'8 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 30 ottobre 2010).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Lindsey Brown, Mayhew, Bradley, Armington, Stan e Whitecross, Richard, Bhutan, Penguin, 2009, ISBN 1-74059-529-7.
  • Pommaret, Francoise, Bhutan Himalayan Mountains Kingdom, 5ª ed., Odyssey Books and Guides, 2006, pp. 136–7.