Ovida Delect

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Ovida Delect (Caen, 24 aprile 1926Coutances, 9 ottobre 1996) è stata una poetessa e politica francese comunista, membro della resistenza francese durante la seconda guerra mondiale. Fu anche una donna trans e scrisse un'autobiografia in due volumi sulla propria vita, in cui identificava somiglianze tra la sua esperienza e quella di Christine Jorgensen. Delect recitò in un documentario, che portò le esperienze delle donne trans nel più ampio canone delle donne nel cinema francese.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Delect nacque a Caen il 24 aprile 1926.[1] Il suo nome anagrafico era Jean-Pierre Voidies.[2] All'inizio degli anni '40, Ovida era studentessa al Lycée Malherbe e viveva in rue Laumonnier a Caen. Victoria Thérame affermò, nella prefazione all'opera di Delect La vocation d'être femme, itinéraire d'une transexuelle vécue, che:

«Ça begin par une gamine qui a un corps de gamin et l'audace d'un héros. Ça continue par un garçon de seize ans qui sait qu'il est une fille, laquelle a des convins fortes et la liberté en tête.[1]
[Si inizia con un bambino che ha il corpo di un bambino e l'audacia di un eroe. Si prosegue con un ragazzo di sedici anni che sa di essere una ragazza, che ha in mente forti convinzioni e libertà.]»

Resistenza e prigionia[modifica | modifica wikitesto]

Campo di concentramento di Neuengamme

Mentre era al Lycée Malherbe, Delect fondò un piccolo gruppo di resistenza con un certo numero di altri studenti: Roger Câtel, Bernard Duval, Bernard Boulot, Claude Lunois e Jean-Paul Mérouze. Il gruppo era aggregato al Fronte Nazionale, movimento creato dal Partito Comunista Francese (PCF). Fece finta di essere membro della Gioventù Popolare Nazionale, una branca del Raggruppamento Nazionale Popolare, presentandosi come sostenitrice della collaborazione con i tedeschi. Riuscì a rubare documenti importanti e creare gravi disordini nei ranghi di questa organizzazione diffondendo notizie e informazioni false. Queste azioni la portarono all'arresto da parte della Gestapo il 23 febbraio 1944, insieme a molti dei suoi compagni.[3][4] Fu torturata per almeno dieci giorni al 44 di rue des Jacobins, prima di essere deportata in Germania.[5] Sotto tortura, non denunciò i suoi compagni.[6] Fu deportata e imprigionata nel campo di concentramento di Neuengamme.[5][7]

Dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]

Maison de la Mutualité

Dopo la guerra, Delect tornò ai suoi studi e ottenne il secondo baccalauréat nel 1946. Iniziò a pubblicare le sue poesie di resistenza su giornali locali. Vinse il Premio Paul Valéry nel 1946 e una sua opera fu letta alla Maison de la Mutualité. Lasciò Caen per studiare a Parigi, dove formò un circolo di poeti. Incontrò Paul Éluard, che lesse Poème des temps nouvelles alla Mutualité.[8] Per sopravvivere a Parigi, lavorò in quelli che descrisse come "piccoli lavoretti" nella sua biografia.[8] Superò l'esame di ammissione all'École normale supérieure e divenne insegnante di letteratura.[9]

Durante l'estate del 1952 a Hyères conobbe la sua futura moglie Huguette, una maestra d'asilo di Sarthe. Sebbene non si chiamasse ancora pubblicamente Ovida, confidò la sua identità ai suoi amici e alla moglie e discusse pubblicamente le sue aspirazioni poetiche e umanistiche.[9] Sia lei che Huguette lavoravano come insegnanti. Ebbero un figlio insieme, Jean-Noel.[10]

Nel 1953, Ovida lesse sulla stampa della transizione di Christine Jorgensen e, secondo quanto riferito, rimase scioccata dalla somiglianza tra le loro vite.[9]

All'inizio degli anni '60, Delect, con il suo nome di battesimo Jean-Pierre Voidies, divenne sindaco di Freneuse, una città di 2.800 abitanti dell'Île-de-France.[11] Alla fine degli anni '60, Delect scrisse La Demoiselle de Kerk, un romanzo in prosa poetica che racconta la storia di una giovane ragazza durante l'occupazione a Caen.[12] Definì l'opera come "un'autobiografia trasposta."[1]

Transizione[modifica | modifica wikitesto]

All'età di 55 anni, Ovida si ritirò, fece una transizione sociale e scelse lo pseudonimo che usò dal 1975, Olivia Ovida Delect. Continuò a vivere con Huguette Voidies, sua moglie, e il loro figlio a Saint Pierre Alizay.[13]

Delect decise all'età di 60 anni di partecipare alle riprese di un documentario diretto da Françoise Romand, intitolato Appelez-moi Madame.[14] Il film fu trasmesso nel 1986.[14]

Alla fine degli anni '80, la storica Christine Bard incontrò Delect, intervenuta alla Maison des Femmes di Parigi per leggere le sue poesie. Nel suo libro Ce que soulève la jupe: identités, transgressions, résistances, Bard scrisse di come

«con Ovida Delect […] la gonna resiste in tutti i sensi, perché resisteva sempre: come una “ragazza fallita" agli occhi... dei suoi genitori, conservatori cattolici, poi da studentessa delle superiori di fronte all'occupante […] deportata nel campo di Neuengamme dove sopravvisse per un anno grazie all'universo femminile che conservava nella sua immaginazione.[15]»

Delect morì il 9 ottobre 1996.[6]

Eredità[modifica | modifica wikitesto]

Targa che dedica una via a Ovida Delect a Parigi. La targa recita: "Membro della Resistenza, deportata a Neuengamme, poetessa".

Il 19 giugno 2019 a Parigi, nel 4º arrondissement, fu inaugurata Place Ovida-Delect, una piazza che si trova all'incrocio tra rue des Blancs Manteaux e rue des Archives.[2][16] L'inaugurazione fu programmata in concomitanza con il 41º anno della Marcia del Pride di Parigi e il 75º anniversario della Liberazione di Parigi.[6]

La vita di Delect è anche riconosciuta come importante nella lotta che le donne trans hanno dovuto affrontare per l'integrazione nella società francese.[17] Fu una scrittrice prolifica, producendo più volumi di poesie nel corso della propria vita, oltre a due volumi di autobiografia.[18][19]

L'apparizione di Delect nel documentario Appelez-moi Madame è stata riconosciuta come un punto importante nella storia delle donne nel cinema francese.[20][21] Tuttavia non tutte le recensioni sono state positive, inclusa una recensione transfobica di Armond White che ha messo in dubbio l'identità di Delect e ha descritto la sua poesia come "brutta".[22]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Autobiografie[modifica | modifica wikitesto]

  • Ovida Delect, La prise de robe: Itinéraire d'une transsexualité vécue, Quincy-sous-Sénart, Ovida Delect, 1982.
  • Ovida Delect, La Vocation d'être femme: itinéraire d'une transsexualité vécue, Parigi, L'Harmattan, coll. « sexualité humaine », 1996, 384 p. (ISBN 2-7384-4687-6)

Poesie, raccolte e altre opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Ovida Delect, Il y en a que j'aime tant, Saint-Martial-de-Nabirat, Hubert Laporte, 1989. (ISBN 2-87797-003-5)
  • Ovida Delect, L'Accomplie de la belle heure vive..., Saint-Pierre-du-Vauvray, Ovida Delect, 1981.
  • Ovida Delect, Sucres de feu, soupes d'agonie, Parigi, Barré et Dayez, 1989.
  • Ovida Delect, La bille de verre, Quincy-sous-Sénart, Ovida Delect, 1987.
  • Ovida Delect, Les chevaux de frise couraient sur l'hippodrome: A travers croix, têtes de mort, coups et bombes, une jeunesse résistante, Parigi, L'Harmattan, coll. « Destins vécus », 1994. (ISBN 2-7384-2946-7)
  • Ovida Delect, Dans la grande fête, Sainte-Geneviève-des-Bois, Maison rhodanienne de poésie, coll. « Rencontres artistiques et littéraires », 1978.
  • Ovida Delect, Giboulée de bonheur, Saint-Pierre-du-Vauvray, Ovida Delect, 1979.
  • Ovida Delect, Le jardin de Clélie, Quincy-sous-Sénart, Ovida Delect, 1991.
  • Ovida Delect, Krach et autres poèmes de la nouvelle résistance: pour la solidarité internationale des travailleurs..., Regnéville-sur-Mer, Ovida Delect, 1992.
  • Ovida Delect, Les Météores qui chantent ou la Caresse du pays de toutes choses, Saint-Pierre-du-Vauvray, Ovida Delect, 1983.
  • Ovida Delect, Ovida et le bonheur-multitude, Édition Sainte-Geneviève-des-Bois, Maison rhodanienne de poésie, 1976.
  • Ovida Delect, La Petite gabegie farfelue, Parigi, Saint-Germain-des-Prés, coll. « À l'écoute des sources », 1986. (ISBN 2-243-02835-2)
  • Ovida Delect, Les villes qui changeaient dans le fleuve des histoires, Regnéville-sur-Mer, Ovida Delect, 1993.
  • Ovida Delect, Un Voyage dans le Graal, Sainte-Geneviève-des-Bois, Maison rhodanienne de poésie, coll. «Rencontres artistiques et littéraires», 1974.

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Appelez-moi Madame, regia di Françoise Romand (1986)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (FR) Ovida Delect, La vocation d'être femme: itinéraire d'une transsexualité vécue, Les Éd. du Pavillon, 1996, ISBN 2-7384-4687-6, OCLC 463948142.
  2. ^ a b (EN) Tom Stainer, Paris has honoured LGBTQ icons with streets and squares named after them [collegamento interrotto], su Lonely Planet. URL consultato il 27 febbraio 2021.
  3. ^ Delect, Ovida, su Écrits de Guerre et d'Occupation. URL consultato il 27 febbraio 2021.
  4. ^ Oliva Delect, su Queer Code. URL consultato il 27 febbraio 2021.
  5. ^ a b (FR) Maxime Foerster, Elle ou lui? Histoire des transsexuels en France, Groupe CB, ISBN 978-2-36490-357-9.
  6. ^ a b c (FR) Transmission mémorielle de l'histoire d'Ovida Delect, su Constellations brisées. URL consultato il 27 febbraio 2021.
  7. ^ Delect andò incontro alla sua transizione nella seconda parte della sua vita e all'epoca del suo arresto e della sua prigionia aveva aspetto maschile; i documenti riportavano il suo nome natale.
  8. ^ a b Ovida Delect, La prise de robe: Itinéraire d'une transsexualité vécue, Paris, L'Harmattan, 1996, p. 232.
  9. ^ a b c Ovida Delect, La prise de robe: Itinéraire d'une transsexualité vécue, Paris, L'Harmattan, 1996, p.253.
  10. ^ (EN) Review/Film; Documentary On Sex Change At the Age of 55, 1988, ISSN 0362-4331 (WC · ACNP).
  11. ^ (FR) Jacques Girault, VOIDIES Jean, su Maitron. URL consultato il 2 giugno 2022.
  12. ^ Jean-Pierre Voidies, Le Demoiselle de Kerk, Parigi, La Pensée universelle, 1972, p.250.
  13. ^ (FR) Jacques Girault, VOIDIES Jean-Pierre, Henri, Bernard (Olivia Ovida Delect), su Maitron. URL consultato il 2 giugno 2022.
  14. ^ a b (EN) Vincent Canby, Review/Film; 'Call Me Madame,' a Documentary On Effects of a Sex Change at Age 55, in The New York Times, 12 marzo 1988, ISSN 0362-4331 (WC · ACNP).
  15. ^ (FR) Ce que soulève la jupe. Identités, transgressions, résistances", de Christine Bard : histoire longue d'un vêtement, in Le Monde, 5 marzo 2010.
  16. ^ Les rues de Paris - place Ovida-Delect - 4me arrondissement, su parisrues.com. URL consultato l'8 marzo 2021.
  17. ^ (FR) Karine Espineira, La médiatisation des politiques transgenres: du statut de contre-public à l'inégalité de la représentation, in Revue française des sciences de l'information et de la communication, 15 gennaio 2014, DOI:10.4000/rfsic.695, ISSN 2263-0856 (WC · ACNP).
  18. ^ (FR) pp. 235, ISBN 978-2-86014-073-7, https://books.google.com/books?id=j_VmAAAAMAAJ.
  19. ^ (FR) Livre mémorial des victimes du nazisme dans le Calvados, Conseil général du Calvados, 2004, pp. 89.
  20. ^ (EN) Vincendeau, Women's Cinema, Film Theory and Feminism in france, vol. 28, 1º ottobre 1987, DOI:10.1093/screen/28.4.4, ISSN 0036-9543 (WC · ACNP).
  21. ^ Espineira, Le mouvement trans: un mouvement social communautaire, vol. 87, 2015, DOI:10.3917/chime.087.0085.
  22. ^ (EN) The 17th New Directors/New Films Series - ProQuest, su search.proquest.com. URL consultato l'8 marzo 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Jean-Marie Girault, Mon été 44: Les ruines de l'adolescence, Mémorial de Caen, 2004.
  • Christine Bard, Ce que soulève la jupe: Identités, trangressions, résistances, Autrement, coll. «Sexe En Tous Genres», 2010, 170 p. (ISBN 978-2-7467-1408-3 et 2-7467-1408-6)

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