Nicola Magaldi

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Nicola Magaldi
NascitaPotenza, 20 aprile 1911
MorteTepelenë, 27 novembre 1940
Cause della mortecaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Aeronautica
SpecialitàCaccia
Unità53º Stormo
Reparto150º Gruppo
GradoCapitano in s.p.e.
GuerreGuerra d'Etiopia
Seconda guerra mondiale
CampagneCampagna di Grecia
BattaglieSeconda battaglia del Tembien
Battaglia delle Alpi Occidentali
Comandante di364ª Squadriglia, 150º Gruppo Autonomo Caccia Terrestre
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Aeronautica di Caserta
dati tratti da Medaglie d'Oro al Valor Militare[1]
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Nicola Magaldi (Potenza, 20 aprile 1911Tepelenë, 27 novembre 1940) è stato un ufficiale e aviatore italiano. Pilota di caccia della Regia Aeronautica durante la seconda guerra mondiale, venne abbattuto nel novembre 1940 dalla caccia britannica e decorato con la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Posto di pilotaggio di un caccia Fiat C.R.42 Falco esposto presso il RAF Museum di Hendon.

Nacque a Potenza il 20 aprile 1911.[1] Arruolatosi nella Regia Aeronautica, frequentò la Regia Accademia Aeronautica di Caserta, corso Grifo,[2] dove conseguì il brevetto di pilota d’aeroplano e poi di pilota militare. Con il grado di tenente prese parte alla guerra d'Etiopia, distinguendosi durante le battaglie del Tembien, dell’Endertà e dell’Ascianghi, e venendo decorato di Medaglia d'argento al valor militare Promosso capitano,[1] nel febbraio 1939 assunse il comando della 364ª Squadriglia,[3] 150º Gruppo,[3] 53º Stormo, al posto del parigrado Luigi Filippi, incarico che manteneva all’atto dell’entrata in guerra dell’Italia, avvenuta il 10 giugno 1940.[4] Equipaggiato con i caccia Fiat C.R.42 Falco il suo reparto prese parte alle operazioni contro[4] la Francia, distinguendosi il 15 dello stesso mese nell’attacco all'Aeroporto di Le Luc – Le Cannet ed all'Aerodromo di Cuers-Pierrefeu (vicino alla grande base navale della Marine nationale di Tolone), in Provenza.[4] Dopo la firma dell’armistizio con la Francia la sua unità rimase a riposo fino al 23 ottobre,[5] quando fu trasferita sulla Base aerea di Valona, in Albania, in vista dell’inizio delle operazioni belliche[4] contro la Grecia, avvenute il 28 dello stesso mese.[5] Il 6 novembre attaccò e danneggiò un bombardiere Bristol Blenheim del No. 30 Squadron della Royal Air Force pilotato dal Sergeant George Waddington Ratlidge colpendo mortalmente il mitragliere Sergeant John Merifield che fu la prima perdita della RAF nella campagna di Grecia. Il giorno 27[5] il suo reparto, forte di 12 C.R.42 Falco del 150º Gruppo Autonomo Caccia terrestre, in missione di scorta a tre bombardieri Savoia Marchetti S.79 Sparviero, impegnò combattimento contro una formazione di 9 caccia Gloster Gladiator del No. 80 Squadron,[5] al comando dello Squadron Leader William Hickley. Nel successivo combattimento il suo aereo venne abbattuto[6] vicino a Tepelenë,[1] ed egli rimase ucciso. Per onorarne il coraggio fu decretata la concessione della Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[1][6] Dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943, e la successiva costituzione della Repubblica Sociale Italiana, gli fu intitolata la 2ª Squadriglia "Diavoli Rossi", del 2º Gruppo caccia "Gigi Tre Osei" dell'Aeronautica Nazionale Repubblicana.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d’oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Pilota da caccia di eccezionale abilità ed ardimento, magnifico comandante di squadriglia, sempre primo nell'esempio e nell'audacia, si prodigava in ogni rischiosa impresa fino al limite delle sue possibilità. Partito sotto violento bombardamento raggiungeva tre velivoli nemici colpendoli tutti a più riprese ed abbattendone uno in fiamme. Rientrava alla base con l'apparecchio colpito in più punti in prossimità del posto di pilotaggio. Dopo aver più volte guidata la sua squadriglia in brillanti e vittoriose azioni belliche, avvistata una formazione da caccia nemica, numericamente molto superiore, l'attaccava ugualmente cercando di supplire con l'abilità ed audacia alla palese inferiorità. Nell'aspro combattimento trovava morte gloriosa. Eroica conclusione di una eroica vita tutta dedita alla Patria ed alla sua Arma. Cielo di Telepeni, 27 novembre 1940.»
— Regio Decreto 1 maggio 1941[7]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Capo equipaggio di apparecchio da bombardamento pesante, incaricato di effettuare una ricognizione offensiva a largo raggio, con perizia e ardimento, si prodigava in una navigazione rischiosa a bassa quota, pur di raggiungere l’obiettivo. Trovatolo sgombro si lanciava all’attacco a pochi metri dal suolo, di un accampamento nemico difeso dal fuoco antiaereo. Colpito ai primi passaggi, conscio della importanza dell’azione, persisteva nei precisi lanci, sprezzante della avarie subite e non desistendo che al termine delle munizioni. Riusciva a rientrare a Macallè, superando gravi difficoltà e mantenendo nelle quasi disperate circostanze l’equipaggio sereno. Partecipava ai bombardamenti di Debre Marcos e alle battaglie del Tembien, dell’Endertà e dell’Ascianghi, distinguendosi sempre per l’efficacia delle sue azioni. Riforniva anche in difficili condizioni atmosferiche le nostre colonne avanzate. Cielo di Ualdià, del Tembien, dell’Endertà, di Gondar, di Dessiè, 28 febbraio-marzo-aprile 1936.»
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Pilota da caccia abile e valoroso, partecipava ad aspri combattimenti su munite e lontane basi nemiche concorrendo efficacemente alla distruzione di numerosi velivoli. Cielo di Fayence e Cannet des Maures, 13-15 giugno 1940.»
— Regio Decreto 16 ottobre 1940[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica 1969, p. 208.
  2. ^ Albo d’oro dell’Accademia Aeronautica, in Ali nuove, Gruppo Edizioni “esse”, Roma, 31 marzo 1963, pag.59.
  3. ^ a b Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica 1977, p. 261.
  4. ^ a b c d Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica 1977, p. 262.
  5. ^ a b c d Gustavsson, Slongo 2012, p. 63.
  6. ^ a b Gustavsson, Slongo 2012, p. 64.
  7. ^ Bollettino Ufficiale 1941 disp. 28 pag.1130 e pag. 1132.
  8. ^ Registrato alla Corte dei conti, addì 27 maggio 1941, registro 26 Aeronautica, foglio n.187.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Håkan Gustavsson e Ludovico Slongo, GLADIATOR vs. CR.42 FALCO 1940-41, Osprey Publishing, 2012, ISBN 978-1-84908-708-7.
  • I Reparti dell'Aeronautica Militare Italiana, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1977.
  • Vincenzo Lioy, L'Italia in Africa. L'opera dell'Aeronautica. Eritrea Somalia Etiopia (1919-1937) Vol.2, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1965.
  • (EN) Giovanni Massimello e Giorgio Apostolo, Italian Aces of World War 2, Osprey Publishing, 2000, ISBN 1-84176-078-1.
  • Medaglie d'Oro al Valor Militare, Roma, Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica, 1969.
  • Franco Pagliano, Storia di diecimila aeroplani, Milano, Edizioni Europee, 1954.