Naile Sultan (figlia di Abdülhamid II)

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Naile Sultan
Sultana dell'impero ottomano
TrattamentoSua Altezza Imperiale
NascitaIstanbul, 9 febbraio 1884
MorteIstanbul, 25 ottobre 1957
Luogo di sepolturaCimitero Yahya Efendi, Istanbul
DinastiaCasa di Osman
PadreAbdülhamid II
MadreDilpesend Kadın
ConiugeArif Hikmet Pasha
(1905-1944, ved.)
ReligioneIslam sunnita

Naile Sultan (turco ottomano: نائله سلطان, "vincitrice"; Istanbul, 9 febbraio 1884Istanbul, 25 ottobre 1957) è stata una principessa ottomana, figlia del sultano Abdülhamid II e della consorte Dilpesend Kadın.

Origini[modifica | modifica wikitesto]

Naile Sultan nacque il 9 febbraio 1884 a Istanbul, nel Palazzo Yıldız. Suo padre era il sultano ottomano Abdülhamid II e sua madre la consorte Dilpesend Kadın. Venne chiamata in onore della zia paterna Naile Sultan, morta precocemente due anni prima. Aveva una sorella minore, Seniha Sultan, morta a cinque mesi.

Naile era un prodigio musicale. Sotto la guida di Lombardi Bey, prima dei cinque anni era capace di suonare il pianoforte, l'arpa e il violino. Il suo talento era tale che, nel 1889, le venne concesso di suonare, insieme alla sorellastra di otto anni più grande Naime Sultan, per l'imperatrice tedesca Augusta Vittoria di Schleswig-Holstein-Sonderburg-Augustenburg, in visita a Istanbul. Naile colpì molto l'imperatrice, che commentò favorevolmente il suo talento anche una volta tornata in Germania e le inviò dei giocattoli in dono.

Nel 1901, Abdülhamid la promise in sposa a Cemaleddin Bey, terzo figlio di Gazi Osman Pasha, i cui fratelli maggiori, Nureddin e Kemaleddin, avevano sposato le figlie maggiori del sultano, rispettivamente Zekiye Sultan e Naime Sultan. Tuttavia, nel 1904 Kemaleddin venne coinvolto in un enorme scandalo quando si scoprì che aveva una relazione adultera con Hatice Sultan, cugina di sua moglie e figlia del sultano deposto Murad V. Di conseguenza, il fidanzamento di Naile venne sciolto[1][2][3][4][5].

Matrimonio[modifica | modifica wikitesto]

Il 27 febbraio 1905, a Palazzo Kuruçeşme, Naile Sultan sposò Arif Hikmet Pasha, figlio del gran visir Abdurrahman Nurettin Pasha. I due vissero a Palazzo Kuruçeşme.

Hikmet era una persona gentile e di animo nobile e il matrimonio fu molto felice, ma non riuscirono ad avere figli[3][5][6][7].

Esilio[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1924 la dinastia ottomana venne esiliata.

Naile e suo marito si stabilirono a Beirut, in Libano. A differenza di molti altri membri della famiglia, che con l'esilio caddero in povertà, riuscirono a portare con sé i loro beni e a mantenere uno stile di vita pari a quello precedente. Mentre il Medio Oriente, in quegli anni, stava attraversando una fase di occidentalizzazione, Naile e suo marito continuarono a vivere in puro stile ottomano. La loro villa era arredata come un Palazzo di Istanbul e diviso in un harem e in un selamlik. Il secondo era l'area maschile, dove Hikmet lavorava e riceveva gli ospiti, mentre l'harem era la zona femminile, dove Naile si auto-confinò e dove, pare, entrò un unico uomo oltre a suo marito, ovvero il cognato Ali Füad Bey, marito della sua sorellastra Refia Sultan[8].

Morte[modifica | modifica wikitesto]

Naile rimase vedova nel 1944. Nel 1952 l'esilio per le principesse fu revocato e Naile rientrò a Istanbul. Si stabilì nel quartiere Erenköy e morì il 25 ottobre 1957. Venne sepolta nel cimitero Yahya Efendi a Istanbul[1][3][6].

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Naile Sultan venne insignita delle seguenti onorificenze:[9]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Adra, Jamil (2005). Genealogy of the Imperial Ottoman Family 2005. p. 27.
  2. ^ Uluçay 2011, p. 247, 255.
  3. ^ a b c Brookes 2010, p. 285.
  4. ^ Sakaoğlu 2008, p. 687-689, 692.
  5. ^ a b Uçan, Lale (2021). "Bir Sultan Ailesinin İnşâsı: Padişah II. Abdülhamid'in Kızlarından Nâile Sultan ve Damat Arif Hikmet Paşa'nın İzdivacı". Tarih Dergisi (in Turkish) (75): 191–221. doi:10.26650/iutd.963184. S2CID 243954306. Retrieved 2022-01-11.
  6. ^ a b Sakaoğlu 2008, p. 692.
  7. ^ Uluçay 2011, p. 255
  8. ^ Bardakçı, Murat (2017). Neslishah: The Last Ottoman Princess. Oxford University Press. pp. 99–100. ISBN 978-9-774-16837-6.
  9. ^ Yılmaz Öztuna (1978). Başlangıcından zamanımıza kadar büyük Türkiye tarihi: Türkiye'nin siyasî, medenî, kültür, teşkilât ve san'at tarihi. Ötüken Yayınevi. p. 165.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Douglas Scott Brookes, The Concubine, the Princess, and the Teacher: Voices from the Ottoman Harem, University of Texas Press, 2010, ISBN 978-0-292-78335-5.
  • Necdet Sakaoğlu, Bu mülkün kadın sultanları: Vâlide sultanlar, hâtunlar, hasekiler, kadınefendiler, sultanefendiler, Oğlak Yayıncılık, 2008, ISBN 978-9-753-29623-6.
  • Mustafa Çağatay Uluçay, Padişahların kadınları ve kızları, Ankara, Ötüken, 2011, ISBN 978-9-754-37840-5.